Luis Carlo Montero Jurado; Krissha Wayne Taggaoa Prudenciano; Sara Torosantucci; Gregorio Vanghetti “Alcuni monumenti nel centro storico di Roma all’interno.

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Transcript della presentazione:

Luis Carlo Montero Jurado; Krissha Wayne Taggaoa Prudenciano; Sara Torosantucci; Gregorio Vanghetti “Alcuni monumenti nel centro storico di Roma all’interno delle mura Aureliane: Mausoleo di Adriano o Castel Sant’Angelo, Domus Aurea o casa Aurea, Hercules Olivarius o tempio di ercole Vincitore”.

Itinerario: I parte - Mura Aureliane II parte - Castel Sant’Angelo III parte – Domus Aurea IV parte – Tempio di Ercole

. Introduzione storica Siamo a Roma, capitale d’Italia e per secoli centro dell‘Impero Romano. Una città considerata immune da ogni pericolo ma che comunque subito dopo la sua fondazione - avvenuta il 21 aprile del 753 a.C. - ha adottato mezzi di difesa per prevenire invasioni da parte delle popolazioni ostili. Roma ha avuto nei secoli, ben tre cinta murarie diverse e tra queste, quella Aureliana è stata la più lunga. Le prime mura furono quelle di Romolo (costruite oltre 2700 anni fa) che racchiudevano il nucleo originale delle citta; le seconde quelle Serviane (erette per volere del re di Roma Servio Tullio nel VI sec. a.c. durante l’età repubblicana) che circondavano i 7 colli; le ultime quelle Aureliane (edificate per ordine del re Aureliano nel 271 d.c.) che viste dall’alto sembrano una collana con un fermaglio prezioso a forma di stella che è Castel Sant’Angelo con i suoi fossati e giardini. All’interno della collana vi sono molti monumenti preziosi e tra questi la Domus Aurea e il Tempio di Ercole vincitore.

Piantine sovrapposte delle Mura Serviane e di quelle Aureliane

Le mura Aureliane I parte dell’itinerario

Le Mura Aureliane disegno a mano libera con la tecnica del chiaroscuro

Le Mura Aureliane Secoli di tranquillità facevano ritenere impensabile che il nemico potesse violare il sacro suolo dell’Urbe. Ma, come detto, il pericolo poteva esserci. Gli Alemanni, intorno al 260 (III secolo d.C.) avevano invaso la nostra penisola, arrivando fino a Roma. Evidentemente, però, anche loro erano convinti dell’invulnerabilità di una città così importante e rinunciarono ad aggredirla, così come aveva fatto Annibale nella II guerra punica. Quando, però, Aureliano nel 270 riuscì, con grande difficoltà, a fermare un’ennesima invasione di Alemanni e Goti tutti si resero conto della necessità di correre ai ripari. Roma, infatti, si era particolarmente estesa oltre i suoi vecchi confini quindi l’imperatore Aureliano - che aveva riunito l’Impero in via di disgregazione e sedato rivolte ed invasioni - decise che era tempo di costruire un’altra cinta muraria e di farlo anche in fretta. In soli cinque anni dal 271 al 275 le mura cinsero Roma e presero il nome del re che le aveva volute. L’imponente muraglia lunga 19 Km venne edificata in laterizio, con torri, porte ed un camminamento di ronda. Nonostante la costruzione frettolosa, queste mura si sono rilevate robuste ed hanno resistito ad ogni attacco e addirittura ai terremoti. Il progetto era semplice e lineare e prevedeva numerose porte di accesso diverse tra loro.

All’alba del V secolo il giovane imperatore Onorio temendo un’imminente attacco da parte delle popolazioni barbariche, fece apportare delle modifiche alle mura e le fortificò ancora di più includendovi, nel 403 d.C. il mausoleo di Adriano che da quel momento in poi perse la funzione originaria di sepolcro per diventare una fortezze, ed assumere per la prima volta il nome di Castellum. Grazie a questa annessione, Castel Sant’Angelo salvò la zona del Vaticano dal sacco dei Visigoti di Alarico del 410 e dai Vandali di Genserico del 455. In quegli anni i romani, arroccati sul castellum per difendere Roma dai nemici, scagliavano su di loro tutto ciò che avevano a portata di mano, persino le statue: una di queste fu ritrovata, molti anni dopo, nei fossati del fortilizio.

Mausoleo di Adriano II parte dell’itinerario

Mausoleo di Adriano disegno a mano libera con la tecnica del chiaroscuro

“il fermaglio delle mura Aureliane” CASTEL SANT’ANGELO “il fermaglio delle mura Aureliane” Castel Sant’Angelo costruito nel 123 d.C. come sepolcro per l’imperatore Adriano e per la sua famiglia ha avuto un destino diverso rispetto agli altri monumenti di epoca romana. Mentre tutti gli altri sono stati travolti e ridotti a rovine o a cave di materiali il Castello – attraverso una serie ininterrotta di sviluppi e trasformazioni - ha accompagnato, per quasi duemila anni le sorti e la storia di Roma. Da monumento funerario a fortezza, da oscura e terribile carcere a splendida dimora, da prigione a museo, Castel Sant’Angelo incarna nelle possenti mura e nelle fastose sale affrescate, le vicende della città eterna dove passato e presente appaiono indissolubilmente legati. Nasce come sepolcro voluto dall‘ imperatore Adriano nell’anno 123 d.c. in un’aria periferica dell’ antica Roma e solo nel 403 d.c. viene incluso nelle mura aureliane. Da quel momento inizia una “seconda vita” nelle vesti di castellum fortezza a protezione della città e viene collegato allo Stato del Vaticano attraverso un corridoio chiamato “passetto di borgo”. Dal 1752 sulla cima del Castello troneggia un angelo in bronzo, l’arcangelo Michele, rappresentato nell’azione di rimettere nel fodero la spada dopo aver sconfitto simbolicamente la peste. L’entrata di Castel Sant’Angelo è posta in asse con la scenografica parata degli angeli che si trovano sul ponte antistante e che consente di accedere nel “cuore di Roma” e raggiungere la Domus Aurea.

Castel sant’Angelo

Domus aurea III parte dell’ itinerario

Domus Aurea disegno a mano libera con la tecnica del chiaroscuro

Domus Aurea Il termine Domus Aurea viene dal latino e vuol dire “casa d’oro”. Tale costruzione era un insieme di edifici e di giardini fatti costruire da Nerone, dopo l’incendio del 64 che devastò Roma. Il manufatto, costruito in mattoni dagli architetti Severo e Celere, divenne la residenza imperiale. Il complesso, che si estendeva dal Palatino all’Esquilino nonché al Celio per un estensione di 2,5 KM, rimase incompiuto e fu ricoperto in seguito dalle terme di Traiano, sul colle Oppio. Tutto al suo interno era prezioso: soffitti stuccati tempestati di pietre semi-preziose e lamine d’avorio. Tale vastissima residenza dell’Imperatore era composta anche di giardini con padiglioni per feste. Al centro dei giardini, che comprendevano boschi e vigne esisteva un laghetto, in parte artificiale sul quale più tardi sorse il Colosseo. Nerone unitamente alla Domus Aurea commissionò anche una colossale statua in bronzo altra 35 metri raffigurante se stesso, vestito con l’abito del dio-sole Apollo.

Gli architetti disegnarono due delle sale da pranzo principali in modo che fiancheggiassero un cortile ottagonale, sormontato da una cupola con un gigantesco abbaino centrale che lasciata entrare la luce del giorno. Nerone volle poi che i mosaici, sino ad allora usati solo per i pavimenti, venissero applicati sui soffitti a volta e questa tecnica venne successivamente imitata fino a diventare un elemento fondamentale dell’arte cristiana. Si tramanda che gli architetti Celere e Severo avessero creato anche un ingegnoso meccanismo, mosso da schiavi, che faceva ruotare il soffitto della cupola come i cieli dell’astronomia antica, mentre veniva spruzzato profumo e petali di rosa cadevano sui partecipanti ai vari banchetti che si tenevano nella villa. Dopo la morte di Nerone gli imperatori che si susseguirono restituirono il terreno della domus Aurea al popolo romano. In circa un decennio la dimora neroniana venne spogliata dei suoi rivestimenti preziosi e in soli quarant’anni fu completamente sepolta sotto nuove costruzioni, ma paradossalmente questo fece in modo che i “grotteschi” dipinti potessero sopravvivere.

Il tempio di Ercole il Vincitore (chiamato erroneamente tempio di Vesta) sorge a Roma nella zona del Foro Boario, di fronte alla Bocca della Verità. Siamo quindi giunti al termine del nostro itinerario.

Il tempio di Ercole Vincitore Ercole Oleario (Hercules Olivarius) IV parte dell’ itinerario

Il tempio di Ercole è una costruzione di forma circolare con un diametro di 14,6 metri, poggiante su un basso podio di gradini di marmo e formato da una cella cilindrica che si apre verso oriente con un’ampia porta. Il tetto originariamente era sorretto da venti colonne di marmo scanalate, con capitelli corinzi. Attualmente le colonne, alte 10,6 metri, sono diciannove e della ventesima rimane solo la base. Disegno a mano libera con la tecnica del chiaroscuro.

La trasformazione del tempio in chiesa avvenuta nel Medioevo probabilmente è stata determinante alla sua buona conservazione fino al XIX secolo. Durante gli anni del governo francese (1809-1814), però, Giuseppe Valadier restituì al tempio la sua condizione originaria riportandolo per quanto possibile alla condizione antica. Fu abbattuto il muro che tamponava il perimetro, fu realizzata una cancellata per proteggere il tempio da vandalismi ed ingressi indesiderati. La parte superiore della cella, distrutta e ricostruita in laterizio durante la conversione in Chiesa, fu lasciata invariata. Il tetto fu restaurato. Inoltre quattro capitelli, che mancavano della loro parte superiore e necessitavano di una ricostruzione, furono lasciati incompleti per mancanza di tempo e denaro fino al 1996 quando, per la prima volta dopo il restauro di Valadier, un sistematico intervento di manutenzione e pulitura ha portato al rifacimento completo di uno dei capitelli parzialmente distrutti. L’architetto fu probabilmente Hermodoros. La statua di culto, che si trova al centro del monumento e i capitelli sembrano essere di fattura greca, eseguiti su modelli ellenistici. L’edificio era dedicato ad Ercole Vincitore, protettore dei commercianti italici che svolgevano le loro attività nel vicino Foro Boario. Costruito verso la fine del II secolo a.C., è il più antico tempio in marmo conservato a Roma.

Nel XII secolo (1140) fu trasformato nella chiesa di Santo Stefano delle Carrozze, e dalla metà del XVI secolo, prima dell’abbandono, fu dedicato a S. Maria del Sole perché un’immagine miracolosa della Madonna fu ritrovata nel Tevere. All’interno si conserva ancora un affresco della fine del XV secolo raffigurante la Madonna col Bambino e Santi.

Fonti:- enciclopedia Rizzoli; - guida le città più belle d’Italia di Rodolfo Gibilterra; - wikipedia; - www.archeoroma.com; - www.turismoroma.it; - Google maps. Architetto: Luis Carlo Montero Jurado e Gregorio Vanghetti; Storico: krissha Wayne Taggaoa Prudenciano; Bibliotecario: Gregorio Vanghetti; Grafico: Sara Torosantucci; Geografo: Luis Carlo Montero Jurado; Coordinatrice: Sara Torosantucci.

Scuola media Col di lana sezione 1°I anno 2013 Primo lavoro di gruppo di Gregorio, Krissha, Luis Carlo, Sara.