EPICA INTRODUZIONE.

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Transcript della presentazione:

EPICA INTRODUZIONE

EPICA Dal greco EPOS significa “poesia, parola accompagnata da musica”. L’epica tratta delle origini eroiche di un popolo. Ne narra le imprese grandiose, i valori morali e le credenze religiose. Ha il fine di esaltare quel popolo attraverso il racconto delle gesta dei suoi EROI. Nelle origini leggendarie di un popolo ci sono sempre degli eroi che hanno combattuto per rendere forte la nazione.

CONTENUTI E PROTAGONISTI Protagonista è un eroe che rappresenta i valori dell’intera comunità e li difende fino alla morte. L’azione narrativa si incentra sullo scontro tra due popoli contrapposti, portatori di diversi valori e modi di vita. Spesso si tratta di “semidei”: figli di Dei e di umani. Talvolta le azioni degli eroi sono legate all’intervento degli Dei, che dirigono la loro vita. E’ un modo per conoscere l’antica religione. La vicenda narrata viene presentata come realmente accaduta: spesso esiste un nucleo di verità storica, ma viene abbellita e alterata nel racconto poetico.

FORMA DELL’EPICA L’epica è raccontata in versi. Erano i rapsodi a recitare i versi composti da poeti, facendoli conoscere di corte in corte. Erano invece gli aedi, i poeti che componevano i versi e li recitavano, accompagnandoli con la musica. L’epica nasce come forma orale, ed il cantore recitava improvvisando per il pubblico degli ascoltatori. Ciò che il pubblico ascoltava faceva parte di una tradizione di memorie collettive nella quale si riconoscevano. L’improvvisazione era relativa: il cantore attingeva a narrazioni preesistenti, combinando insieme formule (spezzoni narrativi ed espressioni stereotipate).

LA QUESTIONE OMERICA L’origine degli studi su Omero risale alla fine dell’8° secolo a.C., quando Iliade e Odissea divennero noti in forma scritta. La prima redazione scritta di Iliade e Odissea è datata al 6° secolo a.C. L’ipotesi più accreditata li attribuisce ad Omero, poeta vissuto nell’8° secolo a.C. Ma è dal 1700 in poi, con Wolf, che si comincia a discutere sulla paternità dei due poemi.

IPOTESI SU ILIADE E ODISSEA: Un nucleo narrativo originario “omerico” sarebbe stato in seguito accresciuto ed esteso da cantautori successivi; Un poeta, Omero, fuse insieme canti epici diversi, di modesta estensione, componendoli in un’opera unitaria; Brevi nuclei narrativi preesistenti furono organizzati e fusi insieme in un’unità da un poeta, Omero, in seguito accresciuta da altri cantori.

BIOGRAFIA DI OMERO Una leggenda antica ce lo presenta come figlio di una famiglia povera, umile maestro di scuola e afflitto dalla cecità. Secondo un’ipotesi moderna la sua educazione sarerbbe stata buona, figlio di una famiglia benestante, colto e studioso, potè viaggiare e fin da giovane ascoltò gli antichi canti epici dalla bocca degli aedi e presto vi si cimentò. I viaggi lo portarono in giro per la Grecia, facilitando le sue conoscenze. La fama delle sue opere si diffuse rapidamente durante la sua vita in tutto il mondo greco, tanto che il suo nome, quando morì intorno al 700 a.C., è rimasto legato strettamente ai sue testi, Iliade e Odissea.

ILIADE INTRODUZIONE

TROIA La guerra di Troia duro’ 10 anni Questa citta’ è esistita realmente Troia si scontro’ con gli Achei per il commercio, poiche’ impediva loro il passaggio per lo stretto dei Dardanelli La guerra di Troia duro’ 10 anni l’Iliade riguarda le vicende di 51 giorni, dell’ultimo anno della guerra.

ARGOMENTO DELL’ILIADE Poema in esametri diviso in 24 libri. Narra della guerra di Troia (città collocata sullo stretto dei Dardanelli, oggi Turchia). CAUSA STORICA: Probabilmenta la guerra avvenne e fu causata dall’espansione marittima degli Achei, bloccati nelle loro imprese da questa grande città, Troia, che esigeva da loro tributi. Ciò condurrà ad una guerra durata 10 anni. CAUSA MITOLOGICA: il poema epico si avvale del MITO. Il fatto scatenante fu una diatriba privata scoppiata ad una festa tra ERA (Giunone), ATENA (Minerva), AFRODITE (Venere), che vide un mortale, PARIDE, scegliere tra le tre chi fosse la più bella.

Paride, figlio di Priamo, re di Troia, ebbe in cambio da Afrodite la promessa d’amore di ELENA,donna bellissima e sposa di Menelao, re di Sparta. Il rapimento da parte di Paride di Elena, moglie del re di Sparta e fratello di Agamennone, fu un atto di prepotenza tale da causare la lunga guerra (10 anni). L’oltraggio recato a Menelao da Paride provocò la formazione di una coalizione di re greci guidati da Agamennone determinati a punire Paride e Troia. L’azione dell’Iliade inizia quando la guerra è ormai giunta al nono anno, il racconto del poema riguarda solo gli ultimi 51 giorni. Inizia trattando la crisi nei rapporti fra il capo della spedizione Agamennone e il più forte dei guerrieri achei, Achille, fino alle esequie di Ettore, il più valido difensore di Troia, ucciso in duello da Achille.

La discordia tra Achille e Agamennone esplode per una questione di bottino di guerra. Agamennone ha fatto schiava Criseide, figlia di un sacerdote di Apollo, Crise, che invoca la vendetta del dio, che semina infatti la peste nel campo greco. L’indovino Calcante sollecita i due eroi a liberare Criseide, ma per risarcimento Agamennone ora pretende la schiava di Achille, Briseide. Achille quindi si ritira dal combattimento lasciando l’esercito privo del suo eroe più forte. I troiani, guidati da Ettore, riprendono sempre più coraggio e incendiano le navi greche. L’amico fraterno di Achille, Patroclo, vuole ritornare a combattere, Achille gli dona la sua armatura e dopo i primi successi viene ucciso da Ettore.

Il dolore per la morte dell’amico Patroclo, il desiderio di vendetta, spingono Achille a tornare a combattere. Con una nuova armatura, forgiata dal dio Efesto, stermina i troiani e uccide a duello Ettore, straziandone il cadavere. Cede alle preghiere del vecchio re Priamo e restituisce il corpo del nemico. Con i solenni funerali di Ettore si conclude il poema.

FORMULE ed EPITETI Le formule ripetute sempre uguali erano utili quando i poemi venivano tramandati per via orale, grazie ad esse erano più facili da ricordare. Gli EPITETI determinano la caratteristica fondamentale dell’eroe e ritornano di continuo. Atride= Agamennone, re di Micene acheo, che guidava gli altri re. Achille glorioso – pie’ veloce

PARAFRASI E’ una rielaborazione, parola per parola, del testo poetico. Uil testo poetico usa spesso una costruzione strana, inversa, con la parafrasi, invece, bisogne ritrovare la costruzione diretta del poema.

PROEMIO Invocazione che il poeta fa a una dea, in modo da poter essere ispirato per scrivere. All’epoca di Omero l’invocazione era “generica”, ad una dea non ben definita. all’epoca di Omero non erano stati ancora attribuiti i nomi alle muse, era una dea generica. Dal 7° secolo, con Esiodo, la dea ispiratrice viene identificata con la musa Calliope.

LA PESTE NEL CAMPO GRECO pag. 61 Canta, o dea, l’ira d’Achille Pelide, rovinosa, che infiniti dolori inflisse agli Achei, gettò in preda all’Ade molte vite gagliarde d’eroi, ne fece il bottino dei cani, di tutti gli uccelli- consiglio di Zeus si compiva- da quando prima si divisero contendendo l’Atride signore d’eroi e Achille glorioso. O dea, ispirami, raccontami l’ira che ha portato alla rovina di Achille pelide= figlio di Peleo, che diede agli Achei tanti dolori e fece morire (Ade= dio dei morti) molti valorosi eroi e rese il loro corpo cibo per cani e uccelli lasciati sul campo di battaglia- si compiva ciò che aveva voluto Zeus- da quando per la prima volta a causa di una lite, erano divevtati nemici Agamennone (re di Micene) e il glorioso Achille.

Ma chi fra gli dei li fece lottare in contesa? Il figlio di Zeus e Latona; egli, irato col re, Mala peste fe’ nascere nel campo, la gente moriva, Perché Crise l’Atride trattò malamente, Il sacerdote: costui venne alle navi rapide degli Achei Per liberare las figlia, con riscatto infinito, Avendo tra mano le bende d’Apollo che lungi saetta, Intorno allo scettro d’oro, e pregava tutti gli Achei Ma sopra tutto i due Atridi, ordinatori d’eserciti: Poi si chiede.. ma quale dio li ha fatti lottare, il figlio di Zeus e Latona, Apollo, adirato con il re, fece nascere nel campo greco una pestilenza rovinosa, la gente moriva, perche’ l’Atride tratto’ male il sacerdote Crise. Costui, Crise, venne all’accampamento degli Achei, vicino alle rapide navi (epiteto), per poter liberare sua figlia, Criseide. Porto’ con se un riscatto consistente e portava in mano le bende (veste di sacerdote) di Apollo, che saetta da lontano (manda fulmini- epiteto). Apollo da lontano mandò la peste. Attorno a sé porta le bende e lo scettro. Prego’ tutti gli Achei ma soprattutto i due Atridi (Agamennone, Menelao) figli di Atreo:

- Atridi, e voi tutti, Achei schinieri robusti, A voi diano gli dei, che hanno le case d’Olimpo, D’abbattere la città di Priamo, di ben tornare in patria; E voi liberate la mia creatura, accettate il riscatto, Venerando il figlio di Zeus, Apollo che lungi saetta. Allora gli altri Achei tutti acclamarono, Fosse onorato quel sacerdote, accolto quel ricco riscatto. Ma non piaceva in cuore al figlio d’Atreo, Agamennone, E lo cacciò malamente, aggiunse comando brutale: - O Atridi, ma anche vioi tutti o greci, schinieri –armatura robusta, gli dei che abitano sull’olimpo vi aiutino a vincere la citta’ di Priamo (Troia). Vi concedano di tornare in atria, ma voi in cambio liberate mia figlia, accettate il riscatto che vi porto e venerate Apollo che da lontano saetta. Tutti i greci chiesero che il sacerdote fosse onorato e ricevuto il suo ricco riscatto, ma ciò non faceva piacere ad Agamennone, che lo cacciò in malo modo e aggiunse:

O vecchio non ti veda mai più presso le nostre navi concave (epiteto), non trattenerti neanche ora e non tornare più, altrimenti potrebbe non servirti più a nulla la benda o lo scettro (ti ucciderò) Io non la libererò, diventerà vecchia lontana dalla sua patria, mente lavora al telaio ed entrerà e uscirà dal mio letto, ora vattene se vuoi restare vivo. Così disse Agamennone, il vecchio sacerdote si impaurì e obbedì andandosene in silenzio lungo la riva del mare urlante. - Mai te colga, vecchio, presso le navi concave, Non adesso a indugiare, non in futuro a tornare, Che non dovesse servirti più nulla lo scettro, la benda del dio! Io non la libererò: prima la coglierà vecchiaia Nella mia casa, in Argo, lontano dalla patria, Mentre va e viene al telaio e accorre al mio letto. Ma vattene, non m’irritare, perché sano e salvo tu parta. Disse così, tremò il vecchio, obbedì al comando, E si avviò in silenzio lungo la riva del mare urlante;

Fa arrabbiare Apollo il fatto che venga insultato un suo sacerdote. Criseide, figlia di Crise (sacerdote di Apollo), era stata tenuta cone schiava da Agamennone, gli piaceva molto. Non la vuole restituire al padre.

Ma poi, venuto in disparte, molto il vegliardo pregò Il sire Apollo, che partorì Latona bella chioma: -Ascoltami, Arco d’argento, che Crisa proteggi, E Cilla divina, e regni sovrano su Tenedo, Sminteo, se mai qualche volta un tempio gradito t’ho eretto, E se mai t’ho bruciato cosce pingui Di tori o capre, compimi questo voto: Paghino i Danai le lacrime mie coi tuoi dardi. Ma poi, meditando fra se e se il vecchio pregò il dio Apollo, che fu partorito da Latona bella chioma (epiteto): La richiesta del vecchio sacerdote - Ascoltami Apollo dall’arco d’argento (epiteto): tu che proteggi Crisa (città da cui provengono lui e la figlia) e regni sovrano di Tenedo (Isola e zone in cui c’era il culto di Apollo ) se io ti ho onorato dedicandoti dei templi, se ti ho dedicato dei sacrifici di tori o capre, a te graditi, compimi questo voto, ascoltami, possano i Danai, greci, pagare le mie lacrime con i tuoi dardi-frecce.