La congiuntura delle imprese del commercio al dettaglio in Toscana Consuntivo IV trimestre 2012 Aspettative I trimestre 2013 Firenze, marzo 2013
Andamento delle vendite in Italia e Toscana Il trimestre conclusivo del 2012 è stato segnato in Toscana da una ulteriore flessione delle vendite al dettaglio (-6,3%), risultato che migliora la performance del terzo trimestre (- 7,4%), a differenza di quanto accaduto a livello nazionale in cui alla discesa del trimestre estivo (- 8,3%) ha fatto seguito un ulteriore peggioramento in chiusura danno (-8,4%). Il valore acquisito nel quarto trimestre dalla Toscana è in linea con quello del Nord Est (- 6,6%), e migliore rispetto alle performance delle restanti macroaree (-8,5% Centro; -8,1% Nord Ovest; -9,6% Sud ed Isole). Considerando lanno nel suo insieme, nel 2012 in Toscana cè stata una contrazione delle vendite del 6,3%, quattro punti in meno dei corrispondenti valori negativi del 2010 e del 2011, ancora peggio di quanto verificatosi nel 2009, lanno immediatamente seguente allinizio della crisi (-3,9%). Disoccupazione, stagnazione dei salari, carico fiscale per famiglie ed imprese, pressione inflazionistica, fra le altre problematiche, hanno evidentemente avuto i loro effetti sulla spese delle famiglie toscane e non solo, visto che a livello nazionale nel 2012 si è perso l8,4% e nel Centro il 7,9%. In sostanza, in Toscana è andata «meno peggio» che altrove. Osservando la serie storica è la prima volta che si riscontra un disallineamento dei risultati così marcato tra i singoli livelli territoriali presi in considerazione dallindagine (in questo caso a favore della Toscana).
La flessione coinvolge indistintamente tutte le tipologie distributive con percentuali che, pur decisamente in flessione, sono leggermente migliori di quelle acquisite nel terzo trimestre Nel commercio di vicinato (1-5 dipendenti) il calo dei consumi fra ottobre e dicembre è stato dell8,3%, le medie strutture (6-19 dipendenti) tornano sui livelli di de-crescita dei primi due trimestri 2012 (-6,4%), le grandi strutture confermano la flessione estiva (-2,5%), sostanzialmente identica a quella dellItalia (-2,6%) e del Centro (-2,7%). Valutando i risultati in termini annuali, il 2012 ha segnato il tracollo per il commercio tradizionale (-8,3%, -3,9% nel 2011), forte flessione anche per le medie strutture che hanno perso il 6,8% (-2,8% nel 2011). Le grandi strutture acquisiscono un risultato negativo di entità più contenuta (-2,3%), ma che peggiora comunque il valore più basso toccato in precedenza (-0,6% nel 2011). Dinamica delle vendite per tipologia di esercizio
Al di là degli aspetti più strettamente congiunturali, lelemento principale che si coglie nel medio periodo è che non cè discontinuità nella contrazione delle vendite al dettaglio: dal 2007 ad oggi i commercianti delle piccole e medie strutture, trimestre dopo trimestre, non hanno mai colto spunti di crescita, mentre lultimo dato positivo per le grandi strutture risale al IV trimestre 2010 (ed il precedente era del IV trimestre 2008). Indicizzando i valori (prendendo il 2005 come anno base), alla fine del 2012 le prime si collocano ad un livello pari a 73,6, le medie a 79,4, le grandi a 103,6. Questi dati, più di altri, permettono di cogliere la crisi endemica del commercio tradizionale che ha subito contraccolpi pesanti, in particolare, negli anni immediatamente seguenti allesplodere della crisi finanziaria internazionale (2008 e 2009) con una ulteriore accelerazione nel Lo stesso dicasi per le medie strutture che hanno ugualmente accusato forti perdite nel periodo in esame. La grande distribuzione ha invece raggiunto i livelli massimi di espansione delle vendite nel 2008 (107,2) per poi perdere annualmente circa un punto fino al 2011 e due punti e mezzo nel solo Le vendite per tipologia di esercizio nel medio periodo
Per cogliere più propriamente landamento della grande distribuzione nella accezione più comune della definizione è tuttavia opportuno osservare i valori per comparto merceologico: in Toscana, ipermercati supermercati e grandi magazzini con un balzo del +2,4%, (miglior risultato dallinizio del 2008) rafforzano in chiusura danno il trend positivo avviato dal terzo trimestre 2010, ben superiore rispetto alla stagnazione riscontrata a livello nazionale (- 0,1%). Nonostante una lieve attenuazione nel periodo ottobre-dicembre (-7,1% rispetto al -8,0% del III° trimestre), il settore alimentare toscano chiude il bilancio dellintero 2012 con una flessione (-6,4%, -5,4% Italia) mai conosciuta in precedenza, considerando che il peggior risultato annuale nel periodo 2005–2011 era stato pari al -2,2% (2011). Le vendite per comparto merceologico Anche il comparto dello specializzato non alimentare la fine del 2012 si chiude con un segno decisamente negativo (-7,8%); la Toscana va comunque meglio dellItalia (-10,3%), come già riscontrato in diverse occasioni. Nelintero 2012, in Toscana, è stata rilevata una perdita del -7,7% del non alimentare, si è così consolidata una serie storica annuale in cui sono presenti esclusivamente risultati negativi, con valori compresi tra il minimo del 2012 ed il massimo (-0,4%) del 2006.
La somma di trimestri pesantemente negativi determina contrazioni annue che nel 2012, in termini percentuali, sono allincirca doppie rispetto ai cali del 2011, sia per abbigliamento ed accessori (-7,4%; -3,7% nel 2011) che per prodotti per la casa ed elettrodomestici (-9,4%, -4,1% nel 2011); per gli altri prodotti non alimentari il gap tra i singoli valori degli ultimi due anni è proporzionalmente ancora più marcato (-7,4%, -2,6% nel 2011). In generale, come visto, il quarto trimestre in Toscana ha significato un andamento meno negativo delle vendite per i non alimentari rispetto al periodo estivo: nel dettaglio questa considerazione è valida per il comparto abbigliamento ed accessori (-6,9%, - 7,6% nel III° trimestre), ma non vale per prodotti per la casa ed elettrodomestici (-10,4% dopo il precedente -9,1%) su cui, evidentemente, le ultime vendite natalizie non hanno costituito un traino per migliorare i risultati rispetto al Gli altri prodotti non alimentari (farmaceutici, profumeria, libri, giornali, cartoleria, articoli di seconda mano etc.) si riducono nellultimo trimestre del 7,3% migliorando la performance acquisita nel periodo estivo (-9,4%). Lo spaccato del non alimentare
Nellultimo trimestre del 2012 la quota di commercianti che dichiara le giacenze di magazzino in esubero è pari al 14%, a fronte dell8% che le ritiene scarse ed al 78% adeguate; il saldo fra «esubero» e «scarse» è dunque del 6%, cinque punti al di sotto rispetto allo stesso dato calcolato nel 2011 (11%). Il calo delle giacenze di magazzino è spalmata su tutte le tipologie distributive, evidentemente i risultati trimestrali negativi accumulati senza soluzione di continuità hanno indotto i commercianti alla prudenza nel rifornimento dei campionari. In particolare, il saldo fra chi dichiara le scorte in esubero o scarse è pari a +5 punti nella piccola distribuzione (+11 nel 2011) e a +7 nelle medie strutture, valore dimezzato rispetto al 2011 (+14 p.p.) e comunque inferiore di quattro punti nei confronti di quelli delle singole annualità comprese tra 2007 e Nella grande distribuzione, per il secondo anno consecutivo, il saldo è rilevante (+8 punti, +9 nel 2011), nelle precedenti annualità i risultati si erano sempre attestati intorno allo zero, fatta eccezione per il +46 del 2008, anno in cui la pianificazione delle forniture evidentemente non fu prontamente adeguata agli effetti della crisi sui mercati internazionali, esplosa proprio a partire dalla fine del terzo trimestre di quellanno. La stessa considerazione fatta per la grande distribuzione si può estendere agli ipermercati, supermercati e grandi magazzini (+11 p.p. il saldo 2012) che avevano chiuso il 2011 leggermente in positivo (+5 p. p.) dopo un 2010 addirittura in negativo di 9 punti. Una razionalizzazione degli ordini ha forse inciso, anche in questo caso, sul saldo contenuto dello specializzato non alimentare (+7 p.p., +17 p.p. nel 2011), mentre lo specializzato alimentare nel 2012 con un valore nullo si attesta più o meno sui medesimi valori delle annualità precedenti, praticamente di poco inferiori o superiori rispetto allo zero. Le giacenze
Londa lunga della crisi del settore impatta sulle aspettative degli operatori per le vendite del primo trimestre 2013: si tocca il livello minimo di fiducia da quando esiste la rilevazione (-19 p.p. il saldo percentuale tra quanti si aspettano aumenti e diminuzioni), dopo il già di per sé pesante risultato del terzo trimestre (-17 p.p.). Se per diversi trimestri è prevalsa una buona dose di ottimismo per limmediato futuro rispetto a dinamiche comunque non confortanti già acquisite, ad oggi sembra prevalere la rassegnazione nella piccola distribuzione (lindicatore di fiducia raggiunge i -31 p.p.) e nella media distribuzione (-21 p.p.) con un margine sempre più risicato nelle grande distribuzione (+4 p.p.), soprattutto se comparato al dato rilevato per il primo trimestre del 2011 (+38 p.p.). Nello specifico dei singoli comparti, il pessimismo è in rapida ascesa fra gli specializzati alimentari, lindicatore di fiducia passa dai -14 p.p. del terzo trimestre ai -23 p.p. del quarto, livellandosi con i valori del non alimentare (-24 p.p., -21 p.p. nel terzo trimestre). I buoni risultati di fine anno hanno tuttavia inciso evidentemente sugli umori degli operatori di ipermercati, supermercati e grandi magazzini che, dopo due trimestri di aspettative fiacche, consolidano un indicatore di fiducia pari a +17 p.p., miglior risultato dalla fine del Aspettative sulle vendite
Anche le aspettative sugli ordinativi sono in ulteriore flessione rispetto al picco negativo del terzo trimestre 2012 (-24 p.p.): il saldo tra quanti si attendono aumenti e coloro che nel primo trimestre 2013 prevedono diminuzioni è pari a -27 punti percentuali. Sembra evidente che il sentiment dei commercianti, in mancanza di scossoni che diano impulso al potere di acquisto dei consumatori con conseguenti ricadute sulle vendite, per scelta o per necessità, sia quello di non rafforzare lofferta (in termini di ordinativi) per recuperare competitività. I margini per gli operatori sono evidentemente allosso, gli strumenti per finanziare le proprie attività sempre più ridotti, anche per queste ragioni il saldo delle aspettative sugli ordinativi nella piccola distribuzione è arrivato a -37 p.p. e a -31 p.p. nella media distribuzione, mentre per la prima volta da quando esiste la rilevazione anche il valore destagionalizzato delle grandi strutture è negativo (-5 p.p.), mentre fino al terzo trimestre del 2012 non si era mai scesi al di sotto dei 10 punti percentuali. Gli unici ottimisti, considerando i dati per tipologia merceologica venduta, sono anche in questo caso gli imprenditori degli ipermercati, supermercati e grandi magazzini, mentre si verifica un tracollo dellindice di fiducia sia per il settore dello specializzato alimentare (-26 p.p. dai -17 p.p. rilevato per il quarto trimestre) che per il non alimentare (-33 p.p. dai 24 p.p.). Nellarco cronologico che va dallinizio del 2012 fino al I trimestre 2013 si è passati da 0 a -26 p.p. per quanto concerne gli indici di fiducia degli alimentari, da + 3 p.p. a -33 p.p nei non alimentari! Aspettative sugli ordinativi
Lindice dei prezzi al consumo in Toscana rallenta ulteriormente nel IV trimestre per i beni del commercio al dettaglio (dal 2,1% del III trimestre al +1,7% del IV) e, più in generale, per il totale dei beni e servizi (+2,4% dal +2,9%). Si tratta del secondo trimestre di de-crescita a stemperare laccelerazione avviata, per tutti gli spaccati oggetto della rilevazione, a partire dalla seconda metà del Il risultato regionale del IV trimestre è, nel complesso, leggermente inferiore rispetto a quello nazionale (+2,5% totale beni e servizi, +1,9% beni del commercio al dettaglio). A ciò contribuisce, nello specifico, la minore crescita dei beni non alimentari (+0,9% Toscana, +1,3% Italia), mentre per gli alimentari (+2,6%) il dato regionale è leggermente superiore a quello nazionale (+2,5%). Nellambito dei non alimentari, in Toscana è rallentata la dinamica dei prezzi per abbigliamento e calzature (dal +1,6% del III trimestre al +1,0% del IV trimestre) ma soprattutto per mobili, prodotti per la casa ed elettrodomestici (+1,3%, +1,6% III trimestre): nei due casi la crescita è decisamente inferiore rispetto al livello nazionale, in cui entrambi i gruppi merceologici si attestano al +1,6%. In chiusura danno risultano in ulteriore calo i prezzi degli altri prodotti (dal -0,1% del III trimestre al -0,4%), in linea con quanto avviene in Italia, seppur con un valore più contenuto (-0,1%). Andamento dei prezzi al consumo
I cali dei consumi e delle vendite hanno dei riflessi anche sulla tenuta del tessuto commerciale. I punti vendita (considerati come unità locali registrate), alla fine del 2012, risultano in flessione di mezzo punto rispetto al quarto trimestre 2011: la contrazione è ascrivibile esclusivamente al non alimentare (-0,7%) mentre tengono i punti vendita alimentari (+0,1%). Per quanto concerne i non alimentari, in Toscana calano sia i negozi non specializzati (-0,9%) – confermando il valore già acquisito nel 2011 (-1,0%) – sia gli specializzati, in questo caso in controtendenza rispetto al 2011 (+0,2%). Fra gli alimentari, si riscontra unespansione di mezzo punto dei non specializzati, mentre sono in flessione gli specializzati che passano dal +3,4% dellultimo trimestre del 2010 al - 0,2% dello stesso periodo del Dinamica del tessuto imprenditoriale
Redazione: Andrea Cardosi Elaborazioni: Andrea Cardosi, Lauretta Ermini Coordinamento: Riccardo Perugi Analisi condotta nellambito dellOsservatorio Regionale sul Commercio della Toscana, realizzato da Regione Toscana e Unioncamere Toscana. Per informazioni: Unioncamere Toscana – Ufficio Studi Via Lorenzo il Magnifico, Firenze Tel Webwww.tos.camcom.itwww.tos.camcom.it Il presente materiale è disponibile anche sul sito nellarea territoriale Toscana, dove è scaricabile anche lappendice statistica e la nota metodologica.