Testo di Dante Alighieri

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Le immagini accompagnano la lettura di Vittorio Gasman.
Transcript della presentazione:

Testo di Dante Alighieri La Divina Commedia Testo di Dante Alighieri Immagini, parole e voci della 2^A Scuola media Golfo Aranci

Inferno Canto I Dante si smarrisce nella selva Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura. Classe 2^A - 2008-09

La Selva 2 Tant’è amara che poco è più morte. Ma per trattar del bene ch’i vi trovai dirò de l’altre cose ch’i v’ho scorte. Io non so ben ridir com’io v’entrai tant’era pieno di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Classe 2^A - 2008-09

Inferno Canto II vv 70-72 Beatrice manda Virgilio in soccorso di Dante “l'amico mio, e non de la ventura, ne la diserta piaggia è impedito sì nel cammin, che vòlt' è per paura; I' son Beatrice che ti faccio andare; vegno del loco ove tornar disio; amor mi mosse, che mi fa parlare. Quando sarò dinanzi al segnor mio, di te mi loderò sovente a lui". Classe 2^A - 2008-09

Virgilio incontra Dante nella Selva ……….. . e io sarò tua guida, e trarrotti di qui per loco etterno; ove udirai le disperate strida, vedrai li antichi spiriti dolenti, ch'a la seconda morte ciascun grida; e vederai color che son contenti nel foco, perché speran di venire quando che sia a le beate genti. Classe 2^A - 2008-09

La porta dell’Inferno Canto III ww1-18 'Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. ……………………………………. Lasciate ogni speranza, voi ch‘entrate'. Queste parole di colore oscuro vid' ïo scritte al sommo d'una porta; per ch'io: «Maestro, il senso lor m'è duro». Classe 2^A - 2008-09

Caronte: Inferno Canto III, ww 82-99 Ed ecco verso noi venir per nave un vecchio, bianco per antico pelo, gridando: ” Guai a voi, anime prave! Non isperate mai veder lo cielo: i’ vegno per menarvi a l’ altra riva ne le tenebre etterne, in caldo e n’ gelo. E tu che se’ costì, anima viva, pàrtiti da cotesti che son morti”. Classe 2^A - 2008-09

Caronte 2 Ma poi che vide ch’ io non mi partiva, disse: ” per altra via, per altri porti verrai a piaggia, non qui, per passare: più lieve legno convien che ti porti”. E ‘l duca a lui:”Caròn, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”. Classe 2^A - 2008-09

Caronte 3 Quinci fuor quete le lanose gote al nocchier de la livida palude, che ‘ntorno a li occhi avea di fiamme rote. Ma quell’ anime, ch’eran lasse e nude, cangiar colore e dibattero i denti, ratto che ‘nteser le parole crude.

Caronte 4 Bestemmiavano Dio e lor parenti, l’umana spezie e ‘l loco e ‘l tempo e ‘l seme di lor semenza e di lor nascimenti. Poi si ritrasser tutte quante insieme, forte piangendo, a la riva malvagia ch’attende ciascun uom che Dio non teme. Caron dimonio, con occhi di bragia loro accennando, tutte le raccoglie; batte col remo qualunque s’adagia. Classe 2^A - 2008-09

Caronte 5 Come d’autunno si levan le foglie l’una appresso de l’altra, fin che’l ramo vede a la terra tutte le sue spoglie, Similemente il mal seme d’Adamo gittansi di quel lito ad una a una, per cenni come augel per suo richiamo. Così sen vanno su per l’onda bruna, e avanti che sien di là discese anche di qua nuova schiera s’auna. Classe 2^A - 2008-09

Paolo e Francesca

Paolo e Francesca - Inferno Canto V, vv 94-142 “Di quel che udire e che parlar vi piace, noi udiremo e parleremo a voi, mentre che ‘l vento, come fa, si tace. Siede la terra dove nata fui su la marina dove ‘l Po discende per aver pace co’ seguaci sui.”

Paolo e Francesca - Inferno Canto V, vv 94-142 “Amor, ch’ al cor gentil ratto s’ apprende, prese costui de la bella persona, che mi fù tolta; e ‘l modo ancor m’ offende. Amor, ch’ a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer si forte, che, come vedi, ancor non m’ abbandona. Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense”.

Paolo e Francesca 3 Queste parole da lor ci fuor porte. Qand’ io intesi quell’ anime offense china’ il viso, e tanto il tenni basso, fin che ‘l poeta mi disse: ”Che pense? Quando rispuosi, cominciai: ”Oh lasso quanti dolci pensier, quanto disio menò costoro al doloroso passo!”.

Paolo e Francesca 4 Poi mi rivolsi a loro e parla ‘ io, e cominciai: ”Francesca, i tuoi martiri a lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri a che e come concedette amore che conosceste i dubbiosi disiri?”.

Paolo e Francesca 5 E quella a me: ”nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa ‘l tuo dottore. Ma s’a conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, dirò come colui che piange e dice. Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Paolo e Francesca 6 Per più fiate li occhi ci sospinse quella lettura e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante”.

Paolo e Francesca 7 Mentre che l’uno spirto questo disse, l’altro piangea: si che di pietade io venni men così com’ io morisse. E caddi come corpo morto cade.

Manfredi Purgatorio Canto III vv 103-132 E un di loro incominciò: ”chiunque tu se', così andando volgi ‘l viso: pon mente se di la mi vedesti unque”. Io mi volsi ver’ lui e guardail fiso: biondo era e bello e di gentile aspetto, ma l’un de’ cigli un colpo avea diviso.

Manfredi 2 Quand’io mi fui umilmente disdetto d’averlo visto mai, el disse: ”or vedi”; e mostrommi una piaga a sommo’ l petto Poi sorridendo disse: ”io son Manfredi, nepote di Costanza imperadrice; ond’io ti priego che, quando tu riedi, vadi a mia bella figlia, genitrice de l’onor di Cicilia e d’Aragona, e dichi ‘l vero a lei, s’altro si dice.

Manfredi 3 Poscia ch’io ebbi rotta la persona di due punte mortali, io mi rendei piangendo, a quei che volentier perdona. Orribil furon li peccati miei; ma la bontà infinita ha sì gran braccia che prende ciò che si rivolge a lei.

Manfredi 4 Se ‘l pastor di Cosenza, che a la caccia di me fu messo per Clemente allora avesse in Dio ben letta questa faccia, l’ossa del corpo mio sarieno ancora in co del ponte presso a Benevento, sotto la guardia de la grave mora. Or le bagna la pioggia e move il vento di fuor dal regno, quasi lungo il Verde, dov’e’ le trasmutò a lume spento.

Paradiso Canto XXXI vv. 79-93 Saluto di Dante a Beatrice “O donna in cui la mia speranza vige, e che soffristi per la mia salute in inferno lasciar le tue vestige, ….. Tu m'hai di servo tratto a libertate per tutte quelle vie, per tutt' i modi che di ciò fare avei la potestate”. … Così orai; e quella, sì lontana come parea, sorrise e riguardommi; poi si tornò a l'etterna fontana. Classe 2^A - 2008-09

Hanno partecipato gli alunni: Gianluca Arecco Carolina Bruno Jessica Feola Jessica Greco Jada Petrone Valerio Scroccu Misha Muntoni Michela Muraca Ada Marek Manuel Liberti Raffaele Porcelli Asia Peruta Chiara Pani Chiara Laconi Crescenzo Musella Fine! Arrivederci…a. Classe 2^A - 2008-09