ArTe RomAnA
Sotto l’aspetto artistico possiamo considerare i seguenti periodi: Introduzione Sotto l’aspetto artistico possiamo considerare i seguenti periodi: primo periodo (753 a.C. – 146 a.C.): dalle origini sino alla conquista della Grecia. L’arte dell’epoca dei re e dei primi tempi della repubblica si identifica con quella etrusca; in seguito acquisisce elementi greci con lo svilupparsi di relazioni con la civiltà ellenica e con la conquista della Magna Grecia. secondo periodo (146 a.C. – 217 a.C.): dall’occupazione della Grecia a Caracalla. Dopo un inizio d’influssi greci e di imitazione, l’arte romana matura per raggiungere, prima sotto Augusto, poi sotto Traiano e Adriano, l’epoca più gloriosa. terzo periodo (217 a.C. – 476 d.C.): da Caracalla alle invasioni barbariche. Segna il declino dell’arte romana, anche se l’architettura si mantiene ancora viva. Su questo mondo romano che tramonta sorge una nuova era, quella cristiana.
Introduzione L’arte romana vera e propria, con caratteri originali, si definisce a partire dal II secolo a.C. Di essa sono giunte sino a noi vastissime testimonianze, relative all’architettura, alla scultura, alla pittura. Le più imponenti e complesse architetture si realizzano in età imperiale. Nel tardo periodo repubblicano anche il mondo romano riuscì a elaborare un linguaggio figurativo autonomo, in strettissimo legame con i fatti storici e con l’evoluzione di Roma. Per arte romana si intende l'arte della Roma antica, dalla fondazione alla caduta dell'Impero d'Occidente. Le forme artistiche autoctone, nella fase delle origini e della prima repubblica, sono piuttosto elementari e poco raffinate. Il cittadino romano è anzitutto un militare e un politico: ogni attività viene finalizzata alle esigenze di dominio, sia privato che statale. Di conseguenza ciò che prevale nelle testimonianze artistiche sono gli aspetti tecnici e pratici, oppure celebrativi. Il fine estetico, la ricerca del bello, non ha per i romani quell'importanza che ha per i greci e non è mai disgiunto da un fine pratico: di qui l'indiscussa superiorità, nell'espressione artistica dei romani, delle scienze architettoniche e urbanistiche, che offrono grande utilità pratica nell'organizzazione razionale degli enormi territori conquistati.
Architettura Romana Attraverso i ponti, gli acquedotti, le numerose città che impiantano, i Romani ci dimostrano quanto fossero consapevoli di voler lasciare una profonda traccia di sé nella storia. Il grandissimo sviluppo dell’architettura nella civiltà romana serve ad infondere nei cittadini il senso della potenza dello Stato. L’architettura è l’espressione dell’arte più utile al governo ed in questo campo la civiltà romana elabora forme e tecniche del tutto originali. Il tufo ed il travertino, pietre porose e ricche di cavità interne, sono, insieme all’argilla, i materiali di cui dispongono i romani per le loro architetture: tali materiali suggeriscono l’impiego di piccoli blocchi, legati da malta cementizia. I costruttori romani ottengono, dall’impasto di calce, sabbia e pozzolana (sabbia vulcanica), una malta resistentissima che consente una presa eccezionale. Essi rielaborano così vari tipi di muratura, dal più semplice, ai più complessi.
Nel periodo imperiale i mattoni di argilla seccata all’aria vengono sostituiti da quelli cotti nelle fornaci: ne derivano strutture murarie ben più solide, che favoriscono la costruzione di superfici curve e il sistema costruttivo che caratterizza l’architettura romana diviene l’arco. Strade ponti, teatri e anfiteatri, templi circhi colonne e archi commemorativi di vittorie militari, unitamente ai tracciati schematici delle nuove città, rappresentano il meglio della produzione artistica e architettonica romana. Le opere architettoniche ed urbanistiche, realizzate tra il I sec. a.C. e il IV sec. d.C., non rispondevano solo a esigenze politiche e militari, ma venivano anche incontro ai bisogni della popolazione, per cui dovevano rispondere a criteri di funzionalità e praticità e furono così ben edificate da essere utilizzate anche nei secoli successivi alla caduta dell'impero, fino ai nostri giorni.
Una volta compiuta la conquista militare, i romani badavano soprattutto a tracciare e a pavimentare strade, a costruire ponti, a rifornire le città di abbondante acqua attraverso imponenti acquedotti, a costruire servizi igienici pubblici come terme, bagni e fognature. Tecnicamente gli architetti romani si servivano di due tipologie costruttive: la muratura e l'arco. La muratura, cioè l'utilizzo di materiali come il mattone cotto nelle fornaci, non conosciuto dai greci, che veniva abbinato al cemento, consentiva la costruzione di alte masse murarie in grado di sopportare enormi pesi. L'arco permetteva di coprire ampi spazi vuoti. Proprio l'arco a tutto sesto, che già gli etruschi usavano, è il principale segno caratteristico dell'architettura romana. Arco Romano
Dall’arco si originano le coperture a volta: Gli archi e colonne vengono usati dai romani anche come monumenti, per ornamento della città, con un certo valore simbolico: l'arco è simbolo di trionfo del condottiero e la colonna è un monumento commemorativo di grandi imprese imperiali. L’arco, con il suo andamento curvo, permette di scaricare meglio il peso della costruzione sui sostegni verticali, distanziandoli anche maggiormente. Gli ambienti risultano così più spaziosi e le colonne o pilastri che sorreggono la copertura diminuiscono di numero. Dall’arco si originano le coperture a volta: - più archi successivi determinano la volta a botte; - due volte a botte incrociate ortogonalmente determinano la crociera, compresa fra sei archi, quattro laterali e due trasversali.
Gli Archi e le volte vengono costruiti con l’aiuto di centine, sostegni lignei sagomati ad arco su cui si dispongono i mattoni e si gettano gli impasti di malta: quando la muratura è secca la centina viene rimossa. L’architettura romana, riflette inizialmente gli influssi della civiltà etrusca. Nel II secolo a.C. Roma era già una città di rispettabili dimensioni, ed era cresciuta adattandosi come meglio poteva all’ambiente sfavorevole e aveva assunto un aspetto simile a quello delle città etrusche dell’Italia centrale.
Le case d’abitazione romane in epoca repubblicana possono essere distinte in due tipi fondamentali: da un lato le dimore dei cittadini benestanti, le case unifamiliari ad atrio di derivazione italico-ellenistica, le domus; dall’altro i grandi condomini “popolari” a più piani divisi in appartamenti, le insulae. Con il pretesto di dare asilo alle masse, avevano strutture in conglomerato cementizio rivestito di laterizio, tetti generalmente inclinati coperti con tegole, balconi e ballatoi retti da mensole di legno o pietra. Gli appartamenti, in cui spesso coabitavano più nuclei familiari, erano distribuiti su quattro o cinque piani. Le stanza erano piccole, buie, fredde (l’uso di bracieri per cucinare e scaldarsi era causa di frequenti e disastrosi incendi), senza acqua corrente né scarichi fognari. Naturalmente differente l’esistenza che si conduceva nelle abitazioni patrizie, spaziose, areate, igieniche, fornite di bagni e gabinetti e riscaldate d’inverno dagli ipocausti, complessi dispositivi che facevano passare correnti d’aria calda sotto i pavimenti.
Già nel IV-III secolo a. C Già nel IV-III secolo a.C. la casa “ad atrio” era già definita nei suoi elementi essenziali: una porta preceduta da un ingresso e seguita da uno stretto corridoio di accesso, affiancato da stanze di servizio; un’ampia sala centrale coperta dalle quattro falde del tetto spiovente verso l’interno per poter convogliare l’acqua piovana in una vasca al centro dell’atrio da dove si raccoglie in una cisterna sotterranea. Intorno all’atrio si dispongono alcune camere dal letto e due ambienti di disimpegno aperti alle sue estremità, mentre in fondo all’atrio si trova una sala di soggiorno affiancata da un corridoio di passaggio all’orto-giardino alle spalle della casa, che nel II secolo a.C. si trasformò in un leggiadro giardino con fontane e statue, che era circondato da quattro ali di portico a colonne sul quale, si affacciavano le principali stanze di soggiorno.
Gli interni si arricchirono di marmi policromi, affreschi, statue, mosaici. Fu nell’ambiente privato, che i Romani poterono dare libero sfogo al nuovo gusto per l’arte, alimentato dai bottini di guerra ma ancora condannato dalla pubblica morale. Un altro complesso architettonico di grande importanza è costituito dalle terme. I primi edifici termali sorgono in età repubblicana. Le terme del periodo imperiale, frequentate soprattutto dai patrizi, divengono costruzioni grandiose. Un vasto edificio centrale contiene le aule termali con piscine di acqua fredda, tiepida e calda, le palestra per la lotta ed i giardini; esso appare isolato in un grande recinto lungo il quale sono disposte biblioteche e servizi e che accoglie anche una gradinata per il pubblico che assiste agli spettacoli ginnici.
Anche molti teatri vennero costruiti, ma gli attori erano spesso degli schiavi o dei liberti. Il teatro romano si sviluppò nell’ultimo secolo della repubblica. Le strutture precedentemente adibite a questa funzione erano in legno e provvisorie per legge. Il teatro romano, riprende lo schema del teatro greco, ma lo modifica sia nella costruzione della scena, che nella cavea. Le poderose strutture ad arco che sostengono le gradinate diventano parte essenziale dell’edificio e lo caratterizzano esternamente. Il vero luogo di divertimento per i romani restava l'anfiteatro, dove si svolgevano i giochi, le gare atletiche, le sfide a morte tra i gladiatori, la lotta tra schiavi e bestie feroci, le esecuzioni dei cristiani o di altri dissidenti.
L’anfiteatro, elaborazione ulteriore del teatro, è un edificio tipicamente romano ed il suo nome significa proprio doppio teatro. Ha una forma ellittica, con l’arena posta generalmente più in basso rispetto al piano stradale per limitare lo sviluppo in altezza dell’edificio e consentire, al tempo stesso, di ricavare tutta l’ampiezza necessaria alla grande cavea, divisa in settori destinati a differenti tipi di pubblico. In basso, in prossimità dell’arena, siedono l’imperatore ed i personaggi di maggior rilievo; via via, risalendo, si arriva alla zona riservata alla plebe, che assiste in piedi agli spettacoli. L’arena scavata nel terreno può essere inoltre allagata e consentire lo svolgersi di battaglie navali. L’anfiteatro Flavio, detto popolarmente Colosseo, eretto in epoca imperiale, costituisce l’esempio più grandioso di questo tipo di costruzione. Un altro luogo di divertimento per i romani era il circo: qui si svolgevano le corse dei carri trainati dai cavalli - bighe o quadrighe - o addirittura venivano inscenate battaglie terrestri o navali, dove naturalmente i vincitori erano sempre i romani. Anche questa forma era ellittica ma molto più allungata rispetto a quella dell'anfiteatro.
Fuori delle città sorgono in epoca imperiale grandiose ville, dimore di campagna dei ricchi proprietari e degli imperatori. Sia che assumano una forma aperta e articolate nel territorio, oppure chiusa e di carattere militare, le ville imperiali, con la loro varietà di ambienti, costituiscono edifici di insuperabile monumentalità, che riassumono tutte le più raffinate tecniche costruttive del mondo romano. I Romani privilegiano l’architettura fra le arti e l’attività del progettista è considerata più nobile di quella dello scultore o del pittore, perché meno «manuale». Tutte le arti concorrono a tramandare la grandezza di Roma: pittura e scultura sono considerati efficaci strumenti di informazione e propaganda, perché raccontano gli eventi e li commentano con un linguaggio comprensibile a tutti.
La città romana rispecchia nella pianta il tracciato dell'accampamento militare: una scacchiera di strade che si intersecano perpendicolarmente, impostate sulla croce di due vie principali, chiamate cardo e decumano. Il centro della città è costituito da una piazza (foro di Augusto, foro romano), sulla quale si affacciano i principali edifici pubblici, sedi di attività politiche, amministrative, commerciali e religiose. Lo spazio interno è sempre enorme, monumentale, come se volesse esprimere la stabilità dello Stato ed affermarne la potenza e l'immutabilità. Solo il tempio romano ha caratteristiche riprese dai templi greci o etruschi, ma con una fondamentale differenza: la tradizione greca modella plasticamente gli edifici, creando soprattutto degli "esterni", ed ha un carattere rettilineo (elementi verticali delle colonne e orizzontali delle trabeazioni); la tradizione romana definisce soprattutto degli "interni", modellandone le spazio con gli andamenti curveggianti degli archi e delle volte. Il tempio più importante è il Pantheon. La basilica, di pianta rettangolare circondata da fila di colonne, è la sede dell'amministrazione giudiziaria romana (il tribunale). Il foro di Augusto, foro romano doveva rappresentare per l'osservatore le qualità principali dell'arte romana: dominio dello spazio, solida compostezza, potenza scenografica. L'imperatore Augusto fu il primo tra i governanti di Roma a intravedere nella cultura e nell'arte una forma di propaganda celebrativa del primato politico-militare dell'impero: in suo onore furono eretti nelle province ben 17 archi di trionfo.
Scultura Romana Il patrimonio scultoreo romano rimastoci, a differenza di quello pittorico, è cospicuo. La matrice prevalente è quelle ellenistica, ma si avvertono anche influenze etrusche. Questi caratteri rimasero vivi anche dopo il II secolo a.C., quando Roma fu letteralmente presa dalla mania per l’arte greca: i Romani gareggiarono nell’adornare case e giardini con le statue importate dalla Grecia e dall’oriente, e poiché gli originali non bastavano a soddisfare le richieste, si cominciò a produrre copie. I Romani, lungi dall’apprezzare il valore estetico e formale dell’arte greca, si preoccupavano soprattutto che il contenuto delle loro opere fosse coerente con la loro ambientazione architettonica, con motivi maggiormente decorativi (ispirandosi al mondo animale e vegetale), oppure figurativi e narrativi (ispirandosi ai testi sacri).
Questa propensione all’eclettismo produsse anche opere interessanti Questa propensione all’eclettismo produsse anche opere interessanti. La scultura romana troverà accenti originali solo alla vigilia dell’impero, quando dalla fusione del verismo ellenistico e del crudo realismo medio-italico si svilupperà uno stile con forti legami terreni, oggettivi, vicino alla mentalità civile e religiosa di Roma. Questo stile si manifesterà soprattutto nel rilievo storico e nel ritratto. Presso i Romani, fin dal periodo repubblicano, è diffusa l’usanza di onorare i cittadini importanti con ritratti, che fissano realisticamente le caratteristiche del loro volto per tramandarne ai posteri la memoria e la fisionomia. Il ritratto onorario si diffonde rapidamente fra le famiglie dei patrizi e non riproduce quindi solo le sembianze di personaggi storici, ma anche di capi di famiglia o parenti illustri. Molto in uso è anche la ritrattistica funeraria già assai diffusa presso gli Etruschi, ed entrata a far parte della tradizione romana; la figura del defunto, generalmente a mezzo busto, avvolta nella toga ed in posizione frontale, appare spesso accompagnata da uno o più parenti.
Sculture romane
Probabilmente eseguiti quando il personaggio è ancora in vita, questi ritratti funerari riflettono un forte senso della famiglia, tipico dell’espressione popolare romana. Dal I secolo a.C. vengono realizzate anche moltissime statue dell’imperatore. Con l’espandersi dell’impero ed il rafforzarsi della potenza romana, il ritratto dell’imperatore, venerato come un dio, perderà via via le sue caratteristiche umane, fino ad acquistare dimensioni ingigantite, frontalità e totale mancanza di espressione. L’autorità imperiale è raffigurata in immagini monumentali in cui il realismo della rappresentazione è ormai completamente perduto. Nei bassorilievi e altorilievi, in tutti i periodi della civiltà romana, prevalgono i soggetti storici. I soggetti storici vengono rappresentati anche sulle pareti dei sarcofagi, insieme ad episodi della mitologia che si riallacciano al tema della morte. Sempre nei sarcofagi sono anche frequenti le scene che si riferiscono alla vita quotidiana ed all’attività lavorativa del defunto.
Pittura Romana Discorso a parte va fatto per la pittura. Anzitutto bisogna dire che i dipinti che oggi possiamo ammirare sono sostanzialmente quelli delle pareti delle case domestiche. Nulla è rimasto della pittura su tavola. Questi affreschi venivano dipinti a encausto, ossia a caldo e non a fresco, come invece si farà dal Medioevo in poi, e si rifacevano spesso alla mitologia greca, inserendo i personaggi in contesti naturali e paesaggistici molto ampi ed ariosi. Nella pittura romana i soggetti che sono rappresentati ad affresco, sono generalmente tratti dalla mitologia che ispira immagini decorative e scene di grande vitalità; le figure sono ricche di movimento e rilievo ed i paesaggi e le architetture creano effetti illusori di profondità. Oltre all’affresco anche il mosaico viene utilizzato per la decorazione degli ambienti, sia delle pareti che, più spesso, dei pavimenti.
I soggetti sono ancora di carattere mitologico; non mancano però quelli di tipo storico o di tipo naturalistico, ispirati alla fauna ed alla flora. Il mosaico viene realizzato con tecniche diverse, chiamate: - opus tessellatum: che utilizza tessere bianche e nere per disegni geometrici, incorniciature; opus vermiculatum: che utilizza piccolissime tessere disposte in linee secondo l’andamento delle forme delle immagini raffigurate; - opus sectile: che utilizza strette lamelle di marmo colorato, ritagliate secondo i particolari delle forme delle figure e sistemate a intarsio.
La consuetudine di pavimentare le stanze con mosaici si sviluppò in tutto l'impero. Spesso i mosaici colpiscono per la loro ricchezza di toni e di tinte, per la precisione del disegno e per lo spiccato naturalismo. Anche durante i cortei trionfali i cartelloni dipinti raccontavano le gesta dei soldati, nei processi illustravano i reati commessi dall’imputato e nelle vie cittadine caratterizzavano le insegne dei negozi. Mosaico Romano
Nella pittura romana si possono distinguere tre stili: Anche la ritrattistica, influenzata dagli etruschi, è presente, soprattutto in occasione di rituali funerari in uso presso il patriziato, in cui si portava in processione una maschera di cera che raffigurava con notevole fedeltà la fisionomia e il colorito del defunto. Ma l'aspetto più significativo è che la pittura romana è dominata dagli effetti prospettici, cioè non è una pittura piatta e bidimensionale, ma tridimensionale, arricchita dall'illusione della profondità spaziale: nelle pareti delle stanze questo effetto viene ottenuto dipingendo i personaggi non frontalmente ma di scorcio, e badando a rispettare le proporzioni, le diverse dimensioni degli oggetti riprodotti. Nella pittura romana si possono distinguere tre stili: - quello dell'illusionismo architettonico (basato sulla presenza di elementi che definiscono lo spazio), - quello delle figure plastiche e geometrizzate ( che non è quella della continuità del tempo, come nella Colonna Traiana) - quello compendiarlo ( una rappresentazione schematica della realtà, con sommarie macchie di colore, a forti colpi di pennello). Noi non conosciamo per nome gli artisti romani.
Il colosseo: l’anfiteatro più famoso di Roma e l’opera architettonica romana forse più nota.
Tempio romano
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