A cosa serve osservare le povertà nel CdA? Consente di andare oltre i fatti contingenti (le richieste, le emergenze), per non rimanere schiacciati sulla mera assistenza Serve a conoscere meglio le povertà e i fenomeni di esclusione e vulnerabilità sociale, non affidandosi al semplice sentito dire ma dotandosi di un metodo: ascoltare, osservare, discernere Serve a “dare voce a chi non ha voce”… “Ti conto… perché conti!” L’attività di “osservazione” costituisce un utile strumento nella costruzione del bene comune. Aiuta la diocesi nell’animazione della comunità ecclesiale, a favore di una pastorale organica e ordinaria della testimonianza della carità.
da un lato, vi sono le esigenze degli operatori del CdA che, in base alle informazioni raccolte, potranno organizzare meglio il loro lavoro, riflettere sulle caratteristiche dei fenomeni di povertà incontrati, ecc. dall’altro lato, vi sono le aspettative degli operatori dell’Osservatorio che, in base alle informazioni rilevate presso i centri di ascolto, dovranno essere in grado di produrre delle riflessioni sulla situazione di povertà più complessiva del territorio
Tre possibili percorsi per coniugare ascolto e osservazione: Osservare l’ascolto 2. Osservare la povertà nell’ascolto 3. Valutare l’ascolto
1. Osservare l’ascolto Perché raccogliere dati nel CdA? …per lavorare in maniera sistematica …perché rimanga memoria dell’operato …affinché l’osservazione e l’elaborazione dei dati possano essere di supporto ad una pastorale più aderente ai bisogni della Comunità …ridefinire e progettare servizi più aderenti al mutare dei bisogni
Non è possibile stabilire in modo generale le informazioni che “si devono” raccogliere presso un CdA. E’ possibile evidenziare almeno 7 campi che andrebbero inclusi all’interno di una scheda-utente: 1. Campo anagrafico: dati di base e composizione del nucleo convivente; 2. Campo Diagnosi: informazioni sui problemi/bisogni della persona e/o della famiglia; 3. Campo rete: informazioni su rete sociale e risorse; 4. Storia assistenziale 5. Campo richieste 6. Campo interventi 7. Campo aggiornamenti
dalla nota pastorale "La Chiesa in Italia dopo Loreto", 1985 2. Osservare la povertà nell’ascolto "Dobbiamo inoltre acquisire un'adeguata competenza nella lettura dei bisogni, delle povertà, dell'emarginazione: un osservatorio permanente, capace di seguire le dinamiche dei problemi della gente e di coinvolgere direttamente la comunità ecclesiale in modo scientifico, non dovrebbe mancare in nessuna chiesa locale". dalla nota pastorale "La Chiesa in Italia dopo Loreto", 1985
Mission OPR (2008) L'Osservatorio delle povertà e delle risorse è uno strumento della Chiesa locale, per rilevare sistematicamente le situazioni di povertà, disagio e vulnerabilità sociale, nonché il sistema di risposte messo in atto per contrastarle. Quanto osservato e rilevato è a disposizione della comunità cristiana per l’animazione al suo interno e verso la società civile.
Strategia 1 - Studiare i fenomeni di vulnerabilità, povertà e disagio sociale Strategia 2 - Studiare e valutare il sistema di risposte (leggi, politiche e servizi) Strategia 3 - Conoscere il territorio di riferimento dal punto di vista sociale, economico, culturale, ecc. Altre strategie: Rapporti di attività/Bilanci Sociali Indagini socio-religiose Analisi bilanci enti locali
Come organizzare la rilevazione dei dati in un Centro di ascolto? a) il sistema informativo permanente b) le “schede una-tantum” approccio ex-ante approccio ex-post
Rischi e opportunità sull’approccio di osservazione centrato sui dati dei CdA La raccolta sistematica dei dati presso i CdA consente di cogliere la trasformazione dell’utenza, di adattare il servizio a tali mutamenti e stimolare la comunità locale sulla presa in carico dei bisogni sociali emergenti L’abitudine ad utilizzare in modo sistematico la scheda-utente favorisce presso gli operatori dei CdA la cultura dell’osservazione I dati dei CdA Caritas non prendono in considerazione i bisogni e le situazioni di povertà che, per diversi motivi, si rivolgono ad altri enti del territorio Sfuggono ai dati dei CdA le situazioni di povertà sommersa e dignitosa, che non si rivolgono a nessun tipo di ente del territorio Non sono rilevati fenomeni estranei alle “competenze” Caritas
Il rischio della “domanda indotta” Opportunità Rischi I dati sono disponibili in modo costante durante l’anno, senza predisporre di volta in volta laboriosi progetti di ricerca sul campo I dati raccolti presso i CdA costituiscono la soglia di “povertà minima” di un territorio (i poveri di un territorio non possono essere in numero inferiore a quello delle persone che si rivolgono ai cda) L’elevata standardizzazione nella raccolta dei dati non contempla la possibilità di approfondire campi estranei alla scheda-utente Si lascia in secondo piano la dimensione famiglia rispetto a quella individuale (la maggior parte delle schede-utenti sono impostate sulla raccolta di dati relativi alle persone fisiche e non al resto dei componenti della famiglia/nucleo convivente) Il rischio della “domanda indotta”
Opportunità Rischi La raccolta congiunta di dati provenienti da diversi enti assistenziali del territorio consente di migliorare il livello di lavoro in rete: è possibile definire il quadro complessivo della domanda sociale emersa; si possono evidenziare fenomeni di doppio passaggio e pellegrinaggio tra un ente e l’altro; si possono evidenziare fenomeni di sovrapposizione di più servizi/interventi sullo stesso utente. Alcuni dei dati raccolti presso i CdA, se non adeguatamente rilevati e commentati, possono trarre in inganno, descrivendo situazioni e dinamiche non corrispondenti alla realtà dei fatti: confusione tra le informazioni anagrafiche dell’utente e quelle del richiedente la prestazione; omissione o parziale compilazione di alcune voci della scheda-utente; tendenza ad utilizzare in modo “abitudinario” un numero ristretto di voci della scheda-utente (anche allo scopo di semplificare situazioni personali e familiari molto complesse).
Rappresentatività territoriale e sociologica dei dati Pochi CdA non misurano la povertà complessiva di un territorio E’ utile ricondurre i dati dei CdA alla situazione territoriale di riferimento: PRR (n° utenti/pop. target residente) Poverty Gap (tasso incidenza specifico/tasso incidenza generale) Confronto con dati demografici
Quali spazi di valutazione nell’ambito dei servizi Caritas? 3. Valutare l’ascolto Quali spazi di valutazione nell’ambito dei servizi Caritas? E’ possibile avviare percorsi di valutazione in ameno 4 macro-settori valutativi: il grado di adeguatezza del servizio ai bisogni reali degli utenti (efficacia); la qualità e la coerenza etica; l’efficienza del sistema, in termini economici, operativi, ecc. la capacità di incidere sul fenomeno (outcome)
Rispetto della persona Valori Indicatore Accoglienza Grado di soddisfazione degli utenti su cortesia e disponibilità degli operatori Rispetto della persona Esiste una saletta a disposizione del servizio che consente la salvaguardia della privacy? Informazione E’ stato consegnato del materiale informativo? Tempestività Giorni intercorrenti tra il primo ascolto e la risposta del servizio Accessibilità Il CdA è accessibile ai disabili? Il CdA è servito da mezzi pubblici di trasporto? Professionalità Gli operatori del CdA frequentano corsi di formazione e aggiornamento?