Bilancio 1 La natura e lo scopo della contabilità

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Transcript della presentazione:

Bilancio 1 La natura e lo scopo della contabilità La necessità delle informazioni Le norme che regolano la contabilità e il bilancio I rendiconti economico-finanziari Lo Stato Patrimoniale: Il significato di Attività, Passività e Capitale Netto

La necessità di informazioni Organizzazioni e risorse Necessità di informazioni analitiche: sull’ammontare delle diverse risorse impiegate sulle fonti di finanziamento sulla redditività derivante dall’impiego delle risorse Gli attori interessati (shareholders e stakeholders) e la legittimazione dell’impresa La contabilità e i rendiconti finanziari

Una classificazione delle informazioni consistono di Informazioni non quantitative Informazioni quantitative consistono di Informazioni monetarie Informazioni non monetarie consistono di Informazioni operative Informazioni di bilancio Informazioni per il management Informazioni fiscali Operations Management Contabilità Controllo di Gestione fiscale

4 tipi di informazioni monetarie e le ‘discipline’ che le investigano Informazioni operative. Hanno a che fare con il dettaglio delle operazioni e sono necessarie per svolgere le attività giornaliere Informazioni della contabilità. Sono dal management e anche da terzi quando periodicamente trovano sintesi nel Bilancio Informazioni per il management. Sono impiegate dal management per pianificare, porre in atto decisioni e controllare. Sono raccolte, analizzate e rendicontate dal Controllo di Gestione Informazioni di natura fiscale. Sono impiegate il pagamento delle imposte → Contabilità fiscale

Due diversi approcci alla contabilità La differenza è solo di enfasi Il punto di vista del contabile concetti e tecniche necessari a raccogliere, sintetizzare e comunicare l’informazione contabile Il punto di vista dell’utilizzatore delle informazioni contabili ciò che gli utilizzatori del bilancio devono conoscere in merito al significato e all’affidabilità dell’informazione di natura contabile ingegneri gestionali

La contabilità La contabilità (ivi compreso il bilancio) è il processo di raccolta, misurazione, analisi, interpretazione e comunicazione di informazioni economiche e finanziarie che consentano ai decisori di esprimere giudizi e valutazioni sull’impresa La contabilità, come un linguaggio, ha le seguenti caratteristiche: ha natura tecnica è guidata da regole (non tutte pienamente condivise) evolve in risposta ai cambiamenti economici e sociali

I concetti alla base della contabilità I concetti o principi sono regole generali che guidano l’azione, ma non prescrivono esattamente come si debba registrare un evento. I criteri alla base della formulazione dei principi sono: Rilevanza Oggettività Fattibilità Le fonti dei principi contabili: IASB – International Accounting Standard Board e IAS – International Accounting Standards Codice Civile, articoli 2423 e seguenti Testo unico imposte dirette Dpr 917/86

Stakeholder e finalità di redazione del bilancio Leggi che ne disciplina la redazione Reperibilità Bilancio civilistico Finalità giuridica Consistenza del patrimonio a garanzia di terzi Informazioni sull’andamento dell’impresa Codice civile artt. 2423 e segg. Pubblico (cancelleria del tribunale, internet…) Bilancio fiscale Finalità fiscale Determinazione del reddito imponibile Normativa fiscale e codice tributario Pubblico (Ufficio imposte dirette) Bilancio gestionale Finalità gestionale Conoscenza dell’andamento di gestione secondo i criteri aziendali Nessuna Privato

della comunità locale e I soggetti economici interessati al bilancio di esercizio destinato a pubblicazione (stakeholders) Proprietà Portatori interessi della comunità locale e nazionale Erario Clienti Management e organi di governo Lavoratori in cerca d’impiego Il bilancio contiene una “comunicazione” sulla quale vigila la collettività e i suoi organi istituzionali. Esso è infatti un documento ufficiale il quale: (1) viene regolato dalla legge; (2) deve fornire un “quadro fedele” e rilevante della situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’azienda; (3) comporta per i redattori l’assunzione di precise responsabilità. La comunicazione del bilancio è una comunicazione (focalizzata e orientata) destinata ai vari portatori di interessi (stackeholders) con i quali l’impresa intrattiene o potrebbe intrattenere rapporti. L’impresa è infatti un soggetto proteso alla sopravvivenza e allo sviluppo è ha dunque l’esigenza di essere legittimata dai diversi stakeholder per assicurarsi le risorse e il consenso di cui necessita per assolvere il proprio ruolo produttivo. Il bilancio comunica: (1) la posizione patrimoniale (risorse economiche possedute) e finanziaria (composizione delle fonti di finanziamento) di un’azienda in un certo momento e (2) la prestazione economica (reddito) da essa conseguita in un determinato periodo di tempo. Lo scopo è fornire informazioni utili per effettuare investimenti e per assumere decisioni. Poiché al reddito delle imprese sono interessate numerosi attori con interessi non coincidenti, il bilancio deve contenere un flusso di informazioni che consenta a tutti questi soggetti di verificare il grado di soddisfazione delle loro attese. Il bilancio è pertanto redatto nel rispetto di regole e di principi che rendano le informazioni il più possibile oggettive (cioè verificabili, sulle quali concorderebbero osservatori diversi) , rilevanti e confrontabili (nel tempo e tra entità diverse). Essendo le regole “conflitti congelati”, esse sono soggette a continue modifiche nel tempo, ma il corpo concettuale dei principi di fondo, che si sono evoluti in molte decine di anni, è oramai consolidato. (*) Un principio è una regola generale che funge da guida nell’interpretare adeguatamente gli effetti degli eventi sui rendiconti aziendali e, più in generale, sulle decisioni riguardanti la redazione del bilancio. In quanto regole generali, i principi non prescrivono dunque come ciascun evento debba essere esattamente registrato. I principi del bilancio hanno lo scopo di comunicare informazioni affidabili, rilevanti e confrontabili. Diversamente dai principi delle scienze fisiche, i principi del bilancio sono stabiliti dagli uomini e non sono desumibili dall’osservazione della natura o dalla sperimentazione. Sono, invece, espressione di un’evoluzione di idee nel tempo. Le informazioni contenute nei rendiconti finanziari non potrebbero essere comprese da tutti i soggetti interessati se i bilanci non fossero redatti secondo regole e principi condivisi, né sarebbe possibile confrontare bilanci di imprese diverse. L’accettazione di un principio contabile dipende normalmente da quanto bene esso soddisfi tre criteri generali: 1. La rilevanza (un principio è rilevante nella misura in cui si concretizza in informazioni utili e significative a coloro che devono conoscere qualcosa circa le organizzazioni); l’oggettività (un principio è oggettivo nella misura in cui le informazioni che ne risultano non risultano influenzate dal giudizio di chi le fornisce); 3. La fattibilità (un principio è fattibile nella misura in cui può essere implementato senza dovere affrontare un eccessivo costo o complessità). Questi criteri spesso confliggono l’uno con l’altro. Spesso la soluzione più rilevante potrebbe essere quella meno oggettiva e fattibile. (**) Le Public Companies sono società possedute da un grande enumero di azionisti. Ad esempio le azioni in circolazione di Coca Cola sono 1.300.000.000 possedute da 500.000 azionisti. IMPRESA Lavoratori dipendenti Banche Fornitori Intermediari finanziari Concorrenti Sindacati

è ricavabile dai primi 2 rendiconti Bilancio: i documenti Il bilancio è composto di 4 documenti principali: lo Stato Patrimoniale il Conto Economico Il Rendiconto dei flussi di cassa La Nota integrativa Rendiconto di stato Rendiconti di flusso è ricavabile dai primi 2 rendiconti

Un esempio di Stato Patrimoniale: Moretti S.p.A. Stato Patrimoniale al 31 dicembre 2008

Bilancio: lo Stato Patrimoniale Moretti spa Stato Patrimoniale Al 31 dicembre 2008 Nome dell’azienda Nome del rendiconto Data (momento) di riferimento La posizione patrimoniale e finanziaria in un certo istante Lo stato patrimoniale rappresenta un’istantanea della posizione patrimoniale e finanziaria di un’azienda, cioè la sua posizione in un dato momento. Si vedrà tra poco che questo significa descrivere qualitativamente e quantitativamente le risorse che in quell’istante l’azienda possiede e gli obblighi vantati da terzi e dalla Proprietà su quelle risorse. Lo stato patrimoniale è dunque un rendiconto di fondi o di stato, al contrario del conto economico e del rendiconto dei flussi di cassa, che sono invece, come si vedrà, rendiconti di flusso. La tabella riporta la sezione a breve termine dello stato patrimoniale della Garsden Company al 31 dicembre 1999. Si tratta della data alla quale il documento si riferisce, non quella di compilazione. L’intestazione del rendiconto fornisce quindi tre informazioni essenziali: che il rendiconto è uno stato patrimoniale il nome dell’azienda al quale il rendiconto si riferisce la data alla quale il rendiconto si riferisce

Lo Stato Patrimoniale: una prima prospettiva Stato Patrimoniale Moretti spa al 31/12/1998 Sezione di sinistra Sezione di destra PASSIVITA’ E CAPITALE NETTO ATTIVITA’ Diritti vantati PASSIVITA’ Diritti vantati da terzi (obblighi vs terzi) Risorse (“cose” di valore) possedute dall’azienda C.N. Diritti vantati dalla Proprietà Lo stato patrimoniale della Garsden Company è suddiviso in due sezioni: le attività sono riportate nella sezione di sinistra, mentre le passività e il capitale netto in quella di destra. Verrà ora chiarito il significato di queste due sezioni. Presentare la convenzione di breve e lungo termine del bilancio.

Lo Stato Patrimoniale: una seconda prospettiva Stato Patrimoniale di Moretti spa al 31/12/1998 Sezione di sinistra Sezione di destra PASSIVITA’ E CAPITALE NETTO ATTIVITA’ Fonti di finanziamento PASSIVITA’ Fonti di finanziamento di terzi Impieghi o investimenti C.N. Finanziamenti della Proprietà Lo stato patrimoniale della Garsden Company è suddiviso in due sezioni: le attività sono riportate nella sezione di sinistra, mentre le passività e il capitale netto in quella di destra. Verrà ora chiarito il significato di queste due sezioni. Presentare la convenzione di breve e lungo termine del bilancio.

Le attività e le passività (liabilities) Le attività sono interpretabili come: Risorse economiche possedute dall’azienda Impieghi o investimenti aziendali compiuti per perseguire gli obiettivi aziendali Le passività sono interpretabili come: Diritti dei creditori nei confronti delle attività aziendali Obblighi nei confronti dei creditori Fonti finanziarie messe a disposizione dai creditori Il capitale netto è interpretabile come: Diritti (residuali) della Proprietà nei confronti delle attività aziendali Fonti finanziarie messe a disposizione dalla Proprietà Per potere operare un’azienda ha bisogno di denaro, impianti, macchinari, computers, siti Web e altre risorse. Queste risorse costituiscono le attività aziendali (assets). Le attività sono dunque risorse di valore (economiche) che l’azienda possiede perché di esse si avvarrà lo svolgimento delle attività future. Anche se il valore di alcune attività può essere un valore di mercato, nel caso più generale si tratta di un valore da ricondurre all’utilità che le attività avranno nello svolgimento della gestione futura, non di un valore di mercato. In altri termini nel concetto di attività è insito un beneficio economico futuro dato dalla capacità di contribuire, in modo diretto o indiretto, all’afflusso di denaro (o suoi equivalenti) nell’impresa. Sebbene normalmente esista una stretta connessione tra il sostenimento di un onere e l’acquisizione di un’attività, le due cose non necessariamente coincidono. Se l’impresa sostiene un onere significa che persegue un beneficio futuro, ma ciò non è condizione sufficiente per affermare che il bene soddisfa i requisiti per essere un’attività. Analogamente un bene ricevuto in donazione è un’attività anche se l’azienda non sostiene alcun onere. Inoltre le attività non sono tutte le cose di valore che un’impresa utilizza. Le competenze dei membri dell’organizzazione, ad esempio, sono certamente di valore, ma il bilancio non rappresenta queste competenze. Le attività sono di natura diversa: monetarie, come cassa, conti correnti attivi, depositi bancari, crediti commerciali non monetarie, come impianti, macchinari, brevetti, licenze … Le attività monetarie sono costituite da moneta o da diritti a incassare somme di denaro esattamente definite. Per contrasto, le attività non monetarie sono attività (strumentali) che verranno utilizzate in futuro per la produzione di beni e servizi La sezione di sinistra dello Stato patrimoniale riporta l’ammontare, a una certa data, di ciascuna delle attività aziendali. Ad esempio, il 31 dicembre 1995 la Garsden Company disponeva di denaro contante per €1.449.000. Poiché, come si è detto, le attività sono le risorse possedute dalla Garsden Company, i dipendenti, sebbene rappresentino una preziosa risorsa, non sono un’attività dell’azienda non essendo da questa posseduti. La sezione di destra dello Stato patrimoniale riporta le fonti finanziarie che hanno reso possibile gli impieghi nelle Attività. Come l’intestazione riporta, le fonti finanziarie si suddividono in due categorie principali: le Passività e il Capitale Netto. Le passività (liabilities) sono obblighi che l’azienda ha contratto nei confronti di terzi dai quali ha ricevuto risorse. I terzi sono solitamente denominati creditori poiché hanno concesso credito all’azienda. Come risulta dalla tabella 1.1, i fornitori, ad esempio, vantano un credito pari a € 5.602.000, riportato alla voce “Debiti verso fornitori”. I creditori vantano diritti nei confronti delle attività aziendali in misura pari all’ammontare del loro credito, cioè della passività che lo Stato patrimoniale riporta. Ad esempio, una banca ha prestato € 1.000.000 alla Garsden Company e vanta pertanto sulle attività aziendali un diritto di tale importo, così come indicato alla voce “debiti verso banche”. Poiché per remunerare ed estinguere le passività l’azienda utilizza le attività, le passività si “contrappongono” alle attività. Una passività è però un diritto vantato indistintamente su tutte le attività, non su una particolare di esse. I creditori possono perseguire legalmente l’azienda, sino a farla fallire, se gli obblighi nei loro confronti non sono rispettati.

Il capitale netto (equity) Gli elementi principali costituenti il capitale netto: Capitale versato (paid-in capital) Capitale sociale Riserva da sovraprezzo azioni… La seconda categoria di fonte finanziaria che un’azienda utilizza per rendere possibile gli impieghi nelle attività è il capitale netto (equity). Il termine è capitale netto (al singolare), e non capitali netti (al plurale) anche se in realtà esso è costituito da: Il capitale versato (paid-in capital): l’ammontare di denaro (o di beni) apportato direttamente dalla Proprietà (azionisti qualora l’azienda sia una società per azioni); Le riserve di utili (retained earnings): l’ammontare di “ricchezza” (utili) generata attraverso la gestione e non distribuita, sotto forma di dividendo, ai detentori del capitale di rischio (la riserva sovrapprezzo azioni è trattata nel capitolo 9, per ora è sufficiente capire che si tratta di una componente del capitale versato). Il capitale versato è l’ammontare di denaro versato direttamente da chi investe in capitale di rischio, cioè i proprietari dell’azienda. Tale voce viene riportata in modi diversi a seconda della natura giuridica dell’azienda. La Garsden Company è una società di capitale e i suoi proprietari sono denominati soci o azionisti (shareholders) essendo in questo caso la proprietà attestata dal possesso di azioni. Altre forme di proprietà saranno discusse nel capitolo 9. Le riserve di utili (retained earnings), la seconda voce del capitale netto rappresentano come detto “ricchezza” generata attraverso la gestione e non ha distribuita ai detentori del capitale di rischio sotto forma di dividendo. Non si tratta di cassa; la cassa, come si è visto, è un’attività. Le riserve di utili sono pertanto incrementi di capitale netto dovuti alla gestione e accumulatisi a partire dal momento di costituzione dell’azienda, non in un solo anno. Conseguentemente, a meno che la Garsden Company non abbia avviato l’attività da un solo anno, le riserve al 31 dicembre 1995, che ammontano a €13.640.000, riflettono il risultato delle operazioni di gestione relative all’intera vita aziendale. I creditori, come detto, possono perseguire legalmente l’azienda se gli obblighi nei loro confronti non sono rispettati. Chi investe nel capitale netto gode, invece, solo di un diritto residuale. Questo significa che qualora la società venga sciolta i detentori del capitale potranno rifarsi solo su quanto resta dopo avere onorato tutti i debiti, cioè tutte le passività. I singoli azionisti possono cedere a terzi le proprie azioni, ma questo non ha alcuna influenza sullo Stato patrimoniale dell’azienda. Il valore di mercato delle azioni della FIAT cambia praticamente ogni giorno, ma l’importo relativo al “capitale versato” presente nello Stato patrimoniale della FIAT non riflette in alcun modo questi cambiamenti. Tali considerazioni sono coerenti con il “principio dell’identità giuridica”: transazioni tra gli azionisti non hanno alcun effetto sul bilancio dell’azienda. Il capitale di rischio è denaro “paziente” (patient money), ma esigente. Molto pretende in termini di remunerazione, ma è disposto ad aspettare, è flessibile nelle scadenze. Al contrario il debito è denaro meno costoso, ma impaziente: impone scadenze, non è disposto ad aspettare. Per queste diverse caratteristiche, la miscela tra equity e debito va, come vedremo, dosata innanzitutto in relazione al profilo strategico dell’impresa. Ammontare di denaro ( o beni) apportato direttamente dalla Proprietà (azionisti qualora si tratti di una spa)

Il capitale netto (equity) Gli elementi principali costituenti il capitale netto: Capitale versato (paid-in capital) Capitale sociale Riserva da sovraprezzo azioni… Riserve di utili (retained earnings) Utile (perdita) dell’esercizio Riserva legale Riserva statutaria… “Ricchezza” generata attraverso la gestione e non distribuita sotto forma di dividendi La seconda categoria di fonte finanziaria che un’azienda utilizza per rendere possibile gli impieghi nelle attività è il capitale netto (equity). Il termine è capitale netto (al singolare), e non capitali netti (al plurale) anche se in realtà esso è costituito da: Il capitale versato (paid-in capital): l’ammontare di denaro (o di beni) apportato direttamente dalla Proprietà (azionisti qualora l’azienda sia una società per azioni); Le riserve di utili (retained earnings): l’ammontare di “ricchezza” (utili) generata attraverso la gestione e non distribuita, sotto forma di dividendo, ai detentori del capitale di rischio (la riserva sovrapprezzo azioni è trattata nel capitolo 9, per ora è sufficiente capire che si tratta di una componente del capitale versato). Il capitale versato è l’ammontare di denaro versato direttamente da chi investe in capitale di rischio, cioè i proprietari dell’azienda. Tale voce viene riportata in modi diversi a seconda della natura giuridica dell’azienda. La Garsden Company è una società di capitale e i suoi proprietari sono denominati soci o azionisti (shareholders) essendo in questo caso la proprietà attestata dal possesso di azioni. Altre forme di proprietà saranno discusse nel capitolo 9. Le riserve di utili (retained earnings), la seconda voce del capitale netto rappresentano come detto “ricchezza” generata attraverso la gestione e non ha distribuita ai detentori del capitale di rischio sotto forma di dividendo. Non si tratta di cassa; la cassa, come si è visto, è un’attività. Le riserve di utili sono pertanto incrementi di capitale netto dovuti alla gestione e accumulatisi a partire dal momento di costituzione dell’azienda, non in un solo anno. Conseguentemente, a meno che la Garsden Company non abbia avviato l’attività da un solo anno, le riserve al 31 dicembre 1995, che ammontano a €13.640.000, riflettono il risultato delle operazioni di gestione relative all’intera vita aziendale. I creditori, come detto, possono perseguire legalmente l’azienda se gli obblighi nei loro confronti non sono rispettati. Chi investe nel capitale netto gode, invece, solo di un diritto residuale. Questo significa che qualora la società venga sciolta i detentori del capitale potranno rifarsi solo su quanto resta dopo avere onorato tutti i debiti, cioè tutte le passività. I singoli azionisti possono cedere a terzi le proprie azioni, ma questo non ha alcuna influenza sullo Stato patrimoniale dell’azienda. Il valore di mercato delle azioni della FIAT cambia praticamente ogni giorno, ma l’importo relativo al “capitale versato” presente nello Stato patrimoniale della FIAT non riflette in alcun modo questi cambiamenti. Tali considerazioni sono coerenti con il “principio dell’identità giuridica”: transazioni tra gli azionisti non hanno alcun effetto sul bilancio dell’azienda. Il capitale di rischio è denaro “paziente” (patient money), ma esigente. Molto pretende in termini di remunerazione, ma è disposto ad aspettare, è flessibile nelle scadenze. Al contrario il debito è denaro meno costoso, ma impaziente: impone scadenze, non è disposto ad aspettare. Per queste diverse caratteristiche, la miscela tra equity e debito va, come vedremo, dosata innanzitutto in relazione al profilo strategico dell’impresa.

Il codice civile e i principi contabili Il bilancio contiene una “comunicazione” sulla quale vigilano la collettività e i suoi organi istituzionali. Problema delle regole e del loro aggiornamento: Codice civile artt. 2423 e segg. Principi contabili (Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti e dei Ragionieri) Testo unico imposte dirette Dpr 917/86 Il bilancio:(1) Viene regolato dalla legge; (2) Deve fornire un “quadro fedele” e rilevante della situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’azienda; (3) Comporta per i redattori l’assunzione di precise responsabilità. Un principio è una regola generale utilizzata come guida per potere adeguatamente interpretare le transazioni e, più in generale, le decisioni riguardanti la stesura del bilancio. In quanto regole generali i principi non prescrivono dunque come ciascun evento debba essere esattamente registrato. I principi del bilancio sono stabiliti dagli uomini e, diversamente dai principi delle scienze fisiche, non sono assiomatici né verificabili attraverso l’osservazione o la sperimentazione. Sono, invece, espressione di un’evoluzione di idee. I criteri principali che sottendono ai principi contabili sono 3: la rilevanza (relevance), l’oggettività (objectivity) e l’applicabilità (feasibility). Questi criteri sono spesso in conflitto e in molte circostanze primeggiano (sulla rilevanza) l’obiettività (o affidabilità) e l’applicabilità. In altri termini l’Accounting sacrifica spesso la rilevanza nell’interesse dell’oggettività e dell’applicabilità. E’ naturale criticare le informazioni contabili in quanto meno rilevanti di quanto potrebbero essere, ma questa critica dimentica che il conseguimento di maggiore rilevanza significherebbe, il più delle volte, una perdita di oggettività e di applicabilità; in ultima analisi questo sacrificio non risulterebbe, nella maggior parte dei casi, conveniente. In Italia il Codice Civile, agli articoli 2423 e seguenti, presenta le regole che disciplinano la formazione del bilancio. Ma per redigere correttamente il bilancio non basta, a motivo della sintesi e generalità delle indicazioni presenti nel codice civile, questa sola conoscenza. Occorre dunque rifarsi anche a specifiche indicazioni tecniche contenute nei così detti principi contabili, che sono emanati dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti. I principi contabili sono dunque regole che integrano e risolvono i problemi applicativi della legge in materia di bilancio. Costantemente aggiornati in relazione al cambiamento delle norme giuridiche e all’evoluzione della dottrina, essi si sviluppano all’interno di un quadro internazionale di principi stabiliti dallo IASC (International Accounting Standards Committee). L’ultimo capitolo del libro riporta lo schema di bilancio così come previsto in Italia dal Codice civile.

Il principio del duplice aspetto componenti negative del capitale ATTIVITÀ PASSIVITÀ CAPITALE NETTO = componenti positive del capitale I creditori vantano diritti prioritari sulle attività e possono chiedere il fallimento dell’azienda qualora questa non onori i propri debiti. “attività al netto delle passività” ATTIVITÀ = PASSIVITÀ + CAPITALE NETTO o anche: CAPITALE NETTO = ATTIVITÀ - PASSIVITÀ Vale la pena precisare come la nozione di CN sia assolutamente quantitativa, per cui la sua determinazione conduce a un fondo di valori astratto, derivato e incerto. E’ un fondo di valori in quanto si determina come differenza tra il valore di tutte le attività e quello delle passività, rese omogenee da un metro monetario. Non si identifica quindi con singoli elementi dell’attivo e del passivo, ma si trova mediante somma algebrica. Si tratta quindi di una valore derivato da un calcolo. E’ un valore incerto perché altrettanto incerti sono i valori attribuiti ai singoli elementi dell’attivo e del passivo (processi di valutazione che si basano su stime, congetture e su ipotesi di andamento della gestione futura, cioè su giudizi suscettibili di errore). IL CAPITALE NETTO E’ UN VALORE RESIDUALE

ricavi – costi di competenza = reddito Stato patrimoniale Qualunque transazione può essere descritta nei termini dei suoi effetti sull’equazione fondamentale del bilancio L’aumento di capitale netto di un periodo determinato esclusivamente dalle operazioni di gestione si chiama reddito o profitto o utile (non si chiama guadagno) Il conto economico spiega come il reddito sia stato generato. L’equazione di base è: ricavi – costi di competenza = reddito ricavi – costo del venduto = margine lordo - costi di competenza = reddito

Il conto economico di Moretti S.p.A. Conto Economico anno 2008 Ricavi 75.478 Meno: costo del venduto 52.227 Margine Lordo 23.251 Meno: costi di periodo 10.785 Risultato prima delle imposte 12.466 Meno: imposte sul reddito 6344 Risultato netto (o utile) 6122

Un “pacchetto” di rendiconti