CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE RIFLESSIONE INTRODUTTIVA
PREMESSA 1.La riflessione sulla Chiesa non può essere ridotta - esigenze di tipo organizzantivo o funzionale - criteri di democrazia - o criteri di una ecclesiologia “clericale”
2. E’ altrettanto vero che l’istituto parrocchiale che non è di “diritto divino” risente di fattori nuovi: a)Dal punto di visto sociologico (sono mutate le condizioni di vita dei cristiani) b)Antropologico (esiste una pluralità impensata solo 30 anni fa9 c)Ecclesiale. - la improvvisa e “improvvida” diminuzione del clero
- il ruolo dei ministri - cambio nella guida episcopale d) Culturale: dove il tessuto della comunità cristiana vede un enorme divario tra le generazioni
Non è certamente compito di una parrocchia risolvere queste problematiche. Ma quello di interrogarsi per dare il proprio apporto questo sì!... Anche se la propria identità le è data non da “se stessa”, ma dalla comprensione di essere “porzione di una Chiesa locale”
1. CRITERIO TEOLOGICO/LITURGICO -Il Diritto Canonico fino al 1983 definiva la parrocchia unicamente con il concetto di “territorio=confini”, ossia parte di una diocesi -Di conseguenza sono parrocchia le persone che vivono in quel territorio -L’accento viene posto successivamente sulle persone che vivono in un determinato territorio
A questa visione giuridica occorre dare uno spessore “TEOLOGICO”, anche se “ANALOGICAMENTE”. E cioè: La parrocchia è l’insieme delle persone convocate per celebrare l’Eucaristia, sotto la guida / presidenza di un presbitero, inviato dal Vescovo, in quel determinato territorio
La celebrazione dell’EUCARISTIA è LA FORMA DELLA VITA DELLA COMUNITA’ Da cui consegue: a) Eucaristia è culmine e fonte di tutta l’azione pastorale della parrocchia, anche se non la esaurisce completamente
b) Ne detta e suggerisce le LEGGI c) Orienta e verifica le scelte operative
2. Dalla CELEBRAZIONE alla COMUNITA’ L’effetto della celebrazione è espresso nella “epiclesi post-consacratoria” Manda il tuo Spirito... Perché coloro che partecipano al Corpo e Sangue di Cristo formino un solo CORPO Da questo ne consegue
a)La presidenza b)La ministerialità c)La partecipazione
A.LA PRESIDENZA Il presbitero “agisce in persona christi”. Rende presente Cristo, capo e sposo della sua Chiesa Il suo ministero è quello di rendere possibile e attuabile il sacerdozio comune dei fedeli
B. LA MINISTERIALITA’ Al di là dei servizi concreti, nella pluralità dei ministeri si rende visibile il volto e i tratti inconfondibili del Cristo “servo”
C. LA PARTECIPAZIONE -E’ l’accoglienza del dono di Dio, per essere trasformati in Lui -E’ la risposta, attraverso i segni salvifici, alla edificazione dell’EDIFICIO SPIRITUALE -E’ l’inderogabile impegno, delle membra di un unico corpo, per il bene e la crescita di tutti fino alla dimensione adulta dell’UOMO nuovo in Cristo
Le caratteristiche della PARTECIPAZIONE: a)Partecipazione “consapevole” b)Attiva c)Fruttuosa
Le strutture di partecipazione sono CCP CPAE
QUESTO CI DA’ MODO DI SUPERARE QUESTI RISCHI 1. parrocchia/monarchia/piramide a) Al contrario: “corresponsabile” b) Parrocchia non è né “quel prete o quei collaboratori. E’ necessario avere un luogo dove si “ragione di chiesa”
c) La pastorale funzione se c’è il prete d) Il CPP non serve se in seconda battuta succede il contrario e) Il CPP non è un luogo dialettico di scontro, ma neppure il luogo di demandare abilmente le scelte operative a qualcuno
2. La frustrazione del CPP -Le parole non sono le idee -Il fare dipende sempre dall’ESSERE -“solo grandi uomini possono costruire altri grandi uomini “ (funzione educativa) 3. Commissioni e assemblea 4. Chiarezza “economica”