Metodi e didattiche delle attività sportive a.a. 2010/2011

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Transcript della presentazione:

Metodi e didattiche delle attività sportive a.a. 2010/2011 Giorgio Merola merogio@hotmail.com

Creare un clima positivo e promuovere benessere attraverso l’attività sportiva Come lavorare sul senso di autoefficacia, la motivazione e l’ottimismo degli studenti

Memorizza queste parole in 1’ Sabbia; pedana; canestro; corda; pallone; scarpe; meta; tifo; match point; rigore; cane; bastone; secchio; strada; fischietto; uova; triciclo; coniglio; attenzione; arte; forno; guida; goal; armadio; giudice; lavandino; carne; vittoria; asticella; barca; stazione; occhio; tennis; punizione; fiume; scale;

Punteggi Assegnati 2 punti per ogni parola ricordata nella posizione corretta; Assegnati 1 punto per ogni parola ricordata ma nella posizione errata Il massimo è 72

Verifica 1Sabbia;2 pedana;3 canestro;4 corda; 5 pallone;6 scarpe; 7meta;8 tifo; 9match point; 10 rigore;11 cane;12 bastone; 13 secchio;14 strada;15 fischietto; 16 uova; 17 triciclo;18 coniglio;19 attenzione;20 arte; 21 forno; 22 guida;23 goal;24 armadio; 25 giudice;26 lavandino;27 carne; 28 vittoria;29 asticella; 30 barca; 31 stazione;32 occhio;33 tennis; 34 punizione; 35 fiume;36 scale;

Riprova: ora il tuo obiettivo è realizzare almeno 10 punti più di prima Sabbia; pedana; canestro; corda; pallone; scarpe; meta; tifo; match point; rigore; cane; bastone; secchio; strada; fischietto; uova; triciclo; coniglio; attenzione; arte; forno; guida; goal; armadio; giudice; lavandino; carne; vittoria; asticella; barca; stazione; occhio; tennis; punizione; fiume; scale;

Verifica 1Sabbia;2 pedana;3 canestro;4 corda; 5 pallone;6 scarpe; 7meta;8 tifo; 9match point; 10 rigore;11 cane;12 bastone; 13 secchio;14 strada;15 fischietto; 16 uova; 17 triciclo;18 coniglio;19 attenzione;20 arte; 21 forno; 22 guida;23 goal;24 armadio; 25 giudice;26 lavandino;27 carne; 28 vittoria;29 asticella; 30 barca; 31 stazione;32 occhio;33 tennis; 34 punizione; 35 fiume;36 scale;

2° esercizio

Calcoli 81 3x27 4x93 16x27 13x22 14x23 8x12,5 19x17 18x74 372 432 286 322 100 323 1332

Calcoli 154 14x11 7x88 13x14 13x22 12x56 8x29 19x16 18x48 616 182 286 672 232 304 864

Quale era, secondo te, lo scopo delle attività? Che emozioni hai vissuto, come ti sei sentito nelle due attività?

Orientamenti motivazionali Nicholls: due orientamenti motivazionali specifici e indipendenti: orientamento al compito (task) e orientamento al Sé (ego). Possibili livelli alti in entrambi, in uno solo o in nessuno dei due (poiché indipendenti).

MARIO

Anche stavolta perdo! Non sono bravo come gli altri!

MATTEO

Adesso piazzo la palla sotto l’incrocio dei pali!

MARIO & MATTEO CHE DIFFERENZE TROVI TRA I DUE? A CHE COSA POTREBBERO ESSERE DOVUTE QUESTE DIFFERENZE? COSA FARESTI PER AIUTARE MARIO?

Orientamento al compito: confronto con se stesso, percezione che la propria competenza sportiva dipende dai progressi realizzati in quell’attività “come posso imparare nel modo migliore questa abilità e padroneggiare questo compito?”

Orientamento al sé: dimostrare il proprio livello di abilità in relazione agli altri tramite il confronto sociale; il livello di maestria raggiunto non è sufficiente per sentirsi soddisfatto del proprio livello di abilità. Il sentimento di riuscita si manifesta solo se per lui è favorevole il confronto con gli altri e la competizione sportiva rappresenta l’occasione per poter effettuare questo confronto.

Tutti noi sappiamo che le persone sono diverse rispetto a quanto sono motivate: c’è chi si impegna di più, chi di meno, ma esistono anche altre importanti differenze. Immaginiamo cinque atleti diversi: Luigi non partecipa quasi mai agli allenamenti. Simone si allena 5 volte a settimana, otterrà il posto in squadra e quindi avrà la moto che gli avevano promesso. Alessia si allena 5 volte a settimana, vincerà gare importanti e così riuscirà a dimostrare al padre che ce la poteva fare, che lei valeva qualcosa. Andrea si allena 5 volte a settimana, migliorerà le proprie prestazioni fino ad entrare in un gruppo militare sportivo: finalmente potrà fare il lavoro che più gli interessava. Luca si allena 5 volte a settimana, Quello che vorrebbe di più è poter continuare ad allenarsi

Introiettata (Alessia) Identificata (Andrea) Conoscenza Amotivazione Estrinseca Intrinseca Amotivazione (Luigi) Esterna (Simone) Introiettata (Alessia) Identificata (Andrea) Conoscenza Affermazione Ricerca di stimoli (Luca) Minimo livello di autodeterminazione Massimo

Amotivazione Luigi non partecipa quasi mai agli allenamenti. Il livello più basso del continuum di autodeterminazione è l’amotivazione, lo stato in cui manca la volontà di agire un certo comportamento: non si agisce affatto o si agisce senza l’intenzione di ottenere un risultato. I motivi per cui si fa una certa cosa come l’andare ad allenarsi, non vengono percepiti o non ne viene sentita alcuna loro importanza. La conseguenza estremamente probabile di questa situazione è che si cessi l’attività verso cui non si è motivati (Vallerand, 2002) Secondo Ryan e Deci (2000) questo stato motivazionale ha 3 possibili cause: 1) non attribuire importanza all’attività 2) non sentirsi in grado di portarla a termine (ad es. Bandura 1986) 3) non aspettarsi che essa conduca ad un risultato desiderabile (Seligman, 1975).

La regolazione esterna Simone si allena 5 volte a settimana, otterrà il posto in squadra e quindi avrà la moto che gli avevano promesso. Secondo la Self-Determination Theory i comportamenti regolati esternamente: sono controllati in modo contingente da altri hanno un basso mantenimento una volta che le contingenze non esistono più (Deci & Ryan, 1985) Gli atleti con un’alta motivazione esterna, ad esempio, possono allenarsi perché possono ricevere dei premi o degli incentivi nel caso in cui ottengano successi o buone prestazioni La regolazione esterna è la classica situazione in cui il comportamento delle persone è controllato da fattori esterni: s’intraprende un’attività per ottenere dei risultati giudicati positivamente (ad es. premi tangibili) o per evitare conseguenze percepite come negative.

La regolazione introiettata Alessia si allena 5 volte a settimana, vincerà gare importanti e così riuscirà a dimostrare al padre che ce la poteva fare, che lei valeva qualcosa. La regolazione introiettata è il primo livello nel processo di internalizzazione: se nella regolazione esterna il controllo del comportamento è basato su fattori contingenti prodotti dagli altri, nella regolazione introiettata le conseguenze contingenti vengono fornite dall’individuo a se stesso. I temi fondamentali in questo tipo di motivazione riguardano il mantenimento o il miglioramento della propria autostima, l’evitare il sentirsi in colpa e l’ansia (Deci & Ryan, 2000). Con questo tipo di motivazione si cominciano a rendere interne le ragioni per il proprio comportamento (Vallerand, 2002), ma la percezione del loro controllo è ancora esterna: c’è un senso di coercizione e le motivazioni introiettate non vengono ancora esperite come una parte del sé (Deci et Al. 1991). Si tratta quindi una regolazione interna, ma poco autodeterminata, che ha maggiore probabilità di quella esterna di essere mantenuta nel tempo, ma che è ancora piuttosto instabile (Koestner & Al. 1996*).

La regolazione identificata Andrea si allena 5 volte a settimana, migliorerà le proprie prestazioni fino ad entrare in un gruppo militare sportivo: finalmente potrà fare il lavoro che più gli interessava. Sebbene questa sia ancora un tipo di motivazione strumentale, estrinseca all’attività stessa, è presente qui una maggiore autodeterminazione e si prevede un maggior coinvolgimento della persona e mantenimento nel tempo del comportamento (Deci & Ryan, 2000). La regolazione identificata prevede una consapevole attribuzione di valore all’obiettivo comportamentale, tale che l’attività è sentita propria e percepita come importante per se stessi (Ryan & Deci 2000). La persona intraprende l’azione con un senso di scelta e il comportamento è regolato attraverso un’identificazione con l’attività stessa (Vallerand, 2002).

La regolazione intrinseca Luca si allena 5 volte a settimana, Quello che vorrebbe di più è poter continuare ad allenarsi La motivazione intrinseca implica l’intraprendere un’attività per il piacere e la soddisfazione inerenti l’attività stessa, che viene fatta per il gusto di farla (ad es. Deci 1975; Ryan & Deci 2000). Quando sono intrinsecamente motivate le persone fanno le cose che gli interessano e le fanno liberamente, di spontanea volontà, senza alcuna ricompensa o costrizione (Deci & Ryan, 1985). La motivazione intrinseca viene definita come una “tendenza innata a cercare novità e sfide, a esercitare e ampliare le proprie capacità di esplorare e di apprendere” (Ryan & Deci 2000).

L’esperienza ottimale: il flow Percezione soggettiva di elevate opportunità di azione ambientale (challenge) cui si contrappongono adeguate capacità personali (skill); Focalizzazione dell’attenzione sull’attività in corso; Coinvolgimento (unione tra azione e coscienza) Controllo della situazione; Chiari riscontri (feedback) sull’andamento dell’ attività; Chiari obiettivi da raggiungere; Assenza di noia; Assenza di ansia; Facilità di concentrazione; Stato affettivo positivo; Motivazione intrinseca; Alterata percezione dello scorrere del tempo; Assenza di auto-osservazione (e perdita di autoconsapevolezza)

Riflessione Quali sono le principali criticità che si incontrano rispetto alla motivazione degli studenti/atleti? Che cosa può fare un insegnante o un allenatore per motivare i propri allievi?

Ingredienti (nutrimento) della motivazione intrinseca: i bisogni universali Competenza Autonomia Relazioni

Motivazione Il prodotto dell’interazione tra Personalità (perchè le persone partecipano all’attività sportiva? Per divertirsi, sentirsi bene/ stare in forma, imparare nuove abilità, vincere, stare con gli amici, entusiasmarsi per la competizione, arrivare ad alti livelli) La situazione (stile dell’allenatore: approccio positivo e entusiasmo; rapporti tra vittorie e sconfitte; aspettative e atteggiamenti delle persone significative, ostacoli) il compito (difficoltà; esperienza) **questionario insegnanti & studenti** http://www.psych.rochester.edu/SDT

Performance vs Mastery gli atleti percepiscono di essere disapprovati quando fanno un errore; l’allenatore riconosce e rinforza solo i migliori; rivalità interna al gruppo Mastery: mettercela tutta e migliorare sono aspetti che vengono rinforzati dall’allenatore; ogni membro del gruppo ha un ruolo importante

Immaginiamo 2 allenatori diversi Il coach A dà direttive rigide, non ascolta il parere degli atleti, minaccia di prendere provvedimenti se non vengono eseguiti gli allenamenti come dice lui Il coach B ascolta molto gli atleti, chiede il loro punto di vista, gli fornisce spesso la possibilità di scegliere fra attività e compiti diversi Che cosa c’è di diverso fra i coach A e B? Sono diversi rispetto a come motivano gli atleti

Gli stili con cui si motivano gli atleti Le modalità utilizzate dagli allenatori per motivare gli atleti variano Ad esempio è possibile giudicare il modo di pensare o il comportamento degli atleti, dare loro direttive rigide e poche possibilità di esprimere scelte, comportamenti e opinioni che differiscono da quelli proposti dall’allenatore. Questo stile è definito controllante, perché la meta dell‘allenatore è, appunto, controllare i comportamenti degli atleti sperando che quelli desiderabili accadano più frequentemente di quelli indesiderabili

Gli stili con cui si motivano gli atleti Secondo un’altra modalità, invece, è possibile sostenere la scelta autonoma degli atleti favorendo l’internalizzazione della motivazione verso l’attività sportiva fornendo possibilità di scelta, ascoltando, e chiedendo il loro punto di vista. Questo stile è definito di supporto alla motivazione autodeterminata perché lo scopo dell’allenatore è quello di sostenere l’interesse e la motivazione autonoma degli atleti.

TARGET Principle (Ames, 1990) Task (compito) Authority (autorità) Recognition (riconoscimento) Grouping (organizzazione in gruppi) Evaluation (valutazione) Timing (tempo) *FEEDBACK*

Lavorare sulla motivazione Il senso di auto-efficacia

P C A

AUTO-EFFICACIA = AUTOSTIMA

Auto-efficacia Le convinzioni di una persona di essere in grado di superare gli ostacoli che di volta in volta si frapporranno alla messa in atto di quel comportamento. Convinzioni che le persone hanno circa la loro efficacia personale di organizzare e dirigere le loro abilità e risorse per mettere in atto un’azione che li condurrà alla conseguenza desiderata (Bandura, 1977).

AUTO-EFFICACIA = ABILITA’

L’autoefficacia è una misura delle proprie capacità?

Autoefficacia (2) L’autoefficacia è una misura delle proprie capacità? L’autoefficacia non riguarda il numero di abilità possedute, ma ciò che si crede di poter fare con i mezzi a propria disposizione: le abilità possono facilmente essere vanificate dai dubbi su di sé; persone piene di talento fanno un uso inadeguato delle loro capacità quando le circostanze indeboliscono la loro fiducia in se stesse

Chi non crede nell’impossibile non lo realizzerà mai

Auto-efficacia (3) Generali o specifiche? L’autoefficacia non è una percezione generalizzata, ma varia da situazione a situazione: la stessa persona può avere convinzioni di efficacia molto forti rispetto ad alcuni domini e molto deboli rispetto ad altri.

Auto-efficacia 4) L’autoefficacia non è un predittore inerte delle prestazioni future; essa si ripercuote sui processi di pensiero, sul livello e la persistenza della motivazione e sugli stati affettivi, che contribuiscono in modo rilevante alle prestazioni realizzate: le persone non provano neppure se ritengono di non essere capaci, ma quando sono convinte di esserlo il loro impegno e i loro successi superano spesso ogni previsione

Caratteristiche distintive del costrutto L’autoefficacia si riferisce ai giudizi in merito alle capacità di eseguire determinate attività, più che a qualità personali quali le caratteristiche fisiche o i tratti psicologici; Le convinzioni di autoefficacia sono multidimensionali (si riferiscono a ambiti di funzionamento diversi) Le misure dell’autoefficacia sono contesto-dipendenti (contesto competitivo vs cooperativo) Le misure di a.e. dipendono da un criterio di prestazione basato sul successo nel risolvere un problema piuttosto che da criteri normativi

Misure dell’Autoefficacia Livello: variazioni in relazione ai diversi livelli dei compiti; livelli crescenti di difficoltà; Generalità: transfer delle convinzioni di efficacia attraverso le attività; Forza: grado di certezza circa la capacità di una persona di eseguire determinati compiti

L’azione dell’auto-efficacia Sulla motivazione: le persone dotate di un elevato senso di auto-efficacia in relazione ad una determinata attività si impegneranno maggiormente e persisteranno più a lungo (ritmo e frequenza dell’azione e impiego di energia; scelta dell’attività)…esp su problemi irrisolvibili per valutare persistenza; impotenza appresa; strategie di self-handicapping Livello di rendimento: mediato da motivazione, strategie di autoregolazione e interpretazione degli stati di attivazione Attribuzioni causali:relazione biunivoca tra percezione di competenza a attribuzioni

Nella matematica Auto-efficacia Soluzioni accurate (%) Livello di capacità

.51 .21 .36 .26 .36 .43 Autoefficacia per l’apprendimento autoregolato Autoefficacia per il successo scolastico .51 .21 Voti degli studenti .36 .26 .36 Obiettivi degli studenti rispetto ai voti .43 Voti precedenti degli studenti Obiettivi dei genitori rispetto ai voti

Maggiore probabilità di mettere in atto quei comportamenti per cui si ha un elevato senso di auto-efficacia Se l’auto-efficacia aumenta la probabilità di mettere in atto un comportamento, è anche vero il contrario??

Secondo Bandura, le esperienze di gestione efficace (esecuzione diretta del comportamento) costituiscono la fonte più influente da cui trarre informazioni riguardo l’efficacia personale esperienza passata

Successi: Forte fiducia nella propria efficacia personale Se però le persone sperimentano solo facili successi in seguito tenderanno ad aspettarsi risultati rapidi e si scoraggeranno facilmente di fronte agli insuccessi

L’acquisizione di un solido senso di efficacia richiede il superamento di ostacoli grazie ad un impegno perseverante (Bandura, 1977; 1997) Ripetuti insuccessi al contrario hanno l’effetto di indebolire l’efficacia personale (Bandura, 1977)

Fonti di auto-efficacia Esperienze comportamentali dirette di gestione efficace: hanno la funzione di indicatori di capacità; Esperienze vicarie: alterano il giudizio sulle proprie capacità attraverso la trasmissione di competenze e il confronto con le prestazioni ottenute dagli altri (cruciali per i processi di modellamento) Persuasione verbale e altri tipi di influenza sociale: infondono la convinzione di possedere certe capacità; Stati fisiologici e affettivi: da essi le persone deducono in parte la propria condizione di capacità, di forza e di vulnerabilità.

Gli stili esplicativi Pensa ad un tuo successo e descrivilo considerando anche quelle che possono essere state le cause che lo hanno determinato (prima pagina diario di bordo) Fai lo stesso procedimento rispetto a quello che puoi considerare un tuo fallimento (terza pagina diario di bordo – per ora non considerare pagg 2 e 4)

Le cause del successo e dell’insuccesso Relazione tra situazione/pensiero ed emozione

Che differenze ci sono tra le cause a cui avete fatto riferimento? Analisi libera dei racconti Individuazione delle dimensioni

La partita è andata male… Il modo in cui interpretiamo ciò che ci accade condiziona fortemente le nostre reazioni emotive ma anche le modalità con cui affrontiamo le sfide future

Due stili a confronto La partita è andata male: “Sono un disastro, come al solito non ne ho parata una …” “Gli arbitri sono ingiusti” “Se i compagni di reparto si impegnassero di più, la palla non arriverebbe così spesso in porta …” La partita è andata male: “Oggi non sono riuscito a dare il massimo, devo allenarmi maggiormente nelle uscite” “Abbiamo mollato troppo presto! Se avessimo mantenuto la concentrazione, le cose sarebbero andate diversamente …”

Criterio di analisi Le cause dei successi e degli insuccessi possono essere studiate considerando 4 dimensioni: Internalità/esternalità (esempi) Stabilità/instabilità (es) Globalità/contingenza (es) Percezione di controllo (es)

Content Analysis of Verbatim Explanations (CAVE, Peterson & Seligman, 1984) Punteggio da 1 a 7 per ogni dimensione separatamente: 7= max internatlità; stabilità e globalità 1 max esternalità, instabilità e contingenza 2-6 combinazione tra le due polarità di ogni dimensione

Internalità/esternalità Punteggio 1: azioni di un’altra persona; difficoltà o facilità del compito; tempo o ambiente (disastro naturale; circostanze o condizioni atmosferiche): Sono andato bene al test perché era facile Sono andato male al compito perché l’insegnante è stata ingiusta Punteggio 7: personalità o tratti fisici; comportamento; decisione; abilità o inabilità; motivazione; conoscenza; disabilità; malattia; infortunio; età; classe politica o sociale. Sono andato bene al test perché ho studiato molto Sono andato male al compito perché ho studiato svogliatamente 2-6: interazione tra cause interne ed esterne Sto avendo problemi con un amico perché lui non sopporta il mio perfezionismo (2-3) Ci stiamo per separare perché siamo incompatibili (4)

Stabilità/instabilità Bisogna sempre ricordare che ciò che va analizzato è la stabilità della causa e non dell’evento (basandosi sul tempo del verbo; la probabilità della ricorrenza della causa; l’intermittenza vs continuità della causa; la natura caratteriale o comportamentale della causa) Non ho superato il colloquio perché sono una donna (7) Non ho superato il colloquio perché ero vestito in modo inadeguato (1)

globalità-/specificità Bisogna valutare il grado di pervasività della causa rispetto ai vari domini della vita, specialmente quelli dell’achievement (realizzazione personale) e dell’affiliazione Sono andato male alle gare perché sono una persona molto insicura (7) Sono andato male alle gare perché sono partito malissimo (1)

Esempi di analisi “Quello è stato il mio giorno fortunato, di solito non vado così bene” (causa temporanea, esterna e non controllabile) “Mi sono allenato duramente” (causa temporanea, interna e controllabile) “Ho talento” (stabile, interna, non controllabile) “L’arbitro è stato ingiusto” (temporanea, esterna, non controllabile) “Sono troppo sensibile” (pervasività) “Come sempre sono arrivato alla gara preparato” (stabilità) “Non mi è mai capitata una palla buona” “Penso che la prossima volta andrà meglio”; “Sento che la prossima volta andrà meglio”; “Se non ci saranno condizioni atmosferiche avverse, andrò sicuramente meglio”; “Spero di andare meglio”; ecc.

Calcolo del punteggio CAVE Selezionare nel testo tutte le affermazioni in cui vengono compiute attribuzioni causali Per ogni affermazione (o per ogni singola causa che viene menzionata nel caso in cui con una singola affermazione si faccia riferimento a più cause) calcolare il punteggio di stabilità (da 1 a 7), internalità (da 1 a 7) e globalità (da 1 a 7). Nella nostra analisi (anche se non previsto dal modello di Seligman) calcoliamo anche il punteggio di controllabilità (sempre da 1 a 7). Ogni affermazione riceverà quindi un punteggio da 4 (1 in tutte e 4 le dimensioni) a 28 (4 volte 7). Infine vengono sommati i punteggi di tutte le affermazioni causali contenute nel testo e viene calcolata la media. Questo procedimento viene eseguito separatamente per la prestazione di successo e la prestazione di insuccesso. Infatti un punteggio alto nella prestazione di insuccesso è assolutamente negativo nell’ottica della teoria dell’ottimismo, e positivo se ottenuto rispetto alla prestazione positiva. (NOTA: il punteggio della controllabilità nella prestazione negativa va invertito, poiché un controllo elevato è sempre positivo)

Analisi delle cause Torna alle pagg 1 e 3 del diario di bordo e indica se le cause sono interne/esterne, stabili/temporanee, globali/specifiche, controllabili o non controllabili

Verso l’ottimismo! Esegui le indicazioni di Pagg 2 e 4 del diario di bordo

Quale la combinazione migliore? successo: Cause interne, stabili, pervasive e controllabili insuccesso Cause esterne, instabili ,contingenti e controllabili ottimismo

Imparare l’ottimismo Visti i vantaggi che comporta una visione ottimistica (tra cui la relazione scientificamente dimostrata tra Ottimismo e prestazione sportiva) è opportuno rendere funzionale il proprio modo di interpretare gli eventi La ristrutturazione cognitiva: Mettere alla prova le proprie convinzioni ponendosi domande e individuare delle possibili spiegazioni alternative che facciano riferimento a cause esterne, instabili, contingenti e soprattutto controllabili.

Conseguenze ottimismo Esempi dal mondo dello sport

La psicologia positiva La psicologia positiva raccoglie numerosi contributi teorici che si pongono l’obiettivo di identificare quali siano i fattori in grado di determinare il benessere delle persone in vari contesti tra cui quello lavorativo e quello sportivo. Tra questi fattori svolgono un ruolo determinante: La motivazione e la resilienza Il senso di autoefficacia L’ottimismo

Riferimenti bibliografici Gagnè, M., Deci, E.L. (2005). Self –determination theory and work motivation. Journal of Organizational Behaviour. 26, 331-362 Baard, P. P., Deci, E. L., & Ryan, R. M. (2004). Intrinsic need satisfaction: A motivational basis of performance and well-being in two work settings. Journal of Applied Social Psychology, 34, 2045-2068. (scaricabile dal sito: http://www.psych.rochester.edu/SDT/publications_search.php?action=domain_search&dID=16 ) Seligman, M.(1996;2009). Imparare l’ottimismo. Giunti Editore

IL GIOCO DEI 6 CAPPELLI ESCANO GLI OSSERVATORI!

Il gioco dei 6 cappelli Il cappello celeste per la raccolta di dati oggettivi: fatti e cifre, quasi "recitando" la parte di un computer. Il rosso per il punto di vista emotivo: un'occasione per mettere in luce, a volte anche solo tra sé e sé, le implicazioni meno razionali di una situazione; non solo emozioni, ma anche intuizioni e presentimenti, che possono così essere espressi, per poter essere successivamente vagliati alla luce di... un altro cappello. Il nero non ha bisogno di troppe spiegazioni, è la voce del famoso "avvocato del diavolo", è quello che esamina tutti gli aspetti negativi. Il giallo è il cappello ottimista, l'altra faccia della medaglia, quella che coglie sempre la "metà piena del bicchiere". Il verde è il colore della creatività: è la voce delle idee, è lo spazio lasciato al più ardito pensare; e il blu spetta alla voce che ha il compito di organizzare, di tradurre le idee in pratica: è il quadro di controllo dell'intero processo.