Alessandro Manzoni (Milano 1785-1873)
BIOGRAFIA 1785 nasce a Milano: figlio unico di Giulia Beccaria (figlia di Cesare Beccaria) e di Pietro Manzoni. La sua prima formazione intellettuale gli viene fornita frequentando vari collegi religiosi. 1801 esce dal collegio. 1805 raggiunge la madre a Parigi: questa riconciliazione segna l’inizio del riavvicinamento ai dogmi religiosi. 1808 sposa Enrichetta Blondel (calvinista), figura importantissima nella sua vita di uomo e di intellettuale. 1809 si avvicina ai precetti cristiani. 1810 avviene la conversione al cattolicesimo che avrà un ruolo fondamentale nella sua poetica. 1810 torna a Milano, dove si dedica interamente ai suoi studi. 1815 - 1827 compone le sue opere maggiori. 1861 riceve la nomina di Senatore del neonato Regno d’Italia. 1873 all’età di 88 anni, dopo aver vissuto una vita appartata e caratterizzata da frequenti lutti familiari, muore a Milano.
LE OPERE 1809 “Urania”: rappresenta l’unica esperienza a carattere mitologico-allegorico della vita del poeta. 1812 “Inni Sacri”: scritti fin dal 1810, rappresentano la prima opera dopo la conversione. A carattere religioso, derivano dallo studio di testi sacri e salmi religiosi. 1814-1815 “Il Conte di Carmagnola”, tragedia dal tema politico-civile. 1820 “Adelchi”, tragedia. 1821 “Il 5 Maggio” ode civile in memoria di Napoleone, ma dedicata all’elogio della fede e di Dio. 1827-1840 “I Promessi Sposi”, romanzo storico.
I PROMESSI SPOSI (1827 – 1840)
I 3 motivi della stesura: ARTISTICO-LETTERARIO: vuole dare all’Italia il genere del romanzo storico, ripreso da Walter Scott (“Ivanohe”), padre del genere in Inghilterra, ma in chiave realistica e attinente ai fatti, non fantasiosa. MORALE-RELIGIOSO: infondere fiducia al popolo, non più suddito, ma artefice: è lui che fa la storia. 3. STORICO-POLITICO: l’uomo non deve subire la storia e attendere l’avvenire degli eventi, ma agire per riprendersi la propria libertà.
Ci sono in tutto 3 REDAZIONI: “Fermo e Lucia”, mai pubblicata. “Gli sposi promessi” subito cambiata in “I Promessi Sposi” (1927, detta “ventisettana”). “I Promessi Sposi” (1840, detta “quarantana”). La I e la II redazione differiscono completamente per il sistema di personaggi, per la trama e la struttura del racconto: i vari episodi erano piccoli romanzi nel romanzo. Dalla II alla III redazione c’è una diversificazione solamente linguistica. Ci sono quindi 2 EDIZIONI del romanzo: - la ventisettana - la quarantana
PERIODO STORICO del ROMANZO Il Seicento è il secolo della preponderanza spagnola in Europa e particolarmente in Italia, e in particolare della città di Milano e dintorni. Gli avvenimenti europei più notevoli nella prima metà del Seicento sono la Guerra dei Trent'anni (1618-1648) e la Rivoluzione inglese. Nella seconda metà del Seicento emerge la figura del re di Francia Luigi XIV (1643-1715). Le pagine de “I promessi sposi” sono la più luminosa testimonianza di questo periodo storico.
NEL ROMANZO Primo esempio di romanzo storico in Italia. Il modello è il romanziere inglese Walter Scott. Manzoni dà alla storia un ruolo più centrale, creando situazioni e personaggi totalmente verosimili, ben inseriti nel contesto storico che l’autore ricostruisce rigorosamente su testi e documenti. Mentre i grandi storici parlano solamente delle imprese di grandi uomini, lui vuole parlare delle imprese di persone umili, del popolo. La struttura dell’intero romanzo è basata su una finzione: ovvero su l ritrovamento di un manoscritto anonimo risalente al 1600 che narra una storia vera, di due poveri giovani, a cui viene impedito il matrimonio con la forza, da un signorotto locale. La finzione del ritrovamento del manoscritto punta a dare veridicità alla storia e far capire al lettore che non è una semplice invenzione: è soprattutto con la precisione delle date e della descrizione dei luoghi che Manzoni punta al vero storico.
UN BREVE RIASSUNTO… Manzoni ci introduce in un borgo montano (Pescarenico) delle rive del lago di Como. Siamo al giorno della vigilia delle nozze fra due giovani di modesta condizione sociale: Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, è il 7 novembre 1628. Purtroppo i due giovani vedono il loro matrimonio impedito dalla prepotenza di un corrotto Signore del luogo, don Rodrigo, che si era invaghito di Lucia e voleva che fosse sua e impone al curato del paesino, Don Abbondio, che deve celebrare il matrimonio, che “quel matrimonio non s’ha da fare”. La viltà di don Abbondio consente al malvagio di portare avanti i suoi piani e proprio da questo primo ostacolo iniziano le peripezie dei personaggi. Vano è il tentativo di rivolgersi al corrotto avvocato Azzecca-garbugli, altrettanto vano è il soccorso dell’ardente Fra Cristoforo; fallisce anche il matrimonio per sorpresa teso a Don Abbondio. Ai due non resta che la fuga. Da questo momento i due “promessi” restano per ben due anni separati. Renzo dopo il coinvolgimento nella rivolta per il pane a Milano, fugge dal cugino filatore, Bortolo nel Bergamasco. Lucia viene ospitata presso la Monaca di Monza, la quale doveva proteggerla, invece la consegna al potente tiranno, l’Innominato, per evitare che fatti compromettenti della sua gioventù venissero a galla. L’Innominato, che era stato assunto da Don Rodrigo per rapire Lucia, viene da lei commosso ed impietosito tanto da lasciarla libera. A questo incontro fatale seguirà la conversione dell’Innominato. Lucia ora libera è ospitata presso la casa di don Ferrante e donna Prassede a Milano. Parte centrale nel racconto hanno i fatti storici, quindi realmente accaduti, quali la carestia, la guerra e la peste; quest’ultima contribuirà a far ritrovare i personaggi: la vicenda si conclude con la morte di Don Rodrigo per la peste e finalmente don Abbondio può celebrare il matrimonio senza pericoli. Alla fine ritroviamo Renzo e Lucia, felicemente sposati, con una bambina, Maria. Seduti attorno al camino, ripensano alle vicende passate: “il sugo della storia” una sorta di morale espressa per mezzo di Lucia da Manzoni.
Per focalizzare gli eventi… RENZO e LUCIA Matrimonio contrastato da Don Rodrigo Minacce a Don Abbondio Viene organizzato il rapimento di Lucia Va a Lecco presso l'avvocato Azzeccagarbugli Si rivolge a Padre Cristoforo Tentativo di soluzione di Renzo (e Lucia) => matrimonio segreto Fallimento dei tentativi di soluzione e c’è la separazione dei due amanti Renzo giunge a Milano e viene coinvolto in tumulti per la scarsità del pane. Sfugge alla polizia e va dal cugino Bortolo, presso cui lavora al filatoio a Bergamo Trova protezione verso la monaca di Monza Viene rapita e condotta in un castello collocato a confine con Venezia Fa voto alla Madonna di non sposarsi se sarà libera Al castello l'Innominato è commosso da Lucia, e, stanco delle violenze commesse, si converte grazie all'Arcivescovo F. Borromeo Lucia è liberata e trova ospitalità a Milano, presso Don Ferrante e Donna Prassede Renzo si ammala e si reca al Lazzaretto, dove incontra Lucia, guarita dalla peste; alla fine guarisce anche lui Anche Lucia si ammala però supera la malattia Al Lazzaretto finisce anche Don Rodrigo, tradito da tutti e derubato dal servitore Griso. Il voto di Lucia non e' valido perchè fatto in condizione di pericolo Renzo e Lucia ritornano al paesello e Don Abbondio celebra le nozze I due , risolti i problemi , vanno a Bergamo, dove Renzo lavorerà nel filatoio con il cugino
I PERSONAGGI
LUCIA Si tratta della principale figura femminile del romanzo. È una giovane filatrice che non si è mai allontanata dal paese e non presenterà mai particolari ambizioni, se non quella di sposarsi con Renzo. Ha perso il padre in tenera età e che ha nella madre l’unica guida. È stata educata secondo la severa tradizione religiosa dell’epoca - da cui derivano la grande devozione e l’immenso rispetto per tutto quello che riguarda la fede e la dottrina cristiana. È di una normale bellezza, fascino privo di particolari caratteri dominanti e piuttosto semplice: Lucia è una persona ispiratrice di sentimenti onesti e caratterizzata non da una femminilità prorompente e provocante bensì, al contrario, da un esser donna in maniera semplice, sana, pulita. L’elemento più tipico della figura di Lucia è il suo essere, quasi, l’incarnazione della purezza e della semplicità umana. La sua volontà di sposare Renzo è assolutamente manifesta, ma vuole raggiungere il matrimonio senza sotterfugi: è pronta infatti a escogitare una soluzione prendendo in considerazione l’aiuto di fra Cristoforo, di cui si fida, perché crede in Dio e nella giustizia divina (Provvidenza). Lucia al contrario di Renzo è un personaggio immobile, rimane dall’inizio alla fine tale e quale: alla fine Lucia esprime in sintesi la sua concezione della vita e la sua visione dei fatti accaduti loro: non occorre andare a cercare i guai, perché sono questi che a volte vengono da te, ma solo con la fede incondizionata in Dio si può uscirne (il “sugo della storia”).
RENZO Lorenzo Tramaglino è il nome completo di questa importante figura. Si tratta di un giovane di trent’anni dalle umili origini: figlio di filatori di seta, rimasto orfano in giovane età, aveva ereditato la piccola attività dei genitori. Renzo è innamorato di una giovane contadina, Lucia Mondella. Renzo ha un carattere vivace e ribelle; ha reazioni eccessive e ispirate da un sentimento di violenza e vendetta, che però riescono a sopirsi con rapidità. È un giovane un po’ ingenuo: non si è mai allontanato prima dal paese dove è nato e cresciuto. Quando arriva a Milano emergono la sua inesperienza ed eccessiva onestà: se nel paese Renzo può considerarsi un uomo intelligente e persino furbo, in questo nuovo contesto la sua inesperienza di vita lo porterà a compiere diversi errori. Ma allo stesso tempo dà però prova di furbiza e astuzia: nelle prove che si trova ad affrontare aguzza l’ingegno e ne ottiene un risultato a suo favore. Decisivo è il perdono del giovane rivolto al suo grande nemico, don Rodrigo, l’uomo che aveva più volte minacciato di voler uccidere: è dalla sua educazione religiosa e dalla sua bontà d’animo che trova il coraggio di superare l’odio verso di lui. Renzo quindi è uno dei pochi personaggi dinamici della vicenda: da giovane sprovveduto diventa uomo saggio e conscio del mondo che lo circonda, in grado di prendere decisione e responsabilità.
DON ABBONDIO Si tratta di un personaggio maschile dalla rilevanza primaria soprattutto per quanto riguarda gli avvenimenti che si susseguono nella parte iniziale della storia. Da un punto di vista psicologico e caratteriale non ha etica né morale. È descritto in atteggiamenti che sono tipici del suo modo di essere e di fare: nella passeggiata di ritorno verso casa, cammina indolente, tranquillo e rilassato, mentre legge i versi del breviario; ne emerge una figura dedita all’ozio. L’incontro con i due bravi permette di notare altre sue caratteristiche: la paura e la vigliaccheria. Il denaro è un’altra vile preoccupazione che il religioso porta sempre con sé: Abbondio è un uomo che si è rifugiato in una “classe riverita” per essere protetto e favorito; non è disposto a sacrificarsi per il prossimo - come la dottrina cristiana chiede. Il lieto fine dell’intera vicenda lo vede nuovamente protagonista: sarà lui in persona a celebrare il matrimonio, ma solo dopo aver avuto l’assoluta certezza della morte di don Rodrigo e dell’assenza di ogni rischio per sé.
DON RODRIGO È un personaggio molto interessante che merita attenzione per il ruolo che ricopre all’interno della vicenda e per la sua connotazione negativa. Non ci viene data una descrizione fisica di questo personaggio di cui possiamo desumere, solo le principali peculiarità caratteriali e comportamentali. È signorotto non esageratamente ricco, ma benestante; sufficientemente altolocato da potersi permettere una condotta di vita all’insegna della malvivenza: compie atti di violenza verso la popolazione grazie alla sua influenza, di cui è consapevole e si compiace. È un personaggio negativo e antagonista, a cui viene riservata una morte sofferente. Perdonato da Renzo si pente, cosa che lo porta a salvarsi l’anima e lo affianca ai personaggi dinamici del romanzo.
FRA CRISTOFORO Compare solo in pochi momenti della storia, ma nonostante ciò è determinante ai fini della narrazione. Lodovico è il vero nome di fra Cristoforo. Era figlio di un mercante della borghesia agiata. Cresciuto ed educato come un nobile, aveva più volte tentato di farsi accettare dagli ambiente altolocati senza riuscirci. La morte del suo fedele servitore Cristoforo è causa scatenante di quel forte senso di giustizia e onestà, che lo avevano sempre caratterizzato; inizia il percorso di conversione. La sua giovinezza è necessaria per comprenderne il carattere combattivo e tenace, e la disponibilità ad aiutare i più deboli che emergono con forza nella vicenda di Lucia e Renzo. È un personaggio assolutamente positivo: un uomo di grande umanità votato al bene e alla difesa dei più deboli; è legato alla sua posizione di uomo di Chiesa e di Dio.