UN CASO IN PRATICA CONGIUNTA Parma, 5 dicembre 2012 gruppo di psicologia Giuridico/Forense O.P.P. relatrici Beatrice Chittolini e Cristina Piazza
Genogramma Michela 50 anni Luigi 59 anni Simone 29 anni sposato con Silvia (26 a.) da 1 anno ( nel 2010) Luigi e Michela si sposano nel 1981. Nel 1982 nasce Simone.
LA STORIA DI LEI….. M. è stata cresciuta dalla nonna materna fino ai 6 anni, lontano dalla città in cui viveva la sua famiglia di origine; i genitori, invece, hanno tenuto con sé e cresciuto il fratello. A 6 anni M. rientra in famiglia e quindi deve lasciare la nonna. I rapporti con i genitori (con sua madre in particolare) sono, a suo dire, pessimi. M. si dedica allo studio e diventa insegnante. Appena maggiorenne conosce Luigi e i due si sposano. Nel 1982 nasce Simone.
LA STORIA DI LUI…… Nato e cresciuto in ambiente rurale, secondogenito di quattro figli, in condizioni socio-culturali molto modeste. Da giovane affronta la malattia e la morte di sua madre e di recente di suo padre. Dice di aver dedicato la vita interamente al suo lavoro di operaio. Quando poteva si occupava del figlio, Simone. Da qualche mese in pensione, racconta di sentirsi “perso” quando M. è fuori casa. Ha pochissime relazioni sociali e scarsissimi interessi personali.
Configurazione delle relazioni tra Michela – Luigi - Simone
Fase esplorativa: il problema portato Crisi coniugale manifesta dal 2010 (anno di matrimonio del figlio) e richiesta di separazione nel 2011 da parte della moglie, contrastata dal marito. Invio da parte della psicoterapeuta individuale della signora alla psicologa di O.P.P., che collabora con A.I.G.A. e Camera Civile. La psicologa riceve la richiesta di Michela e da una prima raccolta di informazioni riconosce le indicazioni alla pratica congiunta: necessità di trasmettere informazioni di tipo legale circa l’evento separativo in un contesto sufficientemente supportivo dato il livello elevato di malessere di entrambi e l’alta emotività espressa nelle comunicazioni tra i coniugi e tra madre/figlio. necessità di richiamare i clienti ad un esame di realtà ancorato alle norme giuridiche a tutela della genitorialità e del benessere psichico di tutti i componenti della famiglia, anche estesa.
Fase Propositiva La psicologa illustra ai clienti (telefonicamente) la metodologia della pratica congiunta, i possibili benefici, tempi e costi indicativi. Scambio di informazioni sul caso tra i due professionisti e preparazione del primo incontro congiunto. Si formulano ipotesi sulla situazione in atto al fine di creare una visione condivisa.
Fase Operativa Sono stati effettuati tre incontri congiunti avvocato-psicologo-coniugi in separazione. Un incontro di consulenza familiare al quale, nonostante fossero stati convocati tutti e tre i componenti, ha presenziato la signora con il figlio. In seguito il Legale ha proseguito disgiuntamente con i clienti arrivando a separazione consensuale nel giro di tre mesi.
Fase operativa: il ruolo dello psicologo in questo caso specifico Comprensione della domanda, dei bisogni emotivi espressi e degli stili relazionali della coppia; valutazione della resilienza individuale e delle risorse del sistema famiglia. Promozione dell’autonomia e dell’autodeterminazione del cliente, che va considerato sempre competente rispetto ai suoi sistemi relazionali di riferimento. Accompagnamento dei clienti nella costruzione di un nuovo assetto emotivo – relazionale, volto soprattutto alla ri-definizione di ruoli familiari/genitoriali appropriati e funzionali.
L’ipotesi sulla crisi coniugale La coppia entra in crisi in concomitanza allo svincolo del figlio (2010). Il suo matrimonio, infatti, è vissuto dalla madre come “Un brutto colpo”, evidenziando uno stile della relazione madre-figlio di tipo simbiotico, con aspetti che indicano un’inversione di ruolo: Simone, finora, ha occupato affettivamente il posto di Luigi accanto a Michela. Luigi, nel gioco della triade, ha contribuito.
Le criticità evidenziate Anche nel caso di figli adulti la genitorialità va tutelata. Anzi aumentano le probabilità che i figli vengano eletti come arbitri o giudici nel conflitto. Rischi evolutivi per i figli: lo svincolo dai genitori in conflitto, la creazione di nuove famiglie, nonché la generatività e la genitorialità nelle nuove coppie (trasmissione intergenerazionale del pattern disfunzionale).
Altre criticità evidenziate Le domande come: “E’ bene che si separino?” oppure “Dobbiamo farli separare?” non ci portano a nulla, non generano ipotesi né cambiamento negli assetti emotivo-relazionali e possono fuorviarci. Sono considerate pertanto domande illegittime (impegno alla neutralità).
Un’ipotesi su cosa ha funzionato In un contesto così configurato il cliente si accerta della possibilità effettiva e legale della separazione, nonchè degli strumenti giuridici ad hoc per realizzare il cambiamento. Potremmo dire che Psicologo ed Avvocato rispettivamente rappresentano Speranza e Giustizia (V. Cigoli). L’efficacia pragmatica di questa coppia di professionisti presente in un unico setting pare in grado di produrre cambiamenti in tempi piuttosto brevi, a confronto con altri tipi di interventi. Uno più uno non fa due = il risultato è diverso dalla mera somma degli elementi.
Lo psicologo tra separazioni, individuazioni e passaggi In ogni tipo di presa in carico (congiunta vera e propria o parallela) lo psicologo accompagna la rielaborazione della sofferenza nel processo di cambiamento: questo permette l’accesso del cliente alla propria soggettività (anche ferita); passaggio necessario per maturare la capacità di riconoscere l’altro, che si tratti dell’ex-coniuge o soprattutto di un figlio.
Integrazione tra azione supportiva (psicologo) e azione normativa (avvocato) L’azione supportiva propria dello psicologo prepara, sostiene ed integra l’azione normativa veicolata dall’avvocato. In particolare: attraverso processi di mentalizzazione il cliente è portato a trasformare il conflitto da interpersonale a intrapsichico, facendo così spazio ad un nuovo progetto realizzabile attraverso gli strumenti giuridici indicati dal Legale.
Il lavoro integrato dunque è accompagnamento alla consapevolezza Le piante dei piedi non ce le guardiamo mai, eppure poggiamo su di esse. (G. Bateson)