Capitolo 27 La politica economica nell’era della globalizzazione
La definizione di globalizzazione La globalizzazione è il processo in seguito al quale gli Stati nazionali, e la loro sovranità, vengono condizionati e connessi da attori transnazionali. A questa dinamica, si accompagna la globalità quale dimensione degli avvenimenti rilevanti e l’ideologia del globalismo. Gli avvenimenti di storia economica che hanno un legame con il processo di globalizzazione sono: la crescente dimensione del commercio internazionale, con l’elevata mobilità dei beni prodotti e dei fattori produttivi; la connessione globale dei mercati finanziari e del mercato del lavoro; la dimensione della concentrazione economica; la ridotta efficacia delle politiche economiche condotte a livello nazionale.
Le cause della globalizzazione fine della contrapposizione, ideologica e politica, tra economie di libero mercato ed economie pianificate (caduta dei sistemi comunisti) Da cui: superiorità del libero scambio a discapito di teorie protezionistiche libera circolazione dei capitali finanziari convertibilità delle valute rivoluzione tecnologica verificatasi nell’ambito delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione
New economy uso intensivo e diffuso delle moderne tecnologie di informazione e telecomunicazione (ICT); assoluta rilevanza delle conoscenze e delle informazioni nel determinare il vantaggio competitivo; prevalenza della struttura del network ell’organizzazione interna ed esterna dell’impresa; stimolo alla flessibilità produttiva; stimolo all’ampliamento della gamma produttiva dell’impresa; delocalizzazione della produzione.
La globalizzazione e le performance di crescita Nell’ultimo decennio, gli indicatori economico-sociali hanno registrano un miglioramento delle condizioni di sviluppo in tutto il mondo, anche se con differenze molto significative tra le diverse aree. Preoccupazione maggiore: l’accresciuta mobilità di beni e di fattori, associata a rendimenti crescenti nella produttività dei fattori, potrebbe arrestare il processo di convergenza e determinare, viceversa, un’accentuazione del processo di marginalizzazione di una parte dei Paesi meno sviluppati. L’attuale rivoluzione organizzativa è assai legata alle caratteristiche di adattabilità del capitale umano disponibile; e il capitale umano è distribuito in modo non omogeneo, sia fra Paese e Paese, sia fra le regioni di uno stesso Paese.
La globalizzazione e la struttura produttiva diffusa de-industrializzazione nei Paesi avanzati: è calato il peso del settore dell’industria (sia in termini di contributo al PIL, sia in termini di occupazione) ed è aumentato il peso del settore dei servizi delocalizzazione di alcune fasi della produzione manifatturiera decisa terziarizzazione delle economie avanzate
Gli investimenti diretti esteri e le multinazionali Si dice “multinazionale” un’impresa che opera in un dato Paese e apre filiali sussidiarie (subsidiaries) in altri Paesi, tramite investimento ex novo (green-field investment) oppure acquisto di un’impresa precedentemente esistente di cui si assume il controllo. I flussi di capitale impiegati per l’investimento ex novo e per l’acquisto a fini di controllo rappresentano gli investimenti diretti esteri (IDE, o FDI, foreign direct investment). Tendenzialmente, l’affermarsi delle imprese multinazionali diminuisce l’efficacia delle politiche economiche nazionali, facendo insorgere, con facilità, comportamenti strategici anche da parte delle autorità di politica economica che spingono a esaudire la necessità di accordi internazionali tra autorità di diversi Paesi (anche se spesso difficilmente raggiungibili).
La globalizzazione e la dispersione salariale Lavoratori qualificati (skilled): producono beni ad alto contenuto tecnologico tipici dei Paesi più avanzati. Lavoratori non-qualificati (unskilled o low-skilled): producono beni a basso contenuto tecnologico e sono quindi più esposti alla concorrenza diretta e indiretta. L’evidenza empirica di tutti i Paesi avanzati testimonia una diminuzione dei salari reali dei lavoratori low-skilled tra gli anni ottanta e novanta dello scorso secolo, sia in termini assoluti sia relativamente a quanto percepito dai lavoratori ad alta qualifica professionale.
La globalizzazione e i movimenti speculativi di capitale La mobilità dei capitali è un fenomeno recente. Questo causa con maggior frequenza crisi valutarie in quanto la velocità di trasmissione di capitali si presta a intenti speculativi. da qui: necessità di intervento di una poltica economica (es. Tassa di Tobin)
La globalizzazione e le crisi finanziarie Nel momento in cui un intermediario finanziario non è in grado di recuperare i propri crediti, e quindi non è in grado di fare fronte ai propri debiti verso altri intermediari, la crisi finanziaria si propaga. Quanto maggiore è l’integrazione (cioè le relazioni) tra soggetti di diversi Paesi, tanto più rapidamente la situazione di crisi di un soggetto si ripercuote su altri soggetti, anche di altri Paesi. Crisi originate nel settore finanziario finiscono con il deprimere i livelli di produzione, di consumi e di occupazione. È ragionevole ritenere che in un contesto globalizzato una crisi economico-finanziaria si propaghi ad altri Paesi in modo più rapido di quanto avverrebbe in un mondo meno integrato. occorre un governo globale dell’economia
Una riflessione conclusiva Mutato rapporto tra economia e politica, con il prevalere della prima sulla seconda. L’interdipendenza tra le diverse economie rende ciascuna economia maggiormente esposta a shock esterni; ciò determina altresì una minore autonomia decisionale di ciascun Paese. Si impone la ricerca di nuovi strumenti di politica economica. I problemi generati dalla cosiddetta globalizzazione possono e debbono trovare soluzione in una politica istituzionale, cioè in un disegno di nuove istituzioni, a tutti i livelli, da quello locale a quello internazionale.