Consigli pratici pre-formazione

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Consigli pratici pre-formazione Il lavoro di squadra Key Principles Consigli pratici pre-formazione Cristina Allodi ©

Nota Questi “consigli pratici” non sono altro che gli appunti strutturati di un’esperienza quasi ventennale di lavoro di squadra in ambito professionale e non e dei corsi di creatività applicata di gruppo al GIMCA di Parigi con il professor Hubert Jaoui. Lungi dall’essere un corso di “team building” queste indicazioni contengono tuttavia alcune osservazioni nate da esperienze negative e positive in merito alla gestione e/o appartenenza a squadre di lavoro. In particolare, per quanto riguarda le esperienze positive devo citare l’esperienza decennale alla Rizzoli Emanuelli Spa dove la squadra del Marketing e R&D era composta da 6 persone tra cui il titolare dell’azienda che non è mai stato leader o coordinatore del gruppo ma semplice componente. L’azienda che quest’anno approderà nel mondo della pubblicità con un importante investimento, negli ultimi cinque anni è cresciuta del 30% uscendo ogni anno con un prodotto innovativo.

Cos’è una squadra Una squadra, un gruppo, è un insieme di persone diverse. Una squadra è un insieme di persone che sono chiamate per qualche motivo a perseguire uno scopo COMUNE (partita di calcio, di pallavolo, lavoro attorno ad un progetto, soluzione di un problema eccetera).

L’OBIETTIVO COMUNE E’IL FINE PER CUI TUTTI DEVONO FARE DEL PROPRIO MEGLIO

L’OBIETTIVO “COMUNE” E’ chiaro che l’obiettivo comune è il punto d’arrivo del lavoro di squadra, che sia vincere una partita che sia produrre un documento, lavorare ad un progetto o la ricerca in campo medico…è il motore delle azioni dei singoli e della squadra nel suo insieme. Ma l’obiettivo comune a volte può anche essere un viaggio di cui non vedi la fine.

L’INSIEME DI PERSONE Una squadra è un insieme di persone, cioè di individui l’uno diverso dall’altro: storia, esperienze di vita età esperienze professionali sensibilità carattere eccetera

I PERICOLI DEL LAVORO DI GRUPPO: nella squadra non dovrebbe… Esserci quello più “bravo o quello meno bravo” perché essere diversi non significa essere superiori od inferiori ad un altro; anche due persone con competenze professionali simili non saranno mai una”migliore o peggiore” dell’altra…il misurarsi su successi od insuccessi e giudicarsi porta inevitabilmente a problemi all’interno della squadra Esserci nessuno che tenta di superare un altro o cerca di far soccombere un altro facendo di tutto per buttarlo “fuori” dalla squadra perché gli da fastidio con l’astuzia…così facendo nuoce alla squadra, al lavoro, ai singoli e a se stesso; Vigere il principio dell’esperienza vissuta e non dell’accumulo di mostrine da laurea, studio o quant’altro…la cultura e la sapienza non equivalgono al sapere che spesso è sterile se non esperito o esperito in maniera troppo “didattica”se io ho studiato, se ho fatto corsi se ho insegnato le materie che ho studiato non è detto che sappia insegnare, cioè trasmettere esperienze l’insegnante che parla bene ma non trasmette ciò che dice non serve; Esserci nessuno che usa linguaggi metaforici o complessi appositamente affinchè gli altri non capiscano o che servano per mettere gli altri in cattiva luce, o per emergere e sentirsi “più” bravi…

Competizione “ad intra”… Competizione “ad intra”….perché QUALSIASI ATTO O AZIONE COMPETITIVA O DENIGRATORIA NEI CONFRONTI DI ALTRI ALL’INTERNO DEL GRUPPO: Provoca inesorabilmente un eccessivo dispendio di energia all’interno del gruppo (perdita di efficienza) che invece dovrebbe essere utilizzata per raggiungere gli scopi che il gruppo si era prefitto Un allontanamento temporale degli obiettivi da raggiungere Un malessere diffuso all’interno del gruppo e, a seconda dei caratteri delle persone, mancanza di “voglia” di impegnarsi, perdita di fiducia, diffidenza Un effetto boomerang degli atteggiamenti negativi che i componenti assumono per semplice “difesa” dalla persona che per prima inizia con azioni competitive o denigratorie palesi o celate o nascoste Uno sfaldamento del gruppo che se non preso per tempo potrebbe degenerare in fatti negativi per tutti e per l’obiettivo da raggiungere.

Come un corpo ha membra con funzioni diverse… Così nella squadra ognuno avrà, proprio in ragione della sua unicità e singolarità di esperienze, un RUOLO diverso, capacità diverse, idee diverse, atteggiamenti diversi… La mano dovrà fare la mano, la testa la testa eccetera….e sarà compito del coordinatore del gruppo saper far emergere le singole specificità in modo del tutto naturale ed aiutare i componenti; La mano non potrà mai pensare mentre il cervello può far tutto perché è quello che muove le membra e il cuore lo alimenta, ma è anche vero che se la mano non c’è o si è rotta, il cervello non la muove;

Qual è la parola magica? ETICA INTESA COME RISPETTO DELL’ALTRO

Creare una cultura etica nella costruzione di una squadra La creazione di una cultura etica all’interno di una struttura non è semplice, soprattutto quando si ritiene importante, si desidera, che l’etica permei tutta l’attività a partire dalle relazioni umane tra colleghi per arrivare ad un’etica “esterna” al gruppo (pensiamo all’etica ambientale, economica eccetera) Esistono tuttavia dei passi delle regole semplici che si possono seguire affinchè si intraprenda un percorso di questo tipo.

Il coordinatore Il coordinatore (meglio che la parola guida che crea già un certo distacco) è una persona con caratteristiche molto particolari e che può assumere il ruolo di coordinatore in diversi modi e con diversi stili.

Leader inter pares Il leader inter pares è un coordinatore che viene nominato prima che il gruppo inizi a lavorare. Non sarà “capo”, non si chiamerà “presidente” ma sarà una persona che per sue caratteristiche personali è in grado di coordinare magari per carattere (che non tende a prevalere con l’astuzia o malizia) o attitudini naturali al comando docile o perché possiede competenze trasversali agli altri componenti del gruppo e gli risulta più facile coordinare le attività pratiche.

Leader “nascosto” Una persona solo chiamata al coordinamento protempore che però funge da leader perché ne ha le capacità, la consapevolezza, le attitudini ma le “cela” al fine di aiutare gli altri ad emergere naturalmente senza che sorga la competizione. Per essere leader nascosti occorre molta umiltà e apertura verso l’altro, passione per l’altro e voglia di aiutarlo. Il leader nascosto è un ruolo molto difficile perché spesso chi “si sente” ma non lo è, più forte più competente cercherà di prendere il suo posto in tutti i modi. La capacità del Leader nascosto sta nel saper isolare chi vuole emergere e se necessario farlo uscire dal gruppo o fargli capire la negatività del suo comportamento.

Leader eletto prima Leader eletto dopo Trattasi del coordinatore che viene eletto prima che il gruppo si formi o appena formato MA DAI COMPONENTI del gruppo stesso. I componenti si guardano in faccia e decidono all’unanimità o meno di nominare un coordinatore con la riserva di rinominarlo se con l’andare del tempo si manifesterà non in grado di ricoprire tale ruolo. Leader eletto dopo Trattasi del coordinatore che viene eletto dopo un periodo di relativo caos creativo in cui emerge NATURALMENTE un leader che però dovrà essere inter pares, cioè non comandare ma coordinare rispettando le buone pratiche per un buono e costruttivo lavoro di gruppo. Questa sarebbe la soluzione migliore. In questo caso sarà compito di un elemento esterno al gruppo dichiarare le buone pratiche.

Come fare per creare una cultura etica di gruppo? 1) Trovare la giusta opportunità, potremmo dire la “scusa”, lo spunto pratico ed esperienziale. L’etica non si teorizza si agisce quindi occorre stabilire dei passi, che vanno esperiti poco alla volta e, se necessario correggere il tiro mano a mano che si procede.

Promuovere le persone e saper cogliere in alcune persone la giusta apertura a migliorarsi, cioè capire quali persone e come possono migliorarsi e hanno interesse e spinta sufficiente per farlo. Promuovere, fare in modo di creare all’interno della struttura team di lavoro per argomento (cluster, in sintesi) dove all’interno del team però le competenze differiscono non tanto per argomento ma per esperienza vissuta dei singoli membri del team. Ad Es: Il gruppo comunicazione è formato da persone che lavorano nell’ambito ma che hanno diverse esperienze a livello professionale: un giornalista, uno stratega, un operativo, un copy eccetera...

Lavorare in squadra e saperlo fare e cercare di capire come ottenere delle elevate performances e stabilire dei key principles, principi chiave; Stabilire un coordinamento, una direzione, qualcuno che tenga le fila del discorso e che sappia farlo senza voler diventare o sentirsi il “capo” ma che abbia l’autorevolezza per farlo; Creare un ambiente etico, avere uno stile, onestà e correttezza Tendere sempre al miglioramento degli standard di lavoro, dare sempre di più in termini di produttività, idee e visioni analizzandone il contesto di volta in volta.