C’ERA UNA VOLTA…
C’era una volta un uomo, uno qualunque, che dopo un lungo peregrinare si trovò vicino al baratro del “fine vita”. Al di là il buio… o altro, speriamo… chissà!
Un signore anziano, gentile, vestito di bianco l’aspettava. Quando si fu ripreso, l’anziano signore gli chiese: - Cosa lasci di questa tua esistenza?
L’uomo qualunque, vedendo la propria vita vissuta come in un rapido e nitido sogno, rispose con orgoglio: - Ho avuto tanto, sono stato celebre, dal nulla ho costruito un impero e ho dominato gli altri. Passa pure - gli rispose l’anziano - tanto sarai dimenticato!
Poi arrivò un uomo, lo diresti senza infamia e senza lode. - E tu, cosa lasci della tua vita?
L’altro senza pensarci troppo, rispose: - Non ho avuto molto ma ho speso il mio tempo per dare e quando non ho avuto più nulla, ho dato parte di me e così altri vivono grazie a me. Passa pure, ma tu ancora vivi e vivrai - gli rispose l’anziano.
E’ colui che dà. Da questa donazione vive chi riceve.
I nostri genitori ci hanno dato la vita, di loro ricordiamo le parole di affetto, l’educazione ricevuta, il sorriso, i rimproveri, il loro amore.
Mia madre mi disse: “Dimmi dove sei domani, in modo che io ti possa pensare dove tu sei”. Ora non c’è più. Ma sono sicuro che lei è sempre insieme a me. Non ho bisogno di vederla per sapere che c’è!
Ma noi che stiamo percorrendo la nostra strada e stiamo vivendo la nostra “commedia umana” di ogni giorno, cosa abbiamo intenzione di lasciare?
Un segno, una traccia, un sorriso, una mano tesa, una parola di conforto, comportarmi come se fossi io al posto del paziente… Ma forse non basta!
Abbiamo il dovere, l’obbligo morale di aiutare chi cerca aiuto. Non importa se questo non è riconosciuto e valorizzato, perché spesso c’è tanta ingratitudine e irriconoscenza. In fondo non è facile…
Ma c’è una gioia intima nella propria coscienza che deriva dall’aver donato qualcosa di prezioso e personale. Noi siamo quello che abbiamo donato.
Ogni uomo è unico e sa come dare concretamente nel proprio ambito. Come sarebbe bello e utile se ogni uomo ed ogni donna nel pieno della salute fisica e mentale lasciasse un testamento biologico, in modo che quando non ci saremo più qualcuno possa vivere per quello che abbiamo dato.
Sarà un gesto di generosità, un atto nobile che scolpirà per sempre l’immagine di chi ha dato… Il suggello di una vita vissuta, caratterizzata da piccole donazioni quotidiane.
Que siempre nos consuela Nos guía Alla fine del processo di distacco dalla vita, chi resta e ha ricevuto ci porterà con sé...
La decisione della donazione degli organi diventa così un gesto naturale, desiderato, voluto da chi non c’è più ed una liberazione per i familiari che dovranno esaudire una volontà. E lo spirito aleggerà ancora…
Pensare e riflettere su quello che succederà dopo, ora che stiamo bene, in un certo senso fa paura e mette tristezza.
Ma ci vuole coraggio per donare, non è un gesto semplice. Apparentemente è contro natura per la legge di conservazione dell’essere umano!
Sorridi ! Dovremmo vivere intensamente i momenti presenti come se fossero gli ultimi e programmare la nostra vita come se durasse a lungo.
E’ bello godere degli affetti dei figli, trascorrere in semplicità il tempo con le persone che amiamo, rispettare e godere della natura che abbiamo trovato…
Ma noi siamo “a veglia”. Una ruota che gira che ha un inizio e prima o poi un’inesorabile fine. Un domani dovremmo lasciare il posto ad altri che già sono venuti e che verranno.
A quel punto non importa quanto abbiamo avuto in beni materiali perché saremo soli, nudi e spogli. Questa è una verità certa, indiscutibile, socialmente giusta e ci porrà sotto la stessa “livella” perché vale per tutti gli uomini, ricchi e poveri.
Allora non vorremmo essere ricordati per la cenere che resta dietro una foto sbiadita di una lapide…
…ma per quanto abbiamo dato, per quello che lasciamo: un segno, una traccia, una donazione concreta di noi…il nostro testamento umano. Anonimo contemporaneo (B.C.)