Percorsi della pragmatica filosofica

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Percorsi della pragmatica filosofica Karl-Otto Apel (1922-) Jürgen Habermas (1929-)

Caratteri della pragmatica formale Trasformazione semiotico-linguistica del trascendentalismo kantiano Universalismo Distinzione tra visibile e invisibile, scarto tra ideale e reale Ricerca delle regole: criteri di validità Attenzione alla competenza comunicativa Discorsività: attività linguistico-verbale distinta da altre attività non linguistiche Metodologia empirico-ricostruttiva (Habermas), trascendentale (Apel) Prosecuzione del progetto illuministico e kantiano: difesa di una validità universale di principi indipendenti dalla specifica fatticità storica e culturale

L’incontro tra due tradizioni Apel: L’influsso della filosofia analitica sul mio itinerario intellettuale, in S. Cremaschi (a cura di), Filosofia analitica e filosofia continentale, La Nuova Italia, 1997 Habermas, Filosofia ermeneutica e filosofia analitica. Due varietà complementari della svolta linguistica, in Habermas, Verità e giustificazione, Laterza, 2001

Apel: dalla svolta linguistica alla svolta comunicativa Linea Dilthey-Husserl, Heidegger-Gadamer Svolta linguistica analitica (filosofia del linguaggio ideale): Il Tractatus di Wittgenstein (e le sue radici fregeane): dalla critica della ragion pura alla critica del linguaggio puro Carnap e la razionalità logico-matematica Limiti: La razionalità del discorso filosofico viene sostituita dalla razionalità della logica matematica Esclusione dell’attività autonimica e riflessiva dalle componenti essenziali del senso

Il contesto di riflessione del dopoguerra e la svolta pragmatica Wittgenstein, Philosophische Untersuchungen (1953) Austin, Harvard Lectures (1955) Peirce Saldatura tra semantica e pragmatica: nella «struttura di complementarietà» performativo-proposizionale si colloca «il carattere distintivo del logos della lingua umana» (Apel 1986)

La ripresa di Peirce Trasformazione semiotica della filosofia trascendentale: Ogni conoscenza richiede la mediazione di segni (indici, icone, simboli) Realismo critico del senso Riflessività Illimitata comunità di comunicazione: «La costituzione del senso nella sintesi comunicativa della interpretazione fonda il punto supremo (Kant) di una filosofia trascendentale trasformata in senso semiotico» (Apel, Transformation der Philosophie, 1973; tr.it.parz. Comunità e comunicazione 1977: 170)

Critica del modello rappresentazionale Vorstellung: relazione diadica soggetto-oggetto Darstellung: relazione triadica mediata semioticamente: soggetto-oggetto-soggetto (riferimento+argomentazione) La validità del pensiero dipende dal suo essere valido intersoggettivamente. Anche nella forma dell’intesa con se stesso il pensiero «deve già sempre seguire tutte le regole e le norme dell’intesa pubblica tra uomini su qualcosa, collegata al linguaggio» (1977: 158)

I due mondi della comunicazione Livello preriflessivo (mondo della vita): il senso convenzionale dei simboli viene fissato implicitamente nell’uso linguistico Livello del discorso riflessivo, filosofico e scientifico (argomentazione): il senso viene esplicitamente formato in vista del consenso relativo alla definizione dei concetti.

Riabilitazione della tradizione metacritica: Hamann, Herder, Humboldt Die Idee der Sprache in der Tradition des Humanismus von Dante bis Vico (1963). 4 linee di sviluppo del pensiero linguistico moderno: Mistica tedesca del logos Nominalismo ockhamiano Umanesimo linguistico italiano Mathesis universalis

Habermas agire comunicativo e critica della società I limiti del modello di Peirce Il significato del ritorno a Humboldt nella svolta comunicativa: lingua come visione del mondo (particolarismo) (poiesis) Dialogo orientato all’intesa (universalismo) (praxis) «L’unità linguistica basilare» e il sistema dei pronomi personali come universali della comunicazione

Universalismo e cosmopolitismo “Se c’è un’idea che è visibile in tutta la storia, con sempre più ampia validità […] è quella della comune umanità, lo sforzo di abolire i confini che i pregiudizi e le opinioni unilaterali di ogni genere erigono con spirito di inimicizia fra gli uomini, e di trattare l’intera umanità, senza riguardo a religione, nazione e colore, come una grande stirpe strettamente affratellata» (Humboldt, Über die Verschiedenheit des menschlichen Sprachbaues (1836), Werke in fünf Bänden, 147)

Teoria dell’agire comunicativo (1981) «la pragmatica linguistica è servita alla formulazione di una teoria dell’agire comunicativo e della razionalità. È stata il fondamento di una teoria critica della società e ha aperto la strada alla concezione teoretico-discorsiva della morale, del diritto e della democrazia” (1999, tr. It. 2001:3) Trasformazione della teoria della conoscenza in una teoria della società Un nuovo concetto (scettico e fallibilistico) di razionalità: ragione incarnata nella comunicazione linguistica rivolta all’intesa. Radice kantiana: pretesa normativa di validità

Dalla competenza linguistica alla competenza comunicativa Nel linguaggio è insito il modello di una razionalità formale di tipo procedurale, basata sulla nozione di “competenza comunicativa” Confronto con Chomsky; critica degli assunti Monologici: separazione dell’equipaggiamento di base dell’organismo solitario del soggetto parlante dalle condizioni intersoggettive, storiche e culturali; Aprioristici: astrazione da ogni condizione d’esperienza, per postulare un parlante ideale dotato, prima di ogni possibile socializzazione e comunicazione, di un inventario di regole sintattiche e semantiche universali e innate; Elementaristici: riduzione del contenuto semantico di tutte le lingue storico-naturali a combinazioni di un numero finito di componenti, irrilevanza delle varietà e della diversità delle forme culturali (Habermas, 1973, pp. 111-2).

Condizioni formali della situazione discorsiva ideale Ricerca delle strutture universali, non però del linguaggio (come Chomsky) ma della comunicazione (pragmatica universale) Contro il monologismo: sintesi tra cognizione e comunicazione, basata sul riconoscimento del ruolo svolto dalle condizioni intersoggettive storico-culturali Contro l’apriorismo e l’astrazione: riconoscimento del ruolo dell’esperienza, della socializzazione e della comunicazione Contro il riduzionismo: riconoscimento della complessità dei fenomeni linguistici e comunicativi. (1973: 112-115; 1999, tr. It. 2001:91-92)

Universali costitutivi del dialogo Pronomi personali: formano un sistema di riferimento tra parlanti potenziali Espressioni deittiche di spazio e tempo, articoli e pronomi dimostrativi: formano il sistema di riferimento di possibili denotazioni Performativi diretti all’atto del parlare in quanto tale: Allocutivi, formule di saluto, di apertura e chiusura del discorso, domanda e risposta, discorso indiretto Tipologia di atti discorsivi: Comunicativi: esprimono il senso pragmatico del discorso (dire, esprimersi, parlare, domandare, rispondere, contraddire, ammettere, citare) Constativi: valore di verità degli enunciati (affermare, descrivere, comunicare, chiarire, dimostrare, assicurare, asserire, negare, dubitare) Rappresentativi: esprimono il senso pragmatico dell’autorappresentazione (esporre, presentare, alludere, esprimere, celare, oscurare, tradire, trattare ironicamente, credere, ingannare, ecc.) Regolativi: esplicitano la relazione che lega il parlante a regole che possono essere rispettate o violate (ordinare, obbedire, permettere, domandare, rifiutare, resistere, raccomandare, consigliare, ammonire, obbligare, ecc.)

Una teoria complessa della razionalità deve fondare la pragmatica formale Razionalità epistemica del sapere (razionalità proposizionale) Razionalità strategica, orientata allo scopo (razionalità teleologica) Razionalità comunicativa

Sistema di pretese (o criteri) di validità (meta)pretesa di comprensibilità «Il parlante deve scegliere una espressione comprensibile, in modo che parlante e ascoltatore possano comprendersi» Pretesa di verità «il parlante deve avere la pretesa di comunicare un contenuto proposizionale vero, in modo che l’ascoltatore possa condividere il sapere del parlante» Pretesa di veridicità «il parlante deve voler esprimere le sue intenzioni in modo veritiero, così che l’ascoltatore possa credere alla enunciazione del parlante (avere fiducia in lui» Pretesa di giustezza /correttezza normativa «il parlante deve scegliere una espressione corretta in riferimento a norme e valori dati, in modo che l’ascoltatore possa accettare l’espressione ed entrambi, parlante e ascoltatore, possano trovarsi d’accordo sulla enunciazione in rapporto a uno sfondo normativo riconosciuto» (TAC, tr.it. I: 419-20) Corrispondenza tra questi tre criteri di validità (relativi ai tre mondi di riferimento presenti in ogni discorso, oggettivo, soggettivo, sociale) e lo schema bühleriano delle tre funzioni (espressiva, rappresentativa e appellattiva); cfr. però anche le massime di Grice

Critica delle principali teorie semantiche del Novecento Concezione formale e veritativa (dominante da Frege al primo Wittgenstein fino a Dummett), incentrata sul valore di verità delle proposizioni assertive; il significato è dato dal rapporto linguaggio-mondo Concezione intenzionalistica (Grice, Bennett, Schiffer), presuppone le premesse della filosofia della coscienza; il significato è ciò che il parlante intende dire) Teoria dei giochi linguistici (Wittgenstein): incentrata sul contesto e le funzioni pratiche delle espressioni linguistiche; il significato dipende dall’«insieme degli enunciati linguistici e delle attività non linguistiche, reciprocamente intrecciati»; rinuncia a qualsiasi condizione di validità universale.

Mondo della vita Radici fenomenologiche del concetto (Husserl e Schütz) Contesto della interazione simbolica Ambito della razionalità comunicativa Orizzonte implicito dell’agire individuale Serbatoio delle forme dell’agire sociale Presupposizione del consenso

Discorso e razionalità discorsiva Dimensione riflessiva dello scambio comunicativo Verifica razionale dei presupposti impliciti che operano nel mondo della vita Esplicitazione delle pretese di validità implicite nell’agire comunicativo del mondo della vita Il passaggio dall’agire comunicativo al discorso rappresenta una condizione del dispiegamento della razionalità sociale, resa possibile dalla razionalità discorsiva, che ha la funzione di integrare le tre forme della razionalità (proposizionale, teleologica, comunicativa)

Mondo della vita e sistema Concezione binaria della società: Modalità intersoggettiva di produzione del senso (mondo della vita) Logica funzionalistica dei sistemi d’azione (economia, stato) Patologie delle società moderne complesse, derivanti dalla colonizzazione del mondo della vita da parte del sistema

La teoria della comunicazione tra filosofia trascendentale e scienza ricostruttiva Per Apel i criteri dell’argomentazione sono condizioni di senso, la cui negazione equivale al rifiuto della discorsività e della razionalità e dunque all’uscita dalla comunità dei parlanti (prospettiva fondazionalista) Per Habermas l’individuazione dei presupposti e delle regole dell’argomentazione volta all’intesa procede dal piano dei concreti processi di intesa tra parlanti (livello formale di analisi nel contesto di un orientamento empirico): scienza ricostruttiva

Dalla teoria della comunicazione all’etica del discorso Comunità della comunicazione (Apel 1973) Etica del discorso (Diskursethik) (Habermas 1983) -> riabilitazione della filosofia pratica in prospettiva neokantiana (teoria dell’argomentazione) vs neoaristotelismo etico (Gadamer) (relativismo linguistico): ricerca di una fondazione razionale dei principi dell’agire

Caratteri dell’etica della comunicazione Deontologico: una teoria dei doveri verso gli altri, delle condizioni e regole che devono essere rispettate perché la realizzazione della vita felice non produca condizioni di conflitto -> eticità del mondo della vita e moralità della argomentazione Cognitivo: l’etica del discorso consente di distinguere giudizi morali giusti e giudizi morali sbagliati Formale: adozione di un criterio per la fondazione razionale di norme universali in grado di delimitare ciò che è moralmente valido rispetto all’ambito dei contenuti Universalismo: pretesa di valere per tutti gli esseri razionali, cioè universalmente, contestando il relativismo etico; l’intesa può essere soltanto il «risultato di un discorso pubblico organizzato in forma intersoggettiva» (1991, tr.it.: 17)

Fondamenti dell’etica del discorso Principio di universalizzazione U «nelle norme valide i risultati e le conseguenze secondarie che probabilmente derivano da un’osservanza universale per il soddisfacimento degli interessi di ciascuno devono poter essere accettati senza costrizione da tutti» Principio del discorso D «possono avere pretesa di validità soltanto quelle norme che potrebbero incontrare il consenso di tutti gli interessati quali partecipanti a un discorso pratico»

Apel e l’etica della responsabilità Carattere distintivo dell’etica del discorso è l’orientamento sulle responsabilità, cioè sulle conseguenze del nostro agire nella storia e nelle istituzioni: «primigenia co-responsabilità di tutti gli uomini, per le conseguenze delle azioni o attività collettive» (Discorso, verità, responsabilità, 1997: 339) Dimensione teleologica Integrazione tra agire strategico e agire morale Riflessione sulle connessioni tra principio del discorso e principio della democrazia