Nella colorata ed interessante storia della città di Bari nulla lasciò un’impronta così visibile come la presenza del governo di Bisanzio: durante questo.

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Transcript della presentazione:

Nella colorata ed interessante storia della città di Bari nulla lasciò un’impronta così visibile come la presenza del governo di Bisanzio: durante questo periodo, la città subì una importante spinta evolutiva sotto tutti gli aspetti, demografico, economico, sociale, segnando per sempre con un tocco “orientale” la città. La basilica di San Nicola

Dopo la caduta dell’impero romano d’occidente a seguito della deposizione dell’imperatore Romolo Augustolo da parte di Odoacre la Puglia entrò nell’orbita d’influenza di Costantinopoli, la “nuova Roma”. Moneta raffigurante Romolo Augustolo

Nel 553 Giustiniano inizia il suo progetto di riconquista degli antichi confini dell’impero d’occidente, attaccando i Goti, allora padroni della penisola. Di Bari in questo periodo non si sa molto, ma la sanguinosa cronaca degli scontri in Puglia lascia intendere che sia stata teatro di cruenti scontri tra le due fazioni, essendo il ponte tra oriente ed occidente. Al termine della guerra greco-gotica l’Italia versava in condizioni precarie: morte e malattie spadroneggiavano sulla penisola, rendendola debole marionetta in mani altrui. L’imperatore bizantino Giustiniano

Nel 554, quando Giustiniano proclamò la prammatica sanzione (documento che sancì la fine della guerra), si ristabilì un ordine amministrativo, grazie all’elezione di figure gli “indices”, l’assegnazione delle terre e l’introduzione del fisco. Riproduzione di una battaglia tra cavalieri

Poco dopo la morte di Giustiniano, però, l’Italia fu invasa sai Longobardi di Ottone, che in Puglia distrussero e danneggiarono Siponto e Canosa, nella parte settentrionale della zona, mentre la parte meridionale rimase in mani Bizantine. Solo dopo, nel 668, i longobardi occuparono pressoché tutta la regione, inserendo Bari in un sistema amministrativo diventato poi autonomo. Esempio di arte longobarda

Nel 840 entrarono in scena i saraceni, che inizialmente furono respinti da Bari per un periodo lungo sette anni, poi riuscirono a prendere la città nottetempo, uccidendone i cittadini nel sonno. Nei 30 anni seguenti venne consolidato il potere saraceno e Bari divenne un emirato (zona che segue le caratteristiche dell’impero arabo ma indipendente da esso). Raffigurazione di saraceni in battaglia

Con l’ascesa al potere dell’imperatore Bizantino Leone III d’Isaurico si riaprì lo scontro tra i bizantini e i saraceni, che si conclusero con la cacciata dei saraceni dalla capitale e la riconquista di vasti territori come Grecia e Siria. Successivamente, Niceforo II Foca riuscì a prendere Creta, dopo le conquiste in Italia del “Macedone” Basilio I. Niceforo II Foca

Fu l’imperatore Ludovico II di Sassonia a riguadagnare la città di Bari, in alleanza con altri principi longobardi. Ma, alla sua partenza, la città rimase ancora una volta sola e scoperta, governata debolmente dai longobardi. Il governo di Bisanzio ne approfittò, fondando un solido governo nell’876. Cavalieri medievali

Nell’888 avvenne l’ultimo attacco da parte del principe longobardo di Benevento, fallito a seguito dell’intervento dell’imperatore Leone V. l’inserimento della regione nel “Thema di Longobardia” la preservò da ulteriori attacchi saraceni, e dando più che mai una duratura impronta bizantina alla città di Bari. Vi fu anche una mescolanza etnica dovuta alla migrazione (più o meno forzata) di masse greco-orientali. La città era dunque un crocevia di popoli: greci bizantini, longobardi, armeni, siri, arabi, italici, ecc. L’Italia del sud nell’anno 1112

Masseria medievale Nell’891 il potere passa nelle mani dello stratega Simbaticio (il quale prova ad estendere i confini dell’impero fino a Benevento, fallendo). Compito degli strateghi era controllare il territorio, garantirne la protezione e la buona amministrazione, reprimere le ribellioni e definire i confini, fare offerte alla chiesa, ecc.

L’unica spina nel fianco del Thema di Longobardia era il ducato di Benevento, con cui si perpetuavano sanguinose faide tra governi, assieme ad assalti più o meno potenti, che non riuscivano mai a sopraffarsi. Fra il 970 e il 975 appare a Bari un’importantissima figura amministrativa, il Catapano, che risiedeva in un palazzo ora sede della Basilica di San Nicola. La nuova figura si presenta come un Esarca nella città di Bari, la cui funzione è quella di difendere e amministrare i territori italici. La basilica di San Nicola vista dall’alto

Questo tipo di organizzazione, forte ed accentrata, vinse gli attacchi provenienti dall’impero germanico, subendo però numerose scorrerie da parte dei saraceni. A gettare sangue sul sangue vi erano le lotte fratricide, messe al bando dal Catapano Giovanni Ammiropulos nel 789. Mosaico medievale

Verso il 1002-1003 Bari fu interessata da un forte attacco saraceno, a cui l’imperatore Basilio II non poté intervenire perché impegnato sul fronte bulgaro. L’imperatore chiamò dunque il Doge di Venezia, che secondo una clausola della “Crisobolla” del 992 doveva intervenire in aiuto dei bizantini. Essi vinsero sui saraceni, ed il Doge in persona fu accolto nella città di Bari come liberatore. Segni del passaggio della cultura Veneziana è il “quartiere veneziano” ed il leone di San Marco in piazza Mercantile. L’imperatore bizantino Basilio II

Dopo l’importante assedio del 1002-1003, un altro imponente avvenimento scosse Bari nel 1009, la ribellione di Melo, aristocratico bizantino. Egli riuscì, grazie all’appoggio di Enrico II di Germania, ad occupare Bari fino all’arrivo del Catapano Basilio Mesardonite, il quale scese in Puglia seguito da truppe russe e vichinghe. L’imperatore sassone Enrico II

Melo partì quindi per Roma, dove divenne un importante membro del governo di Enrico II, di cui assisté anche all’incoronazione. Lo stesso Enrico II, poi, marciò alla volta di Bari, dove il Catapano (supportato da mercenari Vichinghi) riuscì a respingerlo. Un anno dopo la battaglia decisiva ebbe luogo a Canne, dove i Greci vinsero, massacrando tutti i sopravissuti. Melo, fuggito a Bambega, morì due anni dopo. Guerriero vichingo

Con la morte di Melo la minaccia maggiore per il Catapano si allontanava, sebbene fosse mira di ripetuti attacchi da parte dei saraceni. La guerra condotta da Basilio II portò perfino alcune navi baresi in Croazia, a spegnere alcuni focolai della battaglia, mentre venivano costruite fortificazioni lungo tutta la regione a formare un vero e proprio “vallum” contro i longobardi. L’imperatore bizantino Basilio II

A sinistra, il patriarca Intanto, tra periodi di calma e di guerra, si avvicinava la minaccia normanna, con l’entrata in scena del figlio di Melo, Argiro, che muovendosi con astuzia riuscì a farsi incoronare “Principe e Duce dell’Italia” e a guidare le schiere normanne sulle coste pugliesi contro il catapano allora in carica, per poter prenderne il potere. Riuscì, inoltre, a  far stipulare patti tra il papato ed i Normanni, riuscendo perfino a coinvolgere il pontefice Leone IX contro i normanni. A sinistra, il patriarca di Costantinopoli. A destra, papa Leone IX.

In occasione dello scisma del 1054 tra le chiese d’oriente ed occidente, Argiro fu criticato poiché seguiva riti latini sebbene fosse bizantino. Ma le sorti erano già state segnate da un patto tra papa Stefano IX e i normanni, che consegnava l’Italia nelle loro mani, ragion per cui Argiro dovette lasciare Bari nel 1058. Papa Stefano IX

Guerrieri normanni Da quell’anno il governo di Bisanzio trovò sempre più difficile mantenere i possedimenti meridionali in Italia. Nell’anno 1071, infatti, dopo ben tre anni d’assedio la città di Bari cadeva in mani normanne.