Seminario Gli effetti della riforma previdenziale sulle prospettive di lavoro e di vita CNEL, Roma, 9 maggio 2012 Camilla Galli da Bino Eurofound gdb@eurofound.europa.eu.

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Seminario Gli effetti della riforma previdenziale sulle prospettive di lavoro e di vita CNEL, Roma, 9 maggio 2012 Camilla Galli da Bino Eurofound gdb@eurofound.europa.eu Gli effetti della riforma previdenziale sulle prospettive di lavoro e di vita.   Il CNEL ha promosso il 9 maggio un confronto, coordinato dal Presidente della Commissione Edoardo Patriarca, sugli effetti della riforma previdenziale sulle prospettive di lavoro e di vita. Dopo aver fornito un quadro generale degli aspetti più squisitamente quantitativi del problema, sono state messe a confronto le principali esperienze europee in materia di active ageing (invecchiamento attivo), esaminando da un punto di vista di carattere sociologico il cambiamento di vita e di prospettiva di coloro che saranno costretti a lavorare 4-5 anni più del previsto. Portiamo a conoscenza alcuni dei contributi. Odc FISAC\Cariparma RC11

Agenzia UE tripartita dal 1975 Ricerche comparative Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro Agenzia UE tripartita dal 1975 Ricerche comparative Budget 2012 20.5 mEUR Sede Dublino (115), ufficio Bruxelles Agenzia UE tripartita dal 1975 Ricerche comparative Budget 2012 20.5 mEUR Sede Dublino (115), ufficio Bruxelles

Condizioni di lavoro e relazioni industriali Aree di ricerca Condizioni di lavoro e relazioni industriali Condizioni e qualità della vita Occupazione e cambiamenti Condizioni di lavoro e relazioni industriali Condizioni e qualità della vita Occupazione e cambiamenti

Strumenti di monitoraggio Osservatori: European Industrial Relations Observatory (EIRO) European Working Conditions Observatory (EWCO) European Restructuring Monitor (ERM) Indagini: European Working Conditions Surveys (EWCS) European Quality of Life Surveys (EQLS) European Company Surveys (ECS) Una rete di esperti e ricercatori contribuiscono a studi comparativi e ci informano su sviluppi nei vari paesi europei nelle aree di ricerca.

Prima di illustrare la situazione dei lavoratori anziani in Europa, mi vorrei soffermare brevemente sui dati di Eurostat sull’aspettativa di vita degli europei. Aspettativa di vita a 65 anni – media di 21 anni per donne e 17.4 anni per uomini – permane una cesrta differenza fra donne e uomini ma con il tempo tale differenza tendera’ a scomparire o addirittura si ribaltera’ Migliore aspettativa di vita in Francia e Spagna e Italia per donne e Francia, Spagna e Grecia per uomini Peggiore per donne in Bulgaria, Romania e Slovacchia e uomini in Lettonia, Lituania e Bulgaria Aspettativa di vita in buone condizioni di salute a 65 anni – media 8.8 per donne e 8.7 per uomini Svezia, Danimarca e Lussemburgo x aspettativa di vita in buona salute per donne, uomini Svezia, Malta e Danimarca I dati peggiori per uomini e donne in Slovacchia, Romania ed Estonia Source: Eurostat

EU27 population by age category, 1985-2040 (forecast - Eurostat) Source: Eurostat. Dal punto di vista del numero totale la popolazione dell’Unione europea continua ad aumentare. Ha gia’ sorpassato il mezzo miliardo negli scorsi anni ed e’ previsto che aumenti di un 5% entro il 2040. Nonostante il numero di persone in eta’ lavorativa sia in diminuzione come percentuale della popolazione totale, il numero di coloro fra i 15 e i 64 anni era aumentato del 3.7% nelloa scorso decennio. Dal 2010 at 2020 e’ previsto invece che questo trend cambi con una diminuzione dell’1.5%. Si prevede che la percentuale di persone in eta’ lavorativa diminuisca come percentuale della popolazione totale da 67% a 59% entro il 2040, quindi il numero di persone in pensione, persone dipendenti e’ destinato ad aumentare mentre il numero di persone in eta’ lavorativa diminuisce. Ma vediamo ora che cosa possiamo aspettarci nei vari paesi. In 6 paesi: Bulgaria, Lettonia, Germania, Lituania, Romania ed Estonia la popolazione in eta’ lavorativa ha cominciato a decrescere a cominciare dal 2000 fino al 2010, in alcuni casi anche a causa della forte migrazione. Al contrario paesi come Cipro e Irlanda nello stesso periodo 2000-2010 hanno visto aumentare la propria popolazione in eta’ lavorativa di circa il 20%. A livello nazionale si possono osservare situazione molto differenti. In Finlandia, Malta, Francia e Polonia si e’ avuto l’aumento piu’ considerevole delle persone in eta’ da prepensionamento, 55-60.

I lavoratori anziani e la crisi Livelli di occupazione molto bassi in molti paesi In Europa 3 lavoratori (60-64) su 10 hanno un lavoro Durante la crisi si e’ osservato un aumento dell’eta’ media della popolazione attiva. Il livello di occupazione dei lavoratori anziani in tempo di recessione non e’ diminuito tanto quanto quello dei giovani. Nonostante il livello di occupazione dei lavoratori anziani (55-64) sia aumentato di circa dieci punti fra il 2000 e il 2010 rimane comunque piuttosto basso in molti paesi. Solo 3 su 10 persone fra i 60 e i 64 anni lavorano. L’obiettivo della riunione del Consiglio di Stoccolma del 2001 era stato di aumentare Il tasso di occupazione per 55-64 del 50% dal 37% nel 2000) non e’ stato raggiunto ma nel 2010 si e’ arrivati al 46%, situazione molto diversa rispetto a quella delle categorie piu’ a rischio: i giovani che sono stati duramente colpiti dalla crisi economica. Anche l’occupazione femminile ha sofferto.

Occupazione e disoccupazione Occupazione UE 2000: 62.1% 2008: 65.9% 2010: 64.2% Occupazione 60-64 Ungheria 13% Svezia 60% Slovacchia, Austria, Bulgaria, Paesi Bassi, Finlandia, Germania (55-59 e 60-64) aumento occupazione 10% dal 2000 at 2010 Come media europea, il tasso di occupazione della popolazione in età lavorativa è aumentato nella prima parte del decennio scorso. A partire da 62,1% nel 2000, il livello più alto è stato registrato nel 2008 (65,9%) per poi scendere al 64,2% nel 2010 a seguito della crisi finanziaria. Se si esaminano i dati a livello nazionale si trovano situazioni molto diverse nei vari paesi: ad esempio solo 13% degli ungheresi di età compresa tra 60-64 ha un lavoro rispetto ad oltre il 60% degli svedesi della stessa eta’. Tra il 2000 e il 2010 c’e’ stato un aumento di 10 punti percentuali per i gruppi 55-59 e 60-64 anni in 6 paesi: Slovacchia, Austria, Bulgaria, Paesi Bassi, Finlandia e Germania. In tutti gli Stati membri ad eccezione della Romania e del Portogallo si e’ registrato un aumento del tasso di occupazione dei lavoratori di età compresa tra 55-59, mentre la Polonia, Grecia, Portogallo e Romania sono gli unici paesi con tassi di occupazione in calo per il gruppo di età 60-64. Aumento disoccupazione (60-64) Polonia, Grecia, Portogallo, Romania

I lavoratori anziani in Europa 28.2 milioni tempo pieno 6 milioni part-time 22% dei lavoratori anziani lavora part-time, una percentuale minore di lavoratori piu’ giovani (28%) ma piu’ dei giovani lavoratori (16%) Come vedremo, nonostante durante la crisi economica ci sia stato un aumento degli schemi di pensionamento graduale, con riduzioni graduali dei tempi di lavoro (invece di prepensionamento), questo fatto non sembra abbia avuto un effetto sul numero dei lavoratori anziani che fanno uso di part-time. Il paese con il numero maggiore di lavoratori anziani in part-time sono i Paesi Bassi (50%), Regno Unito e Belgio (31%). I numeri piu’ bassi si trovano in Bulgaria, Repubblica Ceca, Grecia e Slovacchia.

Prima, durante e dopo la crisi Cio’ che abbiamo imparato dalle ultime gravi recessioni degli anni ‘70 e ’80 e’ che la scelta del pensionamento anticipato per un numero significativo di lavoratori era una strategia che poteva funzionare a breve termine ma che non era negli interessi a lungo termine degli vari paesi. Quindi vediamo che la strategia del pensionamento anticipato e’ relativamente attraente sia per i lavoratori che per le parti sociali, ma ora questa scelta non e’ piu possibile. Il pensionamento anticipato pone, ovviamente, la questione di sostenibilità finanziaria in un contesto, come ho illustrato in precedenza, che presenta un aumento dell'aspettativa di vita per un numero sempre crescente di persone. Si e’ visto infatti come nell’ultimo decennio le politiche dei vari paesi mirino sempre di piu’ al prolungamento della vita lavorativa. Nel 2011 Eurofound ha condotto una serie di studi di casi in nove paesi dell’Unione europea (Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, e Regno Unito). Nei 18 casi esaminati (2 per paese) si e’ cercato di identificare l’impatto della grave recessione 2008-9 sul profilo dei lavoratori anziani in imprese e organizzazioni in fase di ristrutturazione, nonché sulle strategie nella gestione di questo gruppo di lavoratori. In questi studi di casi si e’ constatato un allontanamento dalla scelta del pensionamento anticipato gia’ nel periodo pre-recessione e una tendenza a optare per altre strategie quali riduzione dell'orario di lavoro e pensionamento graduale/progressivo. L'obiettivo delle politiche in atto è stato di aumentare il tasso di occupazione dei lavoratori anziani come si e’ potuto notare nel periodo 2000-2010. Tuttavia, come diversi esempi tra i vari esaminati attestano, il pensionamento anticipato rimane uno strumento importante per i datori di lavoro nelle ristrutturazioni durante la recessione. Una differenza notevole rispetto al passato è che, se in precedenza il pensionamento anticipato e’ stato associato a un forte calo dei tassi di occupazione dei lavoratori in età più avanzata, ora un’attuazione più misurata di questa scelta ha fatto in modo che i tassi di occupazione dei lavoratori anziani abbiano retto molto meglio durante la crisi di quelli dei lavoratori più giovani o di età media. In un certo numero di paesi infatti i tassi di occupazione del gruppo 60-64 sono più elevati nel 2011 di quanto non fossero pre-crisi nel 2008 (Belgio, Svezia, Austria, Paesi Bassi e Ungheria.

Iniziative e riforme a livello nazionale L’orientamento delle politiche è importante per capire le differenze tra gli Stati membri e tra i gruppi demografici nei vari paesi. I risultati della ricerca di Eurofound rivelano ampie variazioni: alcuni optano per politiche rivolte specificamente ai lavoratori più anziani, altro li sostengono attraverso politiche occupazionali più ampie e aperte a tutte le età. La ricerca ha identificato una varietà di strumenti in uso tra vari paesi prima della crisi (e in molti casi tali strumenti continuano ad essere in uso) : Riforma del sistema pensionistico (ad esempio modifiche ai benefici che ricevono i pensionati e ai contributi pensionistici versati da dipendenti e datori di lavoro) L'innalzamento dell'età pensionistica e l’eliminazione delle differenze fra donne e uomini Riduzione di incentivi al pensionamento anticipato Riforma dei sussidi per malattia e invalidità Politiche contro la discriminazione verso i lavoratori anziani Incentivi per promuovere la formazione permanente e lo sviluppo delle competenze sul posto di lavoro Ci sono inoltre politiche mirate alla gestione del fattore età, tra cui: Incentivi finanziari ai datori di lavoro per mantenere i lavoratori anziani al lavoro Gli incentivi finanziari ai datori di lavoro per facilitare il rientro dei lavoratori anziani nel mercato del lavoro Gli incentivi finanziari per i dipendenti anziani per rimanere nel mondo del lavoro Schemi di pensionamento graduale / progressivo / parziale Altre opzioni di lavoro flessibile per i lavoratori anziani Campagne di sensibilizzazione e di informazione da parte dei governi per promuovere un cambiamento di atteggiamento nei confronti dei lavoratori più anziani con premi a imprese che introducono azioni a favore dei lavoratori anziani.

Alcune iniziative in favore dei lavoratori anziani Svezia Regno Unito Ungheria Repubblica Ceca Alcuni paesi hanno adottato un approccio più globale di altri per sostenere i lavoratori più anziani, a cominciare dalle riforme politiche gia’ dalla fine del 1990 e inizio del 2000. In Svezia esiste un forte consenso tra le parti sociali secondo cui l'invecchiamento della popolazione è una priorità politica. Le riforme delle pensioni nel 1999 hanno fatto sì che la pensione erogabile fosse legata alla differenza fra l'età di pensionamento e la media dell’aspettativa di vita negli ultimi cinque anni per donne e uomini. Cio’ significa che i lavoratori possono andare in pensione all'età di 61 anni. Tuttavia, esistono forti incentivi perche’ i lavoratori restino al lavoro fino all'età di 65 anni e oltre. Tali incentivi sono stati ulteriormente rafforzati a partire dal 2006 con modifiche al sistema fiscale cosicche’ si possa offrire un trattamento più favorevole per i redditi da lavoro rispetto ai redditi da pensione. Allo stesso tempo, l’eta’ massima consentita per rimanere al lavoro è stata aumentata a 67 anni. Nel 2006, sono state adottate altre misure specifiche come la riduzione dei contributi del datore di lavoro per i lavoratori che hanno compiuto i 65 anni. Inoltre altre riforme mirano a rendere l’invalidità un opzione sempre meno attraente. Inoltre, i datori di lavoro possono avvalersi di agevolazioni fiscali supplementari per l’assunzione di lavoratori di eta’ superiore ai 55 anni precedentemente disoccupati, questo nel quadro del programma «new start job". Nuovo inizio lavorativo. Anche nel Regno Unito negli ultimi 10 anni le parti sociali si sono trovate concordi nell’identificate la necessità di prolungamento della vita lavorativa. Il Regno Unito centra le proprie politiche su ampie riforme delle strutture normative che riguardano i lavoratori anziani, come l'innalzamento dell'età pensionistica e una riforma dei requisiti necessari per ricevere indennità per invalidita’ nel 2008. In alcuni paesi come l'Ungheria e la Repubblica Ceca le riforme sono per lo più mirate all'integrazione dei giovani nel mercato del lavoro. Le politiche relative ai lavoratori anziani sono spesso in una fase iniziale di sviluppo. In Ungheria e nella Repubblica Ceca, l'uso di pensionamento anticipato è rimasto prevalente e gli atteggiamenti dei datori di lavoro e della società in Ungheria non sono molto favorevoli verso i lavoratori anziani. In parte, questo è il retaggio della forte spinta verso il pensionamento anticipato come mezzo di regolazione del mercato del lavoro durante la transizione verso un'economia di mercato nei primi anni 1990.

Alcuni esempi: Gestione e riforma dei sistemi di pensionamento anticipato – Belgio, Paesi Bassi, Spagna Incentivi per favorire l’occupazione dei lavoratori anziani – Belgio, Spagna In Belgio, il governo ha introdotto una riforma dell’eta’ necessaria per beneficiare del prepensionamento da 58 a 60 anni e gli anni lavorativi necessari per accedere al prepensionamento da 20 a 30. Nei Paesi Bassi, il trattamento fiscale in regime di prepensionamento e’ diventato piu’ pesante e ha reso il prepensionamento meno attraente. Alcune riforme hanno avuto un impatto più moderato sulla gestione delle transizioni graduali. In Spagna, il governo ha cercato di incoraggiare l'uso dei sistemi pensionistici parziali, per cui un dipendente dopo l'età di 60-64 puo’ essere messo in pensione e rimane attivo per almeno il 25% del tempo ed essere sostituiti per il tempo restante da un nuovo dipendente. Questo programma ha avuto un successo limitato. Tuttavia, la (Spagna) Ford esempio il caso dimostra che alcune aziende hanno considerato questa possibilità sufficientemente interessante. Oltre alla riforma dei sistemi di pensionamento anticipato, diversi paesi hanno fatto la scelta di dare incentivi diretti sia ai datori di lavoro che ai lavoratori anziani per rimanere al lavoro. In Belgio la scelta e’ stata di dare incentivi finanziari ai datori di lavoro e ai lavoratori per favorire l'occupazione e il mantenimento dei lavoratori anziani. Inoltre, il Belgio ha introdotto iniziative quali le 'cellules d'emploi', che facilitano la transizione verso un altro impiego per i lavoratori che perdono il lavoro a seguito di ristrutturazione. Tali misure confermano anche un cambiamento culturale più ampio rispetto ai soli regimi di pensionamento anticipato, quindi l'associazione ristrutturazione/pensionamento anticipato non esiste piu’. In Spagna, alcuni incentivi sono legati ai contributi previdenziali del datore di lavoro che sono stati ridotti del 50% per i lavoratori più anziani a partire da 60 anni di età, aumentando gradualmente del 10% fino a raggiungere il 100% quando il dipendente compie 65 anni. Data la gravità della disoccupazione giovanile in questo paese, simili incentivi sono stati applicati a fasce d'età più giovani, gruppi a rischio durante la crisi.

Employability Molti paesi hanno posto l'accento su 'occupabilità', lo sviluppo continuo delle competenze e della formazione dei lavoratori per garantire che abbiano adeguate competenze per l'occupazione. Paesi diversi come l'Austria, l'Ungheria e la Lettonia hanno fornito incentivi ai dipendenti e datori di lavoro per garantire la formazione permanente. Campagne mirate a promuovere la salute sul posto di lavoro, iniziative che informano i datori di lavoro su come accogliere una forza lavoro che invecchia, la sensibilizzazione del personale sulla necessità di lavorare più a lungo. Un altro aspetto importante delle iniziative di age management è quello di vedere i lavoratori più anziani come una categoria distinta nelle politiche sulla diversità. In Austria, Paesi Bassi, Lettonia e Svezia si vedono i lavoratori più anziani come un gruppo distinto sia inell’orientamento delle varie iniziative specifiche che nella regolamentazione.

Lotta alla discriminazione La ricerca di Eurofound ha visto come la lotta alla discriminazione sia stato un tema comune nei vari paesi, cosa dovuta in gran parte alle specifiche normative europee. In linea di principio, questo significa che l'età non può essere un fattore preso in considerazione nelle decisioni di gestione del personale (assunzioni e licenziamenti), anche se in alcuni paesi esitono clausole particolari nel codice del lavoro per rendere il licenziamento di lavoratori anziani più difficile. Sia la Svezia e Paesi Bassi hanno un sistema di 'last in, first out' (ultimo arrivato/primo fuori) nei licenziamenti collettivi. In Lettonia, il codice del lavoro prevede un trattamento di favore/particolare per coloro che rientrano nei 5 anni precedenti alla pensione nel caso di licenziamenti collettivi. In paesi come il Regno Unitoi datori di lavoro hanno espresso preoccupazione nei casi in cui vengano licenziati lavoratori anziani perche possono essere accusati di discriminazione nei loro confronti. In Ungheria, paese che ha tra i più bassi tassi di occupazione per i lavoratori più anziani, la discriminazione in base all'età è stata oggetto di molte ricerche e sembra essere una priorita’ in generale e anche a livello amministrativo.

I lavoratori anziani e le imprese E’ chiaro che le politiche di gestione di lavoratori anziani a livello aziendale sono influenzate dagli sviluppi dei paesi dove operano tali imprese. Ad esempio, l'attenzione sulla gestione del fattore età, in Svezia si riflette anche nei due casi di studio condotti in questo paese, l’Amministrazione regionale Kiruna e Vattenfall. In entrambi i casi la politica di gestione del fattore età e’ stata incentrata sulla formazione, lo sviluppo delle competenze, flessibilita’ dell’orario di lavoro. Tali iniziative mirano a sviluppare competenze e adattabilità tra i lavoratori più anziani e mantenerli nel mondo del lavoro. In molti dei casi studiati si e’ vista l’importanza del trasferimento delle conoscenze tra le generazioni. Questo trasferimento può essere costituito da: la pianificazione degli avvicendamenti, che coinvolge i lavoratori più anziani nella formazione e dalla documentazione della conoscenza e dell’esperienza accumulata nel corso della carriera. Esempi sono il gruppo Mol in Ungheria e Amministrazione Regionale Kiruna in Svezia. Coinvolgere i lavoratori più anziani nella formazione in alcuni casi è stata una risposta alla crisi in quanto ha contribuito a ridurre i costi per la formazione. Il pensionamento parziale o flessibile è un'altra opzione per gestire la transizione dal lavoro al pensionamento. Un esempio è il pensionamento flessibile introdotto da Cambridgeshire County Council nel Regno Unito. Questo offre dipendenti a partire dai 55 anni il diritto di chiedere una riduzione permanente dell'orario di lavoro (20% o più) o di richiedere un passaggio ad un ruolo con compiti di minore responsabilità. Nello stabilimento di produzione Ford a Valencia la maggioranza di operai di 61 anni e più partecipano a un regime di pensionamento parziale finanziato dal governo, che permette loro di ridurre l'orario lavorativo fino all’85%. Tale iniziativa e’ legata all'obbligo di assumere un lavoratore più giovane per ogni dipendente in pensione parziale. Anche Borealis Agrolinz Melamine GmbH (Austria) ha iniziato a utilizzare il pensionamento parziale, soprattutto durante la ristrutturazione a seguito della crisi economica del 2008, in parallelo alle riforme al regime pensionistico da parte del governo austriaco. Gli studi di casi offrono anche spunti nelle politiche di gestione dei lavoratori anziani nelle piccole imprese. Gli esempi di Made in Inox in Belgio e Lettonia Proniks dove, date le competenze e conoscenze specifiche necessarie nel settore, la perdita di anche un solo dipendente può costituire un grosso problema. Queste imprese quindi tendono a investire molto nei lavoratori anziani.