Università della Terza Età Montebelluna EDUCARE AL CONFLITTO PER EDUCARE ALLA PACE 18, 24, 31 marzo 2011 dott. Andrea Pozzobon.

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Università della Terza Età Montebelluna EDUCARE AL CONFLITTO PER EDUCARE ALLA PACE 18, 24, 31 marzo 2011 dott. Andrea Pozzobon

Ma PACE e CONFLITTO non sono termini, concetti, dimensioni, esperienze contrapposte tra loro? Non è contraddittorio educare al conflitto per educare alla pace? Giorgio La Pira intese la politica come «arte della pace» e del dialogo, come edificazione della fraterna armonia fra gli uomini

Jacque Delors sostiene che il fine più alto delleducazione sarà quello di fornire a ciascuno i mezzi per svolgere un ruolo cosciente e attivo come cittadino, ciò che non potrà realizzarsi in pieno se non nel contesto di società democratiche Politica, democrazia, educazione, pace sono in questa prospettiva dimensioni fortemente legate tra loro Ma da dove partire per una riflessione e quindi per una educazione alla pace?

In termini generali potremmo definire la pace come una condizione relazionale, sociale, politica caratterizzata da una situazione armonica, in assenza di forti conflitti Potremmo riflettere, sempre in generale, sulla contrapposizione tra pace e guerra, sulleventualità o meno che, a livello globale, si possa arrivare ad unassenza di conflitti … Da pedagogista penso però che larmonia (macro) sociale e, prima ancora, comunitaria (cioè micro sociale), possa costruirsi attraverso il vivere esperienze relazionali fondate su una buona comunicazione, sulla possibilità di espressione e di ascolto dellaltro (legittimazione reciproca), sul confronto, su modalità di decisione corrette.

In sostanza attraverso esperienze di democrazia. Ma anche quando parliamo di democrazia dobbiamo intenderci. Non cè educazione alla democrazia ( e quindi educazione alla pace, educazione politica) se non facendo esperienze democratiche. E per questo che vorrei partire dal particolare per riflettere sulleducazione alla pace, e non dal generale

In questo primo incontro vorrei perciò affrontare laspetto comunicativo: esprimersi, ascoltarsi, confrontarsi è il primo passo per capire se stiamo costruendo o meno una cultura di pace Nel secondo incontro vorrei affrontare il tema del conflitto: veramente il conflitto è nemico della pace? Può essere veramente un obiettivo quello di eliminare il conflitto? Quanto siamo preparati ad affrontare i conflitti? Quando un conflitto è distruttivo e quando è generativo? Nel terzo incontro vorrei invece riflettere con voi su alcune dimensioni che possono, in base a come sono interpretate e vissute, alimentare o inibire una cultura di pace: il potere, lautorità, il bene comune (a livello personale, famigliare, comunitario).

In che senso COMUNICARE BENE è il primo passo per uneducazione alla pace? Creare le condizioni perché siano veramente possibili degli spazi di espressione è il primo passo Lespressione devessere legittimata, cioè accolta, ascoltata (non necessariamente condivisa) Ciò permette un dialogo e un confronto sano, cioè delle forme della comunicazione che permettano ad ogni persone di essere protagonista (cioè soggetto partecipativo) nei propri contesti di vita (in primo luogo la famiglia) Ciò ci chiede di soffermarci sulle principali leggi della comunicazione