LA CRISI DELLA STRISCIA DI GAZA video
GEOGRAFIA E POLITICA DELLA ZONA La Striscia di Gaza è una regione costiera lunga 45 km e larga 10. Essa è incuneata far il mar Mediterraneo (ad Ovest), la penisola del Sinai (a Sud) e Israele (a Est e a Nord). Vi è un clima mediterraneo, piuttosto arido, la popolazione è formata da musulmani (97%) e in minima parte cristiani (3%). Le lingue parlate sono l’arabo, l’ebraico e l’inglese. È abitata da 1,5 milioni di palestinesi, di cui più della metà sono famiglie di profughi giunti qui in seguito alle passate guerre arabo-israeliane. Gaza ha una delle maggiori densità di popolazione al mondo (530 ab/Km²) ed è uno dei paesi con il più alto tasso di crescita demografica. La maggior parte degli abitanti vive con meno di due dollari al giorno e la disoccupazione supera il 50%. Attualmente l’area ha un governo autonomo, dopo un ritiro delle truppe israeliane nel 2005. A capo del governo vi è il partito estremista di Hamas, votato dalla popolazione nel gennaio 2006.
Le nazioni in conflitto e relative situazioni socio-politiche Il conflitto vede schierate due controparti: lo stato di Israele e lo stato di Gaza. -stato d’Israele Il moderno stato d’Israele è nato nel 1948 a seguito di una risoluzione dell’ONU. Si trova in situazione di conflittualità latente con gli stati confinanti. La formazione di uno stato ebraico è sempre stata contrastata dai palestinesi, gli abitanti musulmani della regione. -stato di Gaza Come già detto, è formato soprattutto da profughi palestinesi. Dal 1967 al 2005 è stata un’area occupata dall’esercito israeliano , dopo la vittoria riportata nella Guerra dei Sei Giorni. Nel settembre 2005 Israele ha completato il ritiro dei suoi soldati e coloni dalla Striscia consegnandola interamente all’Autorità Nazionale Palestinese (ANP). Attualmente non è ben chiaro chi abbia il controllo di Gaza. Il Ministro degli Esteri di Israele Tzipi Livni ha dichiarato nel mese di gennaio 2008: "Israele se n'è andato da Gaza. Ha smantellato i suoi insediamenti. Non sono stati lasciati soldati israeliani là, dopo il disimpegno". In realtà, secondo alcune fonti, Israele mantiene ancora un controllo effettuale su Gaza. Subito dopo il ritiro nel 2005 di Israele, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahumud Abbas ha dichiarato, "lo status giuridico delle aree previsto per l'evacuazione non è cambiato".
Poco dopo, l'avvocato palestinese-americano Gregory Khalil, ha dichiarato: "Israele ancora controlla ogni persona, ogni bene, letteralmente ogni goccia d'acqua che entra o esce dalla Striscia di Gaza. È pur vero che le sue truppe non ci sono più... ma non vi è ancora la possibilità da parte dell'Autorità palestinese di esercitare il controllo". Anche Human Rights Watch ha contestato che l'occupazione di Israele sia effettivamente finita. L'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari mantiene un ufficio su "Territorio palestinese occupato", che comprende la stessa Striscia di Gaza. In seguito alle elezioni del gennaio 2006 la guida del paese è stata presa da Hamas. Si tratta di un’organizzazione palestinese, di carattere politico, paramilitare e terrorista, riconosciuta come organizzazione terrorista da Unione Europea, Stati Uniti, Canada, Giappone, Israele. Hamas è acronimo di Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya, e significa “Movimento Islamico di Resistenza”. Il suo statuto si propone come obiettivo la cancellazione dello stato d’Israele e la sua sostituzione con uno stato islamico palestinese. Al fine di ottenere tale proposito, Hamas si ripropone di ricorrere alla forza, mediante la jihad, il termine che nel Corano indica la lotta per la religione musulmana. È interessante notare che se Hamas ha vinto le elezioni politiche, Israele mantiene però il controllo dell’economia nella zona. Gaza infatti è circondata da numerosissimi posti di blocco, controllati da Israele. Addirittura negli ultimi tempi si è parlato di costruire una muraglia intorno a questa zona. Egitto e Israele hanno chiuso in gran parte le loro frontiere con muri di cemento e filo spinato. Israele consente solo una limitata fornitura da parte delle organizzazioni di aiuto umanitario nella Striscia. Il volume delle merci che Israele permette a Gaza è un quarto del flusso precedente al blocco, risalente al 2007. La marina israeliana mantiene un blocco marittimo di tre miglia nautiche dalla costa. L'Egitto, prima dei rivolgimenti democratici del febbraio-marzo 2011, stava costruendo una barriera d'acciaio sotterranea per evitare la violazione del blocco con i tunnel. Unendo a ciò il fatto che gran parte dei cittadini di Gaza lavora in Israele, si può capire perché gli Israeliani hanno un controllo totale su questa economia. Infatti in tempi di guerra, Israele può letteralmente strozzare l’economia di Gaza chiudendo le sue frontiere e impendo così ai cittadini di Gaza, con questa sorta di boicottaggio, di recarsi ai propri posti di lavoro.
L’evoluzione del conflitto a partire dal 2006 Gennaio 2006: il partito di Hamas, ostile a Israele, vince le elezioni nella Striscia di Gaza. Giugno 2007: i militanti della fazione integralista islamica palestinese di Hamas prendono il totale controllo della striscia di Gaza dopo aver sconfitto in battaglia e cacciato in Cisgiordania le forze militari e di polizia del presidente di Fatah e dell'Anp Abu Mazen (Mahmoud Abbas). Israele reagisce con un embargo, bloccando l’afflusso di merci nella zona. Come risposta Hamas avvia numerose azioni ostili a Israele, in particolare mediante un costante lancio di razzi a scopi terroristici. Ciò si può capire dal tipo di razzi impiegati negli attacchi. Si tratta dei cosiddetti “Qassam”, razzi rudimentali, di scarsa efficacia e precisione. Da ciò si evince che il loro obiettivo non è tanto arrecare danni materiali, quanto spargere il terrore tra la popolazione. 29 Febbraio 2008: parte l’operazione “Inverno Caldo” (da parte degli israeliani), in risposta ai razzi lanciati da Hamas. In meno di una settimana vengono uccisi oltre 100 palestinesi e 3 israeliani. 19 Giugno 2008: grazie alla mediazione dell’Egitto, tra le due parti si stabilisce una tregua di sei mesi, durante la quale Hamas accetta di porre fine al lancio dei razzi in cambio di un alleggerimento del blocco da parte di Israele. Più precisamente si stabilisce una Tahdiʾa, cioè una riduzione delle ostilità, ma non un loro completo arresto. 27 Dicembre 2008: finita la tregua Israele dà avvio all’operazione Piombo Fuso. Dopo le azioni di bombardamento, segue un attacco via terra. 18 Gennaio 2009: si svolge la Conferenza di Pace di Sharm el Sheik, fortemente voluta dai governi occidentali e dall'egiziano Mubarak, che porta all'accettazione della tregua da parte d‘Israele e del ritiro da Gaza a patto che i confini siano sorvegliati per evitare il contrabbando d'armi, e anche all'apertura di Hamas nei confronti di una tregua di una settimana se, in questo stesso periodo di tempo, Israele completerà il ritiro del proprio esercito. Il conteggio finale delle vittime ammonta a 1203 morti, per Hamas, di cui 410 bambini, i feriti invece sono 5300. Da parte israeliana si calcolano invece 13 vittime, di cui tre civili e quasi 200 i feriti.
SCHEMA DEGLI EVENTI CHE HANNO PORTATO AL NUOVO CONFLITTO È interessante notare che i bersagli dell'offensiva israeliana sono i tunnel di collegamento con l'Egitto. Da questi vengono contrabbandate sia le armi, sia il cibo ed altri prodotti di prima necessità, nonché i siti da cui partono i razzi che da 8 anni colpiscono obiettivi civili in Israele. Marzo-Giugno 2012: vi sono dei picchi nel lancio dei razzi da parte di Hamas. 14 Novembre 2012: Israele dà avvio all’operazione Colonna di Nuvole, la reazione all’intensificarsi del lancio dei razzi di Hamas. Gli aerei israeliani bombardano la Striscia di Gaza, colpendo non solo depositi di armi, ma anche diversi palazzi civili (tra l’altro, viene colpito più volte il grattacielo dei mass media al-Shouruq di Gaza). Hamas risponde lanciando verso Tel Aviv un missile di fabbricazione iraniana “Fajr-5”, accompagnato da altri razzi, per lo più “Qassam M75”. Si stima che in decine di raid aerei le forze israeliane abbiano colpito oltre 1000 obiettivi, tra cui le sede del governo di Hamas, sedi di giornali e televisioni, campi profughi, banche ed edifici civili. Attualmente si contano 71 cittadini di Gaza e 3 israeliani tra i morti, mentre i feriti sono, in totale, oltre 400. 21 Novembre 2012: grazie al segretario di stato americano Clinton, si giunge ad un una tregua. Questa viene però infranta da Hamas, che lancia 14 razzi dopo le ore 21:00 (ora locale). 29 Novembre 2012: l’assemblea generale dell’ONU riconosce la Palestina come stato osservatore non membro. Questo è un deciso passo avanti nel riconoscimento della Palestina come stato. La risoluzione viene votata con 138 voti favorevoli, 9 contrari, 41 astenuti. Il presidente dell’ANP Abu Mazen dichiara: “Siamo qui non per delegittimare uno stato, Israele, ma per legittimare uno stato: la Palestina. Mi impegno a rianimare i negoziati con Israele.” 30 Novembre 2012: in seguito all’ammissione della Palestina nell’ONU, Israele dichiara che costruirà 3000 nuove case per i coloni a Gerusalemme est e in Cisgiordania. La decisione è stata rivelata da un tweet di Barak Ravid, corrispondente diplomatico di Haaretz: “Le nuove case saranno edificate in aree già oggetto di un forte contenzioso con i palestinesi, come El, tra Maaleh Adumin e Gerusalemme est, con una edificazione che separerà la Cisgiordania del sud da quella del nord. Tutto ciò, nonostante Netanyahu abbia assicurato in passato a Barack Obama che il progetto di El sarebbe stato congelato”. La Casa Bianca ha definito questa decisione “controproducente per la pace”. Giudizi simili sono stati manifestati dalla Palestina. 10 Novembre 2012 Hamas intensifica il lancio dei razzi , soprattutto per iniziativa del Fronte popolare per la liberazione della Palestina 14 Novembre 2012 Ahamad al-Ja’bari, capo militare di Hamas, viene ucciso da un attacco aereo israeliano 15 Novembre 2012 Un missile lanciato su Kiryat Malakhi (regione di Ascalona) uccide tre israeliani SCHEMA DEGLI EVENTI CHE HANNO PORTATO AL NUOVO CONFLITTO
Le origini del conflitto L’attuale conflitto ha radici ben profonde. Deriva dalla formazione dello stato ebraico come lo conosciamo oggi. Sin dall’ottavo secolo a.C. in seguito alla diaspora, gli ebrei si sono sparsi nel mondo, senza avere una vera patria. Questa condizione di esuli caratterizzò gli ebrei fino al 1948. Infatti dopo la seconda guerra mondiale e le ben note vicende della shoà, la Società delle Nazioni decretò a larga maggioranza la spartizione della Palestina, allora protettorato inglese, tra ebrei e palestinesi. Così il 14 maggio 1948 nacque ufficialmente lo stato d’Israele. Il giorno seguente, il 15 maggio, mentre le truppe britanniche si ritiravano definitivamente dalla zona, gli eserciti di Egitto, Siria, Libano, Iraq e Transgiordania attaccarono l’appena nato stato d’Israele. L’esercito israeliano tuttavia prevalse, e riuscì addirittura ad espandersi, ben oltre i confini della risoluzione ONU. Questo impedì la formazione di un parallelo stato palestinese, e generò una situazione di conflittualità, tra Israeliani e Palestinesi, che dura ancora oggi.
Le origini del conflitto II Sconfitti gli Arabi nel 1949, gli israeliani si ritirarono dai territori conquistati. In particolare la Striscia di Gaza fu occupata dall’Egitto. Nel 1967, durante la guerra dei Sei Giorni, Israele rioccupò vari territori, tra cui la Striscia di Gaza. In particolare questa zona rimase sotto l’occupazione israeliana fino al 2005, quando l’esercito israeliano si ritirò dalla zona. In seguito la Striscia di Gaza è passata sotto l’ANP, l’Autorità Nazionale Palestinese, istituita nel 1995. Successivamente nella zona vi furono libere elezioni, che portarono al potere il partito attualmente governante, Hamas.
Possibili interpretazioni del conflitto Appare chiaro che questi continui scontri tra Israele e Palestina non portino a nulla di fatto. Ci si può chiedere allora: perché Hamas ha riaperto il conflitto? Secondo alcuni esperti in realtà il vero obiettivo sarebbe attirare l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. Soprattutto, Hamas sarebbe interessato a scatenare scontri che portino, come nell’Operazione Piombo Fuso, degli squilibri notevoli nel conteggio delle vittime tra israeliani e palestinesi, e quindi a destare l’indignazione della società internazionale. Questo, infatti, giocherebbe a suo favore, mostrando gli israeliani come dei oppressori dei palestinesi. Infatti l’ala militare di Hamas e jihad islamica sapevano che i missili iraniani non avrebbero portato seri danni. Davano per scontato che la reazione israeliana avrebbe provocato molte più vittime a Gaza di quante i loro razzi potessero provocarne nel campo israeliano. Tutto ciò, inoltre, avrebbe comportato la reazione di molti stati, quali l’Egitto, la Turchia, la Russia, l’Iran e, infine, gli Stati Uniti. Non sappiamo ancora come questi stati reagiranno, ma sicuramente il primo obiettivo, mettere tutti in imbarazzo, è stato raggiunto.
Sitografia e bibliografia http://www.globalgeografia.com Sito riguardante la geografia, affidabile per precisione e dati tecnici. http://it.wikipedia.org Sito costantemente aggiornato sui recenti sviluppi, dotato di esaurienti informazioni sull’argomento. http://www.ilfattoquotidiano.it/ Homepage di un giornale nazionale (Il Fatto Quotidiano), fonte estremamente attendibile. Il Resto del Carlino (edizione del 20 novembre 2012) Quotidiano nazionale di elevata attendibilità e precisione dei dettagli. Corriere della Sera (edizione del 20 novembre 2012) Quotidiano nazionale estremamente affidabile.
Siti consigliati per l’approfondimento http://temi.repubblica.it/limes/la-palestina-impossibile Lo speciale del 2007 dedicato dalla rivista di geopolitica Limes al conflitto israelo-palestinese. Trattazione completa, corredata di carte aggiornate al 2009 e approfondimenti particolarmente curati. 1/7/13
Letture consigliate 1) Il *conflitto israelo-palestinese : cent'anni di guerra / James L. Gelvin ; traduzione di Piero Arlorio. - Torino : Einaudi, c2007., 362 p. 2) Titolo dell’opera: Le *guerre spiegate ai ragazzi / Toni Capuozzo. - Milano : Mondadori, 2012. - 186 p. Argomento/trama: Quante guerre ci sono oggi nel mondo? Perché scoppiano? Che cos'è il conflitto tra Israele e Palestina? Come si combatte il terrorismo? Che cos'è una missione di pace? Perché in alcuni paesi anche i bambini diventano soldati? Che cosa vuol dire essere pacifisti? Come saranno le guerre di domani? Domande e risposte. Per conoscere le guerre, per immaginare un futuro di pace