NIETZSCHE (volontà di potenza; nichilismo) prof. Michele de Pasquale
la volontà di potenza ha una valenza filosofica non è la semplice volontà di dominio (pura affermazione sull’altro), nè la giustificazione metafisica di un’ideologia di potenza, ma è la volontà che vuole se stessa: di fronte al nulla dei valori, alla realtà della sofferenza, essa è la volontà dell’individuo di affermarsi come volontà la radice del concetto è quella della competizione (gusto della distruzione, gioia di vincere) tratto dal pensiero greco (vedi Eraclito) come principio di organizzazione della vita essa è continuo impulso a oltrepassare se stessi: l’esempio a cui Nietzsche ricorre per evocare il protagonista della volontà di potenza è l’artista tragico (colui che esalta i valori di chi accetta di vivere nell’orizzonte dell’eterno ritorno)
ma la volontà di potenza presenta anche valenze più connesse all’idea del dominio e della sopraffazione la concezione politica di Nietzsche è una concezione individualistica e gerarchica fondata sul culto della differenza, della distanza aristocratica dalla massa detesta l’ideologia egualitaria incarnata dalle dottrine socialiste, ideologia che rappresenta l’ostacolo più pericoloso per l’affermazione del superuomo si dichiara favorevole ad una organizzazione sociale aristocratica, antistatalista, antinazionalista il cui compito è quello di formare una nuova casta dominante educata agli ideali del superuomo nel pensiero di Nietzsche, questa aristocrazia non ha connotazioni razziste, antisemite; è azzardato determinare ulteriormente il suo pensiero a proposito perchè egli non si spinge più in là del puro vagheggiamento di una élite di uomini nobili che sappia farsi carico dell’educazione dionisiaca del pianeta
Nietzsche intende per nichilismo la volontà del nulla: ogni atteggiamento di fuga e disgusto nei confronti del mondo reale la specifica situazione dell’uomo moderno che non credendo più in un senso metafisico delle cose e nei valori supremi avverte lo sgomento del vuoto e del nulla “ Nichilismo: manca il fine; manca la risposta al "perché? "; che cosa significa nichilismo? - che i valori supremi si svalorizzano” (Nietzsche, Frammenti postumi)
la disillusione nichilistica riguardante i valori proviene da una precedente illusione l’uomo ha creduto dapprima in un mondo governato dall’”uno”, dal “vero”, dal “bene”, dal “fine”, dall’”essere” … poi si è reso conto che tali categorie erano fittizie
“ Il nichilismo come stato psicologico subentra di necessità, in primo luogo, quando abbiamo cercato in tutto l'accadere un "senso" che in esso non c'è, sicché alla fine a chi cerca viene a mancare il coraggio. Il nichilismo è allora l'acquistar coscienza del lungo spreco di forze, il tormento dell'"invano", l'insicurezza, la mancanza dell'occasione di riposarsi in qualche modo, di tranquillizzarsi su qualcosa ancora - la vergogna di fronte a se stessi, come se ci fosse troppo a lungo ingannati ... Quel senso potrebbe essere stato: I'" adempimento" di un supremo canone morale in tutto l'accadere, l'ordine morale del mondo; o l'accrescimento dell'amore e dell'armonia nei rapporti fra gli esseri; o l'avvicinamento a uno stato universale di felicità; o anche il dirigersi verso uno stato universale del nulla - una meta è ancor sempre un senso. Ciò che è comune a tutte queste rappresentazioni è che si debba raggiungere qualcosa attraverso il processo stesso - e poi si capisce che col divenire non si mira a nulla, non si raggiunge nulla ... Dunque la delusione su un preteso fine del divenire è una causa del nichilismo: sia in relazione a un fine del tutto determinato, sia, in modo più generale, come compressione dell'insufficienza di tutte le ipotesi finalistiche finora fatte, che riguardano l'intero "sviluppo" (l'uomo non è più collaboratore, per non dire centro, del divenire). %
Il nichilismo come stato psicologico subentra, in secondo luogo, quando si è postulata una totalità, una sistematizzazione e addirittura un'organizzazione in tutto l'accadere e alla sua base, sicché l'anima assetata di ammirazione e venerazione gozzoviglia nella rappresentazione generale di una suprema forma di governo e amministrazione (se si tratta dell'anima di un logico, basta già l'assoluta consequenzialità e dialettica oggettiva per riconciliare con tutto quanto ... ). Una specie di unità, una qualunque forma di "monismo": e in conseguenza di questa credenza l'uomo ha un profondo sentimento della connessione e della dipendenza da un tutto a lui immensamente superiore, è un modus della divinità ... "Il bene dell'universale esige l'abbandonarsi del singolo" ... ma, guarda un po', un siffatto universale non c'è! In fondo l'uomo ha perduto la fede nel suo valore, se attraverso di lui non opera un tutto che abbia un infinito valore; egli cioè ha concepito un tale tutto per poter credere nel proprio valore. %
Il nichilismo come stato psicologico ha ancora una terza e ultima forma. Date queste due constatazioni, che col divenire non si deve raggiungere niente, e che sotto ogni divenire non si ritrova per nulla una grande unità, dove l'individuo possa totalmente immergersi come in un elemento di supremo valore: non resta come scappatoia che condannare come illusione tutto questo mondo del divenire e inventare un mondo che sia al di là di esso, come mondo vero. Ma appena l'uomo si accorge che questo mondo è stato fabbricato solo in base a bisogni psicologici, e che in nessun modo egli ha diritto di far ciò, sorge l'ultima forma del nichilismo, che racchiude in sé l'incredulità per un mondo metafisica - che proibisce a se stessa di credere in un mondo vero. In questa posizione si ammette la realtà del divenire come unica realtà, ci si vieta ogni sorta di via traversa per giungere a mondi dietro i mondi e a false divinità - ma non si sopporta questo mondo che pure non si vuole negare ... - %
(Nietzsche, Frammenti postumi) Che cos'è accaduto in fondo? Si raggiunse il sentimento della mancanza di valore, quando si comprese che non è lecito interpretare il carattere generale dell'esistenza né col concetto di "fine", né col concetto di " unità ", né col concetto di " verità ". Con ciò non si ottiene e raggiunge niente; nella molteplicità dell'accadere manca un'unità che permei tutto; il carattere dell'esistenza non è "vero", è falso.... non si ha assolutamente più ragione di favoleggiare un mondo vero... Insomma: le categorie "fine", "unità", "essere", con cui avevamo introdotto un valore nel mondo, ne vengono da noi nuovamente estratte - e ora il mondo appare privo di valore ...“ (Nietzsche, Frammenti postumi)
equivoco del nichilismo: Il mondo, non avendo significati forti (unità, verità, …), non ha alcun senso i significati forti, pur non esistendo come strutture metafisiche date, esistono come prodotti della volontà di potenza che affrontando il caos dell’essere impone ad esso i propri fini
(Nietzsche, Frammenti postumi) “ La domanda del nichilismo “a che scopo?” procede dalla vecchia abitudine di vedere il fine come posto, dato, richiesto dall’esterno – cioè da una qualche autorità sovraumana. Anche dopo aver disimparato a credere in quest’ultima, si continua a cercare, secondo la vecchia abitudine, un’altra autorità in grado di parlare un linguaggio assoluto e di imporre fini e compiti. Viene quindi in primo piano l’autorità della coscienza (quanto più si emancipa dalla teologia, tanto più la morale diventa imperativa), in sostituzione di un’autorità personale. O l’autorità della ragione. O l’istinto sociale (il gregge). O la storia con uno spirito immanente, che ha il suo fine in sé e a cui ci si può abbandonare. Si vorrebbe aggirare la necessità di avere una volontà, di volere uno scopo, il rischio di dare a se stessi un fine”. (Nietzsche, Frammenti postumi)
il nichilismo può essere segno di debolezza o di forza nichilismo passivo prende atto del declino dei valori e si ripiega nel nulla nichilismo attivo forza violenta di distruzione di ogni residua credenza in qualche verità di tipo metafisico
“ 1. Il nichilismo come stato NORMALE Nichilismo: manca il fine; manca la risposta al "perché? "; che cosa significa nichilismo? - che i valori supremi si svalorizzano Esso è AMBIGUO: A. Nichilismo come segno della cresciuta potenza dello spirito: come NICHILISMO ATTIVO. Può essere un segno di forza: l'energia dello spirito può essere cresciuta tanto, che i fini sinora perseguiti ("convinzioni, articoli di fede") le riescano inadeguati. - Una fede cioè esprime in genere la costrizione esercitata da condizioni di esistenza, una sottomissione all'autorità di situazioni in cui un essere prospera cresce, acquista potenza... D'altra parte un segno di forza non sufficiente per porsi ora nuovamente, in maniera creativa, un fine, un perché, una fede. Il SUO MASSIMO di forza relativa lo raggiunge come forza violenta di DISTRUZIONE, come nichilismo attivo. Il suo contrario sarebbe il nichilismo stanco che non aggredisce più; la forma più famosa di questo è il buddhismo, come nichilismo passivo. Il nichilismo rappresenta uno stato intermedio patologico (patologica è l'immensa generalizzazione, la conclusione che non c'è nessun senso): %
sia che le energie creative non siano ancora forti abbastanza, sia che la decadenza indugi ancora e non abbia ancora trovato i suoi rimedi. B) Nichilismo come declino e regresso della potenza dello spirito NICHILISMO PASSIVO: come segno di debolezza: l'energia dello spirito può essere stanca, esaurita, in modo che i fini sinora perseguiti sono inadeguati ;e non trovano più credito la sintesi dei valori e dei fini (su cui riposa ogni forte cultura) si scioglie in modo che i singoli valori si fanno la guerra: disgregamento; tutto ciò che ristora, guarisce, tranquillizza, stordisce, sarà in primo piano, sotto diversi travestimenti, religiosi o morali o politici o estetici, ecc. 2. PRESUPPOSTI DI QUEST’IPOTESI Che non ci sia una verità; che non ci sia una costituzione assoluta delle cose, maniera creativa, un fine, un perché, una fede una "cosa in sé"; - ciò stesso è un nichilismo, è anzi il nichilismo estremo. Esso ripone il valore delle cose proprio nel fatto che a tale valore non corrisponda né abbia corrisposto nessuna realtà, ma solo un sintomo di forza da parte di chi pone il valore, una semplificazione ai fini della vita.” (Nietzsche, Frammenti postumi)
(Nietzsche, Frammenti postumi) il nichilismo estremo raggiunge la sua completezza quando si rende conto che il senso, non essendo ontologicamente dato, deve essere umanamente inventato “DARE UN SENSO – questo compito resta assolutamente da assolvere, posto che nessun senso vi sia già” (Nietzsche, Frammenti postumi)