4. Zaccheo, il pubblicano curioso

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4. Zaccheo, il pubblicano curioso Esercitava un’attività malvista a causa dei frequenti abusi e delle frodi commesse. I pubblicani erano delle persone solitamente molto ricche che intrattenevano tra loro vari rapporti di natura professionale. Pubblicano era sinonimo di peccatore.

È molto probabile che Zaccheo avesse sen­tito parlare di Gesù e che quelle informazioni fossero riuscite a svegliare in lui la curiosità, almeno di vederlo.

Nonostante fosse di bassa statura e Gesù venisse solitamente circondato da molta gente, vinse il timore di essere deriso e considerato ridicolo dalle persone, che lo avrebbero visto arrampicarsi su un albero come un giovanetto, e salì appunto su un sico­moro.

Non poteva immaginare ciò che sarebbe accaduto Non poteva immaginare ciò che sarebbe accaduto. Gesù si ferma, alza lo sguardo e gli dice: «“Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: “È andato ad alloggiare da un pec­catore!”. Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli rispose: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché an­ ch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19,5-10).

Ciò che risulta maggiormente interessante nel caso di Zaccheo sono due cose. La prima è che Gesù stesso per primo prende l’iniziativa di un incontro personale con lui.

Zaccheo infatti non ha mostrato esternamente nulla più di una certa curiosità.

Ma nello stesso tempo è legitti­mo vedervi dietro una segreta azione della gra­zia di Dio, che lo muoveva ad interessarsi a Gesù.

Il secondo aspetto riguarda il suo penti­mento, frutto di una mozione di Dio, che si esprime in modo molto concreto, proprio di un uomo abituato ai calcoli, sulla riparazione dei danni causati da alcune sue eventuali azioni ingiuste ed illegali.

Non fa uso esplicito dell’espressione pentimento, ma fa una dichiara­zione che implica il riconoscimento di aver agito male e l’ammissione secondo cui non ba­sta tale riconoscimento, ma bisogna riparare il danno causato.

Non solo ma va più in là, decidendo di devolvere gran parte della sua fortuna a persone che non ha frodato direttamente ma che vivono di stenti e nella povertà.

Il commen­to di Gesù è molto incoraggiante: la condotta coerente di Zaccheo, nonostante la sua vecchia e biasimata professione, è un segno di salvezza; è come se il Signore dicesse che la volontà reale e concreta di rimediare ai danni causati, costi­tuisca un anticipo cui, nello stesso tempo, se­gue e che merita la misericordia salvifica del Figlio dell’uomo.

Si tratta di un messaggio che è stato raccolto dalla tradizione morale cattoli­ca, nell’esigere dai cristiani penitenti tanto una riparazione dell’offesa a Dio causata dal pecca­to, quanto un giusto risarcimento, nella misura del possibile, dei danni causati al prossimo attraverso azioni contrarie alla giustizia, specialmente nel campo dei beni materiali.