Con il termine «PRIMAVERE ARABE» si intende un movimento composto da tante proteste e agitazioni avvenute tra il 2010 e il 2011 Primavera araba __ Allontanamento o morte del capo di stato __ Conflitti armati e cambiamento nel governo __ Cambiamento del primo ministro __ Proteste maggiori __ Proteste minori __ Proteste collegate __ Guerra civile __ Assenza di proteste
Le proteste ebbero inizio il 18 dicembre 2010, in seguito all’ atto estremo di un tunisino che si diede fuoco davanti alla centrale della polizia Questo gesto innescò un effetto domino che si propagò nei paesi limitrofi e diede inizio all’ intero moto di rivolta che venne chiamato «Rivoluzione dei gelsomini» In seguito, quattro capi di stato furono costretti alle dimissioni o alla fuga: in Tunisia Zine El-Abidine Ben Ali (14 gennaio 2011) in Egitto Hosni Mubarak (11 febbraio 2011) in Libia Muhammar Gheddafi (20 ottobre 2011) in Yemen Ali Abdullah Saleh (27 febbraio 2012) Sia l'instabilità portata dalle proteste nella regione mediorientale e nordafricana, sia le loro profonde implicazioni geopolitiche, attirarono grande attenzione e preoccupazione in tutto il mondo
Le proteste non hanno colpito solamente paesi arabi… Infatti la Repubblica Islamica dell'Iran ha in un certo senso anticipato la primavera araba con le proteste post-elettorali del 2009 e del 2010 I due casi hanno in comune l'uso di tecniche di resistenza civile, come scioperi, manifestazioni, marce e cortei e talvolta anche atti estremi come suicidi Anche l'utilizzo di social network come Facebook e Twitter per organizzare, comunicare e divulgare determinati eventi è stato molto diffuso, a dispetto dei tentativi di repressione statale Alcuni di questi moti, in particolare in Tunisia ed Egitto, hanno portato a un cambiamento di governo, e sono stati identificati come rivoluzioni
Le proteste nel Paese iniziarono dopo il gesto disperato di un fruttivendolo, Mohamed Bouazizi, che il 17 dicembre 2010 si diede fuoco per protestare contro il sequestro da parte della polizia della propria merce Il 27 dicembre il movimento di protesta si diffuse anche a Tunisi, dove giovani laureati disoccupati manifestarono per le strade della città e vennero colpiti duramente dalla polizia Il 13 gennaio il presidente tunisino Ben Ali, in un intervento trasmesso dalla televisione nazionale, si impegnò a lasciare il potere nel 2014 e promise che avrebbe garantito la libertà di stampa. Il suo discorso però non calmò gli animi e le manifestazioni continuarono. Meno di un’ora dopo, venne decretato lo stato d’emergenza e imposto il coprifuoco in tutto il Paese A fine febbraio alcune decine di migliaia di manifestanti si radunarono nel centro di Tunisi per chiedere le dimissioni del governo provvisorio, insediatosi dopo la cacciata di Ben Ali
Il 25 gennaio, in seguito ai diversi casi di protesta estrema, in cui diverse persone si erano date fuoco, violenti scontri si svilupparono al centro del Cairo, con feriti ed arresti, durante le manifestazioni della giornata della collera, convocata da opposizione e società civile contro la carenza di lavoro e le misure repressive Il 29 gennaio il presidente Hosni Mubarak licenziò il governo e nominò come suo vice l'ex capo dell'intelligence, Omar Sulaymān Tuttavia gli scontri e le manifestazioni continuarono nelle città egiziane L'Egitto fu lasciato nelle mani di una giunta militare, presieduta dal feldmaresciallo Mohamed Hussein Tantawi, in attesa che venisse emendata la costituzione e che fosse predisposta la convocazione di nuove elezioni presidenziali