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PubblicatoGianluigi Vanni Modificato 8 anni fa
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GENS GIULIO-CLAUDIA Nel 14 d.C., alla morte di Augusto, gli succede Tiberio, suo figlio adottivo. Questo durante il suo impero non è amato dal senato e dal popolo ed è protagonista di un’età del terrore per Roma, caratterizzata da molteplici omicidi. Tiberio muore nel 37 e il senato acclama imperatore suo nipote Caligola. Questi, pur assumendo atteggiamenti da sovrano assoluto, è molto amato dalla plebe. Inviso alla nobiltà senatoria, è vittima di una congiura dei pretoriani nel 41. I pretoriani pongono sul trono lo zio di Caligola, Claudio, al quale, fatto uccidere dalla moglie Agrippina, nel 54 d.C. succede il figlio naturale di lei, Nerone. Nel 64 un incendio, forse ordinato da Nerone stesso che ne fa ricadere la colpa sui cristiani, devasta Roma.Nel 68 Nerone è costretto a suicidarsi in seguito alla rivolta delle truppe di stanza in Lusitania, che proclamano imperatore il loro comandante Galba. Con questo evento termina l’età della gens Giulio-Claudia.
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GENS GIULIO-CLAUDIA NERONE (54-68 d.C.) TIBERIO (14-37 d.C.) CLAUDIO
CALIGOLA ( d.C.)
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TIBERIO
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POTERE Tiberio nacque nel 42 a.C. da Livia Drusilla e Tiberio Claudio Nerone. Verrà in seguito adottato da Augusto che contrarrà matrimonio con Livia Drusilla. Tiberio fu un uomo colto e abile nell’arte militare, intraprese delle spedizioni sino a divenire celebre per la campagna nella selva di Teutoburgo dove rivendicò la morte di suo Fratello Druso (9 a.C.). Tuttavia Tiberio non era ben visto da Augusto e dal senato che ponevano dinnanzi a lui, in linea di successione, altri due uomini valorosi come Lucio Cesare e Gaio Cesare. Entrambi,però, morirono per morte sconosciuta (alcune fonti rivelano che sia stata proprio Livia Drusilla ad ucciderli) e così Tiberio divenne erede di Augusto ma fu costretto dallo stesso imperatore a nominare come suo futuro erede Germanico, figlio del fratello Druso. All’età di 56 anni venne nominato imperatore, nel 14d.C. Nel 23 d.C. morì in circostanze misteriose ( si scoprì in seguito che il mandate fu proprio Seiano) il suo unico figlio ed erede Druso. Così Tiberio dovendo sopportare tale dolore decise di lasciare la responsabilità dell’impero nelle mani di Seiano, prefetto del pretorio, persona di cui si fidava cecamente. Questo accentrò il potere su di sé e nel 27d.C. , dopo la morte della moglie, Vispania, Tiberio decise di ritirarsi nell’isola di Capri. Da qui Tiberio governò Roma con l’aiuto di Seiano e ciò destò ancora più rabbia e preoccupazione nel senato e tra tutta la popolazione.
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A Roma in questo periodo accrebbero sempre più gli omicidi degli oppositori politici attraverso processi di “lesa malestatis” ( una legge che permetteva a Seiano e Tiberio di sbarazzarsi di chiunque avessero voluto), iniziò così un governo del terrore guidato non da Tiberio ma da Seiano. Nel frattempo Tiberio incontrò a Capri uomini colti, letterati, astrologi e diede il via alla costruzione di numerose ville. Di ciò parlarono Svetonio e Tacito nelle loro opere, e ciò caratterizzò l’irresponsabilità dell’imperatore che in quegli anni non ritornò mai Roma. Ora non restava a Tiberio altro che nominare i suoi eredi e decise così di proporre come successori i figli di Germanico. Ciò scatenò l’ira di Seiano che,sperando di essere il futuro erede, decise di uccidere non solo Germanico e la sua famiglia ma anche tutti i suoi amici. Molti del senato cercarono di destare dal potere Seiano e di avvertire Tiberio della situazione di terrore che regnava a Roma. Sino a quando nel 31 d.C. Seiano fu convocato dal senato che gli lesse una lettera scritta dallo stesso imperatore dove l’uomo era incolpato di tradimento e dove ne era ordinato l’arresto. Durante la stessa serata venne poi ucciso dal senato. Nel 35 d.C. designò Gaio Cesare e Tiberio Gemello come i suoi eredi e nel 37 d.C venne accolto da un malore durante un’uscita di caccia. Tutto lo crebbero morto e festeggiarono Caligola come nuovo imperatore, ma Tiberio si riprese per morire poi soffocato subito dopo.
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RAPPORTI Carattere Tiberio è descritto come un uomo colto di grande abilità militare. Durante il suo regno si mostrò fedele alla tradizione augustea tanto che non espanse i confini romani se non quando morirono i re fedeli a Roma di Cappadocia ,Silicia e Commagene e così questi territorio furono immessi nell’impero. Inoltre fu rispettoso del senato a cui diede il potere elettivo appartenente dapprima al popolo. Popolo che si vide sottrarre anche la Corte di Giustizia ora nelle mani dei consoli. Così facendo nutrì, non solo, il disprezzo della popolazione che non apprezzò l’esautorazione da tali incarichi, ma anche quello del senato che si aspettava da Tiberio la stessa capacità di assumere decisione e la stessa responsabilità di Augusto. Si mostrerà spesso come una persona severa, sola e poco socievole. Non amava la vita pubblica, odiava la corte,le adulazioni, i sotterfugi, i giochi e la lotta dei gladiatori tanto cara, invece ,al popolo. Inoltre evitava i circoli di letteratura e poesia. Odiava i greci, in special modo i poeti e gli intellettuali. Il popolo e il senato si aspettavano dunque una persona più aperta e meno cupa di lui, per questo non c’è da meravigliarsi se dopo la sua morte il popolo distrusse tutte le statue e i pochi monumenti che ricordavano Tiberio.
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Atteggiamento verso la religione
Tiberio fu una tra i primi imperatori ad entrare in contatto con la religione cristiana. Difatti si pensa che proprio per la crocifissione di Gesù ci siano stati degli scambi di lettere tra Tiberio e Pilato e che proprio lo stesso Tiberio sia riuscito a fermare le numerose esecuzioni abusive di cristiani da parte dei Giudei , informato da delle lettere di Pilato inviategli nel 35d.C.. Inoltre si pensa che sotto l’impero di Tiberio ci sia stato il primo caso nel senato che poneva la richiesta, da parte di Tiberio, di nominare quel Gesù crocifisso a Nazareth come Dio.
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EVOLUZIONI Costruzioni
A Roma con Tiberio non vi furono grandi evoluzioni. Infatti egli si concentrò, soprattutto, nel preservare le costruzioni e i confini dell’età augustea. Le uniche costruzioni ancora testimonianti quest’impero, oltre le varie sculture e statue raffiguranti l’imperatore, sono delle ville costruite a Capri durante il suo soggiorno che va a partire dal 27 d.C. sino al 31d.C. ed un ponte denominato “ponte di Tiberio” la cui costruzione venne iniziata nel 14 d.C. ad opera di Augusto e terminata nel 21 d.C. da Tiberio.
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CALIGOLA
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POTERE Alla morte di tiberio, nel 37 d.C., i pretoriani e il popolo si affrettarono a far nominare imperatore Gaio Cesare, detto Caligola, il figlio sopravvissuto di Germanico, imponendolo a un senato sempre più timoroso dei militari. Caligola (Caligula, cioè "piccola caliga" per il tipo di calzari preferiti da adolescente), fu il terzo imperatore romano, appartenente alla dinastia giulio-claudia, e regnò per meno di quattro anni, dal 37 al 41, anno della sua morte. Gaio cesare cercò di trasformare il principato in una monarchia di tipo ellenistico. Da un lato, infatti, egli svilì il potere senatoriale, anche con la creazione di nuovi ministeri retti da liberti a lui fedeli, dall’altro , indusse e implementò il culto religioso dell’imperatore, rafforzandone l’identificazione con lo Stato e avviando un processo di assolutizzazione del potere imperiale. Tuttavia, attuò molte riforme per migliorare lo stato, aumentare la libertà dei cittadini e combattere la corruzione. Fece rinnovare i porti di Reggio Calabria e della Sicilia, aumentando l'importazione di grano dall'Egitto. Organizzò banchetti pubblici e prolungò le feste dei Saturnalia di un giorno e spettacoli e giochi gratuiti per farsi benvolere dalla popolazione.
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Con i regni alleati orientali e occidentali seguì due linee politiche differenti; con quelli occidentali si basò molto sulla simpatia e sulla fiducia che ogni singolo sovrano era in grado di trasmettergli. In occidente, invece, Caligola aveva importanti ascendenti che si erano guadagnati la gloria con le imprese belliche, è probabile, quindi, che fosse intenzionato a emulare le loro gesta e nel caso a superarle. Le spregiudicata gestione delle finanze pubbliche poi prosciugate per allestire numerosi spettacoli per sostenere le spese di corte e per concedere donativi ai soldati gli attirò anche l’odio di gran parte del popolo Romano, che venne duramente colpito dal tentativo di riparare al dissesto finanziario tramite l’inasprimento del regime fiscale.
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Rapporti con il popolo e carattere
Fu tanta la gioia della cittadinanza dopo l’ingresso del nuovo imperatore a Roma, infatti il suo scopo era quello di ricondurre tra il popolo la pace e di cattivarsi la simpatia e la stima. A seguito di otto mesi di buon governo, Caligola si trasformò in un pazzo e un mostro di crudeltà; questo era dovuto alla gravissima malattia, ma già in gioventù era stato spietato. Oltre ai terribili atti che compì verso sua moglie, egli ebbe numerosi rapporti sessuali e invitò a banchetto le matrone più illustri di Roma per strapparle ai mariti e abusarne. Inoltre caligola si credette un dio facendo sostituire a statue greche di divinità la propria testa; perseguitò le opere di Omero, Livio e Virgilio per non essere oscurato da loro. Destituì i consoli perche avevano dimenticato di annunciare l’anniversario della sua nascita e per tre giorni rimase senza supremi magistrati; per non spendere troppo comprando il pasto per gli animali delle fiere, ordinò che venissero loro dati i detenuti e secondo alcuni si divertiva a colpire con un pugnale da lancio gli schiavi mentre servivano, pretendo dai cortigiani complimenti per la sua mira. Tutto questo fece in modo che una cappa nera, tetra, fatta di paura avvolgesse Roma.
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Atteggiamento verso la religione
Quando alcuni sovrani stranieri andarono a Roma per rendere omaggio all'imperatore e discutevano delle loro nobili origini familiari, Caligola gridò:"Ci sia un solo capo, un solo re". Nel 40 Caligola iniziò una politica molto controversa di affiancamento del titolo di principe al ruolo di divinità. Iniziò a riferirsi a sé stesso come dio e si faceva chiamare “Giove” nelle opere pubbliche La politica religiosa di Caligola fu molto diversa da quella degli altri imperatori romani; infatti gli imperatori in vita erano adorati come dei solo in Oriente mentre a Roma si adoravano dopo la morte. Caligola si faceva adorare dai cittadini di Roma, compresi i senatori, come un dio vivente.
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CLAUDIO
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POTERE Tibero Claudio nacque a Lugdunum nel 10 a.C, da Druso e Antonia Minore. Nell’adolescenza aveva avuto una salute malferma che gli si era ripercossa sul fisico lasciandolo debole e fragile, nonché timoroso e insicuro. Augusto non si era mai interessato a lui lontano da tutti sia dalla vita pubblica che dalla famiglia. In precedenza è stato console e senatore ma solo per dovere di parentela. Nel 41 d.C viene nominato imperatore dai pretoriani. Questa nomina venne accolta di buon grado dal Senato, che credeva di poterlo manovrare secondo i propri scopi vista la sua debolezza. Ma le previsioni dei senatori si rivelarono ben presto errate: Claudio si dimostrò infatti un imperatore sicuro e capace, che consolidò i poteri del principe nei confronti del Senato. Attraverso un’opera di riorganizzazione della burocrazia statale, istituendo uffici affidati ai suoi liberti, l’imperatore continuò a scalfire il potere senatoriale, sulla scia dei suoi predecessori
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Rispetto a Caligola, invece, si impegnò nel riassestamento delle finanze imperiali e promosse una vasta campagna di costruzione di opere pubbliche, quali il porto di Ostia e l’acquedotto che assicurava l’approvvigionamento idrico di Roma. In politica Estera Claudio conquistò nuovi territori, come quello della Britannia Meridionale ( d.C), e consolidò il potere in altre province quali la Mauritania, Tracia e la Giudea. A dispetto di una politica lineare e sobria, sul piano personale la vita dell’imperatore fu segnata da una tumultosa serie d’eventi. Egli condannò infatti a morte la prima moglie Messalina, forse per una congiura ordita ai suoi danni; fu poi convinto dalla seconda moglie Agrippina, sposata quando ormai era molto avanti negli anni, ad adottare il figlio di lei Nerone ( avuto dal primo marito ), nonostante esistesse un erede legittimo, Britannico figlio di primo letto di Claudio. Infine, proprio Agrippina, stando ad alcune fonti, sembra che abbia prima avvelenato Claudio e poi pagato i pretoriani per sostenere la candidatura del figlio Nerone davanti al Senato. Nerone divenne così imperatore nel 54 d.C. a soli 17 anni.
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RAPPORTI Caratteri Claudio aveva cinquant'anni quando fu eletto, e sembrava un vecchio cadente. Era balbuziente, sempre tormentato da dolori allo stomaco così forti da farlo pensare al suicidio, con uno sgradevole sorriso e la bocca che schiumava bava quando era preso dall'ira. Contraddittorio fino alla follia, rifiutò di essere chiamato imperatore, onorò i familiari morti come primo atto del suo imperio, conferendo onori divini alla nonna Livia, proibì qualsiasi festeggiamento per la sua elezione, in quanto anche giorno della morte del nipote Caligola, proclamò l'amnistia per chi aveva invocato la Repubblica, però fece giustiziare i congiurati di Caligola, pur facendo annullare tutti gli atti del suo predecessore. Fu spesso crudele, provando piacere di fronte ai patimenti dei torturati, adorava i combattimenti al circo e spesso costrinse la gente comune a combattere nell'arena. Ossequioso però con Senato e Magistrati, salutandoli come se lui fosse un cittadino qualsiasi.
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Atteggiamento verso la Religione
Fece ricostruire a spese dello stato il tempio di Venere Ericina in Sicilia, abolì il culto di Caligola, e ripristinò gli antichi riti: fra cui il sacrificio d'una scrofa e l'orazione dei Fedali nel Foro nei trattati di alleanza, e la processione col Pontefice Massimo per placare l'ira degli Dei per i cattivi auspici. Proibì il culto druidico e il sacrificio di vittime umane in Gallia: fu invece tollerante degli altri culti, accordò privilegi agli ebrei consentendone il culto anche a Roma, e fece processare e condannare a morte Isidoro e Lampone che capeggiavano in Alessandria i moti antisemiti. A causa dei tumulti tra Cristiani ed Ebrei però li fece cacciare da Roma. Ebrei e Cristiani infatti predicavano il loro credo come unico e vero, per cancellare qualsiasi altra religione. Nessuna delle religioni pagane si era mai imposta con la forza, nè aveva cercato di abolire le altre religioni. La persecuzione di cristiani ed ebrei nacque da questo, perchè predicavano contro le altre religioni e pretendevano di abolirle, compreso il culto dell'imperatore.
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EVOLUZIONE Costruzioni
Durante il suo principato la carestia travagliò Roma e nel 51 fu così grave che la folla lo circondò nel Foro e lo coprì d'ingiurie. Allora per favorire l'approvvigionamento fece costruire alla foce del Tevere il porto romano che costò trenta milioni di sesterzi, e assunse a proprio carico i danni che le tempeste avrebbero cagionato ai mercanti. Vennero costruite delle fontane, fu abbellito il Circo Massimo, furono riparati gli acquedotti e costruiti due nuovi che raccolsero due corsi d'acqua distanti da Roma quaranta e cinquanta miglia: Acqua Claudia e Anio Novus, che costò cinquantacinque milioni e mezzo di sesterzi. Il prosciugamento del Lago di Fucino, durato undici anni con trentamila uomini, con un canale di 5600 m., fallì per gli errori nella costruzione delle dighe che provocarono l'allagamento delle circostanti campagne. Fece strade in Gallia e nella regione del Reno, riparò templi ed edifici pubblici, restaurò la diga del Lago Lucrino.
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Nerone
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Salita al potere L’imperatore Claudio dopo aver sposato l’ormai anziana Agrippina, fu poi convinto dalla sua seconda moglie ad adottare il figlio di lei, ovvero Lucio Domizio Nerone, nonostante avesse già un erede legittimo al trono,Britannico, figlio di primo letto di Claudio. Stando ad alcune fonti, alcuni studiosi ritengono responsabile proprio Agrippina,di aver avvelenato Claudio e di aver pagato i pretori per sostenere la candidatura di Nerone, che diventò imperatore nel 55 d.C.
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Cinquennium Felix (il quinquennio felice)
Nerone governò per i primi cinque anni in modo saggio ed equilibrato. In quest’arco di tempo infatti le sue azioni furono rivolte alla conciliazione con la classe senatoriale, alla lotta alla corruzione e al rispetto delle leggi romane.
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Politica interna 1) Per conquistare il favore della plebe, si impegnò nella organizzazione di giochi, spettacoli, ai quali egli stesso partecipava, e varò una serie di lavori pubblici come l’avvio di un’imponente residenza privata tra i due colli Palatino ed Esquilino (domus aurea). 2) Intraprese una politica monetaria volta a svalutare le monete d’oro e a ridurre le quantità di metallo in quelle d’argento,per migliorare il potere d’acquisto delle classi meno abbienti. Inoltre abolì le imposte indirette, diminuì il costo delle merci e aumentò le tasse imposte ai ceti alti. Domus Aurea
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Il periodo del terrore (59-64 d.C.)
el 59 d.C. Nerone volle rendersi autonomo sia dalla madre che dai pretori, infatti prima fece uccidere Agrippina e, in seguito, fu il responsabile dell’omicidio di Afranio Burro. La violenza dell’atteggiamento di Nerone coincise con l’incontro di Poppea (di cui si liberò pochi anni dopo), che sposò dopo aver fatto uccidere la prima moglie Ottavia. Quindi il suo governo fu contrassegnato da una intensa violenza delle condanne a morte
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L’incendio di Roma Tuttavia, nonostante il susseguirsi di queste azioni violenti, il regno di Nerone è legato a due eventi ancora più crudeli, che avvennero nello stesso anno, ovvero nel 64 d.C.. Si tratta dell’incendio di Roma e della conseguente persecuzione dei cristiani. Riguardo il primo episodio, i romani non misero immediatamente sotto processo Nerone poiché essi ipotizzarono che le fiamme fossero divampate per cause naturali. Tuttavia con il passare del tempo, i romani scoprirono che l’incendio era doloso e le accuse caddero sullo stesso imperatore per tre semplici motivi. Infatti Nerone era stato visto nel terrazzo della propria domus mentre assisteva alla tragedia che lui stesso aveva messo in atto, inoltre aveva spedito i suoi più fedeli servitori all’interno della città affinchè bloccassero i soccorsi, ovvero il prefetto dei vigili che erano incaricati di spegnere le fiamme e di soccorrere, appunto, i feriti; infine, in quello stesso anno, l’imperatore aveva appena avviato un processo di rinnovamento urbano per abbellire la città, imponendo l’utilizzo di materiali refrattari al fuoco e quindi per questo suo obiettivo appiccò il fuoco.
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La persecuzione dei cristiani
Riguardo al secondo episodio, la persecuzione dei cristiani è la conseguenza del primo fatto. Infatti dopo l’incendio provocato da Nerone, lo stesso imperatore tentò di alleviare le sofferenze delle vittime della catastrofe e dei senzatetto, donando loro viveri e cure, tuttavia agli occhi del popolo, Nerone era visto come l’assassino della madre Agrippina, di Burro e delle sue de mogli e soprattutto era ritenuto il vero e unico colpevole della loro disgrazia. Perciò per difendersi da simili accuse, egli avrebbe dovuto trovare dei colpevoli, che prendono il nome di cristiani. Essi erano inizialmente una piccola comunità di origine giudaica, che seguiva gli insegnamenti di Gesù di Nazareth , ovvero il Messia e il figlio di Dio. Negli ultimi anni, i cristiani non formavano più una comunità con ambiti ristretti, ma con il tempo andavano costruendo una comunità sovranazionale (religione cattolica = universale). Anche per questo motivo, Nerone li incolpò dell’incendio, e così i cristiani furono perseguitati e trucidati in numerose esecuzioni , che avvennero nel Colosseo e quindi alla vista di tutti. Durante la persecuzione , nacque il termine “martire”, che in greco significa testimone, appellativo che veniva dato a coloro, come Paolo e Pietro, che si fecero uccidere per la religione. Incendio di Roma Persecuzione dei cristiani
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Politica estera e movimenti interni
A seguito di queste azioni brutali e spietate, Nerone era considerato “nemico pubblico” a Roma, sia dal popolo che aveva sempre lusingato e a cui, durante il quinquennium felix aveva migliorato le condizioni di vita, sia dalla classe senatoriale che invece non lo aveva mai supportato. Infatti, al termine della persecuzione dei cristiani (64d.C.), proprio queste due classi sociali organizzarono una rivolta che aveva come obiettivo la salita al trono di Calpurnio Pisone, eletto console nel 60 d.C., da cui prende il nome anche la congiura. Tuttavia il complotto ordito contro l’imperatore fu scoperto e lo stesso Nerone scatenò una terribile vendetta: infatti uccise i suoi oppositori, tra i quali vi era Seneca, il suo maestro. 4 anni più tardi, in Oriente venne proclamato Servio Sulpicio Galba, amico di Pisone, come successore di Nerone. Egli, quindi, pressato, si fece uccidere da un suo liberto nella periferia della città. Morte di Nerone Servio Sulpicio Galba
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