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PubblicatoDavide Simoni Modificato 8 anni fa
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Il sistema Emilia-Romagna e l’evoluzione delle reti d’imprese Franco Mosconi Professore di Economia Industriale Università di Parma Sede Confindustria Emilia-Romagna, Bologna 24 giugno 2008
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Agenda I) La genesi dei “distretti marshalliani”: L’interpretazione a’ la Krugman Il “Cluster” di Porter II) La diffusione dei distretti industriali nell’economia italiana: Il Sole 24 Ore (1992) Club dei distretti industriali (2007) Unioncamere, “Atlante della competitività delle province” (2007) III) L’affermazione delle “medie imprese industriali” (Mediobanca – Unioncamere) IV) La metamorfosi dei Distretti
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Quella dei “Distretti Industriali” è una storia antica Censimento USA del 1900 : punte alte di concentrazione e specializzazione industriale Alfred Marshall, Principles of Economics (1890): il “distretto marshalliano” Prof. P. Krugman che rilegge Marshall (Geography and Trade, 1991) Tre fattori: (i)Mercato congiunto per lavoratori con qualifiche specializzate (“Bacini di manodopera”; (ii) Input intermedi specifici di un’industria; (iii) “Spillover” (traboccamenti) tecnologici (localmente l’informazione fluisce più facilmente)
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La storia prosegue Michael Porter e la teoria del “Vantaggio Competitivo delle Nazioni” [1990] Il “cluster” di imprese Il “diamante” (i 4 determinanti)
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La storia prosegue C’è Sassuolo e il distretto delle piastrelle di ceramica per l’Italia come case-study principale ma nel “viaggio” di Porter attraverso l’Italia emergono molti altri cluster
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Il Cluster à la Porter (1990) è un fenomeno diffuso in molti paesi industrializzati. Il caso della Germania
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La storia prosegue Arriva poi il momento del “viaggio” del Sole 24 Ore nei 65 sistemi produttivi italiani: Bambole, gioielli, coltelli (1992)
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I Distretti industriali dell’Emilia-Romagna Fonte: Unioncamere, “Atlante della competitività delle province” (2007)
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La localizzazione delle medie imprese industriali italiane nel 2003. Il “vivaio” di 4000 “multinazionali tascabili” Fonte: Mediobanca – Unioncamere (2006)
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La Metamorfosi dei Distretti 1/2 Dell’export e della presenza sui mercati internazionali hanno sempre fatto un punto di forza. Poi sono arrivati i “Paesi BRIC” (Brasile, Russia, India, Cina) O G G I I) irrobustimento della struttura dimensionale, con l’emergere di una élite di “medie imprese” (spesso organizzate in “gruppi di imprese”) e mediante la loro partecipazione all’ondata di M&A (fusioni e acquisizioni) in atto; II) presenza sempre più solida sui mercati internazionali, anche mediante “investimenti diretti esteri” (IDE); III) apertura delle “filiere” produttive con nuove reti di relazioni, estese anche oltre i confini;
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La Metamorfosi dei Distretti 2/2 IV) Aumenta la componente “immateriale” della produzione: R&S, progettazione, design, marketing, assistenza al cliente, etc; V) Si tratta di attività ad elevata intensità di “capitale umano” qualificato (da qui la centralità della Formazione); VI) Aumentano dunque i costi fissi per le imprese che vogliano essere leader dei nuovi distretti (la dimensione d’impresa diviene variabile sempre più strategica, così come la “rete” di relazioni fra imprese leader, imprese di subfornitura e contoterzisti). Per una ricerca sul campo si rinvia a: F. Mosconi, Il caso del tessile-abbigliamento di Carpi, in “Modena Mondo” ott-nov-dic 2006
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http://www.cattedramonnet-mosconi.eu E-mail: franco.mosconi@unipr.it
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