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PubblicatoAniella Conti Modificato 8 anni fa
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Il termine collocation fu coniato da J. R. Firth negli anni ‘50, e indicava una co-occorrenza abituale di lessemi individuali: il significato di una parola dipende dalle altre parole con cui si combina Ogni lingua ha le sue collocazioni, che hanno carattere idiosincrasico per motivi culturali, letterari, storici… e sono il risultato della loro ripetizione nel tempo, che fa sì che si fissino come unità Sono semanticamente trasparenti, ma essendo idiosincrasiche sono uno scoglio per l’apprendimento Definizione
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Altre definizioni che ne sono state date sono: combinazioni probabili o solite di parole combinazioni ristrette in cui un lessema (base) esige la presenza di un altro (collocazione) Esse sono quindi delle unità lessicali formate da due lessemi che co-occorrono frequentemente; sono parzialmente composizionali, in quanto la base mantiene il suo significato, ma il collocativo ne acquisisce uno particolare in base al lessema cui si unisce Definizione
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Koike definisce sei caratteristiche delle collocazioni; di tipo formale sono: co-occorrenza frequente (ma a volte i due lessemi potrebbero anche presentarsi separate distanza collocazionale restrizioni combinatorie : sono combinazioni abituali nate dall’uso, quindi con predilezione lessicale composizionalità formale : si possono comporre e sono quindi variabili dal punto di vista combinatorio e da quello morfologico Caratteristiche
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Di tipo semantico sono invece: vincolo di due lessemi : non tutte le combinazioni possono essere considerate collocazioni tipicità della relazione : tocar una guitarra può essere una collocazione, ma comprar una guitarra no. Questa tipicità è arbitraria e dettata dall’uso, non c’è una regola grammaticale per cui la prima sia una collocazione e la seconda no precisione semantica : le collocazioni indicano un concetto chiaro, con precisione semantica maggiore rispetto alle locuzioni Caratteristiche
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Altre caratteristiche importanti sono: equivalgono ad un sintagma le componenti sono in relazione ipotattica tra di loro, con la direzionalità propria della categoria cui appartengono stabiliscono relazioni paradigmatiche (alcune collocazioni funzionano anche a livelli sintattici diversi) e sintagmatiche (possono esserci catene di collocazioni, o anche coesistenza di due collocazioni che abbiano un elemento in comune) Caratteristiche
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stabiliscono rapporti di sinonimia ( resolver las diferencias = arreglar las diferencias ) e di antinomia ( abrir la sesión ≠ cerrar la sesión ) dipendono dal contesto situazionale comunicativo aspetto diatopico aspetto diastratico aspetto diafasico molto comuni, ad esempio, nel registro scientifico e in quello sportivo; ce ne sono di formali ed informali Caratteristiche
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secondo Hausmann uno dei termini della collocazione determina la scelta dell’altro; egli distingue quindi tra la base (la parola che determina la collocazione, semanticamente autonoma) il collocato (quella che invece viene determinata dall’altra) la base è il sostantivo nelle combinazioni sostantivo + aggettivo sostantivo + verbo verbo + sostantivo Parti di una collocazione
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la base è il verbo nelle collocazioni verbo + aggettivo la base è l’aggettivo nelle collocazioni aggettivo + avverbio la base è uno dei sostantivi nelle collocazioni sostantivo + preposizione + sostantivo Parti di una collocazione
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Koike introduce il concetto di contesto, che può essere obbligatorio o facoltativo Lo stesso Koike introduce poi i concetti di raggio collocazionale (o combinatorio): è l’insieme dei vari collocativi che si possono combinare ad una stessa base campo collocazionale : sono i vari vocaboli che possiedono un potenziale combinatorio simile Bosque, infine, distingue tre elementi della collocazione: base, collocativo e relazione semantica Parti di una collocazione
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Benson distingueva tra collocazioni grammaticali: nome/aggettivo/verbo + preposizione / infinito / subordinata collocazioni lessicali: combinazioni di nomi, aggettivi, verbi o avverbi Corpas distingueva invece sei tipi di collocazioni: sostantivo + verbo: il verbo indica un’azione caratteristica del sostantivo (estallar una guerra) verbo + sostantivo: ce ne sono tre tipi condividono collocativo e base appartenenti ad uno stesso campo semantico (desempeñar un cargo/papel) Tipi di collocazione
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base con campo combinatorio limitato (conciliar el sueño) casi intermedi aggettivo + sostantivo: in genere l’aggettivo intensifica la base (olfato fino) sostantivo + preposizione + sostantivo: indicano l’unità di cui fa parte un’unità più piccola (rebanada de pan) il gruppo cui appartiene un individuo (rebaño de ovejas) verbo + avverbio: in genere l’avverbio è di modo (negar rotundamente) Tipi di collocazione
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aggettivo + avverbio: anche in questo caso di solito l’avverbio è di modo (profundamente dormido) Koike introduce la novità del distinguere tra collocazioni di unità lessicali semplici e collocazioni complesse (queste ultime formate da un’unità lessicale e una fraseologica) rispetto a Corpas, Koike unisce le prime due tipologie (sostantivo + verbo), ma ne aggiunge una nuova, verbo + aggettivo (v. p. 25) Tipi di collocazioni
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Collocazioni prototipiche : hanno i seguenti requisiti direzionalità tra gli elementi (per cui uno ‘seleziona’ l’altro) tipicità tra i due lessemi fissazione arbitraria nella norma regolarità sintattica trasparenza semantica Collocazioni non prototipiche : sono le più frequenti, e costituiscono lo stadio intermedio tra le prototipiche e le combinazioni libere (non c’è ancora la relazione di tipicità tra gli elementi) Prototipiche e non prototipiche
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Le collocazioni si definiscono per opposizione alle frasi idiomatiche e alle combinazioni libere le combinazioni libere sono soggette all’arbitrio di chi parla hanno minori restrizioni combinatorie non hanno relazioni tipiche le frasi idiomatiche non hanno un sovrasignificato equivalgono ad una categoria grammaticale sono (generalmente) più estese delle collocazioni Collocazioni e combinazioni libere
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conoscere o meno le collocazioni è discriminante tra un nativo e un non nativo, proprio per la loro estrema precisione semantica; vanno quindi insegnate sin dall’inizio. Esistono anche dizionari specifici soprattutto in una fase iniziale, può essere sufficiente insegnare le più frequenti, comuni e culturalmente più generiche le parole con forte contenuto lessicale (penicillina, cactus…) non hanno bisogno di elementi che precisino il significato, i sostantivi più frequenti sì L’insegnamento delle collocazioni
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secondo Bahns nel momento in cui si insegnano le collocazioni è meglio concentrarsi su quelle che sono differenti tra L1 e L2 sarà anche utile partire dalle aree semantiche che possono risvegliare interesse negli alunni, lavorando quindi sulle collocazioni relative a temi specifici non c’è purtroppo accordo sul modo di impararle: Krashen e Nation : si imparano in maniera implicita Schmitt e Lewis : si imparano mediante insegnamento esplicito (sembra la via più logica ed efficace) L’insegnamento delle collocazioni
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probabilmente la via migliore è una combinazione delle due modalità: da una parte l’insegnamento esplicito del concetto, con presa di coscienza dello stesso e attività di pratica controllata per memorizzarle d’altra parte può essere fruttuosa anche l’esposizione continua ad input che permettano di ampliare il proprio bagaglio di conoscenze delle collocazioni possono essere utili anche attività che spingano l’alunno a usare autonomamente opere di riferimento come dizionari specifici, corpora… L’insegnamento delle collocazioni
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naturalmente, sarebbe bene insegnare le collocazioni utili dal punto di vista comunicativo o relative ad una macrofunzione, in quanto più semplici da poter usare in contesti reali o comunque verosimili; se si parte dalle esigenze degli alunni, questo favorirà la memorizzazione non va dimenticato poi che l’insegnamento del lessico deve essere collegato alle quattro abilità la componente lessicale deve poi essere in relazione con altri contenuti L’insegnamento delle collocazioni
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perché l’alunno possa imparare le collocazioni si può seguire la classica sequenza didattica delle 3P : presentazione, pratica, produzione. In alternativa, Woodward propone quattro fasi: esposizione alla lingua (perché si produca un apprendimento non pianificato) percezione di forma e significato (fissare in maniera normativa quanto si sta apprendendo inconsciamente) memorizzazione (utile la ripetizione) uso e miglioramento (l’alunno prende coscienza delle sue conoscenze, con tutti i mezzi possibili) L’insegnamento delle collocazioni
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