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UTOPIA E DISTOPIA
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CHE COS’È L’UTOPIA “Utopia” = in greco antico, “non luogo”, “luogo inesistente”. Primo uso del termine: Repubblica (ca a.C.) di Platone Significato moderno – Utopia (1516) di Thomas More: utopia come eutopia, modello ideale e perfetto di comunità politica (vs. accezione negativa: progetto politico astratto e irrealizzabile)
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L’UTOPIA REGRESSIVA Rifiuto della civiltà industriale → ritorno a modelli economico-sociali preindustriali Jean-Jacques Rousseau: teoria dello stato di natura Primo Romanticismo: idealizzazione della civiltà medioevale Charles Fourier: promozione di un’economia di tipo rurale e di un’organizzazione sociale basata su piccole comunità Pierre-Joseph Proudhon: socialismo utopistico fondato sulla redistribuzione della proprietà privata secondo modelli comunitari medievali Michail Bakunin: anarchismo (eliminazione dello stato)
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UTOPIA TECNOCRATICA Esaltazione dell’industrializzazione ← positivismo August Comte, Corso di filosofia positiva ( ): versione attualizzata dello Stato ideale di Platone all’insegna dell’ordine gerarchico, del primato della morale sulla politica, dell’attribuzione del potere di governo ai filosofi-scienziati
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L’UTOPIA RIVOLUZIONARIA
Accettazione dell’industrializzazione ma in modo critico, denunciandone difetti e limiti, e progettando una versione alternativa da attuarsi attraverso un cambiamento rivoluzionario Radici teoriche: Rousseau, Contratto sociale (1762) Radici pratiche nella nascita e nell’organizzazione del movimento operaio Robert Owen: modello alternativo di società industriale di stampo comunitario Karl Marx & Friedrich Engels, Manifesto del partito comunista (1848) Rivoluzione russa (1917)
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LA DISTOPIA Prima occorenza: John Stuart Mill (“It is, perhaps, too complimentary to call them Utopians, they ought rather to be called dys-topians, or caco-topians. What is commonly called Utopian is something too good to be practicable; but what they appear to favour is too bad to be practicable”; 1868) Caratteri delle distopie: ambientazione in un futuro “alternativo”; un “errore” nella realizzazione dell’utopia originaria; un’apparente “perfezione” che nasconde conflitti profondi; una società rigida, gerarchica e centralizzata; l’imposizione di modelli di comportamenti sociali finalizzati a perpetuare lo stato di cose; la necessità “storica” di un evento che annichilisce il vecchio e da cui scaturisce il nuovo ordine (una guerra, una catastrofe economica, politica o ambientale); la presenza di un protagonista, l’elemento “umano” che cerca di ribellarsi al potere
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I PRIMI ROMANZI DISTOPICI
I cinquecento milioni della Bégum (1879) di Jules Verne: utopia vs. distopia, e trionfo della prima When The Sleeper Wakes (1899; poi The Sleeper Awakes, 1910) di H.G. Wells: plutocrazia vs. proletariato, con esito incerto The Iron Heel (1907) di Jack London: Rivoluzione “socialista” vs. Oligarchia capitalistica, con vittoria finale della Brotherhood of Man Noi (1924) di Evgenij Zamjatin: estremizzazione del totalitarismo e del conformismo dell’Unione Sovietica Brave New World (1932) di Aldous Huxley: mondo senza guerre né malattie, dove tutto è pianificato, la vita concepita in provetta, la società rigidamente divisa in classi e dominata dal consumismo
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