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PubblicatoRegina Frigerio Modificato 8 anni fa
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La scienza dell’educazione e le sue “fonti” secondo J.Dewey Maura Striano Dipartimento di Scienze Relazionali Gustavo Iacono Università di Napoli Federico II
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Le “fonti” sono i dati, le teorie, i saperi (biologia, psicologia, sociologia…), le pratiche da cui emergono specifici problemi. I “contenuti” sono le azioni, le scelte, gli orientamenti, le elaborazioni, i costrutti concettuali che conferiscono validità scientifica nell’ambito dell’educazione a determinati dati, teorie, saperi. La scienza dell’educazione “non è indipendente” in quanto opera con il “materiale ricavato da altre scienze” e “non ha un contenuto suo proprio” ma è suo contenuto il materiale scientifico derivato da altri saperi nella misura in cui “viene rielaborato sui problemi che sorgono nell’educazione”. Contenuto della scienza dell’educazione è quindi “qualsiasi metodo e qualsiasi fatto e principio ricavato da qualsivoglia soggetto, che consenta di trattare in modo migliore che per il passato i problemi dell’amminstrazione e dell’istruzione” (Dewey, 1929). “ 2.
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Le ‘pratiche’ dell’educazione forniscono i dati, gli argomenti, che costituiscono i ‘problemi’ dell’indagine; esse sono l’unica fonte dei problemi fondamentali su cui si deve investigare” e sono anche “la prova definitiva del valore da attribuire al risultato di tutte le ricerche” (Dewey, 1929: 24). Riconoscimento del valore essenziale della pratica nella definizione della identità epistemologica e della struttura euristica della ricerca educativa
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Le fonti di una scienza dell’educazione 1929 Domande problema Esiste una scienza dell’educazione? Può esistere una scienza dell’educazione? “Per quali strade lo scopo dell’educazione in tutte le sue branche e fasi- selezione del materiale per il curriculum, metodi di istruzione e di disciplina, organizzazione e amministrazione delle scuole – può essere condotto con un accrescimento sistematico di comprensione e di intelligente controllo?” (Dewey, 1929: 3).
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Percorso argomentativo Scienza = presenza di “metodi sistematici di ricerca” che, applicati a un complesso di fatti, ne consentono una “migliore comprensione” e un “controllo più intelligente”. Necessità di una scienza dell’educazione che si caratterizzi per: struttura euristica “riflessiva”; metodi di ricerca sistematici e rigorosi; analisi e definizione dei fatti e delle esperienze educative; conoscenza, comprensione e controllo dei fenomeni indagati; incidenza sulle trasformazioni delle politiche e delle pratiche educative.
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I campi di ricerca scientifica La padronanza dei metodi scientifici e l’organizzazione degli argomenti affranca gli individui; rende loro possibile di sciogliere nuovi problemi, di escogitare nuove procedure e, in generale, favorisce la diversificazione più che la rigida uniformità. Ma nello stesso tempo queste diversificazioni prevedono come effetto concorrente un progresso a cui partecipano tutti coloro che operano nello stesso campo” (Dewey, 1929: 6).
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Implicazioni Riconoscimento della funzione emancipatrice della scienza. Riconoscimento del valore sociale e comunitario del sapere scientifico.
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Il metodo scientifico “Non esiste scienza senza astrazione, e astrazione vuol dire essenzialmente che determinati eventi vengono trasferiti dalla dimensione dell’esperienza pratica e familiare entro quella dell’indagine riflessa o teoretica. La capacità di svincolarsi temporaneamente dall’assillo e dalle preoccupazioni di immediate necessità pratiche costituisce una condizione iniziale per l'applicazione del metodo scientifico in qualsiasi campo. La preoccupazione di raggiungere qualche fine diretto o qualche risultato di utilità pratica, limita sempre la ricerca scientifica, in quanto tale preoccupazione restringe il campo dell’attenzione e del pensiero, permettendoci di rilevare soltanto quelle cose che sono direttamente connesse con quanto vogliamo fare od ottenere in quel momento. Metodo scientifico sta a significare che noi spingiamo sempre più lontano le nostre osservazioni e il nostro pensiero, e ci interessiamo degli eventi considerati in sé e per sé” (Dewey, 1929: 10).
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Implicazioni Riconoscimento del rapporto dialettico intercorrente tra teoria e prassi nella ricerca scientifica. Riconoscimento della collocazione della ricerca scientifica sul piano della riflessione del suo orientamento teoretico- nomotetico.
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Teoria e prassi “La teoria è, in ultima analisi, […] la più pratica di tutte le cose, perché questo estendersi del raggio dell’attenzione al di là dello scopo e del desiderio immediato finisce col tradursi nella creazione di mete più vaste e più lontane, e ci consente di sfruttare un campo di condizioni e mezzi molto più ampio e profondo di quello coperto dall’osservazione dei primitivi intenti pratici. Temporaneamente, tuttavia, la formazione delle teorie richiede un assoluto distacco dalle esigenze di operazioni pratiche precedentemente eseguite” (Dewey, 1929: 10).
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