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PubblicatoStefania Bernardini Modificato 8 anni fa
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“Perché non è, questa mia, una scienza come le altre: essa non si può in alcun modo comunicare, ma come fiamma s’ac- cende da fuoco che balza: nasce d’im- provviso nell’anima dopo un lungo periodo di discussioni sull’argomento e una vita vissuta in comune, e poi si nutre di se medesima”. Platone, Lettera VII
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“Filosofare” e “Filosofia” Filosofare come pratica riflessiva Recupero del “filosofare” come pratica sociale dopo la “filosofia” come disciplina Una filosofia come prassi ha per oggetto problemi degli esseri umani in generale e non problemi dei filosofi (Dewey) Implicazioni critiche verso una filosofia “nottola di Minerva”
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La “Comunità di ricerca” “Comunità” come contesto (relazionale, emozionale, etico-politico) “Ricerca” come processo di riflessione regolata e mirata Democraticità epistemologica e politica
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Valenze formative del contesto Il contesto costituisce la condizione primaria per la realizzazione di un programma di educazione del/al pensiero complesso. Se complessità equi- vale ad anti-riduzionismo e a concretezza del vis- suto, allora è necessario, innanzitutto, ristrutturare lo spazio fisico, psicologico, sociologico e comu- nicativo della classe, smontando la struttura cel- lulare rigida per ridisegnarla come spazio-labo- ratorio in cui vive ed opera una “comunità di ri- cerca”.
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Democrazia… La Grecia delle póleis (Atene) e l’Europa moderna sono accomunate dal ripetersi di una esperienza che ha avuto come risultato la “nascita di uno spazio politico pubblico e la creazione del libero esame, dell’interro- gazione illimitata… nascono così, contem- poraneamente, la democrazia e la filosofia” (C. Castoriadis, La rivoluzione democratica…)
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Democrazia epistemologica La conoscenza non è un rispecchiamento di una presunta realtà data. Pertanto, l’attività conoscitiva ed i soggetti che la sviluppano sono da considerarsi parte integrante e dinamica del contesto dell’indagine. In questo senso, teoria e pratica, sapere e agire tendono a stabilire relazioni circolari e transat- tive; Il soggetto che apprende non è mai “tabula rasa” dal punto di vista specifico degli orizzonti (cognitivi e valoriali) in cui si inscrive; L’apprendimento non è l’effetto finale di una catena causale che ha come sua “causa prima” il docente o il libro di testo. Un apprendimento formativo è sempre un processo autonomo di interpretazione e ricostruzione.
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Tra dogmatismo e scetticismo Se la presunzione di possedere la verità assoluta esclude il dialogo e può condurre alla guerra, il relativismo scettico toglie senso, anch’esso, al dialogo e porta all’indifferenza reciproca. La vita del dialogo filosofico risiede nella convinzione che una verità può essere migliore di altre; che è possibile sostenere con argomentazioni la validità di una tesi e, soprattutto, che dal confronto dialettico di diversi punti di vista possono scaturire novità e svolte gnoseologiche insospettate.
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Quali criteri di verità Sono le diverse comunità di parlanti, i contesti culturali e le pratiche discorsive a cui l’individuo prende parte che forniscono i criteri ed i vincoli a cui fare appello per legittimare o delegittimare le produzioni di pensiero e per formulare criteri di verità.
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Obiettivi formativi Educare il pensiero Critico: risalire ai criteri/paradigmi/orizzonti Creativo: decostruire/ricostruire prospettive, orizzonti di senso, cornici Caring: impegnarsi verso valori, norme, emozioni, relazioni
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Dialogo Modalità comunicative della CdR Il dialogo socratico-platonico Il “disciplinamento” dopo Platone La “filosofia” come disciplina
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Caratteri del dialogo platonico Obiettivi. Per lo più il traguardo da raggiungere consiste nel rendere insostenibili le tesi dell’interlocutore mediante un procedimento centrato sulla dimostrazione della verità della tesi contraddittoria rispetto a quella sostenuta dall’avversario. Uditorio. Ha i caratteri dell’universalità, quella universalità che i filosofi greci, da Parmenide in poi, attribuiscono al logos. Regole dell’argomentazione. Sono quelle della logica formale, con in testa il principio di non-contraddizione. Strumenti. Gli strumenti che Socrate utilizza soprattutto nella conduzione del dialogo sono l’ironia, la confutazione, la maieutica (logica della scoperta). Ruoli. Per lo più Socrate si confonde, all’inizio del dialogo, con i suoi interlocutori. Ma il suo ruolo di “maestro” e conduttore del dialogo non viene mai messo in ombra.
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Dialogo Modalità comunicative della CdR Il dialogo in una “comunità dio ricerca” I fondamenti epistemologici: la conoscenza come costruzione sociale La logica delle buone ragioni Parlare, ascoltare, pensare Il ruolo del docente “facilitatore”
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Il dialogo nella CdR Facilitatore (ascolta, valorizza le differenze) Uditorio reale (componenti emotive, rela- zionali, ecc.) Logica delle “buone ragioni” (informale) Radicalizzazione del domandare (incluse tutte le premesse).
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Insegnamento come “assistenza” Nella prospettiva costruttivista l’insegnante non trasmette conoscenze né guida l’allievo a scoprire una verità già fissata. Progettazione, facilitazione scaffolding come funzioni dell’insegnante. Il “facilitatore”, tra testo e processi di apprendimento
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Il dialogo è “filosofico” se… È un percorso: da una domanda/dubbio verso la definizione di un problema, verso un possibili soluzione condividibile Le iniziali convinzioni dei soggetti si mettono in gioco Si mira ad un risultato di valore generale Si procede per argomentazioni
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Proprietò del dialogo filosofico Instabilità Disequilibrio movimento (camminare) Esplorazione reciproca Orientato verso un “prodotto” (direzionalità) Regolato dalla logica (metodologia dell’indagine)
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La “direzione” del dialogo …là dove porta l’argomento La peculiare “qualità” della situazione ini- ziale orienta il dialogo, rendendo rilevante/ irrilevante ogni intervento “Qualità” come orizzonte problematico e sfondo (paradigma) come vincolo e pos- sibilità
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