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1 La Responsabilità Amministrativa degli Enti e i Modelli Organizzativi D. Lgs. 8 giugno 2001 n. 231 La Responsabilità Amministrativa degli Enti e i Modelli.

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1 1 La Responsabilità Amministrativa degli Enti e i Modelli Organizzativi D. Lgs. 8 giugno 2001 n. 231 La Responsabilità Amministrativa degli Enti e i Modelli Organizzativi D. Lgs. 8 giugno 2001 n. 231 Avv. Sante Ricci

2 2 Convenzione anticorruzione dei pubblici funzionari U.E. 26 maggio 1997 Convenzione OCSE 17 dicembre 1997 Convenzione OCSE 17 dicembre 1997 Decreto Legislativo 231/2001 Decreto Legislativo 231/2001 Foreign Corrupt Practices Act (USA 1977). Rimedi contro il fenomeno di corruzione di pubblici ufficiali esteri da parte delle società statunitensi Disciplina: origine e novità Legge Anticorruzione del 27 maggio 2015 n. 69

3 comporta l’applicazione di sanzioni particolarmente afflittive (sino all’interdizione definitiva dell’esercizio dell’attività) viene accertata con le garanzie del processo penale deriva da reato Il D.Lgs. 231/2001 introduce, per la prima volta nel nostro ordinamento, la nozione di responsabilità “amministrativa” ma sostanzialmente penale dell’ente associativo poiché la suddetta responsabilità: Caratteristiche peculiari del D.Lgs. 231/2001 3

4 4 Finalità del D.Lgs. 231/2001 finalità colpire sul piano patrimoniale i soggetti responsabili degli illeciti minimizzare il rischio criminoso favorire la riparazione del danno

5 5 Destinatari del D.Lgs. 231/2 001 si applica a enti forniti di personalità giuridica (ivi incluse le fondazioni) società associazioni anche prive di personalità giuridica enti pubblici economici che agiscono iure privatorum

6 6 Destinatari del D.Lgs. 231/2001 non si applica Stato, enti pubblici territoriali (es: Comuni), altri enti pubblici non economici, a tutti gli altri enti che svolgono funzioni di rilievo costituzionale (es: partiti, sindacati)

7 Impresa individuale? Giurisprudenza Cass. pen., sez. III, 15 dicembre 2010, n. 15657: “[l’esclusione dell’applicabilità all’impresa individuale] creerebbe il rischio di un vero e proprio vuoto normativo, con inevitabili ricadute sul piano costituzionale connesse ad una disparità di trattamento tra coloro che ricorrono a forme semplici di impresa e coloro che, per svolgere l’attività ricorrono a strutture ben più complesse ed articolate” 7 Destinatari del D.Lgs. 231/2 001 Cass. pen., sez. VI, 3 marzo 2004, n. 18941: “[La responsabilità ‘da reato’] è riferita unicamente agli ‘enti’, termine che evoca l’intero spettro dei soggetti di diritto metaindividuali. […] la responsabilità dell’ente è chiaramente aggiuntiva, e non sostitutiva, di quella di persone fisiche, che resta regolata dal diritto penale comune”

8 Impresa individuale? Dottrina 8 Destinatari del D.Lgs. 231/2 001 la responsabilità da reato riguarda soggetti individuati per la loro vocazione ad imporsi come centri autonomi di imputazione degli atti compiuti dalla persona fisica che abbia agito nel loro interesse o a loro vantaggio e con la quale non possano essere identificati dell’obbligazione per il pagamento della sanzione pecuniaria irrogata risponde esclusivamente l’ente con il suo patrimonio o con il fondo comune

9 9 soggetti apicali REATO i sottoposti alla direzione e vigilanza dei soggetti apicali Responsabilità dell’ente: soggetti persone che rivestono funzioni di rappresentanza, amministrazione o direzione dell’ente nonché persone che esercitano (anche di fatto) la gestione e il controllo dell’ente stesso (es: amministratori e direttori generali) persone sottoposte alla direzione o vigilanza di uno dei soggetti in posizione apicale (es: dipendenti, ma anche lavoratori autonomi o parasubordinati che prestano all’ente la loro attività lavorativa)

10 i soggetti abbiano agito nell’interesse e/o a vantaggio dell’ente (regola d'imputazione oggettiva dei reati all'ente dettata dall’art. 5 del D.Lgs. 231/01) L’ente sarà ritenuto responsabile nel caso in cui Interesse e vantaggio dell’ente 10

11 Il concetto di “Interesse” o “Vantaggio” dell’ente (Cass. pen. Sez. V, 28/11/2013, n. 10265) Interesse Va valutato ex ante poiché in esso rileva la prospettiva soggettiva della condotta delittuosa. Può ad esempio sussistere a monte un interesse della società ad un arricchimento – prefigurato, ma magari, non realizzato – in conseguenza del’illecito. Vantaggio Va valutato ex post. Il vantaggio rileva quando è effettivamente conseguito in conseguenza dell’illecito, anche se non espressamente divisato ex ante. 11 Interesse e vantaggio dell’ente (segue)

12 L'art. 25-septies del D. Lgs. 231/2001 ha esteso l'ambito applicativo della disciplina ai reati di omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime commessi con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro senza modificare il criterio d'imputazione oggettiva 12 Interesse e vantaggio dell’ente (segue) i concetti di interesse e vantaggio, nei reati colposi d'evento, vanno riferiti alla condotta e non all'esito antigiuridico - una condotta caratterizzata dalla violazione della norma di cautela può essere realizzata nell'interesse dell'ente o può comunque determinare il conseguimento di un vantaggio la non volontà dell'evento tipica degli illeciti colposi è compatibile con il finalismo sotteso all'idea di “interesse”? … nella responsabilità amministrativa da reato colposo

13 trova applicazione l’art. 5 D.Lgs. 231/01 “L’ente non risponde se le persone indicate nel comma 1 hanno agito nell’interesse esclusivo proprio o di terzi”? Il D. Lgs. 231/01 modella la responsabilità degli enti giuridici sulla figura degli enti singolarmente considerati. Ciò non impedisce che le attività di ciascun ente costituiscano espressione di una comune politica di impresa generalmente voluta dalla capogruppo I gruppi di società 13

14 14 I gruppi di società (segue) è configurabile la responsabilità ex D.Lgs 231/2001? reato commesso dalla capogruppo nell’interesse o a vantaggio della controllata reato commesso da una controllata nell’interesse o a vantaggio di altra controllata reato commesso dalla controllata nell’interesse o a vantaggio della capogruppo

15 Cass., V Sez. Pen., 17 novembre 2010, n. 24583 “La società capogruppo [e le altre società controllate] possono essere chiamate a rispondere, ai sensi del D.Lgs. N. 231 del 2001, per il reato commesso nell’ambito dell’attività di una società controllata, purché nella consumazione concorra una persona fisica che agisca per conto della capogruppo o delle altre società controllate, perseguendo anche l’interesse di queste ultime” 15 I gruppi di società (segue) REATO PRESUPPOSTO COMMESSO IN CONCRETO NELL’INTERESSE O A VANTAGGIO DELL’ENTE – NON E’ SUFFICIENTE UN GENERICO “INTERESSE DI GRUPPO” REATO PRESUPPOSTO COMMESSO DA PERSONA FISICA CHE HA UN RAPPORTO DI TIPO ORGANIZZATIVO- FUNZIONALE CON L’ENTE REATO PRESUPPOSTO COMMESSO DA PERSONA FISICA CHE HA UN RAPPORTO DI TIPO ORGANIZZATIVO- FUNZIONALE CON L’ENTE

16 16 Profili transnazionali la società estera che opera nel territorio nazionale Siemens AG “Sia le persone fisiche che le persone giuridiche straniere nel momento in cui operano in Italia hanno semplicemente il dovere di osservare e rispettare la legge italiana e quindi anche il D.Lgs. 231/2001 indipendentemente dall’esistenza o meno nel Paese di appartenenza di norme che regolino in modo analogo la medesima materia” (G.i.p. Trib. Milano, dott. Salvini, ord. 28 aprile 2004) Parmalat La competenza per l’illecito amministrativo dell’ente appartiene al giudice penale chiamato a conoscere del reato presupposto da cui lo stesso dipende. Pertanto in tutti i casi in cui sussista la giurisdizione del giudice penale italiano in ordine ad un reato presupposto, essa si estenderebbe automaticamente anche all’illecito da esso dipendente, a prescindere dalla nazionalità dell’ente che ne deve rispondere. (G.i.p. Trib. Milano, dott. Tacconi, ord. 13 giugno 2007)

17 17 Profili transnazionali (segue) la società estera che opera nel territorio nazionale potenziali criticità eseguibilità delle sanzioni se la responsabilità dell’ente è autonoma rispetto al reato presupposto, la giurisdizione italiana difetterebbe quando l’omessa o carente vigilanza fosse da collocarsi al di fuori del territorio nazionale come poter ritenere adeguati modelli organizzativi utilizzati dalla prassi straniera?

18 Art. 6, comma 2, c.p. “il reato si considera commesso nel territorio dello Stato, quando l’azione o l’omissione, che lo costituisce, è ivi avvenuta in tutto o in parte, ovvero si è verificato l’evento che è la conseguenza dell’azione od omissione” Reato presupposto commesso in parte in Italia in parte all’estero Art. 4 D.Lgs. 231/01 “[…] gli enti aventi nel territorio dello Stato la sede principale rispondono anche in relazione ai reati commessi all’estero, purché nei loro confronti non proceda lo Stato del luogo in cui è stato commesso il fatto” Reato presupposto commesso interamente all’estero esclusa l’ipotesi in cui alla commissione del reato realizzato in tutto o in parte all’estero concorrano esponenti della controllante italiana, quest’ultima non è soggetta ad obblighi od oneri di monitoraggio nei confronti della controllata estera. Reato presupposto commesso interamente all’estero da esponenti di un’autonoma società estera controllata da una società italiana 18 Profili transnazionali (segue) la società italiana che opera (anche) all’estero

19 SANZIONI PECUNIARIE CONFISCA PUBBLICAZIONE SENTENZA INTERDITTIVE Sanzioni 19

20 SANZIONI PECUNIARIE viene calcolata in quote in un numero non inferiore a cento né superiore a mille l’importo di una quota va da un minimo di Euro 250 a un massimo di Euro 1.549 Sanzioni pecuniarie 20

21 Il numero delle quote è determinato tenendo conto di:  gravità del fatto  grado di responsabilità dell’ente  attività svolta per eliminare o attenuare le conseguenze del fatto e per prevenire la commissione di ulteriori illeciti L’importo della singola quota è determinato sulla base delle condizioni economiche e patrimoniali dell’ente allo scopo di assicurare l’efficacia della sanzione 21 Sanzioni pecuniarie – criteri di commisurazione

22 La sanzione pecuniaria è ridotta:  di 1/2 (e comunque inferiore ad Euro 103.291,00) qualora (a) l’autore del reato abbia commesso il fatto nel prevalente interesse proprio o di terzi e l’ente ne ha ricavato un vantaggio minimo o nullo e (b) il danno causato sia di particolare tenuità;  da 1/3 ad 1/2 qualora (a) l’ente abbia risarcito integralmente il danno e abbia eliminato le conseguenze dannose o pericolose del reato (o sia efficacemente adoperato in tal senso) e (b) sia stato adottato e reso operativo un modello organizzativo idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi;  da 1/2 ad 2/3 qualora sussistano entrambe le condizioni di cui ai precedenti punti. 22 Sanzioni pecuniarie – ipotesi di riduzione

23 SANZIONI INTERDITTIVE Interdizione dall’esercizio dell’attività Sospensione o revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla commissione dell’illecito Divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazio ne L'esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e l'eventuale revoca di quelli concessi Il divieto di pubblicizzare beni o servizi. Sanzioni interdittive 23

24 nei casi di condanna è sempre prevista nei confronti dell’ente la confisca del prezzo o del profitto del reato, salvo che per la parte che puo' essere restituita al danneggiato. CONFISCA Altre sanzioni 24

25 Il Codice degli Appalti pubblici (D.Lgs. 163/2006, art. 38) prevede l’esclusione dalla partecipazione alle procedure di affidamento delle concessioni e degli appalti di lavori pubblici, forniture e servizi, ovvero di subappalti, con conseguente divieto di stipulare i relativi contratti, di tutti i soggetti nei cui confronti è stata applicata la sanzione di cui all’art. 9, comma 2, lettera c, del D.Lgs. 231/2001 o altra sanzione che comporta il divieto di contratte con la P.A. Conseguenze in relazione ai rapporti con gli enti pubblici 25

26 Pur in assenza di disposizione di legge comunitaria o nazionale in tal senso, alcune regioni italiane hanno inteso il «modello 231» quale requisito soggettivo di partecipazione alla gara, dunque quale elemento indicativo della “qualità” della persona giuridica. Proprio in questo senso, imponendo agli operatori economici che intendano partecipare alle gare di appalto regionali indette (o, comunque, sottoscrivere convenzioni), di dotarsene al fine di essere ammessi a contrattare con l’ente stesso. Conseguenze in relazione ai rapporti con gli enti pubblici 26

27 Se il reato è commesso da uno dei soggetti apicali Esenzione della responsabilità dell’ente non vi è stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell’OdV le persone che hanno commesso il reato hanno eluso fraudolentemente il modello di organizzazione e gestione ha costituito un c.d. Organismo di Vigilanza (OdV) che vigili sul funzionamento del Modello l’organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato prima della commissione del reato un Modello di Organizzazione e Gestione L’ente non risponde se 27

28 dovrà essere l’ente (e non il Pubblico Ministero) a dimostrare di aver adottato ed efficacemente attuato un Modello di Organizzazione e Gestione Inversione dell’onere della prova Esenzione della responsabilità dell’ente (segue) 28

29 se il reato è commesso da uno dei “sottoposti” l’ente risponde se la commissione del reato è stata resa possibile dall’inosservanza degli obblighi di direzione e vigilanza l’ente non risponde se ha adottato Modelli di Organizzazione e Gestione che prevedono misure idonee a garantire lo svolgimento dell’attività aziendale nel rispetto della legge 29 Esenzione della responsabilità dell’ente (segue)

30 è il Pubblico Ministero a dover dimostrare la mancata adozione o inefficace attuazione del Modello da parte dell’ente Se il reato è commesso da uno dei sottoposti, non si ha inversione dell’onere della prova 30 Esenzione della responsabilità dell’ente (segue)

31 31 Fatto Presidente e A.D. di una società sono accusati di aver commesso i reati di aggiotaggio e false comunicazioni sociali. Sotto processo anche la società ai sensi del D.Lgs. 231/2001 Presidente e A.D. vengono rinviati a giudizio La società, invece, è esente da responsabilità in quanto “Il modello organizzativo era corretto nel prevedere il concorso degli uffici nella predisposizione di informazioni delicate […] ma era stato eluso dai vertici della società”. “La violazione di una delle norme del modello è la conseguenza del mancato rispetto delle procedure interne”. “Se si fosse seguita la procedura prevista dal modello sarebbe stato impossibile per gli imputati attuare il loro proposito […] in danno degli investitori” (Tribunale di Milano, Sentenza del 17 novembre 2009) Il caso concreto (I)

32 Il caso concreto (II) 32 Fatto: La società (z) è accusata del reato di cui all’art. 25 septies D.Lgs. 231/2001 (Omicidio colposo con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro) Il Signor (x) in qualità di Presidente della società, viene condannato per tale reato. La società non è esente da responsabilità perché non ha adottato il Modello, infatti: “Se l’ente vuole evitare tale responsabilità deve dimostrare di aver provveduto ad attuare idonei rimedi preventivi nella sua organizzazione interna”. “E’ risultato provato il nesso eziologico tra la morte di (y) e la colpevole violazione di una delle discipline speciali richiamate dall’art. 25 septies”. “Con riferimento alla società (z) è risultata dimostrata la chiara colpa organizzativa e gestionale” (Tribunale di Novara, Sentenza del 1° ottobre 2010)

33 Reato Corruzione (art. 318 c.p.). Pene per il corruttore (art 321 c.p.) Processi aziendali a rischio Selezione e assunzione del personale Possibili modalità attuative dell’illecito Tizio, A.D. della società Alfa, assume il figlio dell’assessore ai lavori pubblici del Comune di Gamma per l’ottenimento di una concessione edilizia Protocolli per ridurre ad un livello accettabile il rischio della commissione dei reati Procedura per la selezione e assunzione del personale 33 Reati contro la P.A.

34 Reato Installazione di apparecchiatu re atte ad intercettare, impedire o interrompere comunicazioni informatiche o telematiche (art. 617- quinques c.p.) Processi Aziendali a rischio Installazione o utilizzo di apparecchiature potenzialmente idonee ad alterare informazioni, dati o programmi di terzi Possibili modalità attuative dell’illecito Tizio, dipendente della società Alfa, installa un software in grado di intercettare le comunicazioni informatiche o telematiche della società concorrente Beta Protocolli per ridurre ad un livello accettabile il rischio della commissione dei reati Predisposizione di adeguati sistemi tecnologici (es: software) atti a prevenire la realizzazione di illeciti informatici Reati di criminalità informatica 34

35 Reato Vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine (art. 516 c.p.) Processi Aziendali a rischio Acquisto di prodotti da imprese che operano in zone a basso controllo sui beni alimentari Possibili modalità attuative dell’illecito Distribuzione presso esercizi commerciali di prodotti della società avariati, spacciandoli come sani Protocolli per ridurre ad un livello accettabile il rischio della commissione dei reati Procedure aziendali specifiche volte a prevedere processi di controllo nella produzione e distribuzione dei beni o servizi Delitti contro l’industria e il commercio 35

36 Reato False comunicazioni sociali in danno della società, dei soci o dei creditori (art. 2622 c.c.) Processi Aziendali a rischio Predisposizione di bilanci, relazioni o altre comunicazioni sociali dirette ai soci e/o a terzi relative alla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società Possibili modalità attuative dell’illecito L’organo amministrativo approva un bilancio falso al fine di frodare i creditori Protocolli per ridurre ad un livello accettabile il rischio della commissione dei reati Procedure aziendali che prevedano la massima trasparenza nei rapporti tra CdA e società di revisione Reati societari 36

37 Reato Operazioni che fissano i prezzi a livelli anomali o artificiali (art. 187ter, comma 3, lett. B, D.Lgs. 58/98) Processi Aziendali a rischio Acquisto, vendita o altre operazioni, in qualsiasi forma concluse, aventi ad oggetto strumenti finanziari ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato italiano o dell’U.E. Possibili modalità attuative dell’illecito La società Alfa acquista o vende azioni proprie verso la fine delle negoziazioni in modo tale da alterare il prezzo finale dello strumento finanziario Protocolli per ridurre ad un livello accettabile il rischio della commissione dei reati Programmi di informazione/for mazione periodica per gli amministratori e i dipendenti dell’ area aziendale a rischio sulla normativa in tema di abuso di mercato Reati di abusi di mercato 37

38 Omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro Reato Lesioni gravi colpose commesse con violazione delle norme sulla tutela e sicurezza sul lavoro (art. 590 c.p.) Processi Aziendali a rischio Valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute sul lavoro Possibili modalità attuative dell’illecito Caio, operaio della società edile Alfa, nel corso di lavori di ristrutturazione di un palazzo, cade dall’impalcatura per l’assenza di imbracature protettive, riportando lesioni gravi Protocolli per ridurre ad un livello accettabile il rischio della commissione dei reati Adozione di un Sistema di gestione della salute e sicurezza sulla lavoro (SGSL) conforme alle Linee Guida UNI-INAIL 38

39 Delitti in materia di violazione del diritto di autore Reato Art. 171ter, lettera b), L. 22 aprile 1941, n. 633 Processi Aziendali a rischio Acquisto di banche dati Possibili Modalità attuative dell’illecito La società Gamma estrae o reimpiega dati contenuti in una banca dati in violazione delle norme sul diritto d’autore Protocolli per ridurre ad un livello accettabile il rischio della commissione dei reati Strumenti tecnologici atti a prevenire o impedire l’estrazione o il reimpiego di dati contenuti nelle banche dati 39

40 L’Organismo di Vigilanza 40

41 L’Organismo di Vigilanza - Requisiti requisiti soggettivi professionalità: possesso di tecniche specifiche idonee a garantire l’efficacia dei poteri di controllo e del potere propositivo (competenze giuridiche e di internal auditing) onorabilità: sinora ci si è limitati a fare riferimento ai requisiti che devono possedere i sindaci delle società quotate – la giurisprudenza sta richiedendo un’ampiezza maggiore rispetto al mero passaggio in giudicato di una sentenza per reati contemplati dal D.Lgs. 231/2001 requisiti oggettivi autonomia: libertà di autodeterminazione e d’azione con pieno esercizio della discrezionalità tecnica nell’espletamento delle funzioni e poteri adeguati per l’adempimento dei propri compiti (libero accesso ai documenti e alle informazioni aziendali, riconoscimento di un budget adeguato indipendenza: secondo alcuni è richiesta non al singolo membro ma all’OdV nel suo complesso, secondo altri è richiesta ai soli membri di nomina esterna all’ente continuità d’azione: continua interazione con gli organi dell’ente, necessità di una struttura dedicata a tempo pieno all’attività di vigilanza e congruo compenso 41

42 Organismo collegiale. Dovrebbe essere costituito da soggetti dell’ente (es. responsabile dell’internal audit, della funzione legale, ecc.) e/o da soggetti esterni (es. consulenti, esperti, ecc.) preferibilmente in numero dispari. L’Organismo dovrebbe possedere i requisiti sopraindicati. Organismo monocratico. Dovrà essere costituito da un soggetto che abbia quantomeno i seguenti requisiti: autonomia e indipendenza, professionalità, onorabilità e continuità di azione Organo dirigente interno già esistente. Ai sensi dell’art. 6, comma 4, del D.Lgs 231/2001, “negli enti di piccole dimensioni i compiti dell’Organismo possono essere svolti direttamente dall'organo dirigente”. Ciò in quanto, per tali enti, l’onere derivante dalla istituzione di un organismo ad hoc potrebbe non essere economicamente sostenibile. L’Organismo di Vigilanza dovrà essere autonomo, indipendente e dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo. L’Organismo di Vigilanza - Composizione 42

43 Nulla vieterebbe, al contrario, che uno o più membri del Collegio Sindacale vadano a comporre l’Organismo di Vigilanza. Tale opzione, tuttavia, sarebbe suggeribile, in particolare, per aziende di medio-piccole dimensioni, a patto che i componenti del collegio sindacale si dotino direttamente o indirettamente (ad esempio, attraverso consulenze esterne), di quelle competenze tecnico-giuridiche che si rendono opportune per svolgere il ruolo di OdV. La c.d. “Legge di Stabilità 2012” ha previsto che “…nelle società di capitali il collegio sindacale, il consiglio di sorveglianza e il comitato per il controllo della gestione possono svolgere le funzioni dell’Organismo di Vigilanza di cui al comma 1, lettera b)”. L’Organismo di Vigilanza – Composizione (segue) 43

44 a) in ogni società controllata sia istituito un OdV con tutte le relative attribuzioni di competenze e responsabilità; b) l’OdV della controllata possa avvalersi delle risorse allocate presso l’analogo OdV della controllante; c) i dipendenti dell’OdV della capogruppo, nella effettuazione di controlli presso le società del gruppo, assumano nella sostanza la veste di professionisti esterni. Nulla osta a che per alcune società del gruppo, si proceda alla nomina di OdV delle controllate composti di soggetti in parte simili a quelli che dell’OdV della capogruppo. Questo tipo di soluzioni organizzative possono conservare la loro validità, purché: Il D.Lgs. 231/2001 nulla dispone in ordine alla disciplina dei gruppi di società e non fornisce indicazioni specifiche circa la composizione dell’OdV né con riferimento alla holding né con riferimento alle società dalla stessa controllate. L’Organismo di Vigilanza nei gruppi societari 44

45 FUNZIONI vigilare sull’effettività del Modello monitorare e aggiornare nel tempo il Modello definito verificarne adeguatezza del Modello 45 L’Organismo di Vigilanza – funzioni

46 I membri dell’OdV sono titolari di una posizione di garanzia tale per cui possono essere chiamati a rispondere in caso di illeciti commessi dall’ente di cui hanno la vigilanza? 46 L’Organismo di Vigilanza – responsabilità Non avendo poteri interdittivi, l’OdV non è sottoposto all’obbligo di impedire la commissione di reati ma assume solo un obbligo di sorveglianza sulla funzionalità del Modello

47 Ai componenti dell’OdV sono attribuiti compiti specifici di comunicazione anche alle pubbliche autorità di (i) tutti gli atti o fatti di cui vengano a conoscenza che possano costituire una violazione delle previsioni di legge o (ii) specifiche infrazioni di cui hanno notizia La mancata effettuazione di tali comunicazioni determina la responsabilità penale dei componenti dell’OdV Ciò comporta una modifica alla natura e alle funzioni dell’OdV che da organo a rilevanza meramente interna che dovrebbe operare nell’interesse esclusivo dell’ente, acquisisce una rilevanza anche nei confronti di soggetti diversi dalla persona giuridica nel cui ambito opera 47 L’Organismo di Vigilanza – responsabilità (segue) Normativa Antiricilaggio (D.Lgs. 231/2007) L’Organismo di Vigilanza – responsabilità (segue) Normativa Antiricilaggio (D.Lgs. 231/2007)

48 Il Regolamento dell’Organismo di Vigilanza La definizione degli aspetti attinenti alla continuità ed efficacia dell’azione dell’Organismo di Vigilanza, funzionale alla dimostrazione della sua adeguatezza sostanziale a svolgere un’effettiva implementazione del Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo, potrà essere rimessa allo stesso organismo che dovrà occuparsi di disciplinare il proprio funzionamento dandosi un idoneo regolamento interno che disciplini: modalità per garantire autonomia all’OdV (casella di posta dedicata per le segnalazioni, budget operativi per costi di consulenza, ambienti dedicati) tracciabilità delle attività svolte dall’OdV (verbalizzazione delle riunioni, archiviazione della documentazione aziendale raccolta ed esaminata, reportistica periodica agli organi societari) regole di funzionamento (periodicità delle riunioni, convocazione di riunioni straordinarie, modalità di approvazione delle determinazioni, definizione del piano delle attività, modalità di gestione delle segnalazioni e verifiche mirate) 48

49 Il Sistema dei controlli Collegio Sindacale Comitato per il controllo interno Il Presidente partecipa ai lavori Preposto al controllo interno Sistema di controllo interno Internal audit Sistema organizzativo amministrativo e contabile OdV Revisore contabile Riferisce VIGILA Si scambiano informazioni Un sindaco può essere membro Riferisce 49


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