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PubblicatoAlbana Valenti Modificato 8 anni fa
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PRIMA PARTE: DAL RANCORE… DAL RANCORE… AL PERDONO Anno Pastorale 2015-2016 4° giorno PARROCCHIA MARIA SS. ADDOLORATA OPERA DON GUANELLA – BARI
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Dirette o riflesse Di conseguenza, si può parlare anche di cause dirette o riflesse. Nelle prime, la persona è diretta protagonista della situazione in quanto ha vissuto sulla propria pelle la sofferenza di una relazione spezzata.
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Nelle seconde, il nascere del rancore può attribuirsi a cause indirette o riflesse quando, pur non essendo stati personalmente coinvolti in una specifica situazione, si elabora un giudizio su una persona basandosi esclusivamente su quanto altri hanno riferito, con il chiaro intento di mettere l’interessato in cattiva luce.
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pregiudizio In questo caso, parliamo di pregiudizio, che possiamo definire una modalità errata di formulare un giudizio, in quanto si parte da una pre-comprensione dell’altro che non viene valutato per quello che veramente è, ma in modo distorto.
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Da qui il sospetto, il dubbio sull’altro, che rendono difficile la nascita di una relazione autentica.
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Personali o sociali personali familiaresociale politiche ideologichereligiose Infine, bisogna valutare quando il rancore ha come causa, non solo motivazioni personali, ma influenze esterne dovute al contesto in cui si vive, sia esso familiare, sociale o anche legato a questioni politiche, ideologiche o religiose.
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In questo senso, possiamo parlare di rancore comunitario o sociale, spesso ereditato e trasmesso all’interno di piccoli nuclei familiari o anche di intere collettività.
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“memoria collettiva malata Esso determina il nascere di quella “memoria collettiva malata” che, in molti casi ha sollecitato interi gruppi ad attuare violenze, discriminazioni, condanne violente, fino alla dichiarazione di vere e proprie guerre che, come sappiamo, hanno segnato drammaticamente la storia di intere generazioni familiari e di tanti popoli e nazioni.
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Quanto abbiamo delineato richiede una grande capacità di introspezione, attraverso cui fermarsi per fare memoria, per pensare, riflettere, elaborare.
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Si tratta di un itinerario piuttosto impegnativo, volto a umanizzare l’esistenza, la quale spesso si ritrova frantumata, accelerata da una molteplicità di situazioni che spesso rischiano di alienare la persona, compromettendo la sua stessa dignità.
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La lettura del proprio vissuto aiuta a elaborare alcune situazioni, a riflettere sul loro significato, sul peso che hanno avuto per la propria vita e per quella degli altri, a considerare il perché di certi malesseri interiori che poi si riversano nel modo di agire, compromettendo le relazioni.
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Quando le cause del rancore non sono state ben individuate ed elaborate in prospettiva del superamento di tale sentimento, o quando sono state volutamente rimosse, si possono innescare alcuni meccanismi psicologici che manifestano, molto chiaramente, una mancanza di perdono.
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Alcuni di questi atteggiamenti sono attuati consapevolmente e, in qualche caso, addirittura pianificati; in altri casi, invece, si possono manifestare inconsapevolmente compromettendo e modificando negativamente le relazioni. Prenderemo in esame alcuni di questi sentimenti, quelli più comuni e facilmente rilevabili.
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odio Tra i sentimenti che manifestano in maniera evidente la mancanza di perdono troviamo l’odio, che è sicuramente il più deleterio, proprio per la sua intrinseca capacità distruttiva capace di intaccare inesorabilmente ogni forma di relazione. L’ODIO E L’ORGOGLIO
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odiorancore L’odio e il rancore si richiamano a vicenda, sono interdipendenti, e anche nel linguaggio comune vengono usati indifferentemente per indicare il medesimo sentimento. Esso può manifestarsi come una profonda avversione verso se stessi, Dio e gli altri.
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Le cause sono molteplici e variano da persona a persona in base all’esperienza personale, al carattere, ai condizionamenti interni ed esterni, che spesso influenzano il modo di essere, di pensare e di agire.
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Per quanto riguarda l’odio verso se stessi, bisogna analizzare in profondità la propria psicologia per capire l’immagine che si ha della propria persona; infatti, tra le cause più comuni che fanno nascere tale sentimento troviamo la mancata accettazione di se stessi, dei propri limiti e debolezze, e ancora le delusioni, i fallimenti, il rifiuto del proprio corpo o del carattere.
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In alcuni casi, la persona che prova odio verso se stesso è uno che si fida troppo delle proprie capacità e che ha talmente investito sulla propria persona da non accettare nessun fallimento: per cui le attese non soddisfatte spesso lo portano a diventare giudice severo di se stesso e incapace di accettare gli errori commessi.
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Questo odio verso se stessi può trasferirsi a volte inconsciamente su Dio, considerato la causa dei propri mali e dei propri fallimenti. Così, infatti, precisa il Catechismo della Chiesa Cattolica, commentando il primo comandamento: L’odio di Dio nasce dall’orgoglio. Si oppone all’amore di Dio, del quale nega la bontà e che ardisce maledire come colui che proibisce i peccati e infligge condanne 5. 5. CCC, n. 2094.
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Quindi, l’odio ha la sua radice nell’orgoglio e costituisce un forte ostacolo nel cammino di fede, in cui, invece, si è chiamati a sperimentare l’abbandono fiducioso in Dio come condizione necessaria per accogliere la sua volontà e per diventare suoi discepoli.
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L’orgoglio, inoltre, per sua natura tende a far concentrare eccessivamente la persona su se stessa impedendogli il confronto, l’apertura alla novità dell’altro e l’ascolto delle sue ragioni.
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Chi è troppo pieno di sé difficilmente riesce a intessere autentiche relazioni con gli altri e, quindi, a perdonare nel momento in cui il rapporto si è intaccato.
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Anzi, è proprio l’orgoglio che rende incapaci di perdonare, che rende poco obiettivi nel valutare quanto è accaduto e che porta persino a desiderare il male dell’altro, attraverso varie forme di vendetta fino a quella più estrema costituita dall’omicidio. L’odio volontario è contro la carità. L’odio del prossimo è un peccato quando l’uomo vuole deliberatamente per lui del male. L’odio del prossimo è un peccato grave quando deliberatamente si desidera per lui un grave danno 6. 6. CCC, n. 2303
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rabbia La rabbia è uno dei sentimenti più comuni che l’uomo sperimenta in diverse circostanze della sua vita a causa di molteplici fattori che vanno da motivazioni più personali a motivazioni più generali.
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