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LA RESPONSABILITÀ AMMINISTRATIVA DEGLI ENTI PER I REATI COMMESSI NEL LORO INTERESSE D.LGS. 8 GIUGNO 2001 NR. 231 21 novembre 2016 Dott. Ernesto.

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1 LA RESPONSABILITÀ AMMINISTRATIVA DEGLI ENTI PER I REATI COMMESSI NEL LORO INTERESSE D.LGS. 8 GIUGNO 2001 NR novembre Dott. Ernesto Carile

2 SISTEMA NORMATIVO DI RIFERIMENTO
Legge n. 300/2000 (art. 11) D.Lgs. 231/2001

3 Necessario superamento del principio “Societas delinquere non potest”
RESPONSABILITÀ DIRETTA DELLA SOCIETÀ Convenzione OCSE del (Ratificata con la Legge nr. 300)

4 LA RESPONSABILITÀ AMMINISTRATIVA DELLE SOCIETÀ, DEFINITA ANCHE
«PENALE-AMMINISTRATIVA» QUALE TERTIUM GENUS

5 ESEMPI DI SANZIONI PER VIOLAZIONI DEL D.LGS. 231/2001
 Processo ENELPOWER  Persone fisiche 3  Persone giuridiche 9  Sanzione pecuniaria  Importo confiscato €     Processo ANTONVENETA  Persone fisiche 55  Persone giuridiche 5  Sanzione pecuniaria  Importo confiscato € ,68    Processo SANITA’ REGIONE LOMBARDIA  Persone fisiche 20  Persone giuridiche 2  Sanzione pecuniaria  Importo confiscato €   

6 I DESTINATARI LE DISPOSIZIONI SI APPLICANO:
AD ENTI FORNITI DI PERSONALITÀ GIURIDICA ED ALLE SOCIETÀ E ASSOCIAZIONI PRIVE DI PERSONALITÀ GIURIDICA LE DISPOSIZIONI NON SI APPLICANO: ALLO STATO, AGLI ENTI PUBBLICI TERRITORIALI, AGLI ALTRI ENTI PUBBLICI NON ECONOMICI NONCHÉ AGLI ENTI CHE SVOLGONO FUNZIONI DI RILIEVO COSTITUZIONALE

7 I PRINCIPI GENERALI PRINCIPIO DI LEGALITÀ L’ente non è responsabile per un fatto costituente reato se la sua responsabilità amministrativa in relazione a quel reato e le relative sanzioni non sono espressamente (PRINCIPIO DI TASSATIVITA’) previste da una legge entrata in vigore prima della commissione del fatto IRRETROATTIVITÀ DELLA LEGGE La legge che configura la responsabilità dell’ente deve essere entrata in vigore prima della commissione del fatto RETROATTIVITÀ DELL’ABOLITIO CRIMINIS La successiva abrogazione della norma sanzionatoria impedisce di ritenere la responsabilità dell’ente LA TERRITORIALITÀ La possibilità di sanzionare l’ente che abbia in Italia la sede principale, che compia reati previsti dal D.Lgs. n. 231/2001 all’estero

8 CRITERI DI ATTRIBUZIONE DELLA RESPONSABILITÀ
CHE IL REATO SIA COMMESSO NELL’INTERESSE O A VANTAGGIO DELL’ENTE MEDESIMO (ART. 5 COMMA 1) COMUNQUE NON NELL’INTERESSE ESCLUSIVO DELL’AUTORE DEL REATO O DI TERZI (ART. 5 COMMA 2) “AD OPERA DI UNA PERSONA FISICA CHE SI TROVI IN UNA DETERMINATA RELAZIONE CON LA SOCIETÀ”

9 Reati commessi nei rapporti con la PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E
I REATI PRESUPPOSTO Originario Nucleo Reati commessi nei rapporti con la PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E Successive implementazioni

10 REATI CONTRO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Art. 316 bis c.p. Malversazione a danno dello Stato Art 316 ter c.p. Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato Art. 640 comma 2 n. 1 c.p. Truffa ai danni dello Stato Art. 640 bis c.p. Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche Art. 640 ter c.p. Frode informatica in danno dello Stato o di altro Ente pubblico Art. 317 c.p. Concussione Art. 318 – 319 c.p. Corruzione per un atto d’ufficio o per un atto contrario ai doveri d’ufficio Art.319 ter c.p. Corruzione in atti giudiziari Art. 319 quater c.p. Induzione indebita a dare o promettere utilità Art. 320 c.p. Corruzione di persona incaricata di pubblico servizio Art.322 c.p. Istigazione alla corruzione Art.322 bis c.p. Peculato, concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, corruzione e istigazione alla corruzione di membri delle Comunità Europee e di funzionari delle Comunità Europee e di Stati Esteri

11 DELITTI INFORMATICI E TRATTAMENTO ILLECITO DI DATI
art. 491 bis c.p. (falsità in un documento informatico pubblico o avente efficacia probatoria) art 615 ter c.p.(accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico) art. 615 – quarter c.p.(detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici o telematici) art. 615 quinques c.p.(diffusione di apparecchiature, dispositivi o programmi informatici diretti a danneggiare o interrompere un sistema informatico o telematico) art. 617 quarter c.p.(intercettazione, impedimento o interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche) art. 635 bis c.p.(danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici ) art. 635 ter c.p. (danneggiamento di informazioni dati e programmi informatici utilizzati dallo Stato o da altro Ente Pubblico o comunque di pubblica utilità) art.635 quarter c.p. (danneggiamento di sistemi informatici o telematici ) art.635 quinques c.p.(danneggiamento di sistemi informatici o telematici di pubblica utilità) art. 640 quinques c.p. (frode informatica del certificatore di firma elettronica)

12 REATI SOCIETARI Art. 2621 e 2622 c.c.(false comunicazioni sociali)
Art c.c.(falsità nelle relazioni o nelle comunicazioni delle Società di Revisione) Art c.c.(impedito controllo) Art c.c.(formazione fittizia di capitale) Art.2626 c.c. (indebita restituzione di conferimenti) Art.2627 c.c. (illegale ripetizione degli utili e delle risorse) Art.2628 c.c. (illecite operazioni sulle azioni o quote della società controllante) Art c.c. (operazioni in pregiudizio dei creditori) Art bis c.c. (omessa comunicazione del conflitto d’interessi) Art c.c. (indebita ripartizione dei beni sociali da parte dei liquidatori) Art.2636 c.c. (illecita influenza sull’assemblea) Art c.c. (aggiotaggio) Art c.c. (ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza) Art. 184 D.Lgs. 24 febbraio 1998, n. 58 (abuso di informazione privilegiata) Art. 185 D.Lgs. 24 febbraio 1998, n. 58 (manipolazione di mercato)

13 VIOLAZIONE DELLE NORME ANTINFORTUNISTICHE E DI TUTELA DELL’IGIENE E DI SALUTE SUL LAVORO
Art. 589 c.p. Omicidio colposo Art 590 c.p. Lesioni personali colpose ATTIVITA’ SENSIBILI LE ATTIVITA’ SENSIBILI RIFERITE IN MATERIA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO SONO POTENZIALMENTE PRESENTI IN OGNI AMBITO ED ATTIVITA’ AZIENDALE

14 Ricettazione e riciclaggio
Art c.p. (RICETTAZIONE) Art. 648 bis c.p.(RICICLAGGIO) Art. 648 ter c.p. (IMPIEGO DI DENARO , BENI O UTILITA’ DI PROVENIENZA ILLECITA) Art. 648 ter - 1 (AUTORICICLAGGIO) ATTIVITA’ SENSIBILI LE ATTIVITA’ SENSIBILI RIFERITE AI REATI IN MATERIA DI RICETTAZIONE, RICICLAGGIO E AUTORICICLAGGIO SONO POTENZIALEMNTE PRESENTI OGNI QUALVOLTA VI SIANO MOVIMENTAZIONI DI SOMME O ACQUISITI BENI

15 ALTRE IPOTESI DI REATO Art. 377-bis c.p. – Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria ATTIVITA’ SENSIBILI AMBITO DI APPLICAZIONE MOLTO AMPIO, SI PENSI ALLE DICHIARAZIONI IN AMBITO DI CONTENZIOSO SIA CIVILE CHE DI LAVORO

16 DELITTI CONTRO L’INDUSTRIA ED IL COMMERCIO
Art. 513 c.p. (turbata libertà dell’industria o del commercio) Art. 515 c.p. (frode nell’esercizio del commercio) Art ter c.p. (fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale) Art. 517 c.p. (vendita di prodotti con segni mendaci) Art. 513 bis c.p.( illecita concorrenza con minaccia o violenza) Art. 514 c.p. (frodi contro le industrie nazionali) ATTIVITA’ SENSIBILI LE AREE SENSIBILI IN QUESTO CASO POSSONO ESSERE INDIVIDUATE INNANZITUTTO NEL COMMERCIALE E QUINDI NEL RAPPORTO CON I CLIENTI

17 ALTRE IPOTESI DI REATO Art. 24 ter Delitti di criminalità organizzata
Art. 25 bis Falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori bollati e in strumenti o segni di riconoscimento Art. 25 quater Delitti con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico Art. 25 quater Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili Art. 25 quinques Delitti contro la personalità individuale Art. 25 nonies Delitti in materia di violazione dei diritti d’autore Art. 25 undicies Reati ambientali

18 NELL’INTERESSE O A VANTAGGIO DELL’ENTE
REATI COMMESSI NELL’INTERESSE O A VANTAGGIO DELL’ENTE E DA AUTORE QUALIFICATO

19 INDIVIDUATI IN BASE ALL’ATTIVITÀ EFFETTIVAMENTE SVOLTA
SOGGETTI QUALIFICATI SOGGETTI IN POSIZIONE APICALE rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell'ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale, ovvero coloro che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dell'ente SOGGETTI SOTTOPOSTI ALL’ALTRUI DIREZIONE persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti apicali (cc.dd. “sottoposti”, quali, tipicamente, i prestatori di lavoro subordinato) INDIVIDUATI IN BASE ALL’ATTIVITÀ EFFETTIVAMENTE SVOLTA

20 CONDIZIONI CHE CONSENTONO DI COLLEGARE IL COMPORTAMENTO DELITTUOSO ALL’ENTE
Il reato presupposto deve essere commesso nell’interesse o a vantaggio dell’ente Gli autori del reato presupposto devono identificarsi in persone fisiche qualificate da specifica posizione rivestita all’interno dell’ente I predetti soggetti non devono aver agito «nell’interesse esclusivo proprio o di terzi»

21 PROCESSI ISCRITTI PRESSO LA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI MILANO PER REATI EX D.LGS. 231/2001
ANNO TOT. PROCEDIM. TOT. SOC. COINVOLTE DELITTI CONTRO LA PUB.AMM. REATI SOCIETARI e MARKET ABUSE INFORTUNI SUL LAVORO ALTRO 2002 2 18 2003 9 51 41 2004 3 7 1 4 2005 12 43 20 16 39 2006 14 27 19 10 2007 23 97 61 38 90 2008 29 65 31 8 2009 33 13 2010 50 37 2011 5 2012 28 89 2013 2014 53 11 2015 40 TOT. 246 284 148 371 605

22 L’ENTE NON RISPONDE SE PROVA CHE …
Art. 6 comma 1, lett. a): che sia stato formalmente adottato quel sottosistema di regole procedurali interne costituenti il Modello di Organizzazione che il Modello di Organizzazione risulti già sulla carta idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi che il Modello di Organizzazione sia stato efficacemente attuato prima della commissione del fatto

23 IL MODELLO DI ORGANIZZAZIONE
Il Modello di Organizzazione è un sistema strutturato ed organico di procedure, nonché di attività di controllo, da svolgersi anche in via preventiva (controllo ex ante), strumentale alla prevenzione dei reati presupposto previsti dal D. Lgs. n. 231/2001. L’ “idoneità” del Modello Organizzativo va misurata in relazione al fine di evitare la commissione di reati presupposto e può essere definita come la sua adeguatezza alla specifica struttura ed alla concreta attività dell’ente. Il Modello Organizzativo non può annullare i rischi che si verifichino reati presupposto, ma dovrà essere efficiente, praticabile e funzionale per poter ragionevolmente disinnescare le fonti di rischio.

24 OBIETTIVI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO
L’individuazione delle attività esposte al rischio di commissione di reati presupposto Previsione di specifici controlli per programmare la formazione e l’attuazione delle decisioni dell’Ente in funzione preventiva (quanto piu’ dettagliata e specifica è la regolamentazione dell’iter di ogni processo, tanto più si riduce il rischio che la singola attività sia occasione di commissione di illeciti) Individuazione delle modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee a impedire la commissione di reati Previsione di obblighi di informazione nei confronti dell’Organismo di Controllo e osservanza dei modelli Introduzione di un adeguato sistema per sanzionare il mancato rispetto del Modello Organizzativo

25 CARATTERISTICHE DEL MODELLO ORGANIZZATIVO
SPECIFICITA’ Modello «customerizzato» sulle peculiarità dell’Ente IDONEITA’ Sulla base delle specificità dell’Ente EFFICACIA Solidità e funzionalità nel tempo ADEGUATEZZA Reale capacità preventiva – minimizza i rischi EFFICIENZA E FLESSIBILITA’ Congruità con le caratteristiche dell’Ente – No rigidità ATTUABILITA’ E CONDIVISIONE Attuato e condiviso con i destinatari DINAMICITA’ E VALIDITA’ TEMPORALE Monitoraggio e adeguamento ai mutamenti dell’Ente UNITA’ Visione globale dell’Ente COMPRENSIBILITA’ Chiaro per tutti i destinatari PRUDENZA Non sottovalutare i rischi potenziali COERENZA Nesso logico con la realtà dell’Ente COMPARABILITA’ E VERIFICABILITA’ Comparazione delle informazioni sui rischi e loro verificabilità EFFETTIVITA’ DELL’ATTIVITA’ DI VIGILANZA Organismo di Vigilanza deve concretamente vigilare NEUTRALITA’ / IMPARZIALITA’ Modello redatto in maniera indipendente PREVALENZA DELLA SOSTANZA SULLA FORMA Privilegiare gli aspetti sostanziali

26 STRUTTURA DEL MODELLO ORGANIZZATIVO
Non è schematizzabile a priori. Il Modello deve essere coerente con la natura e le dimensioni della struttura organizzativa e con le peculiarità dell’attività svolta dall’ente L’ente può predisporre i Modelli in autonomia oppure utilizzare i Modelli redatti dalle Associazioni di Categoria, cui è riconosciuto il potere di redigere dei codici di comportamento di portata generale (Linee Guida)

27 CONTENUTI DEL MODELLO ORGANIZZATIVO
Descrizione introduttiva della struttura organizzativa della società e principali attività svolte Mappatura dei rischi – concreta analisi delle aree esposte al rischio di commissione dei reati presupposto (vulnerabilità dell’ente), specificando preventivamente le potenziali modalità di commissione degli stessi Mappatura normativa – definizione del sistema di prevenzione/contenimento dei rischi e modalità operative interne per la prevenzione (contromisure) Approntamento di un sistema disciplinare - sanzionatorio interno per violazioni dei precetti del Modello Predisposizione di un adeguato sistema sanzionatorio

28 EFFICACE ATTUAZIONE DEL MODELLO ORGANIZZATIVO
COSTITUZIONE EFFETTIVA (NOMINA, INVESTITURA E ASSEGNAZIONE EFFETTIVA DI POTERI ADEGUATI) DI UN ORGANISMO DI VIGILANZA CHE VIGILA SULLA SOLIDITÀ DELL’IMPIANTO PREDISPOSTO CON IL MODELLO ORGANIZZATIVO

29 EFFICACE ATTUAZIONE DEL MODELLO ORGANIZZATIVO
Processo di formazione e comunicazione del personale aziendale. Garantire ampia diffusione dei contenuti del Modello Organizzativo anche con riunioni informative/formative personalizzate e differenziate in base al ruolo rivestito all'interno dell'Ente, a seconda che essi siano o meno coinvolti in processi sensibili. Comunque la comunicazione dovrà essere capillare, efficace ed autorevole, chiara, dettagliata, e periodicamente ripetuta

30 EFFICACE ATTUAZIONE DEL MODELLO ORGANIZZATIVO
Le procedure devono essere rispettate e aggiornate nel tempo monitorando con continuità il Modello perché mantenga la sua validità e adeguatezza nel tempo. Approccio basato sul miglioramento continuo e la riduzione dei rischi, propone un modello che prevede un'azione basata sulla ripetizione di quattro fasi: pianificazione, attuazione, controllo e retroazione (“Ciclo di Deming” - PDCA: Plan-Do-Check-Act). Aggiornamento del Modello Organizzativo: per variazioni nella struttura organizzativa (mutamento del profilo di rischio di commissione dei reati) modifiche normative violazioni del Modello (le procedure non hanno funzionato in maniera corretta)

31 EFFICACE ATTUAZIONE DEL MODELLO ORGANIZZATIVO
Adeguato Sistema Sanzionatorio Disciplinare idoneo a punire il mancato rispetto delle misure del Modello Organizzativo. Elaborato per iscritto e adeguatamente diffuso ai destinatari (parte integrante del Modello) Conciliabile con le norme (Leggi, Statuto dei Lavoratori e CCNL), che regolano i rapporti dell'Ente con tutti i soggetti ai quali si applica il Modello (apicali o subordinati); Sanzioni basate sui principi di specificità, proporzionalità, tempestività ed immediatezza, nonché di idoneità a svolgere un'azione deterrente e non solo punitiva Garantire il contraddittorio e il diritto di difesa Il Modello Organizzativo deve contenere: Elenco Dettagliato Delle Violazioni Sanzionabili Soggetti Destinatari Delle Sanzioni Procedure Di Applicazione Delle Sanzioni

32 EFFICACE ATTUAZIONE DEL MODELLO ORGANIZZATIVO
Predisporre un CODICE ETICO (corpo normativo interno) volto a diffondere i valori a cui tutti gli stakeholders dell’Ente (amministratori, dipendenti, consulenti, ecc.) devono ispirarsi, accettando responsabilità, ruoli e regole. Elementi essenziali del Codice Etico: PREMESSA - visione etica dell'Ente DESTINATARI e PERIMETRO DI APPLICAZIONE - soggetti tenuti a osservare principi, obiettivi e impegni del Codice PRINCIPI ETICI - comportamenti da tenere e i doveri da rispettare NORME DI COMPORTAMENTO e RAPPORTI CON GLI STAKEHOLDERS - obiettivo è evitare comportamenti devianti ATTUAZIONE, CONTROLLO e DIFFUSIONE - diffondere i principi etici all’interno e all’esterno dell’Ente, per farli rispettare e a garantirne l'efficacia nel tempo SANZIONI - violazione delle regole del Codice Etico

33 ORGANISMO DI VIGILANZA
L’Organismo di Vigilanza (Compliance Officer) è una struttura dell’Ente con il compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei Modelli Organizzativi e di curarne l’aggiornamento. E’ munito di autonomi poteri di iniziativa e controllo e deve essere il destinatario delle informazioni obbligatorie sulle operazioni sensibili

34 ATTIVITÀ DELL’ORGANISMO DI VIGILANZA (COMPLIANCE OFFICER)
Vigilare sull’effettività del Modello (coerenza tra i comportamenti concreti ed il Modello Organizzativo) Verificare l’adeguatezza del Modello Organizzativo (reale capacità del Modello di prevenire i comportamenti non voluti) Analizzare il mantenimento nel tempo dei requisiti di solidità e funzionali del Modello Organizzativo Curare l’aggiornamento in senso dinamico del Modello Organizzativo e, ove necessario, proporre modifiche agli Organi aziendali competenti (CdA) Lo svolgimento di follow up per accertare l’attuazione e l’effettiva funzionalità delle soluzioni proposte Nel caso di violazioni del Modello proporre al CdA l’applicazione di sanzioni

35 REQUISITI DELL’O.D.V. LA CONTINUITÀ DELL’AZIONE – effettività e frequenza temporale delle attività di controllo L’AUTONOMIA ED INDIPENDENZA – l’O.D.V. deve essere imparziale nel proprio giudizio e privo di interferenze/condizionamenti (assenza di conflitti di interesse, di legami parentali e di vincolo di dipendenza gerarchica dai vertici aziendali, onorabilità) LA PROFESSIONALITÀ – i membri dell’Organismo di Vigilanza devono possedere specifiche competenze (tecniche, giuridiche, ecc.) per poter svolgere le proprie funzioni principali, in particolare quelle ispettive

36 INDIVIDUAZIONE DELL’O.D.V. E COMPOSIZIONE
Membri interni (previa attenta valutazione in merito alla loro autonomia) e/o membri esterni (professionisti) Organo già esistente oppure organo costituito ad hoc Soggetti che non possono farne parte Organismo uninominale o plurisoggettivo La dotazione di un budget di spesa

37 REQUISITI DELL’ATTIVITÀ DELL’O.D.V.
CONTINUITÀ DI AZIONE attività svolte in modo continuativo, ancorché periodico, e senza interruzione TRACCIABILITÀ conservazione e tracciabilità della documentazione sulle attività svolte (ricostruzione dei fatti ex-post) RISERVATEZZA tutela del segreto professionale delle informazioni e notizie ricevute nell’espletamento dell’attività OBIETTIVITÀ/INTEGRITÀ imparzialità e realismo, senza pregiudizi e interessi personali EFFICACIA effettività delle attività svolte per garantire un corretto ed efficace livello di vigilanza sull’adeguatezza, sul funzionamento e sull’osservanza del Modello, nonché su suo aggiornamento ADEGUATEZZA utilizzo adeguato degli ampi poteri conferitigli per svolgere le proprie attività secondo il principio di autonomia TUTELA garantire l’identità dei c.d. “whistleblowers” per impedire ogni forma di penalizzazione, ritorsione o discriminazione CORRETTEZZA non ricercare e/o utilizzare informazioni riservate per scopi non conformi alle proprie funzioni PERTINENZA nei Gruppi di imprese, ogni società controllata deve avere un proprio Modello Organizzativo e nominare un proprio OdV COLLABORAZIONE CON GLI ORGANI DI CONTROLLO scambio di informazioni e collaborazione con il sistema di controllo aziendali

38 Le Sanzioni (Art. 9) Sanzioni Pecuniarie (sempre comminate)
Sanzioni Interdittive (applicate solo in presenza di determinate condizioni) Confisca del prezzo o del profitto reato Pubblicazione della sentenza di condanna Commissariamento

39 NUMERO DI QUOTE X VALORE QUOTE = SANZIONE
SANZIONI PECUNIARIE Rappresenta la tradizionale sanzione amministrativa, ha NATURA AFFLITTIVA e non risarcitoria, e si concretizza nell’obbligo di pagare una determinata somma di denaro stabilita dal giudice: Fissare il numero delle «quote» sulla base della gravità oggettiva e soggettiva del fatto illecito (non inferiori a 100 né superiori a 1000) Determinare l’ammontare, cioè il valore monetario di ogni singola quota, tenendo conto delle condizioni economiche e patrimoniali dell’Ente (da 258 a 1550 euro) NUMERO DI QUOTE X VALORE QUOTE = SANZIONE

40 SANZIONI INTERDITTIVE
(IN AGGIUNTA ALLE SANZIONI PECUNIARIE: IPOTESI DELITTUOSE PIÙ GRAVI) Interdizione, temporanea o definitiva, dall’esercizio dell’attività Sospensione o revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla commissione dell’illecito Divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazione Esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e eventuale revoca di quelli già concessi Divieto, temporanea o definitiva, di pubblicizzare beni o servizi SONO SANZIONI DI NATURA AFFLITTIVA E POSSONO ESSERE APPLICATE IN VIA CAUTELARE SU RICHIESTA DEL PUBBLICO MINISTERO PER GRAVI INDIZI SULLA RESPONSABILITÀ DELL’ENTE O PER IL PERICOLO DI REITERAZIONE DEI REATI

41 APPLICAZIONE DELLE SANZIONI INTERDITTIVE
Le sanzioni interdittive si applicano in relazione ai reati per i quali sono espressamente previste, quando: l’ente ha tratto dal reato un profitto di rilevante entità e il reato è stato commesso da soggetti in posizione apicale ovvero da soggetti sottoposti all'altrui direzione quando, in questo caso, la commissione del reato è stata determinata o agevolata da gravi carenze organizzative in caso di reiterazione degli illeciti N.B.: Nel caso in cui si verifichi anche una delle due il giudice ha l’obbligo di irrogarle. In via ordinaria le sanzioni interdittive hanno natura temporanea (3 mesi – 2 anni). E’ il giudice che valuta il tipo e la durata della sanzione interdittiva


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