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PubblicatoIrma Giuliani Modificato 6 anni fa
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Convegno AISC “Nuove frontiere delle scienze cognitive: interdisciplinarità e ricadute applicative”
Enna, aprile 2014 Un’indagine pilota sugli stili cognitivi dei sex offender per orientare il trattamento Irene Petruccelli*, Chiara Simonelli**, Filippo Petruccelli***, Valentina Costantino*, Simona Grilli**** Facoltà di Scienze dell’Uomo e della Società Università di Enna “Kore”*, Dip.to di Psicologia dinamica e clinica Università di Roma “Sapienza” **, Dip.to di Scienze umane, sociali e della salute, Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale***, Dip.to di Scienze umane Comunicazione, Formazione e Psicologia Università di Roma “Lumsa” **** INTRODUZIONE La presente ricerca effettuata presso la Casa di reclusione di Rebibbia è volta ad indagare due aspetti fondamentali: Esplorare i fattori di rischio che favoriscono l’onset o iniziazione di una carriera criminale; Individuare fattori cognitivi costitutivi dello schema sessuale deviante. In relazione al primo aspetto considerato, le ricerche evidenziano come i fattori di rischio del comportamento antisociale e criminale sembrino agire in maniera cumulativa e per certi versi esponenziale, tale per cui non esiste un singolo fattore che abbia il ruolo di causa, ma sia piuttosto la compresenza di diversi fattori di rischio e la loro influenza per un esteso periodo di tempo ad alimentare una serie di azioni e reazioni a catena che contribuisce a favorire, mantenere, aggravare e incrementare le manifestazioni delinquenziali. In particolare riguardo l’individuazione dei fattori di rischio della devianza e della criminalità, nella presente ricerca ci siamo proposti di esplorare se anche nel campione considerato risultasse verificata la presenza due specifici fattori di rischio annoverati in letteratura tra i fattori predittivi della devianza e della criminalità: l’aver avuto una famiglia multiproblematica e disfunzionale e uno status socio-economico basso (Zara, 2005; Gulotta, 2011). Per quanto riguarda il secondo aspetto, è possibile affermare l’esistenza di diversi modelli che cercano di spiegare la personalità dei sex offenders , questi danno un ampio rilievo ai fattori cognitivi costitutivi dello schema sessuale deviante che orienta gli atteggiamenti e i comportamenti di questi individui (Petruccelli, Pedata, 2008). Tra questi ci si propone di considerare nel dettaglio il Disimpegno Morale: costrutto proposto da Bandura nell’ambito della teoria social cognitiva della condotta aggressiva che consiste nell’insieme di dispositivi cognitivi interni all’individuo, socialmente appresi, che lo liberano da sentimenti di auto colpevolizzazione, nel momento in cui non vengono rispettate le norme. OBIETTIVI È possibile riassumere gli obiettivi della presente ricerca formulando nel modo seguente le seguenti ipotesi operative poste: Per quanto riguarda i dati anamnestici emersi dal questionario, è possibile ipotizzare che un basso status socio-economico ed una famiglia disfunzionale e multiproblematica nell’infanzia possano rappresentare fattori di rischio per la commissione di reati a sfondo sessuale e non in età adulta. Per quanto concerne, invece, i dati rilevati con la Scala del Disimpegno Morale, l’ipotesi è quella di verificare se anche nel campione considerato i sex offenders utilizzano in misura maggiore meccanismi di negazione e minimizzazione del reato. CAMPIONE I partecipanti alla ricerca sono 60 uomini con condanne definitive, di cui 20 autori di reato sessuale (SEX OFFENDERS) (33,3%) e 40 autori di reato non sessuale (NON SEX OFFENDERS) (66,7%), con un’età che copre un range dai 21 ai 58 anni. PROCEDURA Dopo aver preso contatti con la Direzione del carcere e aver sottoposto all’attenzione dell’area trattamentale dell’Istituto il progetto di ricerca, è stata avviata la fase operativa e sperimentale della ricerca stessa. I detenuti hanno volontariamente partecipato alla ricerca, i soggetti rientranti nel campione sono stati intervistati, le risposte registrate sul fascicolo del Questionario, mentre essi stessi hanno compilato la Scala del Disimpegno Morale. I dati raccolti sono stati codificati ed inseriti in una matrice e analizzati attraverso il software SPSS (Statistical Package for Social Science). STRUMENTI Sono stati somministrati un questionario di raccolta dati anamnestici e relativi alle modalità di messa in atto dell’azione deviante (De Leo, Petruccelli, Pedata, 2004) e la Scala del Disimpegno Morale che misura gli otto meccanismi proposti da Bandura (Caprara et al., 1996). ANALISI DEI DATI E RISULTATI Tutte le variabili che compongono il Questionario sono di tipo categoriale, pertanto per confrontare i due gruppi di detenuti è stato applicato il test del Chi2 per due campioni indipendenti. Si osserva che non vi sono differenze statisticamente significative tra i due gruppi per quanto riguarda lo stato civile (Chi2 = 6,66(7); p = ,465), il titolo di studio (Chi2 = 3,19(3); p = ,364), il numero dei figli (Chi2 = 3,01(5); p = ,698), l’abbandono scolastico (Chi2 = 0,47(1); p = ,829), la condizione professionale (Chi2 = 3,35(3); p = ,340) e l’istituzionalizzazione nell’infanzia/adolescenza (Chi2 = 2,39(2); p = ,303). È significativa la differenza nei due gruppi per quanto riguarda le esperienze di abuso fisico, come maltrattamenti, lesioni e incuria (Grafico 1.1.) Grafico 1.1. Rappresentazione delle esperienze di abuso fisico Un altro risultato statisticamente significativo indica che addirittura il 90% dei sex offenders ha avuto incidenti e traumi rilevanti contro il 37,5% dei non sex offenders (Chi2 = 14,85(1); p = ,000) (Grafico 1.2.). Grafico 1.2. Rappresentazione degli incidenti e traumi rilevanti Seguono due risultati statisticamente significativi che indicano come i soggetti sex offenders abbiano avuto per il 40% un padre violento e/o abusivo nei loro confronti (Chi2 = 18,46(1); p = ,000) (Tabella e Grafico 4.3.); inoltre, il 25% di questi soggetti ha avuto anche una madre violenta e/o traumatizzante, mentre nessun soggetto dei non sex offenders ha avuto queste esperienze (Chi2 = 10,91(1); p = ,001). I due gruppi di detenuti differiscono in modo statisticamente significativo riguardo alle condizioni di precarietà economica e/o sociale, l’80% dei sex offenders vive questa condizione contro il 40% dei non sex offenders (Chi2 = 8,57(1); p = ,003), mentre questi ultimi al 90% ha precedenti penali contro il 60% dei sex offenders (Chi2 = 7,50(1); p = ,006), il 67,5% per lo stesso reato contro il 25%, (Chi2 = 9,68(1); p = ,001), mentre non vi sono differenze riguardo l’avere commesso reati diversi, 52,5% contro il 35% dei sex offenders (Chi2 = 1,64(1); p = ,600) In relazione all’ipotesi della ricerca riguardante le possibili differenze tra i due gruppi nei punteggi della scala del Disimpegno Morale, è stato effettuato un confronto tra le medie calcolate direttamente sui due gruppi (sex offenders e non sex offenders). Tutti i risultati sono statisticamente significativi, quindi questo gruppo di soggetti ha messo in atto maggiormente delle strategie di disimpegno morale rispetto all’altro gruppo (Grafico 1.3.). Grafico 1.3. Confronti tra le medie dei due gruppi CONCLUSIONI Dall’indagine esplorativa svolta, risulta, dunque, che il background familiare dei sex offenders risulta simile rispetto a quello dei non sex offenders, in riferimento al basso status socio-economico, alle condizioni di incompetenza genitoriale, alle disfunzioni familiari, ad esperienze di abuso fisico, incuria, maltrattamenti e lesioni. Tuttavia è necessario sottolineare che i sex offenders hanno subito abusi fisici in misura notevolmente maggiore rispetto ai non sex offenders. L’esperienza di abusi fisici, psicologici o sessuali rappresenta un significativo fattore criminogenico alla base della dinamica dell’abusante: ciò emerge anche nel campione considerato. Anche l’ipotesi della ricerca riguardante le possibili differenze tra i due gruppi riguardo la misura del Disimpegno Morale è stata verificata, poiché i risultati hanno mostrato come i sex offenders abbiano messo in atto maggiormente delle strategie di disimpegno morale rispetto all’altro gruppo. BIBLIOGRAFIA Caprara G. V., Barbaranelli C., Vicino S., Bandura A., (1996), La misura del disimpegno morale, Rassegna di Psicologia n. 13, pp De Leo G., Petruccelli I., Pedata L. T., (2004), I minori devianti e l’influenza del gruppo nelle azioni violente, Terapia familiare, n. 75, pp Gulotta, 2011 (ANCORA DA INSERIRE) Petruccelli, Pedata, 2008 (ANCORA DA INSERIRE) Zara, 2005 (ANCORA DA INSERIRE)
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