La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Mercati perfettamente concorrenziali

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Mercati perfettamente concorrenziali"— Transcript della presentazione:

1

2 Mercati perfettamente concorrenziali
8.1 Mercati perfettamente concorrenziali Price taking Poiché ogni impresa vende una porzione relativamente piccola della produzione complessiva del mercato, le sue scelte non hanno effetto sul prezzo di mercato. ● Price taker Impresa che non ha il potere di influire sul prezzo di mercato a che perciò lo assume come dato. Omogeneità del prodotto Quando i prodotti di tutte le imprese di un mercato sono perfettamente sostituibili gli uni con gli altri, quando cioè sono omogenei, nessuna delle imprese può aumentare il prezzo del proprio prodotto al di sopra di quello praticato dalle altre senza perdere buona parte o la totalità dei propri clienti. Quando, viceversa, i prodotti sono eterogenei, ciascuna impresa ha l’opportunità di praticare prezzi superiori a quelli dei concorrenti senza perdere tutti il proprio fatturato. L’ipotesi dell’omogeneità del prodotto è importante perché garantisce che vi sia un mercato unico, compatibile con l’analisi domanda-offerta.

3 Mercati altamente concorrenziali
Libertà di entrata e uscita ● Libertà di entrata (o uscita) Situazione nella quale non vi sono costi particolari che rendano difficile l’entrata di un’impresa in una determinata industria, o la sua uscita da essa. Con libertà di entrata e uscita, gli acquirenti possono facilmente passare da un produttore all’altro, e i produttori possono facilmente entrare in un mercato o uscirne. Mercati altamente concorrenziali Molti mercati sono altamente concorrenziali, nel senso che le imprese affrontano curve di domanda ad alta elasticità e hanno la possibilità di entrare e uscire dal mercato con relativa facilità. Ma non esiste una semplice regola empirica per stabilire se un mercato sia vicino alla condizione di perfetta concorrenza. Dal momento che le imprese possono accordarsi tra loro, apertamente o meno, per stabilire i prezzi, la presenza di molte imprese non è sufficiente a garantire che il mercato si avvicini alle condizioni di perfetta concorrenza. D’altro canto, il fatto che le imprese siano poche non esclude che esse si comportino in modo concorrenziale.

4 Massimizzazione del profitto
8.2 Massimizzazione del profitto Le imprese massimizzano il profitto? L’ipotesi della massimizzazione del profitto viene utilizzata frequentemente in microeconomia, perché consente di prevedere il comportamento delle imprese in modo ragionevolmente preciso e di evitare superflue complicazioni analitiche. Nel caso delle piccole imprese gestite direttamente dai proprietari, è probabile che il profitto guidi quasi tutte le scelte. Nelle imprese più grandi, invece, i manager incaricati delle scelte quotidiane di solito hanno pochi contatti con i proprietari. È improbabile che le imprese che non perseguono la massimizzazione del profitto sopravvivano. Le imprese che prosperano in industrie concorrenziali sono quelle che fanno della massimizzazione del profitto di lungo periodo una delle loro maggiori priorità. Forme di organizzazione alternative ● Cooperative Associazione di imprese o di persone che condividono la proprietà e la gestione, operando a reciproco beneficio. ● Condominio Complesso abitativo in cui le singole unità immobiliari sono di proprietà dei singoli, mentre l’uso e l’accesso alle strutture comuni sono pagati e gestiti da un’associazione di proprietari.

5 Condomini e cooperative a New York
ESEMPIO 8.1 Condomini e cooperative a New York Se da un lato i proprietari degli appartamenti di un condominio devono concordare con gli altri proprietari la gestione degli spazi comuni, dall’altro possono decidere autonomamente come gestire le loro proprietà. Viceversa, i soci di una cooperativa condividono le obbligazioni derivanti dall’ipoteca sull’edificio e sono soggetti a regole di governance più complesse. Negli Stati Uniti i condomini sono molto più comuni delle cooperative, con un rapporto di quasi 10 a 1. New York è un caso particolare: le cooperative sono più numerose, circa il quadruplo dei condomini. A New York le normative edilizie sono cambiate da tempo, eppure la transizione dalle cooperative ai condomini è avanzata con relativa lentezza. Il tipico appartamento in condominio vale circa 15,5 per cento in più di un appartamento equivalente di proprietà di una cooperativa. Chiaramente, la forma cooperativa non è quella che garantisca la massimizzazione del valore degli appartamenti. A quanto pare, a New York molti proprietari sono disposti a sacrificare somme significative di denaro in cambio di benefici non monetari.

6 Ricavo marginale, costo marginale e massimizzazione del profitto
8.3 Ricavo marginale, costo marginale e massimizzazione del profitto ● Profitto Differenza tra ricavo totale e costo totale. π(q) = R(q) − C(q) ● Ricavo marginale Variazione del ricavo determinata da un incremento unitario della produzione. FIGURA 8.1 MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO NEL BREVE PERIODO Un’impresa sceglie di produrre q* per massimizzare il profitto, ovvero la differenza AB tra il ricavo R e il costo C. A questo livello di produzione, il ricavo marginale (la pendenza della curva di ricavo) è uguale al costo marginale (la pendenza della curva di costo). Δπ/Δq = ΔR/Δq − ΔC/Δq = 0 R’(q) = C’(q)

7 Domanda e ricavo marginale per un’impresa concorrenziale
FIGURA 8.2 CURVA DI DOMANDA PER UN’IMPRESA CONCORRENZIALE Ogni singola impresa concorrenziale contribuisce solo per una frazione alla produzione complessiva dell’industria, quindi assume il prezzo di mercato del prodotto come dato, scegliendo il proprio livello di produzione sulla base dell’ipotesi che il prezzo non sarà influenzato dalla sua scelta. In (a) la curva di domanda con cui l’impresa si confronta è perfettamente elastica, nonostante la curva di domanda di mercato, in (b), abbia pendenza negativa.

8 Massimizzazione del profitto per un’impresa concorrenziale
Poiché ogni impresa che opera in un’industria concorrenziale partecipa sol per una piccola frazione alla produzione complessiva dell’industria, il livello di produzione scelto dall’impresa non ha effetto sul prezzo di mercato del prodotto. Poiché l’impresa è un price taker, la singola impresa concorrenziale deve considerare una curva di domanda d costituita da una retta orizzontale. La curva di domanda d con cui una singola impresa deve confrontarsi in un mercato concorrenziale rappresenta per l’impresa anche la curva del ricavo medio e quella del ricavo marginale: il ricavo marginale, il ricavo medio e il prezzo sono uguali. Massimizzazione del profitto per un’impresa concorrenziale Un’impresa perfettamente concorrenziale deve scegliere il livello di produzione in corrispondenza del quale il costo marginale è uguale al prezzo: C’(q) = ‘R = P

9 8.4 La scelta di produzione di breve periodo
Massimizzazione del profitto di breve periodo per un’impresa concorrenziale FIGURA 8.3 UN’IMPRESA CONCORRENZIALE CHE REALIZZA UN PRODITTO POSITIVO Nel breve periodo, l’impresa concorrenziale massimizza il proprio profitto scegliendo un livello di produzione q* in corrispondenza del quale il costo marginale C’ è uguale al prezzo P (o al ricavo marginale R’) del suo prodotto.) Il profitto dell’impresa è misurato dal rettangolo ABCD. Ogni variazione che riduca la produzione a q1, o la incrementi a q2, determina una diminuzione del profitto. Regola della produzione: se un’impresa produce, deve farlo a un livello per cui il ricavo marginale è uguale al costo marginale.

10 Quando l’impresa dovrebbe chiudere?
FIGURA 8.4 UN’IMPRESA CONCORRENZIALE IN PERDITA Quando il prezzo è inferiore al costo medio variabile CMV, un’impresa concorrenziale dovrebbe cessare la produzione; potrebbe invece rimanere in attività nel breve periodo se il prezzo fosse maggiore del costo medio variabile.

11 La scelta di produzione di breve periodo per un impianto di riduzione dell’alluminio
ESEMPIO 8.2 In quale modo il gestore di un impianto può individuare il livello di produzione che massimizza il profitto? Ricordiamo che il costo marginale di breve periodo per un impianto di riduzione dell’alluminio dipende dal numero dei turni giornalieri. FIGURA 8.5 LA PRODUZIONE DI BREVE PERIODO DI UN’IMPIANTO DI RIDUZIONE DELL’ALLUMINIO Nel breve periodo, se il prezzo è compreso tra $1140 e $1300 alla tonnellata, l’impianto deve produrre 600 tonnellate al giorno. Se il prezzo fosse maggiore di $1300 alla tonnellata, dovrebbe introdurre un turno straordinario e produrre 900 tonnellata al giorno. Se il prezzo scendesse al di sotto di $1140, l’impresa dovrebbe interrompere la produzione, ma probabilmente rimanere in attività, perché il prezzo potrebbe tornare a salire in futuro.

12 Per i manager: considerazioni sui costi
ESEMPIO 8.3 Per i manager: considerazioni sui costi La corretta applicazione della regola secondo cui il ricavo marginale deve uguagliare il costo marginale dipende dalla capacità dell’impresa di stimare il costo marginale. Primo, salve circostanze particolare, non è corretto utilizzare il costo medio variabile in luogo del costo marginale. Produzione attuale: 100 unità al giorno, 80 delle quali prodotte durante l’orario normale e 20 durante l’orario straordinario. Costo dei materiali: €8 per unità, a ogni livello di produzione. Costo del lavoro: €30 per le unità prodotte nei turni normali; €50 per le unità prodotte nei turni straordinari. Per le prime 80 unità prodotte, il costo medio variabile e il costo marginale sono entrambi di €38 per unità. Quando la produzione aumenta al livello di 100 unità al giorno, il costo marginale è superiore al costo medio variabile, quindi un’impresa che si affidasse al costo medio variabile produrrebbe troppo. Secondo: una singola voce contabile può avere due componenti, una sola delle quali implica un costo marginale. Terzo: nell’individuazione del costo marginale è necessario considerare tutti i costi-opportunità. Queste tre linee guida possono aiutare i manager delle imprese a misurare corretta-mente il costo marginale. Un calcolo errato potrebbe portare a una produzione eccessiva oppure insufficiente, ovvero un profitto minore.

13 La curva di offerta di breve periodo per un’impresa concorrenziale
8.5 La curva di offerta di breve periodo per un’impresa concorrenziale La curva di offerta di un’impresa è la porzione della curva del costo marginale nel tratto in cui il costo marginale è superiore al costo medio variabile. FIGURA 8.6 LA CURVA DI OFFERTA DI BREVE PERIODO PER UN’IMPRESA CONCORRENZIALE Nel breve periodo, l’impresa sceglie il livello di produzione in corrispondenza del quale il costo marginale C’ è uguale al prezzo, a patto che sia in grado di coprire il costo medio variabile. La curva di offerta di breve periodo è data dalla porzione della curva del costo marginale evidenziata con trattini trasversali.

14 Reazione dell’impresa alla variazione del prezzo di un fattore produttivo
FIGURA 8.7 LA REAZIONE DI UN’IMPRESA ALLA VARIAZIONE DEL PREZZO DI UN FATTORE PRODUTTIVO Quando il costo marginale della produzione aumenta (da C’1 a C’2), la quantità di prodotto che massimizza il profitto diminuisce (da q1 a q2).

15 La produzione di breve periodo di derivati del petrolio ESEMPIO 8.4
Il petrolio è ampiamente disponibile, ma la quantità di greggio da voi lavorata dipende dalla capacità della raffineria e dal costo di produzione. FIGURA 8.8 LA PRODUZIONE DI BREVE PERIODO DI DERIVATI DEL PETROLIO Quando la raffineria passa da un’unità di lavorazione all’altra, il costo marginale della produzione aumenta bruscamente. Di conseguenza, il livello di produzione può essere poco sensibile ad alcune variazioni del prezzo e molto sensibile ad altre.

16 La curva di offerta di mercato di breve periodo
8.6 La curva di offerta di mercato di breve periodo FIGURA 8.9 OFFERTA DELL’INDUSTRIA NEL BREVE PERIODO La curva di offerta di breve periodo dell’industria è la somma delle curve di offerta delle singole imprese. Dato che la terza impresa ha una curva del costo medio variabile più bassa di quelle delle prime due, la curva di offerta di mercato O inizia al prezzo P1 e segue la curva del costo marginale della terza impresa, C’3, fino a quando il prezzo non raggiunge P2, punto in cui si ha una discontinuità. Al prezzo P2 e per tutti i prezzi superiori, la quantità offerta dall’industria è la somma delle quantità prodotte dalle tre imprese. Elasticità dell’offerta di mercato Eo = (ΔQ/Q)/(ΔP/P)

17 L’offerta mondiale di rame nel breve periodo
ESEMPIO 8.5 L’offerta mondiale di rame nel breve periodo I costi di estrazione, fusione e raffinazione del rame variano a causa delle differenza tra i costi del lavoro e del trasporto e del diverso contenuto di rame nel minerale estratto.

18 L’offerta mondiale di rame nel breve periodo
ESEMPIO 8.5 L’offerta mondiale di rame nel breve periodo La curva di offerta mondiale si ottiene sommando orizzontalmente le curve di offerta dei diversi paesi. L’elasticità dell’offerta dipende dal prezzo del rame. A prezzi relativamente bassi, l’offerta è piuttosto elastica perché piccoli incrementi di prezzo portano a consistenti incrementi della quantità di rame offerta. A prezzi più alti, come quelli superiori a $2,40 per libbra, la curva diventa più anelastica perché la maggior parte dei produttori opera in prossimità del proprio limite di capacità produttiva. FIGURA 8.10 L’OFFERTA MONDIALE DI RAME NEL BREVE PERIODO La curva dell’offerta mondiale di rame si ricava sommando le curve del costo marginale dei principali paesi produttori. La curva ha pendenza positiva perché il costo marginale di produzione varia da un minimo di $1,30 per la Russia a un massimo di $2,60 per il Canada.

19 Surplus del produttore nel breve periodo
● Surplus del produttore Somma delle differenze tra il prezzo di mercato di un bene e il costo marginale di ciascuna unità prodotta. FIGURA 8.11 SURPLUS DEL PRODUTTORE PER UN’IMPRESA Il surplus del produttore per un’impresa è misurato dall’area in grigio al di sotto della retta del prezzo di mercato e al di sopra della curva del costo marginale, tra il livello di produzione zero e quello che massimizza il profitto, q*. È uguale anche all’area del rettangolo ABCD, perché la somma di tutti i costi marginali, fino al livello q*, è uguale al costo variabile della produzione di q*.

20 FIGURA 8.12 Surplus del produttore e profitto
Surplus del produttore = SP = R − CV Profitto = π = R − CV − CF FIGURA 8.12 SURPLUS DEL PRODUTTORE PER UN MERCATO Il surplus del produttore per un mercato è dato dall’area al di sotto della retta del prezzo di mercato e al di sopra della curva di offerta del mercato, tra 0 e il livello di produzione Q*.

21 8.7 Scelta di produzione di lungo periodo
Massimizzazione del profitto nel lungo periodo FIGURA 8.13 SCELTA DI PRODUZIONE NEL LUNGO PERIODO L’impresa massimizza il profitto scegliendo il livello di produzione in corrispondenza del quale il prezzo è uguale al costo marginale di lungo periodo C’LP. Nel grafico, l’impresa accresce il proprio profitto da ABCD a EFGD incrementando la produzione nel lungo periodo. Il livello di produzione di lungo periodo di un’impresa concorrenziale che massimizza il profitto è individuato dal punto in cui il costo marginale di lungo periodo è uguale al prezzo.

22 Equilibrio concorrenziale di lungo periodo
Profitto contabile e profitto economico Nel calcolo del profitto economico vengono presi in considerazione anche i costi opportunità. Un tale costo opportunità è il rendimento che un’impresa potrebbe ottenere investendo il proprio capitale altrove. Il profitto contabile è dato dalla differenza tra il ricavo R e il costo del lavoro wL, che è positivo. Il profitto economico p è dato, invece, dalla differenza tra il ricavo R e la somma del costo del lavoro wL e del costo del capitale rK: π = R − wL − rK Profitto economico nullo ● Profitto economico nullo Situazione nella quale gli investimenti dell’impresa hanno un rendimento normale; l’impresa ottiene risultati altrettanto buoni di quelli che otterrebbe investendo altrove. Entrata e uscita In un mercato caratterizzato da libertà di entrata e di uscita, le imprese entrano quando esiste la possibilità di realizzare un profitto di lungo periodo positivo ed escono quando si prospettano perdite di lungo periodo

23 ● Equilibrio concorrenziale di lungo periodo Tutte le imprese di un’industria massimizzano il profitto, nessuna impresa è incentivata a entrare o uscire dall’industria e il prezzo è tale da rendere uguali la quantità domandata e la quantità offerta. Quando le imprese di un’industria hanno profitti economici nulli, non sono incentivate a uscire dal mercato. Allo stesso modo, le altre imprese non sono incentivate a entrare. L’equilibrio concorrenziale di lungo periodo si realizza quando sono soddisfatte tre condizioni: 1. Tutte le imprese dell’industria massimizzano il profitto. 2. Nessuna impresa è incentivata a entrare nell’industria o a uscirne, perché ognuna realizza un profitto economico nullo. 3. Il prezzo del prodotto è tale da rendere uguali la quantità offerta dall’industria e la quantità domandata dai consumatori.

24 FIGURA 8.14 EQUILIBRIO CONCORRENZIALE DI LUNGO PERIODO
Inizialmente il prezzo di equilibrio di lungo periodo di un prodotto è €40, corrispondente in (b) all’intersezione tra la curva di domanda D e la curva di offerta O1. In (a) le imprese ottengono profitti positivi perché il livello minimo del costo medio di lungo periodo è €30 (in q2). Il profitto positivo favorisce l’ingresso di nuove imprese e fa sì che la curva di offerta trasli verso destra, in O2, come mostrato in (b). L’equilibrio di lungo periodo si realizza al prezzo di €30, come mostrato in (a), dove ciascuna impresa ottiene un profitto nullo e non esistono incentivi all’entrata né all’uscita.

25 Imprese aventi costi identici
Per capire perché nella situazione di equilibrio di lungo periodo debbano verificarsi contemporaneamente le tre condizioni descritte, supponiamo che tutte le imprese abbiano costi identici. Ora consideriamo ciò che accadrebbe se troppo imprese entrassero nell’industria per sfruttare un’opportunità di profitto. La curva di offerta dell’industria si sposterebbe ulteriormente verso destra e il prezzo diminuirebbe. Il mercato si trova in un equilibrio di lungo periodo solo quando non esistono inventivi all’entrata né all’uscita. Imprese aventi costi differenti Supponiamo ora che le imprese presenti nell’industria non abbiano curve di costo identiche. Una di queste imprese dispone di un brevetto che le consente di produrre a costo medi inferiori rispetto alle altre. In questo caso, è coerente con l’equilibrio di lungo periodo che questa impresa ottenga un profitto contabile superiore e che goda di un surplus maggiore delle altre. Se il brevetto è redditizio, le altre imprese dell’industria saranno disposte a pagare per utilizzarlo. Il valore maggiore del brevetto rappresenta quindi un costo-opportunità per l’impresa che lo possiede. I proprietari potrebbero venere il brevetto, invece di utilizzarlo. Se tutte le imprese sono ugualmente efficienti sotto ogni altro aspetto, il profitto economico dell’impresa si riduce a zero.

26 Surplus del produttore nel lungo periodo
Il costo opportunità degli immobili Esistono altre situazioni in cui imprese che realizzano un profitto contabile positivo possono avere un profitto economico nullo. Supponiamo, per esempio, che un negozio di abbigliamento si trova nelle vicinanze di un grande centro commerciale. Il flusso aggiuntivo di clienti può incrementare in misura significativa il profitto contabile del negozio, perché il costo dell’immobile è basato sul costo storico. Quando si tiene conto del costo-opportunità associato all’immobile, la redditività del negozio non è maggiore di quella delle imprese concorrenti. Rendita economica ● Rendita economica Differenza tra la somma che le imprese sono disposte a pagare per procurarsi un fattore produttivo e la somma minima necessaria per ottenerlo. Nei mercati concorrenziali, sia nel lungo sia nel breve periodo, spesso la rendita economica è positiva anche quando il profitto è nullo. Surplus del produttore nel lungo periodo Nel lungo periodo, in un mercato concorrenziale, il surplus del produttore ricavato da un’impresa consiste della rendita economica generata da ognuno dei fattori di produzione scarsi.

27 FIGURA 8.15 PROFITTI NULLI ED EQUILIBRIO DI LUNGO PERIODO
Nella situazione di equilibrio di lungo periodo, tutte le imprese realizzano profitti nulli. In (a), una squadra di calcio di una città di media grandezza vende un numero di biglietti tale per cui il prezzo (€7) è uguale al costo marginale e al costo medio. In (b), la domanda è maggiore, quindi è possibile vendere i biglietti a €10. La squadra incrementa le vendite fino al punto in cui la somma del costo medio di produzione e della rendita economica media è uguale al prezzo del biglietto Quando si prende in considerazione il costo opportunità associato al contratto esclusivo, il profitto economico della quadra è nullo.

28 8.8 La curva di offerta di lungo periodo dell’industria
Industrie a costi costanti ● Industria a costi costanti Industria la cui curva di offerta di lungo periodo è orizzontale. FIGURA 8.16 OFFERTA DI LUNGO PERIODO IN UN’INDUSTRIA A COSTI COSTANTI In (b), la curva di offerta di lungo periodo di un’industria a costi costanti è una retta orizzontale, OLP. Quando la domanda aumenta, provocando inizialmente un aumento del prezzo, l’impresa incrementa la propria produzione portandola da q1 a q2, come mostrato in (a). L’ingresso di nuove imprese provoca però uno spostamento verso destra dell’offerta di mercato. Dal momento che i prezzi dei fattori non sono influenzati dall’aumento della produzione comples-siva, l’ingresso di nuove imprese nell’industria prosegue fino quando il prezzo non torna al livello originale (nel punto B in (b)). La curva di offerta di lungo periodo di un’industria a costi costanti è una retta orizzontale che corrisponde a un prezzo uguale al minimo del costo medio di lungo periodo.

29 8.8 La curva di offerta di lungo periodo dell’industria
Industrie a costi crescenti ● Industria a costi crescenti Industria la cui curva di offerta di lungo periodo ha inclinazione positiva. FIGURA 8.17 OFFERTA DI LUNGO PERIODO IN UND’INDUSTRIA A COSTI CRESCENTI In (b), la curva di offerta di lungo periodo di un’industria a costi crescenti OLP ha inclinazione positiva. Quando la domanda aumenta, provocando inizialmente un aumento del prezzo, le singole imprese incrementano i rispettivi livelli di produzione da q1 a q2, come mostrato in (a). Le’entrata di nuove imprese provoca uno spostamento verso destra dell’offerta, da O1 a O2. Dato che i prezzi dei fattori aumentano di conseguenza, il nuovo equilibrio di lungo periodo si realizza a un prezzo maggiore di quello dell’equilibrio iniziale. In un industria a costi crescenti, la curva di offerta di mercato di lungo periodo ha inclinazione positiva.

30 Industrie a costi decrescenti
● Industria a costi decrescenti Industria per cui la curva di offerta di lungo periodo ha inclinazione negativa. ESEMPIO 8.6 Industrie a costi costanti, crescenti e decrescenti: caffè, petrolio e automobili Abbiamo già preso in considerazione diverse industrie con costi costanti, crescenti e decrescenti. Abbiamo visto che l’offerta di caffè è estremamente elastica nel lungo periodo. Ciò si deve al fatto che il terreno disponibile per la coltivazione del caffè è molto, mentre il costo della coltivazione rimane costante al crescere della quantità di caffè prodotta. Quella del caffè è perciò un’industria a costi costanti. L’industria petrolifera presenta costi crescenti, perché la disponibilità di giacimenti petroliferi facilmente accessibili e di grandi dimensioni è limitata. Infine, un’industria a costi decrescenti: nell’industria delle automobili esistono dei vantaggi rispetto ai costi dati dal fatto che determinati fattori produttivi diventano più economici quando se ne acquistano volumi maggiori all’aumentare della produzione.

31 Effetti di un’imposta FIGURA 8.18
EFFETTO DI UN’IMPOSTA SULLA PRODUZIONE PER UN’IMPRESA CONCORRENZIALE Un’imposta sulla produzione fa traslare verso l’alto la curva del costo marginale dell’impresa in misura pari all’ammontare dell’imposta di questione. L0’impresa riduce la produzione fino al punto in cui la somma del costo marginale e dell’imposta è uguale al prezzo del prodotto.

32 FIGURA 8.19 EFFETTO DI UN’IMPOSTA SULLA PRODUZIONE DELL’INDUSTRIA
Un’imposta sulla produzione applicata a tutte le imprese di un mercato concorrenziale fa traslare verso l’alto la curva di offerta di mercato in misura pari all’ammontare dell’imposta stessa. Questa traslazione determina l’aumento del prezzo di mercato e la diminuzione dell’offerta complessiva.

33 Elasticità di lungo periodo dell’offerta
L’elasticità di lungo periodo dell’offerta di mercato è definita, analogamente a quella di breve periodo, come la variazione percentuale della produzione (DQ/Q) determinata da una variazione percentuale del prezzo (DP/P). Nelle industrie a costi costanti la curva di offerta di lungo periodo è orizzontale e l’elasticità dell’offerta di lungo periodo è infinita (un piccolo incremento del prezzo determina un notevole aumento della produzione). Nelle industrie a costi crescenti, invece, l’elasticità di lungo periodo dell’offerta è positiva ma finita. Dato che nel lungo periodo le industrie possono contrarsi ed espandersi, generalmente ci si può aspettare che l’elasticità di lungo periodo dell’offerta sia maggiore di quella di breve periodo. Il grado di elasticità dipende dalla misura in cui i cisti dei fattori aumentano quando il mercato si espande. Per esempio, un’industria che dipende da fattori produttivi di facile reperibilità sarà caratterizzata da un’offerta di lungo periodo più elastica di quella di un’industria che utilizza fattori produttivi scarsi.

34 L’offerta di taxi a New York ESEMPIO 8.7
Mentre la riduzione delle tariffe dei taxi poterà effettivamente a una riduzione della quantità offerta, un loro aumento non causerà un aumento della quantità offerta. Perché no? Il motivo è che il numero delle licenze è fissato. FIGURA 8.20 LA CURVA DI OFFERTA PER I TAXI A NEW YORK Se non vi fossero restrizioni sul numero di licenze, la curva di offerta sarebbe altamente elastica. I tassisti lavorano duramente e non guadagnano molto, perciò un calo nel prezzo P (di una corsa di 5 miglia) porterebbe molti di essi a cercare un altro lavoro. Similmente, un aumento del prezzo porterebbe molti nuovi tassisti a voler entrare nel mercato. Ma il numero di licenze – e quindi di tassisti operanti – è limitato a , perciò la curva di offerta diventa verticale in corrispondenza di tale quantità.

35 Stati Uniti: l’offerta di abitazioni nel lungo periodo
ESEMPIO 8.8 Stati Uniti: l’offerta di abitazioni nel lungo periodo Consideriamo dapprima l’offerta di case di proprietà nelle aree suburbane e rurali, dove la terra non è un fattore scarso. In questo caso il prezzo dei terreni non aumenta in modo significativo quando la quantità offerta di abitazioni aumenta. Allo stesso modo, è probabile che i costi di costruzione non aumentino, perché il mercato del legname e degli altri materiali necessari ha dimensioni nazionali. È probabile, quindi, che l’elasticità di lungo periodo dell’offerta di abitazioni sia elevata, più o meno come quella di un’industria a costi costanti. Il mercato delle abitazioni in affitto è diverso. La costruzione di appartamenti destinati all’affitto è spesso limitata da piani regolatori locali. Alcune comunità la vietano, altre la confinano in determinate aree. Dato che il suolo urbano su cui si trova la maggior parte delle abitazioni in affitto è soggetto a vincoli e ha un alto valore, l’elasticità di lungo periodo dell’offerta di abitazioni in affitto è molto minore di quella relativa alle case di proprietà. Il valore del suolo urbano aumenta all’aumentare della densità abitativa, e i costi di costruzione sono tanto maggiori quanto più alti sono gli edifici, quindi l’aumento della domanda fa aumentare i prezzi dei fattori di produzione delle abitazioni in affitto. In questo caso di costo crescenti, l’elasticità dell’offerta può essere molto minore di 1.


Scaricare ppt "Mercati perfettamente concorrenziali"

Presentazioni simili


Annunci Google