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PubblicatoEdoardo Meloni Modificato 7 anni fa
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Il modello distrettuale di formazione delle competenze: il caso di Prato Marco Betti INCONTRI DI ARTIMINO SULLO SVILUPPO LOCALE –14 ottobre 2014
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I modelli di formazione delle competenze
Impegno delle aziende nella formazione professionale iniziale Basso Alto Impegno dello stato nella formazione professionale Sistemi statali (Francia, Svezia) Sistemi collettivi (Germania) Sistemi liberali (USA e GB) Sistemi segmentati (Giappone) Fonte: Busemeyer e Trampusch, 2012; Ballarino 2014 Il modello italiano?
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Obiettivi della ricerca
Domande di ricerca: Il D.I. di Prato può essere pienamente riconducibile al modello italiano? Quali sono le possibili evoluzioni del modello distrettuale di formazione delle competenze? Metodo: Indagine CAWI (aprile-maggio 2014) rivolta ad imprese che hanno già relazioni con le scuole; 107 imprese rispondenti (40%), principalmente localizzate nel SLL di Prato (76%). Di queste il 62% erano aziende manifatturiere e il restante 38% di servizi.
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Esiste un modello distrettuale?
Nel D.I. pratese il passaggio da modello statale a modello liberale è stato meno netto La resilienza del modello statale: Riconoscimento sociale: maggiore legittimità degli istituti tecnici e professionali; Buona formazione professionale: il 58% delle imprese rispondenti non ha individuato carenze formative; Occupabilità: le imprese continuano a vedere nei tirocini un metodo per entrare in contatto con futuri dipendenti (66%); Capitale sociale: il 58% delle imprese ha avviato il percorso su richiesta di un docente.
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Esiste un modello distrettuale?
Un modello collettivo in nuce…….. Precondizioni distrettuali: concertazione territoriale, cooperazione e BCLC; Livello medio di qualificazione professionale elevato; Responsabilità sociale: il 79% delle imprese ritiene necessario contribuire alla formazione professionale dei giovani del territorio; Dimensione emotiva: il 42% vede nelle collaborazioni uno strumento per mantenere un legame personale/affettivo con le scuole. Alternanza scuola lavoro: l’86% ha un giudizio positivo o molto positivo sull’opportunità di implementare percorsi di alternanza;
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Esiste un modello distrettuale?
……..ma non a sistema Il problema della dimensione: ci sono alcuni «grandi attrattori» che hanno rapporti privilegiati con le scuole, maggiori sono invece le criticità per le imprese più piccole; Sfiducia nei soggetti terzi: soltanto il 36% dei rispondenti ritiene utile la presenza di un soggetto terzo; Gestione informale delle risorse umane: in 37 imprese non è presente la figura del responsabile delle risorse umane mentre il 49% dei rispondenti non è in grado di indicare una seconda figura professionale da inserire in azienda; Coinvolgimento diretto: il 90% delle imprese vorrebbe essere maggiormente coinvolto nelle attività formative mentre per l’82% dovrebbe essere migliorata la comunicazione tra scuola e azienda.
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Impegno delle aziende nella formazione professionale iniziale
Possibili evoluzioni Impegno delle aziende nella formazione professionale iniziale Basso Intermedio Alto Impegno dello stato nella formazione professionale Sistemi statali Modello distrettuale Sistemi collettivi Sistemi liberali Sistemi segmentati Fonte: Nostra elaborazione su modelli Busemeyer e Trampusch, 2012; Ballarino 2014
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Conclusioni Verso un modello ibrido?
- Rafforzare l’integrazione, sperimentare l’alternanza I rischi di una strategia adattiva Un modello già superato? Integrare la formazione terziaria Le Fachhochschulen tedesche Il ruolo del PIN e dell’Università di Firenze
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