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Strategie didattiche inclusive

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Presentazione sul tema: "Strategie didattiche inclusive"— Transcript della presentazione:

1 Strategie didattiche inclusive
Uno sguardo globale nell’ottica del funzionamento bio psico sociale

2 Le questioni che orientano il percorso
Cosa è una strategie didattica inclusiva Qual è il ruolo degli insegnanti Quali aspetti degli studenti considerare Quali ambiti educativi osservare

3 Bussola dell’inclusione
Individualizzare insegnamento Favorire la riflessione sull’apprendimento Promuovere l’apprendimento collaborativo Personalizzare l’apprendimento

4 Individualizzare l’insegnamento
Si riferisce all’efficacia didattica Si preoccupa dell’eguaglianza sociale L’obiettivo è di raggiungere risultati di istruzione previsti attraverso una modificazione delle strategie usate Nessuno deve rimanere indietro – mediazione gruppo

5 Personalizzare l’apprendimento
Si riferisce alla modalità di acquisizione delle conoscenze Sposta il focus sulle modalità di apprendimento Promozione dell’empowerment Attenzione ai diversi stili di apprendimento

6 Empowerment Insegnante responsabilizza gli studenti a prendere decisioni autonome Consiste nel “cedere potere” nella dimensione della: Progettazione didattica Realizzazione lezione/UDA Valutazione

7 Stili di apprendimento
Valorizzare le capacità di ogni alunno e il proprio stile di apprendimento … come? Valorizzare le differenze culturale Promuovere una dimensione “plurale” delle intelligenze

8 Quando una didattica è su misura?
Riconosce e valorizza l’esperienza Differenzia le proposte didattiche Sviluppa competizione costruttiva Incoraggia apprendimento collaborativo Favorisce l’esplorazione e la scoperta Promuove Promuove la consapevolezza del proprio modo di apprendere percorsi di laboratorio Sviluppa competenze

9 Gli sfondi integratori
Cornice relazionale Qualità della relazione affettiva Saper dare valore alle emozioni e ai sentimenti Processi di insegnamento/ apprendimento Attenzioni all’alunno che apprende Cornice metodologica didattica L’ottica della speciale normalità

10 La cornice relazione prima la relazione … e poi la didattica!
Cosa significa creare una relazione buona? Valore positivo intrinseco: una relazione è buona, quando mi fa stare bene Valore positivo strumentale: una relazione è buona, quando è utile a far “funzionare” Valore positivo collettivo: una relazione è buona quando viene vissuto come positivo da tutti i partecipanti

11 Le buone e cattivi relazioni
Le buone relazioni, hanno bisogno di Le cattive relazioni, sono spesso: Frettolose Ripetitive Noiose Rigide Destrutturate/non programmate Fuori dai contesti Tempo e di tempi Occasioni di crescita Incontri significativi Flessibilità Progettazione Individualizzazione e personalizzazione

12 Per una buona relazione c’è bisogno di:
autostima Accettazione incondizionata Rinforzi veri positivi identità Ascolto attivo empatia sicurezza aspettative “pensami adulto”

13 La cornice affettiva L’apprendimento è un’attività ricca di affettività La vita scolastica è vita affettiva La relazione didattica è la base per processi di insegnamento/apprendimento significativi Non si impara se non in un contesto

14 Per un’attenzione alle emozioni e agli stati d’animo
Curare affettivamente la relazione di aiuto in situazione di crisi Aiutare la classe ad affrontare emotivamente temi sensibili Arricchire di affettività la relazione didattica

15 La cornice metodologica - didattica
Sviluppo delle resilienza collettiva La risorsa dei “compagni di classe” Adattamento degli obiettivi e materiali di classe

16 Sviluppo della resilienza collettiva
Una classe resiliente è una classe forte e ricca di risorse, equilibrato e con alunni capaci di: Vedersi competenti ed efficaci nell’apprendimento Definire e scegliere obiettivi in modo autonomo Comportarsi in modo appropriato al contesto Vivere ralzioni autentiche con insegnanti e compagni

17 La risorsa dei compagni di classe
Creare reti informali di sostegno, amicizia e responsabilità Orientarsi verso didattiche attive e capaci di sostenere i rapporti tra pari Muoversi nell’ambito della “speciale normalità”

18 Adattamento degli obiettivi curricolari e materiali
Bisogni di funzionamento ICF Autonomia Interazione sociale Programmazione curricolare Obiettivi Competenze “zona di sviluppo prossimale” Progetto di vita Identità autonoma motivazioni partecipazione

19 I processi di scolastici nella microdinamica di insegnamento - apprendimento
Ruolo chiave dell’ “imput” all’azione ( chi lo da, come, quali i tempi) Partire dai vissuti degli alunni (creando ponti, aprendo porte) Creare condizioni facilitanti chiare e condivise

20 Ruolo chiave dell’ “input” all’azione ( chi lo da, come, quali i tempi)
Utilizzo di materiali chiari, adeguati all’età, mai infantilizzanti. “Disabilità cognitiva non significa eterna infanzia” Individuare diversi canali comunicativi e modalità: orale,testi, storie, immagini, situazioni problema, fotografie, schemi, mappe Scelta del tono della voce, della postura, dei contenuti adeguati “dai, vediamo se oggi hai voglia di lavorare …”, “anche oggi non hai voglia di far niente?”

21 Lo dicono le indicazioni nazionali …
Le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende, con l’originalità del suo percorso individuale e le aperture offerte dalla rete di relazioni che la legano alla famiglia e agli ambiti sociali. La definizione e la realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tenere conto della singolarità e complessità di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue aspirazioni, capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e formazione.

22 Creare condizioni facilitanti chiare e condivise
Evitare il circolo vizioso delle esclusioni, microesclusioni e microespulsioni Coinvolgere i compagni di classe nella fase organizzativa e inclusiva Uniformità dei rapporti tra i diversi insegnanti, responsabilità condivisa e funzione docente allargata

23 Inserire oggi Il rischio di microesclusioni e microespulsioni
Simone Consegnati, LUMSA, Roma Inserire oggi Il rischio di microesclusioni e microespulsioni Integrare significa essere fisicamente/psicologicamente/affettivamente nella classe Dove si svolge la didattica oggi? Classe,laboratorio, aula sostegno … o corridoio? Rischio di “degenerazione strisciante” da integrazione a segregazione Il focus non è uscire dalla classe, ma la divisione degli spazi in “fuori” (alunni serie B) e “dentro” la classe

24 Microesclusioni e Microespulsioni secondo Ianes
Simone Consegnati, LUMSA, Roma Microesclusioni e Microespulsioni secondo Ianes Per microesclusione si intende l’atteggiamento degli insegnanti che separano anche dentro il contesto classe Le microespulsioni (uscire dalla classe e dal contesto di normalità) sono le uscite temporanee dalla classe e si dividono in: Uscite per meccanismi pull (qualcosa ti tira fuori, ad es insegnante perché non sa gestire l’alunno) Uscite per meccanismi push (qualcosa ti spinge fuori)

25 Concludendo … Per creare strategie didattiche inclusive:
E’ necessaria una presa in carico globale dell’alunno nella sua interezza E’ necessaria un’attenzione condivisa di tutto il sistema scuola Richiede un’attenzione alla dimensione affettiva Bisogna rivolgersi a tutti gli alunni E’ necessario creare punti di contatto tra i diversi obiettivi didattici


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