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RIFERIMENTO BIBLIOGRAFICO

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Presentazione sul tema: "RIFERIMENTO BIBLIOGRAFICO"— Transcript della presentazione:

1 RIFERIMENTO BIBLIOGRAFICO
Hal R. Varian. Microeconomia. Libreria Editrice Cafoscarina. 2007 MICROECONOMIA Lettura consigliata: Essenziale di Economia Stanley L. Brue, Campbell R. Mc Connell, Sean M. Flynn Mc Graw-Hill, 2010.

2 Fabian Capitanio Tel Skype fabian.capitanio

3 Lo scambio e la Funzione di domanda;
Elasticità di domanda al prezzo, al reddito, incrociata; Ricavo totale e ricavo marginale; La Funzione di produzione: prodotto totale, prodotto medio e prodotto marginale; I costi di produzione: costi fissi e costi variabili; costi medi e costi marginali; La funzione di offerta; Concorrenza perfetta; Monopolio; Teorema della ragnatela; Surplus del produttore e surplus del consumatore; Margini distributivi;

4 Lo scambio . I soggetti che operano nel sistema economico, sono strettamente interdipendenti tra loro e creano dei flussi di scambio monetari e reali. Il luogo virtuale dove si incontrano la domanda delle famiglie e l’offerta delle imprese viene denominato MERCATO. Lo strumento giuridico che permette lo scambio è il CONTRATTO DI COMPRAVENDITA.

5 Il mercato Non è un luogo fisico, ma l’insieme dei venditori
e dei compratori che intendono vendere o comprare un certo prodotto o servizio determinandone il prezzo.

6 Elementi del mercato In ogni mercato è possibile individuare:
La domanda dei compratori L’offerta dei venditori Il prezzo

7 LA DOMANDA La domanda è la quantità di un bene
che i compratori sono disposti ad acquistare ad un certo prezzo. Vari fattori influiscono sulla domanda, ma il più importante è il prezzo. Altri fattori sono i gusti dei consumatori (moda, tendenze sociali), il prezzo di altri beni, il reddito.

8 Variazione prezzo/quantità
Se il prezzo aumenta la quantità domandata diminuisce Se il prezzo diminuisce la quantità domandata aumenta. .

9 Domanda individuale/collettiva
La curva di domanda individuale mostra la quantità domandata del bene ad ogni prezzo da parte di un consumatore La curva di domanda di mercato e’ data dalla somma delle domande individuali per ciascun prezzo di tutti i consumatori presenti in quel mercato.

10 Domanda collettiva è la somma delle domande individuali

11 Sulla funzione di domanda tra prezzo e
Più formalmente sulla funzione di domanda Sulla funzione di domanda tra prezzo e quantità c’è una correlazione negativa Prezzo p1= 10 € q = a-bp (diretta) Formulazioni p = a-bq (inversa) p2= 5 € Dq -b = Pendenza Dp p3= 3 € 10 14 Quantità

12 p = a – bq q = a – bp a a/b a a/b Intercetta per q = 0
Intercetta per p = 0 Intercetta per p = 0 a a/b q q

13 p q La Domanda è una funzione inversa del prezzo Un esempio p = a - bq
q = p p = 10 p q 10 5 10 p = 5 3 14 20 p = 3 q 10 14 20

14 che vale per q >2,5 e p <10
La Domanda di mercato è la somma orizzontale delle domande individuali P 20 p = 10 - qA qA = 10 - p p = qB qB = 5 - 0,25p qA+B = ,25p p = 20 – 4qB che vale per q >2,5 e p <10 10 p = 10 - qA 5 10 15 2,5 Q

15 qA+B = 45 - 3p p = 15 - qA qA = 15 - p p = 15 - ½qB qB = 30 - 2p
La Domanda di mercato è la somma orizzontale delle domande individuali p = 15 - qA qA = 15 - p p = 15 - ½qB qB = p qA+B = p P 15 qA+B = 45 –3p qA = 15 - p qB = 30 –2p 15 30 45 Q

16 Elasticità della domanda
L’elasticità della domanda rispetto al prezzo indica di quanto varia la quantità domandata di un bene se il suo prezzo aumenta o diminuisce di una certa percentuale In termini grafici l’elasticità è la pendenza della curva di domanda

17 BENI A DOMANDA RIGIDA p q
Esistono BENI A DOMANDA RIGIDA per i quali una variazione del prezzo determina una piccola variazione della quantità domandata Si tratta di BENI INDISPENSABILI, con pochi succedanei (ad es. il pane,la benzina, le medicine) p q

18 BENI A DOMANDA ELASTICA
Esistono BENI A DOMANDA ELASTICA per i quali una variazione del prezzo determina una notevole variazione della quantità domandata Si tratta di BENI SECONDARI con molti succedanei (es. i dolci, abbigliamento, detersivi…) p q

19 SE IL PREZZO RIMANE INVARIATO
Se il prezzo rimane invariato possono verificarsi variazioni di altre condizioni di Mercato che determinano uno spostamento della domanda del bene: reddito dei consumatori prezzi degli altri beni Gusti/mode dei consumatori

20 h= h= Dq/q Dp/p Dq/Dp p/q
L’elasticità di domanda misura la reazione del consumatore a variazioni del prezzo del bene p Dq/q h= Dp/p h= Dq/Dp p/q × q

21 h= Dq/Dp x p/q Dq/Dp = pendenza della curva di domanda
Con Q = a – bp, avremo che Dq/Dp = -b h= -b * P/Q = -b * P/a – bP e quindi = -(bP/a – bP)

22 Sostituendo nella Q = a – bp
p = 0  h = 0  q = a q = 0  h = −∞  p = a/b h= Dq/Dp p/q × h= -b p/a – bp × Poniamo: h = −1 p −1= -b p/a – bp × h = −∞ a/b –a + bp = –bp a = 2bp p = a/2b h = −1 a/2b Sostituendo nella Q = a – bp h = 0 q = a – b a/2b q = a/2 a/2 a q

23 hR= Elasticità di domanda al Reddito: Dqx/qx DR/R hR < 0 hR >1
mette in relazione la quantità domandata del bene x con il Reddito individuale Dqx/qx hR= DR/R hR < 0 hR >1 hR< 1 e > 0 Beni di lusso Beni normali Beni inferiori Gioielli Vacanze Medicinali Alimenti base Margarina

24 R Beni di lusso Variazione costante q Variazione crescente

25 R Beni normali Variazione costante q Variazione decrescente

26 R Beni inferiori q

27 hxy= Elasticità incrociata: Dqx/qx Dpy/py
mette in relazione la quantità domandata del bene x con il prezzo del bene y < 0 Beni complementari Dqx/qx hxy= Dpy/py > 0 Beni sostitutivi Complementari caffe e zucchero benzina e autoveicoli a benzina licenze di caccia e fucili da caccia Sostitutivi vino e birra caffè e orzo manzo e pollo

28 Ricavo totale, medio e marginale
è il prodotto delle unità vendute per il rispettivo prezzo: RT(q)= p(q) q. Ricavo medio è quanto l’impresa ottiene per unità venduta: RME(q) = RT(q)/q. Se l’impresa vende tutte le unità prodotte allo stesso prezzo, allora il ricavo medio è pari a p [= (p(q)q)/q]. Ricavo marginale è l’incremento del ricavo totale ottenuto dalla vendita di un’unità aggiuntiva: RMG(q) = RT(q)/q.

29 Ricavo totale, medio e marginale
Per analizzare l’andamento del ricavo totale, medio e marginale rispetto alla quantità prodotta e venduta occorre distinguere le condizioni di mercato in cui opera l’impresa. È necessario cioè distinguere se: l’impresa non è in grado di influire sul prezzo, o l’impresa è, invece, in grado di influire sul prezzo.

30 I ricavi quando il prezzo è dato
La curva di domanda dell’impresa è una curva orizzontale. Il ricavo medio è costante e pari al prezzo. Il ricavo marginale è anch’esso costante e pari al prezzo. Il ricavo totale cresce proporzionalmente alla quantità venduta e si può, quindi, rappresentare con una linea retta passante per l’origine degli assi e con pendenza pari al prezzo.

31 Ricavo totale e Ricavo marginale
Prezzo Quantità Ricavo Totale Ricavo Medio Ricavo Marginale 13 12 1 11 2 22 10 3 30 8 9 4 36 6 5 40 7 42 -2

32 Domanda p= a-bq Rm= a-2bq
Ricavo totale e Ricavo marginale prezzo Domanda p= a-bq quantità Rm= a-2bq

33 Fattori di produzione & breve/lungo periodo
Distinguiamo tra fattori di produzione fissi: risorse che nel periodo di tempo considerato non possono che essere impiegate in una particolare quantità invariabile; e fattori di produzione variabili: risorse che nel periodo di tempo considerato possono essere impiegate in quantità variabile con la produzione. Sulla base di ciò distinguiamo anche: breve periodo – lasso di tempo massimo nel quale almeno un fattore di produzione è fisso; e lungo periodo – lasso di tempo sufficientemente lungo perché tutti i fattori di produzione possano essere variati. 33

34 La funzione di produzione
È la relazione tecnica – che dipende, cioè, dalla tecnologia disponibile – che associa alle quantità impiegate di ciascun fattore produttivo la quantità massima di prodotto ottenibile: q = q(x1, x2, …, xn) La funzione di produzione poggia, dunque, sul presupposto che non vi siano sprechi, cioè che i fattori produttivi siano impiegati in modo efficiente. Q è la quantità di prodotto; xi è la quantità impiegata del fattore produttivo i-esimo.

35 Funzione di produzione con un solo input variabile
Iniziando dal breve periodo, immaginiamo di avere a disposizione un solo input variabile (supponiamo sia il lavoro, L) – e omettiamo di indicare esplicitamente l’altro fattore di produzione che è, invece, fisso – e illustriamo le nozioni di produttività media e di produttività marginale. q = q(L)

36 Produttività media e produttività marginale
Per produttività media intendiamo il rapporto tra la quantità di prodotto ottenuta e la quantità del fattore produttivo variabile impiegata. PMEL = q(L)/L La produttività marginale è, invece, la variazione della quantità prodotta conseguente a un incremento unitario della quantità impiegata del fattore produttivo variabile. PMGL = q(L)/L

37 Legge della produttività marginale decrescente
Se combiniamo (con incrementi costanti) quantità sempre maggiori del fattore variabile con la quantità data del fattore fisso, allora – esaurita la fase iniziale nella quale la produzione cresce a tasso crescente (cioè per incrementi via via maggiori) – da un certo punto in poi ogni unità in più del fattore variabile determinerà incrementi della produzione via via minori. L q(L) PMGL PMEL L q 1 6 2 13 7 6,5 3 21 8 4 30 9 7,5 5 40 10 49 8,17 57 8,14 64 70 7,78 75

38 Relazione tra produzione totale e produttività media e marginale
La PMGL è crescente finché la produzione totale aumenta in misura più che proporzionale all’aumentare del fattore variabile (punto A). Poi comincia a diminuire fino a diventare negativa (oltre il punto C) La PMEL è dapprima crescente fino a intersecare la curva della produttività marginale (punto B) e poi è decrescente. C q L B A PMEL PMGL L PMGL PMEL

39 Quindi: Y= f(X1) esplicitata da: Y= -X12+10X1 X1 PT PM (Y/X1) Pm
Y=f(X1+X Xn) con X2.....Xn costanti Quindi: Y= f(X1) esplicitata da: Y= -X12+10X1 X1 PT (Y) PM (Y/X1) Pm (DY/DX1) 1 9 2 16 8 7 3 21 5 4 24 6 25 -1 -3 PT = -X X1 -X12+10X1 PM = PT/X1 = X1 PM = -X1 + 10 Pm = DPT/DX1 dPT/dX1 Pm = dPT/dX1 = -2X1+10

40 Dalla Funzione di Produzione alle Curve di Costo
Il costo fisso è un costo che non dipende dalla quantità prodotta; corrisponde al costo del fattore di produzione fisso. Il costo variabile è un costo che dipende dalla quantità prodotta; corrisponde al costo del fattore di produzione variabile.

41 La Curva di Costo Totale
Il costo totale per produrre una data quantità di output è la somma del costo fisso e del costo variabile per produrre quella quantità di output. CT = CF + CV Se misuriamo sull’asse orizzontale la quantità di frumento prodotta e sull’asse verticale il costo totale di quella quantità, la curva di costo totale diventa più ripida a mano a mano che si aumenta la quantità di output a seguito dei rendimenti decrescenti.

42

43 Costo Marginale Il costo marginale è eguale alla variazione del costo totale (ΔTC= Δy) diviso il corrispondente aumento dell’output prodotto (ΔQ= Δx). Esso è pertanto uguale a Δy/ Δx, cioè alla pendenza della curva di costo totale.

44 Curve di Costo Totale e Costo Marginale per Produrre Stivali
Perché la curva di costo marginale ha pendenza positiva? Perché, in questo esempio, ci sono rendimenti decrescenti dei fattori produttivi. All’aumentare dell’output, il prodotto marginale dell’input variabile diminuisce. Ciò implica che quantità sempre maggiori dell’input variabile devono essere usate per produrre una unità addizionale di output al crescere dell’ammontare di output già prodotto. E siccome ogni unità dell’input variabile deve essere remunerata, sale anche il costo di una unità aggiuntiva di output.

45 Costo Medio Il costo medio totale, spesso chiamato semplicemente costo medio, è uguale al costo totale diviso la quantità di output prodotta. CMT = CT/Q Il costo medio fisso è il costo fisso per unità di output. CMF = CF/Q Il costo medio variabile è il costo variabile per unità di output. CMV = CV/Q

46 La Curva di Costo Medio Totale
Aumentare l’output ha due effetti sul costo medio totale—l’ “effetto di ripartizione del costo fisso” e l’ “effetto dei rendimenti decrescenti”: L’effetto di ripartizione del costo fisso: quanto maggiore è l’output, tanto maggiore è la produzione su cui si ripartisce il costo fisso, e tanto minore è il costo medio fisso. L’effetto dei rendimenti decrescenti: quanto maggiore è la quantità prodotta, tanto maggiore è il fattore di produzione variabile necessario a produrre unità addizionali, e tanto maggiore è il costo medio variabile.

47 Curva di Costo Medio Totale stivali
La curva di costo medio totale degli stivali “La Scarpetta” ha forma di U. Per bassi livelli di output, il CMT diminuisce perché “l’effetto di ripartizione del costo fisso” domina l’ “effetto dei rendimenti decrescenti”. Per alti livelli di output, vale l’opposto ed il costo medio totale sale.

48 Riunire Insieme le Quattro Curve di Costo
Notate che: 1. Il costo marginale (CM) è crescente. 2. Il costo variabile medio (CVM) è crescente. 3. Il costo fisso medio (CFM) è decrescente. 4. La curva di costo marginale interseca la curva di costo medio totale dal di sotto, attraversandola nel suo minimo. Analizziamo tale ultima caratteristica.

49 Costo Marginale e Curve di Costo Medio
Il punto minimo della curva di costo medio totale (ATC, in Inglese) è in corrispondenza del livello di output (=3) in cui la curva di costo marginale interseca la curva di costo medio totale da sotto. E’ un caso? No! Attenzione: E’ invece un caso che AFC e AVC si intersecano quando l’output è uguale a 3!

50 Principi generali sempre veri riguardo curve di costo marginale e di costo medio totale di una impresa: In corrispondenza dell’output che minimizza il costo medio totale, il costo medio totale è uguale al costo marginale. Per livelli di output minori di quelli che minimizzano il costo medio totale, il costo marginale è inferiore al costo medio totale ed il costo medio totale è decrescente. Per livelli di output maggiori di quelli che minimizzano il costo medio totale, il costo marginale è superiore al costo medio totale ed il costo medio totale è crescente.

51 La Relazione Tra le Curve di Costo Medio Totale e Costo Marginale
Quando il costo marginale eguaglia il costo medio totale, siamo nel punto di minimo M di ATC. Esempio: come il voto di un esame influenza la media dei voti?

52 La curva di costo marginale ha sempre pendenza positiva?
Spesso le curve di costo marginale hanno pendenza negativa quando un’impresa aumenta la sua produzione da zero fino ad un certo (basso) livello, ed hanno pendenza positiva per livelli di produzione più elevati. Per bassi livelli di produzione, la pendenza è negativa perché un’impresa che impiega solo pochi lavoratori può sfruttare i benefici della specializzazione del lavoro. La specializzazione può portare inizialmente a rendimenti crescenti e quindi ad una curva di costo marginale negativamente inclinata a mano a mano che aumenta il numero di lavoratori impiegati e dunque l’output. I rendimenti decrescenti subentrano quando il numero di lavoratori è tale da esaurire il beneficio della specializzazione.

53 Curve di Costo Più Realistiche
La curva di costo marginale non sempre ha pendenza positiva. I benefici della specializzazione del lavoro possono portare all’inizio a rendimenti crescenti, rappresentati da una curva di costo marginale con pendenza negativa. Però, una volta che la specializzazione è completa, subentrano i rendimenti decrescenti.

54 I Costi di Lungo e di Breve Periodo
Nel breve periodo, l’impresa non ha alcun controllo sul costo fisso. Ma tutti gli input sono variabili nel lungo periodo: Nel lungo periodo anche i costi fissi possono variare. In altri termini, nel lungo periodo i costi fissi di un’impresa diventano anch’essi una variabile di scelta. Nel lungo periodo l’impresa sceglierà il suo livello di costi fissi (cioè di investimenti) in funzione del livello di output che si aspetta di produrre.

55 La scelta del livello di costi fissi per stivali
C’è un trade-off tra un costo fisso più alto ed un costo variabile più basso per qualsiasi livello di output (e viceversa). Al crescere dell’output, il costo medio totale è più basso se i costi fissi sono più alti.

56 Quantità CF CV CMv CT CMT Cm 500 1 200 700 2 240 120 740 370 40 3 260
I costi di produzione Quantità CF CV CMv CT CMT Cm 500 1 200 700 2 240 120 740 370 40 3 260 87 760 253 20 4 300 75 800 5 350 70 850 170 50 6 410 68 910 152 60 7 478 978 140 8 590 74 1090 136 112 9 710 79 1210 134 10 840 84 1340 130 11 990 90 1490 135 150 12 1150 96 1650 138 160 13 1350 104 1850 142 14 1600 114 2100 250

57 I costi di produzione

58 I costi di produzione La geometria del costo medio e del costo marginale

59 Q. Pr. RT Rm CF CV CMv CT CMT Cm 10 12 1 2 2,0 14 14,0 20 3 1,5 15 7,5
10 12 1 2 2,0 14 14,0 20 3 1,5 15 7,5 30 5 1,7 17 5,7 4 40 8 5,0 50 13 2,6 25 6 60 23 3,8 35 5,8 7 70 38 5,4 7,1 80 69 8,6 81 10,1 31

60 Q Rm Cm DP 1 10 2 8 9 3 4 7 5 6 15 -5 31 -21

61 Pr Pr = Rm Rm 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Q Rm Cm

62 La funzione di offerta La condizione per produrre in qualunque situazione di mercato è rappresentata dall’uguaglianza tra Rm e Cm p CM Cm Cm Funzione di Offerta CMT CMv Punto di fuga q

63 RICAVI TOTALI RICAVI TOTALI
P P CMT CMT Costi Fissi CMv CMv p2 Costi Fissi RICAVI TOTALI p1 RICAVI TOTALI Costi Variabili Costi Variabili q2 Q q1 Q P P CMT CMT p3 RICAVI TOTALI Costi Fissi CMv CMv Costi Fissi p4 Costi Variabili RICAVI TOTALI Costi Variabili q3 Q q4 Q

64 Concorrenza Perfetta Un produttore price-taker è un produttore le cui decisioni di produzione non hanno alcun effetto sul prezzo di mercato del bene che vende. Un consumatore price-taker è un consumatore le cui decisioni di consumo non hanno alcun effetto sul prezzo di mercato del bene che acquista. In un mercato perfettamente concorrenziale sia i consumatori che i produttori sono price-taker.

65 Due Condizioni Necessarie per la Concorrenza Perfetta
1) Perché un settore sia perfettamente concorrenziale, i produttori devono essere in numero elevato, e nessuno di essi deve avere una grande quota di mercato. La quota di mercato di un produttore è la frazione della produzione del settore che fa capo al produttore stesso. 2) Un settore può essere perfettamente concorrenziale solo se i consumatori considerano i prodotti di tutte le imprese come equivalenti. Un bene è un prodotto standardizzato, altresì chiamato commodity, quando i consumatori considerano i prodotti di tutte le imprese come equivalenti.

66 Libera Entrata ed Uscita
C’è libera entrata ed uscita in e da un settore quando nuovi produttori possono facilmente entrare in un settore o abbandonarlo. Libera entrata ed uscita assicurano: Che il numero dei produttori in un settore può adeguarsi ai cambiamenti nelle condizioni di mercato, e, Che i produttori in un settore non possano artificialmente tenere fuori dal mercato altre imprese.

67 Produzione e Profitti

68 Usare l’Analisi Marginalista per Scegliere la Quantità di Output che Massimizza il Profitto
Il ricavo marginale è il cambiamento nel ricavo totale generato da un’unità addizionale di output. MR = ∆TR/∆Q

69 La Regola del Prodotto Ottimale
La regola del prodotto ottimale dice che il profitto è massimizzato producendo la quantità di output per cui il costo marginale dell’ultima unità prodotta è uguale al suo ricavo marginale.

70 Costi di Breve Periodo della Fattoria di Jennifer e Jason

71 La Quantità di Output che Massimizza il Profitto si Trova con L’Analisi Marginalista
La regola dell’output ottimale di un’impresa price-taker dice che il profitto di un’impresa price-taker è massimizzato producendo la quantità di output per cui il costo marginale dell’ultima unità prodotta è uguale al prezzo di mercato. La curva di ricavo marginale mostra come il ricavo marginale varia al variare dell’output.

72 Il punto che massimizza il profitto è dove la curva di costo marginale interseca la curva di ricavo marginale (che è una linea orizzontale al prezzo di mercato): per un output di 5 bushel di pomodori (la quantità di output nel punto E). La Quantità di Output che Massimizza il Profitto dell’Impresa Price-Taker

73 Quando è redditizio produrre?
Se RT > CT, l’impresa realizza un profitto positivo. Se RT = CT, l’impresa realizza un profitto nullo (bilancio in pareggio). Se RT < CT, l’impresa realizza una perdita.

74 Costi e Produzione nel Breve Periodo
Nel punto C (dove è minimo il costo medio totale), il prezzo di mercato è €14 e l’output è 4 quintali di pomodori (l’output che minimizza il costo). In questo punto C’ (CM) interseca CMT nel suo minimo. Il costo medio totale minimo (€14) è uguale al prezzo che porta il bilancio in pareggio. Costi e Produzione nel Breve Periodo

75 Profittabilità e Prezzo di Mercato
La fattoria fa profitti positivi se il prezzo eccede il costo medio totale minimo, $14. Se il prezzo è $18, l’output ottimale della fattoria è in (E)  output di 5 bushel. Il costo medio totale per produrre 5 bushel è sulla curva CMT (Z) $14.40 La distanza verticale tra E e Z: profitto medio per ogni unità: $18.00 − $14.40 = $3.60 Profitto totale: 5 × $3.60 = $18.00 Profittabilità e Prezzo di Mercato

76 Profittabilità e Prezzo di Mercato
La fattoria subisce una perdita quando il prezzo è al di sotto del costo medio totale minimo, $14. Se il prezzo è $10, la scelta ottimale di output della fattoria è (A)  output di 3 bushel. Il costo medio totale per produrre 3 bushel è sulla curva CMT (Y) $14.67 La distanza verticale tra A e Y: perdita media per ogni unità: $14.67 − $10.00 = $4.67 Perdita totale: 3 × $4.67 = $14.01 Profittabilità e Prezzo di Mercato

77 Profitto, Pareggio di Bilancio e Perdita
Il prezzo di bilancio in pareggio di un’impresa price-taker è il prezzo di mercato per cui essa fa un profitto nullo (P=CMT minimo). Se il prezzo di mercato eccede il costo medio totale minimo, il profitto è positivo. Se il prezzo di mercato uguaglia il costo medio totale minimo, il profitto è nullo. Se il prezzo di mercato è minore del costo medio totale minimo, il profitto è negativo.

78 Produzione nel Breve Periodo
La curva di offerta individuale di breve periodo mostra come la quantità di output ottimale di un produttore dipende dal prezzo di mercato, prendendo come dati (sommersi) i costi fissi. Un’impresa cessa di produrre nel breve periodo se il prezzo di mercato scende al di sotto del prezzo di chiusura, che è uguale al costo medio variabile minimo.

79 Gli Stati di Profittabilità e Produzione dell’Impresa Perfettamente Concorrenziale

80 Monopolio Un’impresa è un monopolio se:
a) è l’unico venditore di un prodotto; b) il suo prodotto non ha buoni sostituti; c) può influenzare significativamente il prezzo di mercato del proprio bene. 2 2 2 2

81 Perché esistono i monopoli
La causa dell’esistenza di un monopo-lio è la presenza nel mercato di una barriera all’entrata di altre imprese Le barriere all’entrata vengono generate da (almeno) tre cause :  Possesso di una risorsa chiave (non duplicabile);  Diritto esclusivo concesso per legge;  Elevate economie di scala. 5 3 3 3

82 Monopolio delle risorse
La proprietà esclusiva di una risorsa chiave che non può essere prontamente duplicata è una causa potenziale di monopolio. Es: una risorsa naturale “unica”. 9 5 5 5

83 Monopoli legali Le leggi sui brevetti e sui diritti d’autore sono le maggiori cause dei monopoli legali. Il monopolio si crea perché l’amministrazione pubblica offre a un singolo operatore il diritto esclusivo di vendere un particolare bene in un determinato mercato. 10 6 6 6

84 Monopolio naturale Un settore è un monopolio naturale se una singola impresa può fornire il bene o il servizio all’intero mercato a costi (medi) inferiori rispetto a quelli di due o più imprese. A causa delle economie di scala, la dimensione minima efficiente dell’impianto è così grande che un‘impresa da sola può fornire il bene più efficientemente che se le imprese fossero due o in numero maggiore. Es: servizi “di rete” (elettricità, ferrovie, gas). 11 8 8 8

85 Monopolio e concorrenza
Monopolista  E’ l’unico produttore  Ha una curva di domanda decrescente  E’ un price maker, cioè determina il prezzo  Riduce il prezzo per aumentare le vendite, se questo gli conviene. 13 12 12 12

86 Monopolio e concorrenza
Impresa concorrenziale  E’ una dei tanti produttori.  Ha una curva di domanda orizzontale.  E’ un price taker, cioè prende il prezzo come dato  Vende perciò il quantitativo che desidera allo stesso prezzo (quello di equilibrio). 14 13 13 13

87 Figura 15-2 (a) Impresa concorrenziale (b) Monopolista Prezzo Prezzo
Domanda Domanda Quantità di prodotto Quantità di prodotto Figura 15-2 2 86 86

88 Monopolio e concorrenza
La curva di domanda è un vincolo per il “potere di mercato” (la capacità di scegliere il prezzo) del monopolista Il monopolista ha un intero menu (P,Q) a sua disposizione (ovvero tutte le copie indicate dalla curva di domanda del bene). Quale coppia (P,Q) sceglie? Ovviamente, quella che gli dà il massimo profitto! 13 12 12 12

89 Il ricavo di un monopolista
Ricavo totale P x Q = RT Ricavo medio RT/Q = RMe = P Ricavo marginale RT/Q = RMa < P 15 14 14 14

90 Ricavo totale, medio e marginale di un’impresa monopolistica
18 15 15 15

91 Ricavo marginale di un monopolista
Il ricavo marginale di un monopolista è inferiore al prezzo del bene che produce (se Q > 1).  La curva di domanda è decrescente.  Per vendere una quantità superiore, l’impresa deve offrire un prezzo più basso. 15 16 16 16

92 Ricavo marginale di un monopolista
Quando il monopolista diminuisce il proprio prezzo e aumenta la quantità venduta, sortisce due effetti sul ricavo totale (P x Q).  L’effetto produzione—aumenta la quantità venduta, quindi Q è maggiore.  L’effetto prezzo—il prezzo diminuisce, quindi P è minore (per tutte le unità vendute). 18 17 17 17

93 Ricavo marginale di un monopolista
La curva del ricavo marginale giace sempre al di sotto della curva di domanda per via dell’effetto prezzo (non presente nel caso di un mercato concorrenziale). Del resto deve essere così poiché il ricavo medio risulta decrescente! 18 18 18 18

94 Domanda e ricavo marginale di un monopolista
16 19 19 19

95 Domanda e ricavo marginale di un monopolista
Prezzo 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 -1 1 2 3 4 5 6 7 8 Quantità d’acqua -2 -3 -4 16 20 20 20

96 Domanda e ricavo marginale di un monopolista
Prezzo 11 10 9 8 7 6 5 4 3 Domanda (ricavo medio) 2 1 -1 1 2 3 4 5 6 7 8 Quantità d’acqua -2 -3 -4 16 21 21 21

97 Domanda e ricavo marginale di un monopolista
Prezzo 11 10 9 8 7 6 5 4 3 Domanda (ricavo medio) 2 Ricavo marginale 1 -1 1 2 3 4 5 6 7 8 Quantità d’acqua -2 -3 -4 16 22 22 22

98 Un po’ di matematica … La funzione di domanda lineare:
Q(P) = (a – P)/b si può scrivere anche, invertendo la funzione precedente: P(Q) = a –bQ. Perciò il ricavo totale risulta: RT(Q) = (a –bQ)Q.

99 Un po’ di matematica … Per esempio, nel caso di domanda lineare: RT
a2/(4b) Q a/(2b) a/b

100 Un po’ di matematica … E’ immediato verificare che il ricavo marginale (ovvero la derivata della funzione di ricavo totale) risulta: RMa = dRT(Q)/dQ = a –2bQ < a – bQ = P =Rme (si noti che il RMa è una retta con la stessa intercetta della curva di domanda e una pendenza doppia; vale il solito rapporto tra grandezze medie e marginali).

101 Un po’ di matematica … Si rammenti inoltre che il ricavo marginale è positivo (la diminuzione del prezzo fa aumentare il ricavo) se e solo se la curva di domanda è elastica (cosicché la quantità varia più che proporzionalmente al prezzo). Infatti, nel caso lineare: RMa > 0 se e solo se Q < a/(2b), ovvero se e solo se P > a/2 e perciò D(p) > 1.

102 Massimizzazione del profitto in regime di monopolio
Un monopolista massimizza il profitto producendo la quantità per il quale il ricavo marginale è uguale al costo marginale (come nel caso di concorrenza perfetta, ma stavolta il ricavo marginale è decrescente). Il monopolista usa la curva di domanda per individuare il prezzo che i consumatori sono disposti a spendere per ogni data quantità di bene (ricavo medio). 19 23 23 23

103 Massimizzazione del profitto in regime di monopolio
Costi e Ricavi medi Quantità 20 24 24 24

104 Massimizzazione del profitto in regime di monopolio
Costi e Ricavi medi Domanda Ricavo marginale Quantità 20 25 25 25

105 Massimizzazione del profitto in regime di monopolio
Costi e Ricavi medi Costo marginale Costo medio totale Domanda Ricavo marginale Quantità 20 26 26 26

106 Massimizzazione del profitto in regime di monopolio
Costi e Ricavi medi marginale Costo Costo medio totale A Domanda Ricavo marginale Quantità 20 27 27 27

107 Massimizzazione del profitto in regime di monopolio
Costi e Ricavi medi 1. L’intersezione della curva del ricavo marginale con quella del costo marginale determina la quantità che massimizza il profitto ... Costo medio totale A Costo Domanda marginale Ricavo marginale Quantità 20 28 28 28

108 Massimizzazione del profitto in regime di monopolio
Costi e Ricavi medi 1. L’intersezione della curva del ricavo marginale con quella del costo marginale determina la quantità che massimizza il profitto ... Costo medio totale A Costo Domanda marginale Ricavo marginale QMAX Quantità 20 29 29 29

109 Massimizzazione del profitto in regime di monopolio
Costi e Ricavi medi 2. …e la curva di domanda individua il prezzo coerente con tale quantità. 1. L’intersezione della curva del ricavo marginale con quella del costo marginale determina la quantità che massimizza il profitto ... B Prezzo di monopolio Costo medio totale A Costo Domanda marginale Ricavo marginale QMAX Quantità 20 30 30 30

110 Differenza tra impresa concorrenziale e impresa monopolistica
Per un’impresa concorrenziale, il prezzo è uguale al costo marginale P = RMe = RMa = CMa Per un’impresa monopolistica, il prezzo è maggiore del ricavo marginale P = RMe > RMa = CMa 23 31 31 31

111 Il profitto del monopolista
Costi e Ricavi medi Quantità 27 34 34 34

112 Il profitto del monopolista
Costi e Ricavi medi Domanda Ricavo marginale Quantità 27 35 35 35

113 Il profitto del monopolista
Costi e Ricavi medi Costo marginale Costo medio totale Domanda Ricavo marginale Quantità 27 36 36 36

114 Il profitto del monopolista
Costi e Ricavi medi Costo marginale Prezzo di monopolio Costo medio totale Domanda Ricavo marginale QMAX Quantità 27 37 37 37

115 Il profitto del monopolista
Costi e Ricavi medi Costo marginale Prezzo di monopolio Costo medio totale Costo medio totale Domanda Ricavo marginale QMAX Quantità 27 38 38 38

116 Il profitto del monopolista
Costi e Ricavi medi Costo marginale Prezzo di E B monopolio Profitto di Costo medio totale monopolio Costo medio totale D C Domanda Ricavo marginale QMAX Quantità 27 39 39 39

117 Il profitto del monopolista
Ovviamente, il monopolista riceverà un profitto positivo se il prezzo è maggiore del costo medio totale (come nel caso della concorrenza). Infatti  = (P – CMeT)Q > 0 se P > CMeT 23 40 40 40

118 Monopolio Q. Pr. RT Rm CF CV CT Cm P Il Monopolio 19 45 -45 1 18 46
a- controllo di input fondamentali b- barriere all’entrata dal lato dei costi c- brevetti d- esclusive governative Monopolio Q. Pr. RT Rm CF CV CT Cm P 19 45 -45 1 18 46 -28 2 17 34 16 47 -13 3 48 14 4 49 -1 15 60 12 7 52 8 5 70 10 57 13 6 78 20 65 84 30 75 9 11 88 42 87 90 102 -12 120 -30

119 Q Rm Cm P DP 1 18 -28 2 16 -13 -15 3 14 -1 -12 4 12 8 -9 5 10 13 -5 6 7 9 15 -30 Cm Rm DP P

120 Costi Totali D Rm Il Monopolio pm qm
Il profitto (p) corrisponde all’area H’H Z pm p Cmarg CMedio pm Z H H’ Costi Totali D qm q Rm

121 Teorema della Ragnatela
hD >hS p S f(p t-1) pt-1 pt D f(pt) q qt

122 Teorema della Ragnatela
hD <hS p S f(p t-1) pt-1 pt D f(pt) qt q

123 p p q q I concetti di Surplus p1 p2 p3 pE 1 2 3 4 Surplus del
consumatore p3 pE q q 1 2 3 4

124 I concetti di Surplus p Surplus del produttore p pE p3 p2 p1 q q

125 Disponibilità a pagare
I concetti di Surplus S Costo marginale Sopra il prezzo Sotto la domanda SC pE SP D Sotto il prezzo Sopra l’offerta Disponibilità a pagare

126 E’ sbagliato assimilare il SURPLUS del produttore al PROFITTO
Cm Cm CMT CMT p p CMv CMv q q q q

127 E’ sbagliato assimilare il surplus del produttore al profitto
Cm profitto CMT p* q q*

128 p p S S pc Margine pp p* Dc D Dp o q* q o q* q

129 p S pc p’c Margine p’p pp Dc D’p Dp o q* q’ q

130 p p SC SC M M SP SP Dc Dc D’p Dp Dp q* q q* q’ q

131 I concetti di Surplus Situazione monopolistica Concorrenza perfetta p
Surplus del consumatore Surplus del consumatore pm Surplus del produttore Triangolo di benessere Cm pc Cm=Rm D D Rm qm q qm qcp q


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