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I partiti politici - Cap.1
Ambivalenze, definizioni e funzioni
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Le dicotomie partigiane
L’ambivalenza, caratteristica dei partiti più che in altre forme organizzative della politica La politica è ambigua Coppie concettuali – contrapposizioni e dicotomie partigiane: parte vs tutto conflitto vs integrazione società vs Stato rappresentanza vs governo identità vs competizione
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Tra la parte e il tutto Partito sta per «parte», distinto dal tutto
Sartori: I partiti non sono fazioni Un partito è parte-di-un-tutto I partiti sono canali di espressione L’universo politico è policromatico Un sistema politico in preda al «fazionismo» è un universo in cui le parti hanno finito per prevalere sul tutto, è incline alla radicalizzazione e alla centrifugazione Il monopartitismo sostituisce lo Stato dei partiti
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Tra conflitto e integrazione
I partiti fungono da «canali per integrare individui e gruppi nell’ordine politico esistente, o da strumenti per modificare o sostituire tale ordine» (Kirchheimer) I partiti funzionano come meccanismi sia di integrazione che di disintegrazione, come fattori di regolazione e di conflitto Le stesse elezioni costituiscono una «occasione» in cui il cittadino votando manifesta la «propria solidarietà con persone che la pensano come lui» (Pizzorno)
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Tra società e Stato «i partiti hanno un piede nella società civile e un piede nelle istituzioni» (Bobbio) I partiti hanno la principale funzione di selezionare, quindi, aggregare e infine trasmettere le domande che provengono dalla società civile e sono destinate a diventare oggetto di decisione politica Farneti introduce tra «società civile» e «Stato» la «società politica» della quale i partiti politici rappresentano i soggetti più rilevanti Poguntke: «i partiti sono degli intermediari che stabiliscono il collegamento fra la società e le istituzioni del governo democratico» e che per tale funzione i partiti devono essere ancorati in entrambi i campi Quando la connessione tra partiti e cittadini non funziona bene emergono delle agenzie di collegamento alternative – movimenti, gruppi di interesse, formazioni di protesta o antipolitiche, finanche le burocrazie e la magistratura – che cercano di prendere il posto dei partiti
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Tra rappresentanza e governo
Partiti di governo e partiti di rappresentanza Partiti di origine interna o esterna Partiti di élite o di massa Partiti conservatori o progressisti Partiti di governo o di opposizione Partiti americani o europei; partiti odierni o tradizionali Due forme idealtipiche della rappresentanza: La rappresentanza individuale La rappresentanza collettiva (o partitica)
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Verso una definizione Duverger individuava tre nozioni di partito:
Secondo l’ideologia (o liberale) Secondo la divisione in classi della società «un partito è l’espressione di una classe sociale ovvero è l’organizzazione di una classe sociale per una lotta politica» Secondo la struttura organica: il partito in quanto organizzazione che svolge una funzione di inquadramento e controllo degli attivisti Nel tempo possono mutare i tratti delle definizioni di partito e la diversa enfasi sul partito-dottrina, il partito-classe o il partito- organizzazione
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La definizione multidimensionale di M. Weber
«Per partiti si debbono intendere le associazioni fondate su una adesione (formalmente) libera, costituite al fine di attribuire ai propri capi una posizione di potenza all’interno di una comunità, e ai propri militanti attivi possibilità (ideali e materiali) per il perseguimento di fini oggettivi o per il raggiungimento di vantaggi personali, o per entrambi gli scopi» In questa definizione si possono individuare criteri idonei per contraddistinguere i partiti rispetto ad altri gruppi e organizzazioni politiche. I criteri possono essere: la dimensione competitiva la dimensione teleologica la dimensione sociologica la dimensione organizzativa la dimensione istituzionale
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Una definizione ‘minima’ di partito di G. Sartori
«Un partito è qualsiasi gruppo politico identificato da un’etichetta ufficiale che si presenta alle elezioni, ed è capace di collocare attraverso le elezioni (libere o no) candidati alle cariche pubbliche»
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I partiti come organizzazioni «multi-goals»
Duverger: I partiti sono organizzazioni complesse che trovano la loro ragione d’essere nella lotta per la conquista, il mantenimento e l’esercizio del potere politico Weber: i partiti appartengono in prima linea alla sfera della potenza Competizione, ideologia, organizzazione, base sociale e istituzioni sono gli elementi del partito legati al filo rosso della lotta per il potere
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Vote, office, policy I partiti ricorrono a delle strategie volte a conseguire specifici obiettivi o una loro combinazione: Ricercare l’affermazione nell’arena elettorale (vote-seeking) Controllare l’assegnazione delle cariche pubbliche (office-seeking) Indirizzare le decisioni e le politiche pubbliche (policy-seeking) Il successo dei partiti nel realizzare questi scopi favorisce l’implementazione del «governo di partito» (partitocrazia) Vote, office, policy sono le «strategie-obiettivi» dei partiti «primari» nel senso che dal loro raggiungimento dipende l’adattabilità e la stessa sopravvivenza dei partiti politici
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I partiti politici quali organizzazioni rispondono alle domande (stimoli, sfide shock) e agli imperativi che derivano, oltre che dall’interno, dal loro ambiente generale di riferimento (società, contesto internazionale e fisico) e dall’ambiente operativo (istituzioni, regole elettorali, quadro competitivo) Un partito poco coeso e debolmente radicato è probabile che sia inefficace, facile preda di conflitti interni, tendenti allo stallo decisionale Se il partito dura nel tempo, non si esaurisce nello spazio di un’elezione o nell’ambito di manovre interne al Parlamento, allora vuol dire che è diventato un valore in sé (istituzionalizzazione) Il partito «gioiosa macchina» mossa da spinte inerziali
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Le funzioni dei partiti
L’indispensabilità dei partiti per il funzionamento del governo rappresentativo «Grazie ai partiti politici, si ricostituiscono sotto forme diverse, quelle possibilità di società che i nuovi regimi politici, e soprattutto le nuove forme capitalistiche del lavoro, sembra volessero eliminare» (Pizzorno) Funzione di integrazione Funzione minima dei partiti (Sartori): vote-seeking: i partiti organizzano la partecipazione tanto sul versante della domanda elettorale (cittadini) che su quello dell’offerta (candidati) Funzione office-seeking: il reclutamento della classe politica Funzione police-seeking: i partiti rivendicano di controllare la formulazione e la realizzazione delle politiche pubbliche (problem solving collettivo)
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Macrofunzioni dei partiti:
funzioni di input e funzioni di output (Pasquino) funzione rappresentativa (integrazione politica) e funzione istituzionale o procedurale (integrazione istituzionale) Tra rappresentanza e governo c’è sempre meno corrispondenza, il che mette in discussione la stessa legittimazione delle democrazie dette, appunto, rappresentative (Ignazi)
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I problemi organizzativi
Un «problema organizzativo» indica solo l’esistenza di una discrepanza tra ciò che l’organizzazione dovrebbe fare e la sua effettiva capacità di farlo. I problemi che contano e che influiscono sulle dinamiche organizzative dei partiti: problemi dell’azione collettiva (come e perché si entra nell’organizzazione) problema del coordinamento (come ci si rapporta con l’organizzazione e con i leader?) problema della mobilitazione delle risorse (come ci si rapporta con le risorse indispensabili all’azione e alla sopravvivenza dell’organizzazione politica?) problema strategico (come ci si rapporta con l’ambiente dell’organizzazione?)
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