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PubblicatoSamuele Basso Modificato 6 anni fa
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IL BULLISMO Le azioni aggressive o i comportamenti di manipolazione sociale tipici di gruppi di pari (a scuola e in ambiente di lavoro), perpetrati in modo intenzionale e sistematico da una o più persone ai danni di altre
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MODALITA’ E MANIFESTAZIONI
Parolacce e insulti Minacce Violenza fisica Esclusione dal gruppo Calunnia Sottrazione di oggetti
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EFFETTI Fissazioni nei due ruoli Depressione Abbandono scolastico
suicidio
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CARATTERISTICHE DEL BULLO
Forza fisica Ascendente sui compagni Bisogno di dominio (come negazione dei vissuti profondi…) Scarsa ansia Insensibilità alla sofferenza altrui Emarginante/esclusivo (soprattutto le femmine)
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ERRORE FONDAMENTALE DI ATTRIBUZIONE (Ross-Nisbert, 1991)
Consiste nella tendenza sistematica ad attribuire ad altri cause interne e stabili di un dato comportamento, e a sé invece cause esteriori, situazionali.
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CARATTERISTICHE DEGLI OPPRESSI
Forte ansia Discostamento dall’identità di genere (reale o attribuito, a causa della buona educazione etc.) Discostamento dagli stereotipi vigenti Diversa etnia Inferiorità fisica
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COSA C’E’ SOTTO… Nel bullo, quasi sempre, ciò che sottosta al comportamento manifesto è una scarsa autostima e una storia di soprusi subiti a cui ha imparato a reagire con l’imitazione e l’identificazione con l’aggressore.
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L’oppresso, in genere, ha avuto un’educazione che lo incoraggiava a identificarsi con la figura positiva e non violenta e la sua autostima non è bassa, è piuttosto in via di formazione, non dovendo essere “camuffata” con tratti da dominatore (come meccanismo di difesa dall’angoscia).
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La matrice di Rollo May Nella persona autoritaria Considerazione di sè
Considerazione degli altri
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La matrice di Rollo May Nella persona remissiva Considerazione di sè
Considerazione degli altri
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La matrice di Rollo May Nella persona violenta (ns. ipotesi)
Considerazione di sè Considerazione degli altri
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DINAMICHE E RUOLI NEGLI EPISODI DI BULLISMO
Bullo (chi prende attivamente l’iniziativa nel fare prepotenze) Aiutante (gregario del bullo, è attivo, ma agisce sempre dopo il capo) Sostenitore (fa da “coro”: ride, incita, canzona o sta a guardare)
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Difensore (consola la vittima o cerca di far cessre le prepotenze
Difensore (consola la vittima o cerca di far cessre le prepotenze. Nella nostra realtà è un ruolo fortemente scoraggiato dalla cultura dominante) Esterno (evita in ogni modo le situazioni di prepotenza) Vittima (chi subisce più spesso le prepotenze)
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Da qui E’ evidente, dunque, che alla base del fenomeno non vi siano solo aspetti sociali riguardanti le differenze, le “regole” o la “disciplina” (comunque importanti), ma anche aspetti psicologici come l’autostima e la sensibilità interpersonale.
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Un intervento efficace deve dunque essere sviluppato su entrambe le dimensioni:
LA REGOLA LA PERSONA Deve cioè tener conto delle variabili relative al controllo e di quelle relative alla relazione con sé e con gli altri
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Importante è poi il ruolo delle figure educative e autorevoli, che devono speso assumere la funzione del mediatore direttivo, usando tutto il potere necessario, a gradualità crescente, per incoraggiare il confronto paritario tra le parti. Non serve creare “riserve protette” o erogare punizioni istantanee, che metacomunicano lo stesso tipo di atteggiamento (fuga o attacco).
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IPOTESI DI INTERVENTO LE COORDINATE: Controllo Esempio Supporto
IL MODELLO: Sistemico
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ALCUNE LINEE-GUIDA Curare la vigilanza e la metacomunicazione dell’attenzione sociale Definire le regole con metodi partecipativi (problem solving etc) ed esporle Definire anche le eventuali sanzioni in modo partecipativo (anche attraverso l’istituzione di giurie rappresentative di tutte le parti, di volta in volta)
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Includere la promozione dell’autostima nel POF e sensibilizzare tutte le parti (docenti, alunni, pers. ATA, genitori) all’obiettivo Promuovere INCONTRI DI RETE con tutte le parti per l’implementazione di una cultura del rispetto e dell’attenzione verso la vita (formando un gruppo trasversale aperto di alunni, docenti, genitori e bidelli che si incontri periodicamente con finalità formative e progettuali.
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UN’ESPERIENZA Il progetto “NESSUNO TOCCHI ABELE” dell’Ist. “AINIS”
Prima fase Gruppi di incontro nelle classi (approccio indiretto) Formazione del gruppo trasversale di rete Ciclo di quattro incontri curricolari del GTR con finalità informative e di riconoscimento reciproco Redazione di un documento programmatico da partecipare agli organi di governo della scuola Momento finale di “rito”
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Seconda fase Ciclo di incontri pomeridiani del GTR a scopo formativo e progettuale Costruzione di un progetto con la modalità del gruppo creativo (lavoro a isole, brain storming, etc.) Pianificazione e intervento Verifica e partecipazione dei risultati Durante tutta la seconda fase: incontri di “rito” e di socializzazione
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In conclusione L’aggressività è una delle risorse e delle energie di base dell’individuo Essa non può essere eliminata, né è sano reprimerla: IL RISCHIO E’ CHE ESPLODA imprevedibilmente. L’aggressività, in una società civile e democratica, può essere TRASFORMATA.
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TRASFORMARE significa:
Dare nuova (e più utile) forma L’AGGRESSIVITA’ può essere trasformata in: Movimento Gioco Partecipazione Interesse Creatività
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