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La vita è comunicazione: noi ci rapportiamo ad altri comunicando

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Presentazione sul tema: "La vita è comunicazione: noi ci rapportiamo ad altri comunicando"— Transcript della presentazione:

1 La vita è comunicazione: noi ci rapportiamo ad altri comunicando
Che resterebbe d’altro senza Altri? E. Lévinas Comunicazione La vita è comunicazione: noi ci rapportiamo ad altri comunicando

2 Una semplice definizione: processo di scambio di informazioni e di influenzamento reciproco che avviene tra due o più persone comunicanti: intorno ad un oggetto; in un determinato contesto; per determinate finalità. Si ricordi che comunicare non vuol dire solo informare ossia dare importanza solo ai contenuti.

3 Dimensioni del Contesto :
Fisica: luogo in cui si comunica; Temporale: momento del comunicare; Storica: rapporti pregressi tra i comunicanti; Psicologica: livello empatico; Relazionale: modalità del comunicare.

4 Ma cosa ci spinge a comunicare ? Secondo Watzlawick:
1) non si può non comunicare in quanto: Non esiste il non comportamento; Ogni comportamento ha valore di messaggio. 2) Ogni comunicazione ha un aspetto di: - contenuto : ciò che viene detto (significato); - relazione: la tipologia di relazione (articolata secondo il : ruolo, contesto, aspetto non verbale e paraverbale) che sussiste tra i parlanti e dà senso (come viene detto ciò che dico) a quanto detto: ciò che dico risulta essere allora un comando, un ordine, un consiglio, una esortazione.

5 La natura della relazione dipende dalla punteggiatura (inizio) della sequenza comunicativa tra i parlanti: ognuno dei parlanti decide, arbitrariamente, di far iniziare la comunicazione in un determinato momento che precede il colloquio in corso. In questo senso, ognuno prende in considerazione solo una parte di quanto è stato detto in precedenza. In una battuta : il film va visto dall’inizio e non dal momento\fotogramma in cui io decido che inizi.

6 Si comunica sia con le parole (ogni parola significa qualcosa di definito dal vocabolario) che con aspetti generalmente definiti non verbali: tono della voce, sonorità convenzionali ( mmh; beh; eeh?), mimica, pause nel colloquio, velocità dell’eloquio,sorrisi, gesti, prossemica, indicali,sguardi, manierismi; Si ricordi che la modalità verbale incide per il 7% sulla comunicazione. Il paraverbale (volume ed espressività della voce, velocità dell’eloquio, pause, sospiri) per il 38%. IL movimento del corpo per il 55%.

7 Tutti gli scambi comunicativi sono simmetrici o complementari:
Simmetrici: comunicazione tra persone di pari ruolo (gruppo dei pari) Complementari: ruoli diversi, non intercambiabili, che si completano (madre\figlio; insegnante \allievo)

8 La comunicazione ha sempre un obiettivo
La comunicazione ha sempre un obiettivo.Vogliamo che una persona, gruppo: faccia, creda, pensi, provi qualcosa; prenda coscienza di un comportamento. In una battuta: l’obiettivo è far pervenire ad altri il nostro messaggio.

9 La comunicazione ha delle regole:
attraverso il feedback mi rendo conto se sto centrando l’obiettivo; Il focus va tenuto sull’altro (quanto rimane agli altri del mio messaggio?); Se gli altri non hanno capito dipende da me (incolpare gli altri non cambia le cose)

10 Per raggiungere gli obiettivi comunicativi sopraelencati risulta necessario possedere:
1) una buona consapevolezza delle proprie modalità comunicative 2) una buona consapevolezza dei propri aspetti intrapsichici: stato d’animo, rappresentazioni di sé e degli altri, livello emotivo, pregiudizi, intenzioni, finalità comunicative).

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