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ALCUNE RIFLESSIONI
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LA MOTIVAZIONE La motivazione è l'espressione dei motivi che inducono un individuo a compiere o tendere verso una determinata azione. Da un punto di vista psicologico può essere definita come l'insieme dei fattori dinamici aventi una data origine che spingono il comportamento di un individuo verso una data meta. La motivazione svolge fondamentalmente due funzioni: attivare e orientare comportamenti specifici. Nel primo caso si fa riferimento alla componente energetica di attivazione della motivazione. Nel secondo caso si fa riferimento alla componente direzionale di orientamento.
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LA MOTIVAZIONE Il meccanismo motivazionale si esplica come continuo interagire di due elementi. Motivazioni biologiche innate, che fanno riferimento a elementi fisiologici, Motivazioni psicologiche, il cui dispiegamento è avvenuto durante l'esperienza.
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LA MOTIVAZIONE Distinzioni
Motivazione intrinseca, o motivo, non sempre o pienamente consapevole alla coscienza del soggetto Motivazione estrinseca, quella che il soggetto dichiara verbalmente.
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IL LEGAME SOCIALE PRENDE CORPO DOPO LA SODDISFAZIONE
Per FREUD la motivazione era legata alla soddisfazione degli impulsi e la socializzazione era un fattore secondario. Solo dopo la soddisfazione infatti il bambino si interessa alla madre o al padre (o a chi si occupa di lui) in quanto capaci di soddisfare il suo bisogno.
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CAMBIAMENTO NEL CONCETTO DI MOTIVAZIONE
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L’interesse si sposta dalle fasi psicosessuali ai
Apre le strade a nuove concettualizzazioni che si basano sull’interiorizzazione delle relazioni reciproche tra bambino e caregiver L’interesse si sposta dalle fasi psicosessuali ai Bisogni evolutivi Stili di attaccamento Relazioni oggettuali
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ETOLOGIA IMPRINTING: osservazioni etologiche mostrano come il legame che il piccolo stabilisce con la madre sia indipendente dal fatto che la madre fornisca nutrimento “Nel bambino piccolo la fame dell’amore e della presenza materna non è meno grande della fame di cibo” BISOGNO DI CALORE: emerge una preferenza per una madre manichino soffice che non fornisce cibo rispetto a una madre manichino dure che fornisce nutrimento
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ETOLOGIA MOTIVAZIONE CENTRALE E’ LA RICERCA DI SICUREZZA
MOTIVAZIONE CENTRALE E’ LA RICERCA DI SICUREZZA Questo sistema motivazionale non è solo dell’uomo ma di diversi mammiferi consente la protezione dai pericoli la vicinanza fisica dell’adulto consente di essere protetto (HARLOW, 1940)
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LA RELAZIONE Il bambino vede/sente la disponibilità dei genitori a rispondere allle sue difficoltà, di sentirsi sicuro in quanto visto riconosciuto e supportato Costruisce un’immagine di sé positiva perché vede nella responsività e nell’attenzione dei genitori un riconoscimento di se stesso come persona di valore
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SPOSTAMENTO D'INTERESSE
Teoria dell’attaccamento Psicologia dello sviluppo: OSSERVAZIONE FATTORI NON INTERPRETATIVI STUDIO DEI PAZIENTI GRAVI PULSIONI COME DERIVATI AFFETTI
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CHI ERA JOHN BOWLBY?
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John Bowlby S. FREUD WINNICOTT KLEIN BOWLBY Se definiamo la psicoanalisi sulla base dell’adesione alle teorie tradizionali e non sulla base dei fenomeni che cerca di spiegare, allora le mie idee non sono psicoanalitiche, e nessuna nuova idea potrà mai esserlo - per definizione. John Bowlby (1986). Teoria delle relazioni oggettuali (Fairbairn, Winnicott, Bowlby): la madre «reale» inizia a diventare oggetto di indagine
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John Bowlby Note biografiche: Infanzia
Edward John Mostly Bowlby nasce il 26 Febbraio del 1907 da una famiglia altolocata dell’impero Britannico. E’ il quarto di sei figli; la madre, May Mostyn, pare una donna poco affettuosa, e il padre, Sir Anthony Alfred Bowlby, è chirurgo del re. Oltre ai genitori, spesso assenti, le figure di riferimento dell’infanzia di John Bowlby sono, secondo la tradizione delle classi britanniche più agiate, le governanti (nannies) e le tate (nursemaids). Minnie, la tata preferita di John, viene allontanata quando il piccolo ha solo 4 anni. Per Bowlby è un’esperienza analoga alla “morte di una madre”, tema che sarà al centro dei suoi interessi scientifici. Bowlby definisce la sua famiglia come “abbastanza semplice, unita, non completamente ma abbastanza, una famiglia di professionisti che conduceva una vita piuttosto tradizionale, naturalmente con le bambinaie” (Hunter, 1994). Un tipo di vita che lo aveva «ferito, ma non danneggiato del tutto»
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John Bowlby L’interesse per la psicologia
Alla Summerhill, Bowlby apprende che è possibile comunicare con i ragazzi disturbati e “aiutarli”; è in questo contesto che, osservando il comportamento dei ragazzi, inizia a sospettare che la deprivazione materna può causare gravi danni alle capacità relazionali dei bambini e alimentare le tendenza antisociali. John Alford, uno dei membri dello staff di Priority Gate, lo indirizza all’Institute della British Society per iniziare il training analitico. Bowlby probabilmente sceglie la psicoanalisi poiché è la disciplina psicologica che sostiene in modo più chiaro quella che già allora è la sua convinzione fondamentale: Si ritiene essenziale per la salute mentale che il bambino sperimenti un rapporto caldo intimo e ininterrotto con la madre (o con un sostituto) nel quale entrambi possano trovare soddisfazione e godimento. Le basi della salute e della patologia psichica di bambini e adulti vengono gettate nei primi anni di vita e, per crescere sani, i bambini hanno bisogno di poter contare sulla presenza e la disponibilità di una figura di riferimento stabile che li faccia sentire al sicuro e dia loro conforto quando ne hanno bisogno.
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John Bowlby La formazione analitica
Nel 1929, Bowlby inizia la sua analisi didattica con Joan Riviere. Il supervisore con cui John lavora meglio è Ella Freeman Sharpe, mentre il suo supervisore nel trattamento analitico dei bambini è Melanie Klein. Sia con la Reviere sia con la Klein le maggiori frizioni sono dovute alla diversa importanza attribuita alla realtà esterna e a quella interna. E’ in questo periodo che John avvia la sua carriera come medico lavorando al Maudsley Hospital ove consegue il titolo di MD e si iscrive al corso per PhD dello University College di Londra sotto la supervisione formale di Sir Cyril Burt. Lavorando con Burt, John giunge alla conclusione che: Le cause della delinquenza giovanile vanno ricercate in eventi avversi dell’infanzia e sostiene che la separazione del bambino delinquente dai genitori deve essere realizzata solo come extrema ratio terapeutica in quanto potenzialmente molto dannosa.
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John Bowlby La formazione analitica
S. FREUD WINNICOTT KLEIN BOWLBY Mentre era in supervisione con Melanie Klein, Bowlby trattò un bambino di tre anni ansioso, agitato e iperattivo; egli fu sorpreso nell’osservare che non solo il bambino, ma anche la madre appariva estremamente ansiosa e angosciata. La Klein gli proibì persino di parlarle. Circa tre mesi dopo, la donna venne ricoverata in manicomio, e quando Bowlby lo riferì alla Klein, questa gli rispose: «Che seccatura, dovrai occuparti di un nuovo caso».
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John Bowlby La formazione analitica
S. FREUD WINNICOTT KLEIN BOWLBY Bowlby pensava che l’esaurimento nervoso della donna non fosse di alcun interesse clinico per la Klein, e questo lo sgomentava. Inoltre, Bowlby si allontanò dallo stile teorico della Klein, dalla sua enfasi sulle fantasie e ipotetici processi interni. Divenne determinato a dimostrare che le esperienze reali del bambino hanno effetti molto importanti su diversi aspetti dello sviluppo. Allo stesso modo, si interessò allo studio dei comportamenti, del bambino e della madre, che potevano essere osservati direttamente e con procedure affidabili. S. Coates (2004)
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John Bowlby Lo studio su quarantaquattro ladri minorenni
Tra il 1944 e il 1962, John è molto attivo nella British Society, di cui sarà segretario del training, vicepresidente e responsabile amministrativo sotto la presidenza di Winnicott. E’ in questi anni che decide di centrare la sua carriera sullo studio prospettico delle conseguenze psichiche degli eventi reali, e facilmente rilevabili, dell’infanzia: le separazioni e la perdita dei genitori. Nel ‘44 pubblica “Fourty-four juvenile thieves: their character and home- life”, uno studio che, paragonando i dati relativi allo sviluppo di 44 ragazzi minorenni che avevano compito furti con quelli dello sviluppo di 44 ragazzi della stessa età che non ne avevano compiuti, dimostra che nelle storie dei primi, soprattutto nei cosiddetti “ladri anaffettivi«, è possibile identificare un numero superiore di separazioni.
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John Bowlby Il lavoro alla Tavistock
Nel 1946, alla fine della guerra, Bowlby diventa direttore del Dipartimento per i bambini della Tavistock che subito ribattezza Dipartimento per bambini e genitori. John, insieme a Esther Bick, riorganizza la clinica: dà vita al training di psicoterapia infantile, introduce le terapie familiari, avvia numerosi progetti di ricerca sulle conseguenze di separazioni più lunghe di sei mesi in bambini con età inferiore ai 5 anni e apre un piccolo laboratorio di ricerca. Energia, efficienza, determinazione e senso pratico caratterizzano il lavoro di Bowlby, capace di circondarsi di collaboratori di valore che contribuiranno allo sviluppo della teoria dell’attaccamento, primi tra tutti Rudolf Shaffer, Cristoph Heinicke, Mary Ainsworth, Colin Murray Parkes e James Robertson.
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John Bowlby La collaborazione con James Robertson
E’ grazie alle scrupolose osservazioni di Robertson, tecnica insegnatagli da Anna Freud alla Hampstead Wartime Nursery che John Bowlby individua le tre fasi di elaborazione del lutto (protesta, disperazione e distacco) che caratterizzano la reazione del bambino alla separazione dalle figure di attaccamento. Col passare del tempo la collaborazione tra John Bowlby e James Robertson incontra delle difficoltà: James accusa John di appropriarsi delle sue idee e sostiene che, dal punto di vista teorico, non sia possibile parlare di elaborazione del lutto in bambini di età inferiore ai due anni - che non hanno ancora acquisito la costanza dell’oggetto. In linea con Robertson, numerosi analisti (Anna Freud, Donald Winnicott, Max Schur, René Spitz) criticano l’idea di Bowlby secondo cui il processo di elaborazione del lutto sarebbe sostanzialmente identico dall’infanzia e dall’età adulta, la sua rinuncia ai concetti della metapsicologla freudiana e l’eccessiva aderenza al dato comportamentale e quantificabile.
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John Bowlby L'ipotesi della deprivazione materna
REAZIONI ALLA SEPARAZIONE: PROTESTA DISPERAZIONE DISTACCO Bowlby OMS- studi sulle carenze materne: deprivazione materna priva di un: “rapporto caldo, intimo e ininterrotto” Associa la psicopatologia alla perdita della figura materna. Osservazioni delle fasi di protesta-disperazione e distacco: “combinare una conoscenza ricostruttiva (clinica) con osservazione diretta del comportamento”
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John Bowlby L'ipotesi della deprivazione materna
Capacità di regolazione è costruita dall’esperienza di essere regolato dalla madre: “Essa è il suo Io e il suo Super Io. Poco per volta il bambino che non ha fatto questa esperienza manifesta una deprivazione parziale (un bisogno di essere amato eccessivo o di punire, il disprezzo di sé o la depressione) o una deprivazione totale (apatia o sviluppo ritardato e, in seguito, superficialità, indifferenza, scarsa concentrazione, tendenza alla menzogna, ed al furto compulsivo)”. Arricchimento del modello impiegando una molteplicità di variabili costituzionali, sociali e relazionali
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ATTACCAMENTO Attaccamento: sistema motivazionale innato- promuove la vicinanza-prossimità a figura in situazioni di pericolo- garantisce sopravvivenza
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SISTEMI DI CONTROLLO Il comportamento è il risultato di sistemi di controllo “corretti secondo la scopo”. Questi sistemi sono guidati da un meccanismo centrale che permette di percepire gli elementi di un ambiente e di servirsi di tale capacità per formarsi una mappa e così prevedere gli eventi rilevanti per tutte le mete stabilite. Il comportamento istintivo è teso al raggiungimento di uno scopo ben definito che in ultima analisi coincide con la sopravvivenza della specie
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SISTEMI DI CONTROLLO SISTEMA DI ATTACCAMENTO: mantiene l’accesso alla figura di attaccamento SISTEMA DI ESPLORAZIONE: favorisce esplorazione Il bambino e l’adulto cercano di mantenere l’omeostasi tra il comportamento di attaccamento, che si attiva quando la sensazione di sicurezza viene minacciata, e il comportamento di esplorazione (gioco o apprendimento) quando tale minaccia è di scarsa entità. In caso di minaccia il bambino si ritira presso la “base sicura” della figura di attaccamento. Il comportamento è l’esito della tensione tra I sistemi di attaccamento e di esplorazione
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John Bowlby Il sistema comportamentale dell’attaccamento
L’attaccamento del bambino alla madre può essere quindi inteso come l’esito della coordinazione corretta secondo lo scopo, cioè regolata per mezzo di sistemi di feedback (stimoli interni o esterni), di più sistemi comportamentali ambientalmente stabili (es. aggrapparsi, inseguire, piangere, succhiare, sorridere). Questi sistemi si attivano quando il bambino è a disagio e la loro funzione è la conquista della prossimità con un adulto familiare che funge da garanzia per la sopravvivenza del piccolo. E’ la prossimità all’adulto di riferimento, infatti, a disattivare i sistemi in questione. Durante i primi 5 anni di vita del piccolo (con un periodo sensibile collocato nella seconda metà del primo anno di vita e uno di stabilizzazione tra i 18 e i 36 mesi) (Bowlby, 1958), i sistemi comportamentali connessi all’attaccamento si organizzano gerarchicamente e si dirigono progressivamente verso un caregiver di riferimento (monotropismo). Le caratteristiche della relazione attaccamento/accudimento vengono poi codificate in modelli operativi interni di sé e dell’altro.
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FASI NELLO SVILUPPO DEL SISTEMA DI ATTACCAMENTO
2-3 mesi: il bambino fa delle cose (piangere) che suscitano l’attenzione e la preoccupazione ma ha una scarsa capacità di orientare in maniera selettiva questi appelli alle figure di attaccamento. 3-6 mesi: il bambino invia segnali di malessere in modo più specifico a persone familiari 6-12 mesi: il bambino ricerca la vicinanza in modi differenziati. I segnali di attaccamento inviati a ogni figura di attaccamento vengono modellati sulle esperienze passate con quella persona: il piccolo può stare nei paraggi per mantenere la vicinanza fisica e “disattivare” prontamente il comportamento di attaccamento una volta che il senso di sicurezza viene ripristinato. Si sviluppa una partnership “corretta secondo lo scopo” in cui il piccolo percepisce che il comportamento della figura di attaccamento è organizzato intorno a obiettivi propri, che sono presi in considerazione dal bambino per selezionare le richieste di vicinanza
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FASI NELLO SVILUPPO DEL SISTEMA DI ATTACCAMENTO
4 anni: con al capacità di riconoscere che lui e la figura di attaccamento hanno prospettive diverse e anche le situazioni interne e esterne possono essere diverse, il bambino meno dipendente dalla vicinanza fisica reale, diventa capace di affidarsi a una “disponibilità di massima” SCOPO DEL SISTEMA DI ATTACCAMENTO: mantenere l’accessibilità e la responsività del caregiver combinate nel termine di disponibilità.
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MODELLI OPERATIVI INTERNI
IL SITEMA COMPORTAMENTALE DI ATTACCAMENTO è organizzato da una serie di meccanismi cognitivi che incorporano le aspettative costruite con l’esperienza Se l’organismo porta in sé un modello su scala ridotta della realtà esterna e delle proprie possibili azioni sarà in grado di sperimentare varie alternative individuare la migliore reagire a situazioni future prima che si verifichino utilizzare la conoscenza di eventi passati per affrontare il presente e il futuro reagire in modo più completo sicuro e competente agli imprevisti che si trova ad affrontare (Craik)
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ATTACCAMENTO cosa fa sì che «nella vita di un individuo i modelli di comportamento percepiti nell’infanzia costituiscano il patrimonio da cui si sviluppano in seguito gli stati puramente psichici»
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La teoria dell’attaccamento riguarda la natura delle esperienze precoci dei bambini e l’impatto che le stesse possono avere sul funzionamento futuro con particolare riferimento ai disturbi della personalità.
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Bowlby (1969, 1973, 1980), stabilisce che il bisogno i formare legami affettivi sia un bisogno umano fondamentale e universale. La teoria di Bowlby spiega come funzionano i sistemi di attaccamento negli esseri umani. L’attaccamento è una tipologia particolare di relazione sociale – paradigmatica a livello madre figlio- che coinvolge legami affettivi. Più ancora può essere definita come il contesto in cui i bambini imparano a regolare le emozioni.
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ATTACCAMENTO I legami emotivi intimi si sviluppano grazie una predisposizione presente fin dalla nascita all’interazione sociale e alla creazione di un rapporto stabile duraturo. Tali legami svolgono una funzione biologica specifica facilitando lo sviluppo e il mantenimento di rappresentazioni mentali sul se e sull’altro sulla cui base l’individuo predice e comprende il proprio ambiente si impegna in comportamenti che aumentano la sopravvivenza, quali il mantenimento della prossimità e stabilisce un senso di identità.
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Perché è IMPORTANTE? L’attaccamento si costituisce nei primi anni di vita e tende a rimanere stabile nel corso della vita. INFLUENZA il modo in cui costruiamo i rapporti con gli altri: impatta nei bambini rispetto ai loro pari, ma anche nelle scelte in adolescenza e in età adulta in termini di coppia. E’ come un BARICENTRO che organizza la nostra vita personale e relazionale.
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Mary Ainsworth La Strange Situation
Strange Situation. Una procedura sperimentale in cui i bambini di circa un anno vengono separati dal caregiver abituale e lasciati con una persona estranea e amichevole in una stanza da gioco gradevole ma sconosciuta. È un paradigma di laboratorio della durata di 20 minuti che utilizza delle “piccole separazioni” della durata massima di 3 minuti ciascuna, che si è rilevato capace di attivare il sistema di attaccamento dimostrando anche l’interrelazione tra i sistemi di attaccamento e quelli di esplorazione.
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Strange Situation Si possono osservare quattro pattern principali di comportamento tra genitori e bambini: SICURI: eslporano l'ambiente quando il genitore è presnete, sono cauti con la perosna estranea e sono molto turbati dall'assenza del genitore al suo ritorno cercano consolazione e si lasciano rassicurare la qual cosa eprmette di tornare al gioco ANSIOSI EVITANTI mostrano poche emozioni o un'apparete sofefrenza in tutte le fasi della sitauzione e sono relativamente concentarti sul gioco ANSIOSI RESISTENTI sono apprensivi ansiosi e in pena prima e durante la separazione sono difficili da consolare e poco interessati alla stanza dei giochi in cui si trovano DISORGANIZZATI DISORIENTATI: non c’è una strategia definita per mantenere o ristabilire la vicinanza con la madre. Manifestao comportamenti strani come battere la mani, sbattere la testa o sfuggire dal genitore, atteggiamenti di freezing quando ricompare il genitore.
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Strange Situation INSICURI Entrambi queste tipologie gestiscono l’attivazione e l’ambivalenza attraverso un ipercontrollo precautivo degli affetti perché sembrano insicuri rispetto alle loro aspettative che il caregiver farà la sua parte nel modulare il loro arousal emotivo (Main & Weston, 1981; Sroufe, 1990).
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Mary Ainsworth La Strange Situation
Permette di formulare l’ipotesi che i bambini partecipassero a questa situazione standardizzata con diverse aspettative cognitive riguardo a come il genitore avrebbe risposto in un momento per loro angosciante. Questa aspettative derivano dall’esperienza effettiva del bambino con la madre durante il primo anno di vita.
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I MODELLI OPERATIVI INTERNI
L’adattamento di un organismo al proprio ambiente si basa sulla possibilità, di costruirsi un’adeguata mappa conoscitiva, un accurato MOI delle caratteristiche dell’ambiente (che guida e regola scambi tra organismo e ambiente).
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John Bowlby I modelli operativi interni (M.O.I.)
Bowlby propose che la qualità delle relazioni con il genitore esitano in rappresentazioni interne o MODELLI OPERATIVI INTERNI (MOI) di lavoro del sè e degli altri: sono schemi mentali in cui le le aspettative rispetto ai comportamenti di un individuo verso il sé vengono aggregati e diventano schemi che guidano le attese interpersonali. favoriscono prototipi per le relazioni sociali successive. Le aspettative sono delle astrazioni che si basano su delle interazioni ripetute con individui specifici. Sono il naturale risultato di un processo di astrazione di caratteristiche non variabili estrapolate da diverse situazioni sociali con individui particolari (Stern, 1985, 1994).
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I modelli operativi interni (MOI)
Sono costruiti integrando 4 diversi sistemi rappresentazionali: Le aspettative sul modo in cui interagiranno i caregiver, che hanno inizio nel primo anno di vita e vengono successivamente modificate Le rappresentazioni degli eventi in cui vengono memorizzati i ricordi generali e specifici delle esperienze legate all’attaccamento Ricordi autobiografici connessi fra loro mediante il significato personale che gli è stato attribuito La comprensione dei sentimenti e delle motivazioni proprie e altrui.
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John Bowlby I modelli operativi interni (M.O.I.)
Sono costruiti sul fondamento delle prime rappresentazioni della relazione e gradualmente si trasformano in immagini indipendenti e tuttavia interconnesse del sè e delle figure di attaccamento. Questa interconnessione significa che il bambino con un MOI della figura di attaccamento rifiutante e poco affettuosa avrà a sua volta un modello di sè come persona poco affettuosa, di scarso valore, noiosa e così via.
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John Bowlby I modelli operativi interni (M.O.I.)
MOI sono relativamente stabili nel corso della vita (Collins & Read, 1994). I bambini sicuri tendono a sviluppino aspettative positive rispetto alle loro competenze di esplorare e di modulare il loro arousal, di comunicare in modo efficace all’interno delle relazioni e sicuri della continua disponibilità del caregiver.
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John Bowlby I modelli operativi interni (M.O.I.)
I M.O.I. possono essere improntati alla sicurezza o a varie forme di insicurezza a seconda delle caratteristiche reali della relazione madre-bambino. Dal punto di vista affettivo, la disponibilità della propria figura di attaccamento fa sentire al sicuro, la sua riconquista genera gioia, la separazione da essa provoca angoscia e rabbia e la sua perdita innesca il processo di elaborazione del lutto. Dal punto di vista evoluzionistico, l’angoscia per la separazione dal caregiver favorisce il ricongiungimento con lo stesso e la rabbia, diretta contro chi è percepito come causa dì quest’allontanamento o contro il caregiver stesso, scoraggia ulteriori allontanamenti (Bowlby, 1960a).
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John Bowlby I modelli operativi interni (M.O.I.)
La presenza di separazioni troppo prolungate dal caregiver complica la gestione dei sentimenti di angoscia e rabbia da parte del bambino. La perdita della figura di attaccamento impone al piccolo il compito di elaborare un lutto vero e proprio (fase terza e quarta, disperazione e distacco). E’ in questi casi che il bambino si trova costretto a modificare la propria visione di sé, del mondo e dei propri obiettivi tenendo conto dell’assenza della figura di attaccamento. In età successive è comunque possibile una modifica anche sostanziale del comportamento di attaccamento e dei M.O.I. in conseguenza dell’esperienza.
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ATTACCAMENTO SICURO Memorie e aspettative che le proprie richieste di attaccamento incontrano una risposta coerente e positiva da parte del genitore. Immagine di sé: autorizzato ad esprimere disagio quando lo sperimenta e in genere sente di essere degno d’amore. Rappresentazione dell’altro: affidabile benevole e disponibile.
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ATTACCAMENTO ANSIOSO EVITANTE
Memorie e aspettative di non disponibilità, rifiuto verso le richieste di protezione, scoraggiamento al legame di attaccamento. La tendenza è quella di favorire l’autonomia e l’autocontrollo del bambino VALE a dire che nei momenti difficili il bambino tenderà a non chiedere aiuto ma a fare da solo e a controllarsi, usando le proprie risorse per affrontare i momenti difficili.
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ATTACCAMENTO ANSIOSO EVITANTE
Insieme di aspettative e di rifiuto rispetto alle proprie esigenze di attaccamento. Rappresentazione di sé come indegno di attenzione protettiva dell’altro. Scarsa amabilità e affidabilità di sé e degli altri Rappresentazione dell’altro come rifiutante, poco affidabile.
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ATTACCAMENTO ANSIOSO RESISTENTE
Memorie e aspettative di genitori poco prevedibili, in alcuni momenti sono iperprotettivi in altri distaccati. I bambini sembrano reagire mostrando un bisogno di costante contatto come se l’unico modo per mantenere il rapporto fosse quello di rimanere coinvolto, di non staccarsi e di mantenere una vicinanza fisica.
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ATTACCAMENTO E REGOLAZIONE
E provato che i comportamenti collegati ai pattern di sono sostenuti da diverse strategie adottate per regolare le reazioni emotive. La regolazione emotiva si apprende con l’aiuto delle figure di riferimento e quindi le strategie sono l’inevitabile riflesso dei comportamenti che i genitori hanno verso i loro figli.
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ATTACCAMENTO SICURO Interazioni coerenti e positive in cui la figura di riferimento non è sovraccarica, ma riesce a ristabilire le risposte emotive disorganizzate che emergono spontaneamente. Questi genitori rimangono organizzati anche di fronte a situazioni stressanti e riescono a svolgere funzioni comunicative (Grossman et al., 1986; Sroufe, 1979, 1996).
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ATTACCAMENTO INSICURO
I bambini prefigurano la reazione dei genitori come: non in grado di stabilizzare la loro attivazione emotiva, a causa di pressioni sociali o personali
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ATTACCAMENTO ANSIOSO/EVITANTE
I bambini prefigurano la reazione dei genitori come: Trascuranti Risentiti
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ATTACCAMENTO ANSIOSO/RESISTENTE
I bambini prefigurano la reazione dei genitori come: Intrusivi (di conseguenza iper regolano i loro affetti e cercano di discostarsi dalla situazione che sono attivanti da un punto di vista emotivo).
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ATTACCAMENTO DISORGANIZZATO DISORIENTATO
I bambini prefigurano la reazione dei genitori come: fonte di paura ma anche di rassicurazione Spesso si associano storie di trascuratezza grave o di abusi fisici e/o psicologici
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DAI BAMBINI AGLI ADULTI
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I legami Le esperienze in età evolutiva sono il modello con cui organizziamo i legami affettivi (non solo di attaccamento) durante la nostra vita. “ Molte emozioni tra le più intense sorgono durante i formarsi, il persistere, il rompersi e il rovinarsi dei rapporti di attaccamento (…) La formazione di un legame di attaccamento viene comunque chiamata “volere bene a una persona” ; la perdita di un compagno equivale a sentire la mancanza di qualcuno; la persistenza di un legame senza alcun pericolo di eprdita viene sperimentata come fonte di sicurezza; il rinnovamento di un legame come gioia . Poiché di solito queste emozioni riflettono lo stato dei legami affettivi di un individuo, ne consegue che la psicologia e la psicopatologia delle emozioni coincidono in gran parte con la psicologia e la psicopatologia dei legami affettivi”. (Bowlby, 1980, p. 48)
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Nell’età adulta Nell’adulto è sostenibile che il comportamento di attaccamento sia la continuazione di quello dell’infanzia sulla base del fatto: “ Nelle malattie e nella calamità gi adulti diventano esigenti nei confronti degli altri, in condizioni di improvviso pericolo o in una catastrofe una persona quasi certamente cercherà la vicinanza con l’altra persona considerata conosciuta e fidata”. Il comportamento di attaccamento non scompare con l’infanzia e che benché i risultati dell’attaccamento siano sempre gli stessi, i mezzo per raggiungerlo si diversificano sempre di più cosi da comprendere on solo gli elemento fondamentali dell’attaccamento presenti ala fine del primo anno ma anche una serie sempre più vasta di elementi sempre più elaborati che si organizzano in piani secondo fini stabiliti
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Adult Attachment Interview - AAI
Intervista semi-strutturata Attiva il sistema di attaccamento progressivamente Analisi delle narrative: non contenuti ma proprietà formali (coerenza) della storia- coerenza come indice di coerenza del MOI
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Adult Attachment Interview: AAI
Intervista semi strutturata che prende in considerazione i ricordi delle prime relazioni con ogni genitore, le separazioni, le malattie e gli incidenti, le punizioni, le morti e l'abuso. Si codifica attraverso un'attenzione alla comunicazione, discorso confuso e passivo, rabbia incontrollata, svalutazione dell'attaccamentio e contraddizioni. Si usa una scala della coerenza utilizzata come un barometro della sicurezza.
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Adult Attachment Interview: AAI LE CATEGORIE
SICURI/AUTONOMI. INSICURI/DISTANZIANTI INSICURI/PREOCCUPATI DISORGANIZZATI Molti studi hanno dimostrato che la categoria della AAI è fortemente predittiva della categoria di attaccamento del bambino con il genitore, che a sua volta è indipendente dalla categoria di attaccamento del bambino con un altro caregiver. Gli studi mostrano che l’attaccamento rilevato da 1 a 6 anni sia correlato con il tipo di modello operativo del genitore classificato con AAI. La corrispondenza non è il prodotto del ricordo di una specifica esperienza che il genitore ha con il bambino visto che è possibile individua questa corrispondenza anche quando AAI è somministrata in gravidanza
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Adult Attachment Interview: AAI LE CATEGORIE
SICURI/AUTONOMI: forniscono un racconto coerente e fluido delle loro esperienze di attaccamento (a prescindere dal contenuto) appaiono liberi di esplorare e di parlare della loro infanzia, fornendo un quadro unitario e coerente della natura delle loro esperienze. INSICURI/DISTANZIANTI: si caratterizzano per una povertà del ricordo associato alle esperienze infantili di attaccamento e che, talvolta, forniscono descrizioni idealizzate dei loro genitori anche se tendono poi a negare l’influenza esercitata dalle prime relazioni sul loro successivo sviluppo e sulla loro attuale personalità; tetano di limitare attivamente o in modo non consapevole l’influenza delle esperienze relazionali avute da piccoli.
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Adult Attachment Interview: AAI LE CATEGORIE
INSICURI/PREOCCUPATI: riferiscono in maniera non organizzata e coerente, ma arrabbiata e in qualche modo ancora non risolta numerosi ricordi sulle loro esperienze di attaccamento; il quadro che forniscono non è chiaro e rileva che essi sono ancora coinvolti nelle relazioni con le figure genitoriali in qualche modo ancora attive nei loro pensieri IRRISOLTI: “con lutti o traumi non risolti” emergono discorsi che non possono essere inseriti nelle categorie precedenti in cui si vede un’alternanza di strategie e modalità
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AAI: un esempio La prima parola che hai scelto per descrivere tua madre è ‘competente, riesci a pensare a un evento, ricordo specifico … No, solo un’impressione generale. Ah, non c’è nulla di specifico, non penso di averla mai vista essere incompetente.. Si, solidamente competente, un’educazione in genere decente, ah, ottimi gusti nella musica, ah, … beh, in fondo, ci ha insegnato le buone maniere, un gusto decente nell’ abbigliamento, gusti decenti per quanto riguarda la musica, e così via. Siamo stati circondati dalle buone maniere di mia madre Non riesci a ricordare qualcosa di specifico? beh, quando avevo 2 anni, mi dicono che io, ah, correvo fra i tavoli di un ristorante a dire alla gente di togliere i gomiti dal tavolo, ma io non me lo ricordo” I tuoi genitori ti hanno mai coccolato, abbracciato quando eri ammalato, o ferito? Ma no, non quando stavo male, altrimenti avrebbero preso quello che avevo io! Ma si, in genere erano gentili [cosa significa] beh, se non mi potevano dare un abbraccio decente, allora mi davano più cibo.
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