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Migrazioni internazionali

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Presentazione sul tema: "Migrazioni internazionali"— Transcript della presentazione:

1 Migrazioni internazionali
Un riassunto e suggerimento di temi di discussione

2 Fattori che determinano la decisione migratoria (vedi Borjas, cap. 8)
I principali fattori che vengono considerati nei modelli economici (perché facilmente osservabili) sono: La distanza: più breve è, maggiore è la spinta migratoria (condizionatamente all’andamento dei costi di trasporto) Differenziali salariali: maggiore è il differenziale, più elevata è la spinta migratoria Età: più si è giovani, più si è indotti a emigrare Regole: regolamentazioni più restrittive (in entrambi i paesi di destinazione e in patria) riducono la spinta ad emigrare Disponibilità finanziarie: ricchezza familiare e mercati finanziari imperfetti Questi fattori non sono sufficienti a spiegare però la mèta e la velocità delle migrazioni

3 Come spiegare i motivi e la velocità delle migrazioni
Fattori addizionali: Effetto «richiamo» del paese di origine (rimpatri/riduzione spinta migratoria) Decisione familiare (non individuale: può aumentare/ridurre l’intensità) Incertezza che considera due componenti: Avversione al rischio (riduce la spinta migratoria) Informazione: Reti migratorie (aumentano l’effetto pull) Variazione comparata nel ciclo economico dei differenziali salariali (aumenta/diminuisce l’effetto push/pull) Analisi del prof. Kemnitz si è concentrata sull’option value (o valore dell’alternativa)

4 Gli equilibri intertemporali e l’incertezza
I principali modelli economici spiegano i flussi migratori internazionali utilizzando i differenziali salariali come motivo della scelta migratoria quale forma di investimento sul futuro Se si confrontano i risultati di tali modelli opportunamente corretti per la dimensione dei costi o degli effetti derivanti da barriere di vario tipo e di fattori di attrazione (catena migratoria, welfare, ecc.) non si riesce ancora a spiegare come mai i flussi migratori non siano maggiori Alcuni articoli scientifici hanno verificato i motivi per cui questo può accadere e il prof. Kemnitz ha presentato il risultato proposto da Michael Burda in un articolo del 1995 che mette in luce i termini della convenienza a non emigrare nonostante la presenza di differenziali salariali consistenti. Si tratta dell’incertezza: il principio «della cattiva notizia» evidenzia come il valore dell’opzione di attendere nell’operare la scelta di emigrare aumenti il flusso migratorio solo in questo caso. L’analisi è stata eseguita per spiegare la causa degli scarsi movimenti migratori avvenuti dopo la caduta della cortina di ferro in Europa tra Est e Ovest. Il caso in esame è quello della migrazione tra Germania Est e Germania Ovest: nel 1989 il reddito medio da lavoro ad Est era 1/10 di quello ad Ovest, nel 1991 il divario era sceso al 30% e gli intervistati dell’Est nel 1993 del Panel Socio-economico tedesco, pur continuando a rispondere nel 35% dei casi che consideravano l’opzione di emigrare, solo nel 4% dei casi si dichiaravano entusiasti di adempiere tale scelta. Questo caso diviene emblematico nella spiegazione di numerosi altri casi presenti nella realtà (es. in Europa, ma anche Portorico-USA).

5 La scelta come investimento: una trattazione economica
Nel caso della scelta di emigrare per motivi economici ritorniamo all’idea di scelta intertemporale che viene operata dall’individuo, sapendo che andrà incontro a costi certi oggi per godere di redditi futuri incerti, ma più elevati. Un’opzione importante della quale dispongo per migliorare le mie aspettative sul futuro in analogia con quanto accade nei mercati finanziari è quello di attendere: l’informazione migliora e il mio rischio di fallire si riduce. Tuttavia ai costi fissi derivanti dall’emigrare devo aggiungere quelli derivanti dall’opzione di attendere e quindi questi si ripercuotono sul guadagno netto futuro, riducendolo. Vediamo con degli esempi proposti da Burda (1995):

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7 Emigrare o non emigrare?
Quindi, solo se il valore dell’opzione dell’attesa è nullo e i guadagni superano i costi fissi iniziali nel periodo in cui io esercito la mia scelta di emigrare (caso 1), l’emigrazione avrà luogo nel primo periodo, altrimenti essa avverrà dopo aver atteso(caso 2). Un altro fattore che occorre considerare nel valutare la scelta di migrare è quello dell’autoselezione degli individui. Si considerano solitamente due gruppi contrapposti: qualificati (skilled) e non qualificati (unskilled). Anche in questo caso la scelta di emigrare o meno e dove emigrare è determinata dal rendimento differenziale per il sottogruppo (argomenti trattati in Borjas cap. 8.6).

8 Le implicazioni economiche delle migrazioni internazionali (Borjas cap
Abbiamo visto come operano poi le migrazioni da un punto di vista macroeconomico: si considera la libera circolazione del lavoro con capitale fisso e differenziali salariali iniziali Finché i salari sono diversi tra paesi, quelli con salario medio più elevato attireranno lavoratori, gli altri li perderanno (es. semplificato con due paesi). A livello macro vi è un guadagno netto globale, ma guadagnano tutti? No; la produzione aumenta nel paese di destinazione e quindi le imprese guadagnano di più e meno quelle di origine; gli immigrati nel paese di destinazione guadagnano di più; anche i nativi che hanno un capitale umano che è diventato più scarso lo fanno (caso complementarietà), così come quelli che rimangono nel paese di origine, ma Coloro che possiedono un capitale umano che è divenuto abbondante e coloro che hanno le stesse dotazioni di lavoro e capitale (in situazione di libera circolazione di capitali) perderanno dalla mobilità internazionale del lavoro.

9 Temi di approfondimento per seminari studenti e bibliografia
I differenziali salariali nei paesi di origine e destinazione lavori italiani: Venturini e Villosio, d=chrome&ie=UTF-8 ; Gavosto et al, ; Pastore et. Al, L’assimilazione degli immigrati nei paesi di accoglienza: Storm, Venturini, Villosio (2013) - Borjas, ; Dustmann, immigrants/dustmann_1996_jopopeco.pdf Le decisioni migratorie della famiglia Katz, E., & Stark, O. (1986). Labor migration and risk aversion in less-developed countries. Journal of Labor Economics, 4, 131–149 Gentili, Differenziali nella struttura occupazione-disoccupazione John R. Harris and Michael P. Todaro (1970), Migration, Unemployment and Development: A Two-Sector Analysis, The American Economic Review Vol. 60, No. 1 (1970), pp De Arcangelis et al., ricerche/Migration,%20labor%20tasks%20and%20production%20structure.pdf

10 Temi di discussione Dispersione salariale e qualità dell’emigrazione: coloro che hanno un capitale umano ridotto preferiscono paesi con una scarsa differenziazione salariale, quelli con un elevato capitale umano preferiscono una dispersione elevata Borjas, w4AMfQ%3D&response-content-disposition=inline%3B%20filename%3DSelf-Selection_and_Internal_Migration_in.pdf Migrazione inversa/rientri in patria (la crisi è un motivo o le politiche che incentivano i rientri) Dustmann, Ammendola et al migration/7b._it_emn_ncp_return_country_study_finalit_version_it.pdf Aspetti di welfare e migrazioni internazionali Merotta, Giulietti et al., Wildasin, D. , (1994), Income Redistribution and Migration, The Canadian Journal of Economics / Revue canadienne d'Economique, Vol. 27, No. 3 (Aug., 1994), pp Brain drain: autoselezione di lavoratori con elevata formazione e impoverimento tecnologico del paese d’origine Beltrame, Milio et al Migrazioni illegali e controllo delle frontiere Friebel e Guriev, (2006) - Rifugiati e politiche Dustmann,


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