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ArcMap 9.2 Start Tutorial Marcella Muti, CSI Piemonte

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Presentazione sul tema: "ArcMap 9.2 Start Tutorial Marcella Muti, CSI Piemonte"— Transcript della presentazione:

1 ArcMap 9.2 Start Tutorial Marcella Muti, CSI Piemonte
ver. ArcGIS 8.3, settembre 2004 Franco Vico, Politecnico di Torino, upgrade a ver. ArcGIS 9.0 e revisione, settembre 2005 Antonio Cittadino Università di Torino, DITer Francesco Fiermonte Politecnico di Torino, DITer upgrade a ver. ArcGIS 9.2 e revisione, ottobre 2009

2 ESERCIZIO 1 CHE COS’E’ UN MAP DOCUMENT?
E’ un file (con estensione mxd) che memorizza una serie di informazioni: - localizzazione su disco dei dati che utilizziamo (oggetti geografici, tabelle, immagini, etc.); - informazioni sulle simbologie che utilizziamo per rappresentare i dati geografici; - tutte le informazioni relative alle carte che creiamo (scala di rappresentazione, titolo, legende, etc.) ATTENZIONE I dati che carichiamo aprendo il Map Document non sono contenuti nel file.mdx, nel file mxd vengono memorizzati solo nomi e percorsi (localizzazione su disco)! Ergo: se sposto, rinomino, cancello un dato (shapefile, tabella,, raster …) quando riapro il Map Document, tale dato non verrà trovato (perché viene cercato un file che aveva un ben preciso nome e percorso). E’ possibile ripristinare il link indicando il suo nuovo percorso e / o nome del dato (ts dxdel mouse sul layer e poi seleziono le voci “Data” -> “Set Data Source”), oppure rimuovendo il layer (ts dx sul layer e poi selezioniamo la voce “Remove”) se il dato sorgente è stato eliminato. VANTAGGI I dati e le modifiche vengono automaticamente recepite nelle mappe SVANTAGGI Le directory che contengono i dati che utilizziamo (shapefile, coperture, file.dwg, immagini, file.doc, raster, etc) vanno ben organizzate (…ma non è uno svantaggio!) se spostare, rinominare, cancellare i dati “compromette” il Map Document, va da sé che meglio strutturiamo il work space (percorsi e nomi dei file) minori problemi avremo dopo! LAVORIAMO SU UN MAP DOCUMENT ESISTENTE - apriamo il file esercizio1.mxd (clicchiamo su “An existing map” N.B. per file utilizzati recentemente si può cliccare direttamente sul nome del file nell’elenco Cerchiamo la directory che contiene il map document, lo selezioniamo e clicchiamo su “Apri”) Pag.1

3 TERMINOLOGIA Area in cui si visualizzano i dati presenti
nella “tabella dei contenuti” (oggetti geografici, tabelle, immagini, raster…) TERMINOLOGIA MAP DISPLAY AREA Scala della mappa DATA FRAME Il data frame è un raggruppamento di layers che vogliamo visualizzare insieme LAYERS Livelli informativi TABLE OF CONTENT (TOC) Area a sinistra in cui sono elencati i dati caricati nel Map Document Tasti per il passaggio dalla modalità “Data View” alla modalità “Layout View” Coordinate geografiche (indicano la posizione del puntatore nella mappa) Pag.2

4 STRUMENTI DI NAVIGAZIONE
- salviamo il file esercizio1.mxd nell’area di lavoro locale (File -> Save as) A) lavoriamo con i layers - visualizziamo i layers presenti nella tabella dei contenuti (per rendere visibile un layer si clicca nel quadratino posto accanto al nome del layer) - aggiungiamo il layer distribuz.shp - cambiamo il nome del layer “distribuz.shp” in “centri commerciali” (i nomi dei layers possono essere modificati in 2 modi: a) dalle proprietà del layer (Layer Properties -> General) b) cliccando 2 volte sul nome del layer con il ts sx del mouse) - rimuoviamo (dalla TOC) il layer urbanizzato (ts dx del mouse sul layer e poi selezioniamo la voce “Remove”) - interroghiamo un oggetto del layer ospedali (attenzione: nella finestra “Identity Results” è necessario specificare quale layer vogliamo interrogare!) STRUMENTI DI NAVIGAZIONE ZOOM IN / OUT (zoom nel punto in cui si clicca con il puntatore o all’interno del rettangolo tracciato) ZOOM IN / OUT PREFISSATI (a partire dal centro della mappa) FULL EXTENT (zoom sulla massima estensione della mappa) ZOOM PRECEDENTE / ZOOM SUCCESSIVO ALTRI TIPI DI ZOOM: - ZOOM TO LAYER: effettua uno zoom sul layer scelto (si clicca sul layer con il ts dx del mouse e si seleziona la voce “Zoom to layer”) - BOOKMARK: è la memorizzazione di uno zoom (si usa quando si vuole tornare spesso su uno stesso zoom) (dopo aver scelto l’area di interesse si va su: View -> Bookmarks -> Create e si inserisce il nome del bookmark N.B. è possibile creare bookmarks anche all’interno della finestra di interrogazione dei dati e nella finestra del find - ZOOM TO SELECTED: effettua uno zoom sugli oggetti selezionati PAN: spostamenti nell’area della mappa in qualsiasi direzione INTERROGA: si visualizzano i dati alfanumerici della tabella associata all’oggetto cliccato (N.B. cliccando con il ts dx del mouse sull’oggetto che compare nella “Identity Results” è possibile creare un hyperlink) FIND: trova un oggetto in base al valore di un suo attributo Pag.3

5 ad un oggetto geografico ed una serie di campi che lo descrivono
Le tabelle sono costituite da una serie di records ognuno dei quali corrisponde ad un oggetto geografico ed una serie di campi che lo descrivono - apriamo la tabella associata al layer degli ospedali: verifichiamo se è possibile fare una ricerca (Find) per nome (quindi vediamo se esiste un campo che riporta il nome degli ospedali) (ts dx sul layer e poi selezioniamo la voce “Open Attribute Table”) - utilizziamo il tasto “Find” per cercare l’ospedale San Luigi (attenzione: è necessario indicare il layer su cui vogliamo effettuare la ricerca) CAMPI (colonne) RECORD (riga) IDENTIFICATORE UNIVOCO Ogni tabella dovrebbe contenere un campo che identifica in maniera univoca gli oggetti territoriali. N.B. l’identificatore univoco diventa indispensabile quando si vogliono agganciare / relazionare tabelle che riportano attributi differenti degli stessi oggetti territoriali - effettuiamo uno zoom sull’oggetto selezionato (ts dx sul nome che compare nella finestra del“Find” e poi selezioniamo la voce “Zoom to features” - creiamo un bookmark per lo zoom che abbiamo appena effettuato (ts dx sul nome dell’ospedale che appare nella finestra del Find e poi selezioniamo la voce “Set Bookmark”) (N.B. per verificare cosa è successo andiamo su “View -> Bookmarks”) - riportiamo la visualizzazione all’intera mappa Pag.4

6 - visualizziamo sulla mappa il nome degli ospedali (Labels)
(Layers Properties -> Labels, in“Label Field” indico quale campo voglio utilizzare per le labels; poi chiudo la finestra e vado con il ts dx del mouse sul layer ospedali e seleziono la voce“Label Features” N.B. prima di effettuare questa operazione devo aprire la tabella del layer degli ospedali pervedere quale campo devo usare! - rendiamo visibili i centri commerciali (shapefile“distribuz”) per scale inferiori a 1:50.000 (Layers properties-> General; poi attiviamo la voce: “Don’t show layer when zoomed” e scriviamo il valore nella casella “out beyond”) N.B. Visualizzazione dei temi in funzione della scala: è possibile definire delle scale di visualizzazione dei layers. Questa operazione può essere utile qualora si abbia un layer con molti oggetti che verrebbero quindi ad ingombrare troppo l’area della mappa quando si lavora a piccole scale N.B. Quindi in questo caso per scale inferiori a m (ad es ) il layer non sarà visibile, mentre per ingrandimenti a scale maggiori (ad es ) il layer sarà visibile Pag.5

7 (Layer Properties -> Symbology -> Features -> Single Symbol)
- modifichiamo la forma, il colore e le dimensioni del simbolo delle scuole (Layer Properties -> Symbology -> Features -> Single Symbol) - modifichiamo il colore del simbolo delle fasce fluviali - modifichiamo il simbolo delle fasce fluviali attribuendo diverse tonalità di azzurro ai valori presenti nel campo “FASCIA” (Layer Properties -> Symbology; metodo di tematizzazione: Categories -> Unique Value 1) indichiamo il campo che vogliamo utilizzare per la tematizzazione 2) visualizziamone tutti i valori con il tasto “Add All Value”) Per il momento vediamo solo 2 modalità di rappresentazione dei layer: SINGLE SYMBOL: tutti gli oggetti del layer sono rappresentati con un unico simbolo UNIQUE VALUE: gli oggetti del layer sono rappresentati in base ai valori di un campo della tabella associata N.B. “Unique value, many fields” per le tematizzazioni utilizzando fino a 3 campi contemporaneamente N.B. Cambiare i nomi dei campi e / o il loro valore nella finestra “Symbology”non porta ad una modifica della tabella degli attributi; anche in questo caso le variazioni effettuate servono semplicemente a rendere più comprensibile la vista sui dati: queste variazioni sono registrate nel Map Document - modifichiamo il nome del campo “Fascia” in “Fasce Fluviali” - decodifichiamo i valori nel campo FASCIA (per decodificare gli attributi scriviamo nella colonna label) A: FASCIA A B: FASCIA B C: FASCIA C - salviamo la legenda (ts dx sul layer e poi selezioniamo la voce “Save As Layer File”) N.B. Salvare la legenda di un layer è un’operazione molto utile soprattutto per i layers la cui tematizzazione è articolata (perché non dobbiamo ogni volta ricostruire la legenda ma la carichiamo come file.lyr). Un lyr file è un “map document” relativo solo a quel file Costruire una legenda chiara (e salvarla) diventa una modalità di lavoro indispensabile soprattutto quando si condividano i dati con altri utenti che non conoscono nel dettaglio i dati stessi, in particolar modo nel caso in cui i campi siano codificati Pag.6

8 B) prepariamo una carta da stampare
Modalità “Data View”: è l’ambiente in cui è più comodo navigare nella mappa, tematizzare, interrogare, selezionare, effettuare analisi, editare Modalità “Layout View”: è l’ambiente in cui effettuare l’allestimento cartografico, infatti compare una pagina virtuale su cui disporre il titolo, la legenda, la scala e altri oggetti come tabelle, immagini, grafici, etc.) - andiamo nella modalità di visualizzazione “Layout View” - settiamo le dimensioni della pagina: A0 (ts dx nell’area della pagina) - settiamo la scala di rappresentazione (1:25.000) - inseriamo il titolo della carta (Attenzione al concetto di dimensione dei caratteri! Es: un testo i cui caratteri abbiano dimensioni di 12-14, è ben visibile sulla carta stampata, ma quando lavoriamo a video, soprattutto con formati grandi (tipo A1-A0) non sarà assolutamente leggibile, ciò non significa che dobbiamo ampliare le sue dimensioni! Altrimenti, quando si stamperà la carta, il risultato sarà una scritta a caratteri cubitali! Piuttosto se si hanno dei dubbi sulle dimensioni che il testo avrà sulla stampa finale, uso il tool che visualizza la carta in scala 1:1) - inseriamo la scala di rappresentazione (N.B. possiamo inserire la scala sia come barra: “Scale Bar” che come testo: “Scale Text”) - inseriamo la legenda (N.B. nella legenda finale non facciamo comparire i layers delle CTR) Le barre per la navigazione nell’area della mappa e nel layout sono differenti Tools per la navigazione nella mappa Tools per la navigazione nel layout” LEGENDA: il legend wizard ci permette di: - non far comparire alcuni layers nella legenda finale; - modificare il titolo della legenda (nome, carattere, dimensioni) - aggiungere bordi, colore di sfondo, ombreggiature - modificare la modalità di rappresentazione delle linee e delle aree - modificare la spaziatura tra gli elementi della legenda Tutte queste opzioni ci permettono di costruire una buona legenda dal punto di vista della resa grafica; peraltro è possibile rendere editabile ogni singolo elemento della legenda qualora si renda necessario effettuare ulteriori modifiche. Procedura: seleziono la legenda e con il ts dx scelgo la voce “Convert to Graphics” , poi con il ts dx scelgo la voce “Ungroup” N.B. Attenzione: quando si converte la legenda in un oggetto grafico si ha il vantaggio di rendere editabile ogni singolo elemento, ma viene perso il legame con i layers elencati nella TOC, pertanto se modifico le tematizzazioni dei layers, questi cambiamenti non appaiono automaticamente nella legenda (cosa che invece accade quando non si converte la legenda in un oggetto grafico) tasto da utilizzare dopo aver selezionato gli oggetti che non voglio far apparire in legenda Pag.7

9 Nell’esercizio 1 abbiamo:
A) lavorato con i layers: - visualizzato i layer - aggiunto un layer - cambiato i nomi dei layer - rimosso un layer - interrogato - utilizzato il find - visualizzato le labels - reso visibile un layer in funzione della scala - tematizzato i layer con le modalità “Single simbol” e “Unique value” B) preparato una carta da stampare Pag.8

10 ESERCIZIO 2 (* ) ATTENZIONE: l’ordine dei layers nella “Table of Contents” (TOC) determina il loro ordine di visualizzazione nell’area della mappa: i layers che si trovano alla sommità della TOC sono disegnati sopra tutti gli altri e viceversa quelli che si trovano in basso sono disegnati sotto. Da ciò ne consegue che i layers poligonali vanno portati sempre verso il basso nella TOC altrimenti coprirebbero gli altri oggetti, mentre linee e punti vanno in alto così saranno visibili sopra i layers polygons. PS comunque ai poligoni può essere applicato un fattore di trasparenza, per cui gli oggetti sottostanti rimangono abbastanza visibili. APRIAMO UN NUOVO MAP DOCUMENT A) lavoriamo con i layers - aggiungiamo i seguenti temi: scuole, ospedali, centri commerciali (distribuz), ferrovie, viabilità, fiumi (areali e lineari), limiti comunali (lim_comu_c), urbanizzato (urbanizzato.shp) - disponiamo il layers nella TOC in modo che si visualizzino correttamente nell’area della mappa (*) (i layers di punti devono essere collocati in alto, le linee in posizione intermedia, i poligoni in basso) - rinominiamo i layers per renderli più comprensibili es: da lim_comu_c a limiti comunali - disegnamo solo il contorno dei limiti comunali - tematizziamo il layer urbanizzato in base al campo defgen (tematizziamo solo defgen=A,M,P,R,S,T,Z; quindi non usiamo il tasto “Add all Value” che aggiunge tutti i valori del campo defgen, ma usiamo il tasto “Add Value” che ci permette di scegliere quelli che ci interessano) - decodifichiamo gli attributi del campo defgen A = agricola M = polifunzionale P = produttiva R = residenziale S = servizi e impianti T = terziario Z = area di pregio ambientale - applichiamo un fattore di trasparenza (50%) al tema dell’urbanizzato (View -> Tools -> Effects) - visualizziamo i nomi dei comuni (label) (il layer da usare è LIMITI COMUNALI, apriamo la tabella per individuare il campo che contiene il nome dei comuni; poi andiamo su Layer Properties -> Label: per settare il campo che voglio usare, le dimensioni e il colore del testo delle labels; infine con il ts dx sul layer, seleziono la voce“Labels features) 1) Scegliamo il campo che vogliamo usare per la tematizzazione 2) Clicchiamo su “Add value” per visualizzare gli attributi del campo defgen (questi compaiono all’interno del campo “Value”) 3) Scriviamo la decodifica all’interno della colonna label trasparenza Pag.9

11 B) applichiamo alcuni metodi di selezione select by attributes
E’ possibile selezionare gli oggetti utilizzando varie modalità: a) con il simbolo “Select Features” b) dalla tabella (“Select by Attributes”) c) usando le relazioni spaziali (“Select by Location”) - selezioniamo le aree produttive all’interno del layer delle aree urbanizzate (defgen = “P”) 1) scegliamo il layer da utilizzare a) con il “Select Features” prima di usare il puntatore, settiamo i layers che vogliamo rendere selezionabili: Selection -> “Set Selectable Layers” b) dalla tabella (“Select By Attributes”) - seleziono il record o i records con il puntatore - oppure utilizzo un’espressione SQL (Selection -> “Selection By Attributes”) c) usando le relazioni spaziali (“Select by Location”) esistono vari metodi, vediamone alcuni: ARE COMPLETELY WITHIN: es. tutti i laghi completamente contenuti in un’area forestale COMPLETELY CONTAIN: es:tutte le aree forestali che contengono i laghi completamente CONTAIN: es: tutte le aree forestali che contengono i laghi anche nel caso in cui i bordi si tocchino (relazione topologica di adiacenza) ARE CONTAINED BY: es: tutti i laghi contenuti in un’area forestale anche nel caso in cui i bordi siano adiacenti INTERSECT….etc…. 3) selezioniamo l’attributo “P” 2) scegliamo il campo su cui fare la query varie modalità di selezione per localizzazione 4) verifichiamo che la query sia corretta e clicchiamo su “Apply” Pag.10

12 poi apriamo la finestra del “Select By Location”)
- seleziono gli ospedali che sono a meno di 500 metri dalle aree produttive (selezioniamo le aree produttive dal layer urbanizzato usando il metodo “Select By Attribute”; poi apriamo la finestra del “Select By Location”) 1) settiamo il layer i cui oggetti devono essere selezionati 2) scegliamo il criterio di selezione da applicare 3) settiamo il layer che ci serve per ottenere la selezione 4) indichiamo che la ricerca deve essere effettuata solo per gli oggetti selezionati (aree produttive) 5) attiviamo l’opzione “Apply a buffer to the features” e scriviamo la distanza di interesse I dati selezionati possono essere esportati (ts dx sul layer e poi selezioniamo le voci Data -> Export) oppure inseriti in un nuovo layer (ts dx sul layer e poi selezioniamo Selection -> Create Layer from Selected Layer) - apro la tabella degli ospedali - quali e quanti ospedali ricadono nella fascia di 500 metri dalle aree produttive? Pag.11

13 selezioniamo le aree produttive con la modalità precedentemente
C) creiamo un buffer - generiamo le aree che costituiscono un intono di 500m dalle aree produttive e salviamo il risultato di questa elaborazione in un nuovo layer selezioniamo le aree produttive con la modalità precedentemente descritta [pag.10] e creiamo un nuovo layer (ts dx sul layer e poi selezioniamo Selection -> Create Layer from Selected Poi apriamo la ArcToolBox window, e selezioniamo la voce Analysis Tools -> Proximity -> Buffer 1) selezioniamo il layer da utilizzare per il processo di buffering (Input features) 3) salviamo il risultato dell’elaborazione in un nuovo layer (Output Features Class) (N.B. Attenzione alla collocazione dei nuovi file creati! Si ritorna qui al discorso dell’organizzazione dell’area di lavoro...) 3) indichiamo la distanza di interesse (Attenzione all’unità di misura!*) * Nel caso in cui l’unità di misura della mappa non sia stata precedentemente settata, quando cerchiamo di calcolare il buffer compare un messaggio di errore. Per definire l’unità di misura bisogna andare nel “Data Frame Properties” -> “General” (N.B. l’unità di misura è determinata dal sistema cartografico nel quale sono i dati: nei sistemi normalmente usati in Italia si tratta di metri) Pag.12

14 - deselezioniamo le aree produttive
(ts dx sul layer poi Selection -> Clear Selected Features) - selezioniamo tutti gli ospedali che cadono all’interno del buffer delle aree produttive (Selection -> Selection by Location) - apro la tabella degli ospedali - quali e quanti ospedali ricadono nella fascia di 500 metri dalle aree produttive? Lo stesso risultato (la selezione degli ospedali che ricadono a 500 m dalle aree produttive) lo avevamo ottenuto precedentemente senza fare il buffer Con questa seconda modalità la differenza sostanziale è che abbiamo creato un nuovo layer (l’area di interesse di 500 metri attorno alle aree produttive), layer che potrà essere usato nella fase dell’allestimento cartografico o come nuovo dato da utilizzare successivamente Pag.13

15 Nell’esercizio 2 abbiamo:
A) lavorato con i layers: - aggiunto layer - cambiato i nomi dei layer - tematizzato - visualizzato le labels B) applicato alcuni criteri di selezione - select by attribute - select by location C) creato un buffer Pag.14

16 ESERCIZIO 3 IDENTIFICATORE UNIVOCO è possibile stabilire un collegamento (join o relate) tra più tabelle soltanto se in ogni tabella è presente un campo i cui valori identificano in maniera univoca gli oggetti territoriali, questo campo deve essere presente in entrambe le tabelle (N.B. il nome del campo può essere differente, mentre i valori in esso contenuti devono essere gli stessi per entrambe le tabelle) LAVORIAMO CON LE TABELLE: join e relate A) stabiliamo un join tra 2 tabelle - apriamo un nuovo Map Document e carichiamo i seguenti dati: ospedali.shp viabilita.shp ferrovie.shp lim_comu_c.shp urbanizzato.shp fiumi_arc.shp fiumi_poly.shp - aggiungiamo lo shape viab_x_join.shp e la tabella catene.dbf lo shapefile viab_x_join.shp rappresenta le strade provinciali (S.P.) mentre la tabella catene.dbf riporta le S.P. per cui è obbligatorio portare le catene nei mesi invernali. L’operazione che si vuole effettuare consiste nel collegare la tabella catene.dbf con quella del layer delle S.P. affinchè sia possibile visualizzare le S.P. interessate da questa prescrizione (quindi vogliamo agganciare un’informazione tabellare ad un’informazione geografica) - apriamo le 2 tabelle (viab_x_join e catene) - individuiamo il campo (identificatore univoco) che ci serve per collegare le tabelle (qual’è?) N.B. Organizzo i layer nella TOC (tabella dei contenuti) in modo che punti, linee e poligoni siano visualizzati correttamente (vi ricordo che i poligoni coprono gli oggetti sottostanti!) quindi l’ordine corretto è: - punti alla sommità della TOC - linee nella posizione intermedia - poligoni in basso Pag.15

17 - effettuiamo il join tra le 2 tabelle
(ts dx sul layer delle strade provinciali e poi selezioniamo le voci: “Join e Relate” -> “Join” nel form “Join Data” indichiamo: 1) il nome del campo identificatore univoco della tabella di destinazione (la tabella del layer) 2) il nome della tabella che vogliamo agganciare 3) il nome del campo identificatore univoco della tabella da agganciare) Esistono 2 modalità per collegare tabelle differenti: JOIN: i dati della seconda tabella vengono agganciati ai dati della prima tabella (quella del layer), quindi tutti i campi vengono visualizzati nella tabella di destinazione Il join si usa nel caso di relazioni uno a uno - molti a uno RELATE: le due tabelle non si agganciano, quindi rimangono separate, ma si relazionano per cui ad esempio se seleziono un record di una tabella, automaticamente si selezionano anche i records corrispondenti dell’altra tabella Il relate si usa nelle relazioni uno a molti ATTENZIONE sebbene il join porti alla visualizzazione di tutte le informazioni in un’unica tabella, in realtà le due tabelle rimangono entità fisiche separate, ossia il Map Document salva solo la definizione del Join (o del Relate); questo vuol dire che ogni volta che riapriamo il Map Document, ArcMap effettua nuovamente l’operazione di unione . Pertanto qualsiasi cambiamento nelle tabelle che può aver avuto luogo nel frattempo, verrà automaticamente incluso nel Map Document (gli aggiornamenti sono automaticamente visibili!) Se si vuole ottenere un nuovo shape con una tabella che mantenga permanentemente i uniti dati delle due tabelle, devo esportare il layer con Data -> Export data... - tematizziamo le S.P. in base ai 2 campi data (dal-al) (da usare contemporaneamente) Pag.16

18 B) stabiliamo un relate tra 2 tabelle
Stabiliamo un relate tra la tabella dei limiti comunali (lim_comu_c.dbf) e la tabella che riporta le varianti ai P.R.G.C. per ogni comune (varianti_prgc.dbf). In questo caso ho un tipo di legame uno-molti (perché per uno stesso comune posso avere più varianti al PRGC) quindi non posso usare il Join ma devo usare il Relate. L’obbiettivo è la visualizzazione dei comuni che hanno realizzato varianti ai Piani Regolatori (anche in questo caso si vuole passare da un’informazione tabellare ad un’informazione geografica) - aggiungiamo la tabella varianti_prgc.dbf - apriamo le 2 tabelle (lim_comu_c.dbf e varianti_prgc.dbf) - individuiamo il campo (identificatore univoco) che ci serve per il relate (qual’è?) Pag.17

19 - quante varianti ha redatto il comune di Torino?
1) apriamo la tabella dei limiti comunali su cui abbiamo effettuato una relazione 2) selezioniamo il record che corrisponde al comune di Torino 3) clicchiamo su “Options” -> “Relates tables” e poi selezioniamo la relazione che abbiamo creato A questo punto compare la tabella relazionata con i records che corrispondono alle varianti per il comune Torino automaticamente selezionati; quanti sono? - effettuiamo il relate tra le 2 tabelle (ts dx sul layer dei limiti comunali e poi selezioniamo le voci: “Join e Relate”-> “Relate” nel form “Relate” indichiamo: 1) il nome del campo identificatore univoco della tabella di destinazione (la tabella del layer) 2) il nome della tabella che vogliamo relazionare 3) il nome del campo identificatore univoco della tabella da relazionare 4) infine diamo un nome alla relazione che vogliamo creare E’ possibile visualizzare i dati relazionati anche utilizzando il tasto dell’interrogazione (Identify) Cliccando su “Joins & Relates” all’interno della finestra “Layer Properties”, possiamo aggiungere nuovi join e / o nuove relazioni o rimuoverli Scegliamo un nome per questa relazione Pag.18

20 - creiamo una tabella con il numero totale di varianti per ogni comune
(apro la tabella “varianti_prgc.dbf; poi ts dx sul nome del campo “Comune” e seleziono la voce “Summarize” - apro la tabella appena creata (“num_varianti.dbf”) qual è il campo che mi riporta il numero di varianti per comune? quante varianti ha redatto il Comune di Torino? - effettuiamo un join la tabella del layer dei limiti comunali e questa tabella appena creata (ts dx sul layer dei limti comuali e poi seleziono la voce Joins and Relates -> Join) - tematizziamo il layer dei limiti comunali in base al numero di varianti redatte (ad esempio usiamo il metodo Quantities -> Graduated colors) Pag.19

21 C) aggiungiamo nuovi campi e calcoliamo nuove variabili (calculate)
FIELD PROPERTIES PRECISION: numero di cifre prima della virgola SCALE: numero di cifre decimali Calcoliamo la densità di popolazione per comune - apriamo la tabella dei limiti comunali - aggiungiamo un campo che chiamiamo pop_dens (clicchiamo sulle opzioni della tabella e poi su “Add Field”); nel form che compare, inseriamo il nome del nuovo campo e settiamo che sia di tipo “Float”, ossia numerico decimale) FIELD TYPE SHORT INTEGER: numerico intero (2 byte) LONG INTEGER: numerico intero (4 byte) FLOAT: numerico decimale (4 byte) DOUBLE: numerico decimale (8 byte) TEXT: alfanumerico DATA: date BLOB: B-inary L-arge Ob-ject (si veda sotto) - calcoliamo la densità di popolazione per ettaro N.B. utilizziamo il campo “POP95” che riporta il numero di abitanti per comune (ts dx sull’item “pop_dens” e poi selezioniamo la voce:“Calculates Values”; inseriamo quindi la formula per il calcolo della densità tenendo conto che le aree sono in mq mentre noi vogliamo che il risultato sia in ettari) Pag.20

22 D) tematizziamo con metodi applicabili ai campi numerici
- tematizziamo i limiti comunali in base ai valori della densità di popolazione N.B. ad esempio utilizziamo il metodo di rappresentazione “graduated color” con una classificazione “natural break” METODI TEMATIZZAZIONE DEI LAYER SINGLE SYMBOL: tutti gli oggetti del layer sono rappresentati con lo stesso simbolo UNIQUE VALUE: gli oggetti del layer sono tematizzati in base ai valori di un campo (o di più campi, fino ad un massimo di 3) Utilizzabile sia per campi alfanumerici che numerici Per campi numerici che mostrano una progressione di valori rappresentabili in intervalli (misure, percentuali, etc.): GRADUATED COLOR: gli intervalli di valori sono rappresentati con variazioni di colore GRADUATED SYMBOL: gli intervalli di valori sono rappresentati variando le dimensioni del simbolo scelto (per un determinato intervallo avrò lo stesso simbolo) PROPORTIONAL SYMBOL: metodo simile al precedente ma in questo caso le dimensioni del simbolo scelto rappresentano gli esatti valori del campo (ogni simbolo si riferisce ad un valore ben preciso, non ad un range) DOT DENSITY: ai poligoni si attribuiscono dei punti che rappresentano uno specifico valore; ad es: 1 punto = 100 abitanti. N.B. I punti sono distribuiti in maniera casuale all’interno del poligono METODI CLASSIFICAZIONE (per i campi numerici) NATURAL BREAKS: le classi sono create in modo che le variazioni al loro interno siano minime, mentre i limiti tra le classi sono individuati laddove è presente una variazione più marcata nei valori, quindi questo metodo di classificazione utilizza gli intervalli naturali presenti nella serie di dati EQUAL INTERVAL: le classi sono divise in modo che gli intervalli rappresentino la stessa variazione numerica (es:0-3;3-6;6-9) E’ un tipo di classificazione utile per la rappresentazione di dati tipo percentuali, temperature, ossia per tutti quei dati che generalmente sono rappresentati in intervalli uguali, comunque in generale per dati concettualmente familiari DEFINED INTERVAL: metodo simile al precedente, con la differenza che in questo caso scegliamo il range che ci interessa rappresentare QUANTILE: ogni classe contiene lo stesso numero di oggetti. Essendo una ripartizione meccanica, può accadere che oggetti con valori simili ricadano in classi differenti, o viceversa stesse classi potrebbero contenere oggetti con valori molto differenti, pertanto: - è meglio usare questo tipo di ripartizione per le distribuzioni lineari continue, ossia dove manchino salti nei valori - in parte si può ovviare a questo inconveniente aumentando il numero di classi MANUAL: le ripartizioni tra le classi sono scelte manualmente In questa zona si visualizza la ripartizione dei valori rispetto al metodo di classificazione scelto; è possibile spostare manualmente le barre blu per adattare la classificazione alle nostre esigenze di tematizzazione (in questo caso il metodo di classificazione diventa manuale) Pag.21

23 E) Utilizzo di Statistics and Summarize
- calcoliamo il numero di abitanti nelle sezioni di censimento selezionate con la creazione di una tabella (apro la tabella, poi ts dx sul campo che contiene i dati da sommare e seleziono la voce Summarize) - selezioniamo l’ospedale di Rivoli - aggiungiamo lo shapefile delle sezioni di censimento (sez_cens.shp) - applicando un buffer di 2 Km all’Ospedale di Rivoli seleziono le sezioni di censimento che ricadono nell’area di interesse (Selection -> Select by Location) … quale criterio di selezione mi darà il risultato più attendibile???: intersect? are contained by? have their center in? - calcoliamo il numero di abitanti nelle sezioni di censimento selezionate N.B. il campo che contiene il numero di abitanti per sezione di censimento è P1 (apro la tabella, poi ts dx sul campo che contiene i dati da sommare e seleziono la voce Statistics) Settiamo il campo in base al quale Arc Map calcolerà la somma Indico il tipo di operazione che deve essere fatta:sum (sul campo P1) - apriamo la tabella appena creata il risultato è identico? quante persone abitano entro 2 km dall’ospedale? Pag.22

24 Nell’esercizio 3 abbiamo:
A) stabilito un join B) stabilito un relate C) aggiunto campi e calcolato nuove variabili (calculate) D) tematizzato con metodi idonei per i campi numerici E) utilizzato statistics e summarize Pag.23


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