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Che cos’è la Psicologia Sociale?

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Presentazione sul tema: "Che cos’è la Psicologia Sociale?"— Transcript della presentazione:

1 Che cos’è la Psicologia Sociale?
La psicologia sociale è lo studio scientifico degli effetti dei processi sociali e cognitivi sul modo in cui gli individui percepiscono gli altri, li influenzano e si pongono in relazione con loro. Tre aspetti principali: carattere scientifico interesse per processi sociali e cognitivi interesse per il modo in cui le persone comprendono gli altri e interagiscono con loro. 1

2 La psicologia sociale è una disciplina scientifica
Tutti gli uomini sono psicologi sociali e hanno lo stesso obiettivo degli studiosi della disciplina: comprendere le persone. La differenza tra osservatore di senso comune e scienziato sta nel metodo, non nell’obiettivo. Le conoscenze e le teorie su cui si fonda la psicologia sociale si basano su studi sistematici, condotti con metodi scientifici. 2

3 La psicologia sociale studia i processi sociali e cognitivi
I processi sociali sono i modi in cui pensieri, emozioni e comportamenti sono influenzati dalle altre persone, dai gruppi di riferimento, dalle conoscenze apprese dall’esperienza e dagli altri. I processi cognitivi sono i modi in cui ricordi, percezioni, pensieri, emozioni e motivazioni guidano la nostra comprensione del mondo e le nostre azioni. I processi sociali e cognitivi non sono entità indipendenti, ma si influenzano reciprocamente. 3

4 La psicologia sociale studia il modo in cui gli individui si percepiscono e entrano in relazione
A differenza delle altre scienze sociali, la psicologia si propone di comprendere il comportamento dei singoli individui. I processi cognitivi e sociali hanno effetti su come gli individui percepiscono gli altri, li influenzano e entrano in relazione con loro. Questi processi, quindi, determinano tutte le forme di comportamento sociale. 4

5 Quando nasce la psicologia sociale?
La psicologia in quanto disciplina scientifica nasce sul finire del XIX secolo: alcuni ricercatori, tra cui Wundt, sull’esempio di studi di fisiologi, hanno cominciato a usare tecniche sperimentali per studiare processi mentali quali sensazione, memoria, giudizio. La scienza sociale nascente si caratterizza per il disinteresse nei confronti dei fatti sociali. Durkheim, padre della sociologia, si interesserà delle idee (studia i fenomeni religiosi) eliminando tutti i riferimenti psicologici. 5

6 Le Bon si focalizzerà sui fenomeni legati alle folle.
Un’altra corrente di inizio Novecento è quella della psicologia dell’atto, espressa da Brentano. Anche in questo caso, si studiano gli “atti”, quali percezioni e rappresentazioni, ma non i contenuti di conoscenza. La dimensione psichica è separata da quella sociale. Sul finire dell’Ottocento, due autori si occuperanno dell’articolazione tra fatti psicologici e sociali. Tarde porrà l’imitazione al centro della vita sia psichica sia sociale, soffermandosi sul ruolo di motivazioni, emozioni, scambi sociali. Le Bon si focalizzerà sui fenomeni legati alle folle. L’ottica di Freud, che a sua volta si è occupato delle folle, è più individualistica: la socialità deriva dai conflitti interiori. 6

7 Poco dopo si assiste alla nascita della psicologia sociale, quando ricercatori americani, inglesi e francesi hanno cominciato a studiare quanto il comportamento sia influenzato dalla presenza di altri. La psicologia è legata al pensiero pragmatista e funzionalista. Il problema è, più che di conoscenza, di “uso della conoscenza”. Il gruppo è un fenomeno portante del sistema americano, l’iniziativa è affidata all’iniziativa del singolo e del gruppo. Le scienze psicologiche possono fornire un aiuto della promozione del benessere collettivo. Si tende all’analisi concreta della condotta umana. Campi di studio sono, ad esempio, immigrazione, sub-culture, vita nelle città. 7

8 Mead, un filosofo, si interessa allo scambio tra processi psicologici e sociali. Il centro della sua elaborazione teorica è la mente. La sua visione del mondo è socio-costruzionista. Nella prima parte del Novecento, la sociologia si sposta maggiormente su teorie generali e sistematiche (soprattutto in Europa). La psicologia sociale si interessa maggiormente di temi strettamente psicologici, dominati all’epoca dal comportamentismo. La psicologia dello stimolo-risposta sposta l’interesse verso aspetti molto limitati dell’interazione sociale, seguendo un’ottica strettamente individualistica: il laboratorio è garanzia di scientificità. Lo studio di Triplett (1898) è considerato da alcuni il primo relativo alla psicologia sociale. 8

9 Fino a oltre la metà del XX secolo, la psicologia (soprattutto quella nordamericana) è stata dominata dal comportamentismo. Secondo i comportamentisti, una disciplina davvero scientifica poteva fondarsi solamente sul comportamento osservabile, influenzato da stimoli osservabili. In seguito, si è riconosciuta maggiormente l’importanza dell’influenza di pensieri e emozioni sul comportamento. Infatti, gli individui hanno spesso idee divergenti riguardo a uno stesso evento e possono essere influenzati in maniera differente da un medesimo stimolo. E’ fondamentale l’interpretazione dei singoli individui. 9

10 Negli anni ‘30 e ‘40 molti psicologi sociali, in seguito agli eventi che hanno portato alla seconda guerra mondiale, si sono trasferiti negli Stati Uniti. La psicologia nordamericana, così, ha risentito, tra gli altri, degli effetti della psicologia della Gestalt (secondo cui i processi cognitivi hanno un ruolo determinante nell’interpretazione della realtà), degli studi antropologici sulle influenze della cultura su pensiero e comportamento. Il genocidio nazista ha anche portato a interrogarsi sulle radici profonde del pregiudizio. La guerra ha anche portato a cercare risposte a problemi pratici immediati. 10

11 Gli psicologi sociali, tra gli anni ‘30 e ‘40, cominciano a interessarsi dell’elaborazione degli stimoli. Gli psicologi più importanti sono Asch, Heider e Lewin, esponenti della psicologia della Gestalt, rifugiatisi negli Stati Uniti in seguito alla persecuzione nazista. Lewin elabora la teoria di campo, considerata un “metodo di analisi”, che si propone di articolare la relazione tra mondo psichico e sociale. La dimensione conoscitiva si unisce alla pratica dell’intervento. Contributo fondamentale di Lewin è l’analisi del gruppo come totalità dinamica che va oltre i singoli membri: il gruppo è diverso dalla somma dei suoi membri. E’ una totalità dinamica. 11

12 “Non c’è niente di tanto pratico quanto una buona teoria”
Secondo Kurt Lewin, secondo cui il comportamento dipende dallo spazio vitale dell’individuo, definito come mappa sociale dell’ambiente sociale e degli scopi della persona. Lewin riteneva fondamentale conciliare la verifica delle teorie con la risoluzione di problemi pratici: “Non c’è niente di tanto pratico quanto una buona teoria” (Lewin, 1951, p.169) 12

13 Negli anni ‘50 e ‘60, la psicologia sociale cresce, indagando più a fondo la relazione tra processi sociali e cognitivi. I temi considerati erano molto vari: ad esempio, autostima, pregiudizio, stereotipizzazione, conformismo, persuasione, cambiamento degli atteggiamenti, formazione delle impressioni, rapporti tra i gruppi, attrazione interpersonale. Secondo Heider (1958), con la sua concezione di “psicologia ingenua”, l’uomo è un essere intenzionale, capace di affetti, desideri, scelte e decisioni. L’uomo non solo registra, ma cerca anche di spiegare quanto avviene intorno a lui, al fine di trovare punti di riferimento stabili. Emerge l’idea di un soggetto che pensa, analizza, confronta: si apre la strada alla social cognition. 13

14 A partire dagli anni ‘50 e soprattutto ‘60, in Europa, è forte l’influenza di autori quali Piaget e della teoria della Gestalt. I temi analizzati sono quelli dei gruppi nell’ottica lewiniana, la percezione sociale, la rappresentazione, la categorizzazione. Il clima è favorevole al nascente orientamento cognitivista. Si sottolinea anche il ruolo dei processi di costruzione della realtà sociale. Le rappresentazioni sociali divengono un ambito di indagine fondamentale. Si insiste sulla differenziazione tra mondo “individuale” e “mondo sociale”. 14

15 Negli anni ‘70, la psicologia cognitivista (Neisser, 1967) cominciò a soppiantare il comportamentismo. L’adozione di tecniche di ricerca, impiegate in studi su percezione e memoria, in nuovi ambiti quali aggressività e discriminazione, contribuì all’integrazione di teorie e metodi sperimentali diversi. Si assiste nel tempo a una crescente integrazione dei processi cognitivi con quelli sociali. Infatti, gli psicologi sociali riconoscono che, sebbene il comportamento sia funzione di percezioni e atteggiamenti, i rapporti e le influenze sociali esercitano un impatto fondamentale sui processi cognitivi. 15

16 Ci si comincia a rendere conto che l’uomo, nei processi di inferenza e giudizio, non agisce secondo canoni probabilistici e di logica formale. Si afferma l’idea dell’uomo come scienziato ingenuo: egli procede nelle sue attribuzioni, inferenze, giudizi tramite processi semplificati, quali le euristiche, al fine di far fronte alle richieste dell’ambiente. Si passa da un soggetto isolato, motivato solo dal trattamento dell’informazione, a una persona più complessa, che ha relazioni affettive, con un’attività cognitiva che può mettere in pratica strategie diverse in relazione a scopi differenti. 16

17 L’azione ora appare guidata sia da processi cognitivi sia da fattori sociali.
Si va oltre un’ottica di puro determinismo: gli individui sono i protagonisti del “sociale”, che producono e modificano la realtà sociale. 17

18 Alcune aree fondamentali di studio sono le seguenti: salute istruzione
La psicologia sociale contemporanea si pone obiettivi sia teorici sia pratici. Poiché sostanzialmente tutta la psicologia sociale riguarda questioni sociali significative, essa è contemporaneamente sia teorica sia applicata. Alcune aree fondamentali di studio sono le seguenti: salute istruzione giustizia ambiente lavoro. 18

19 Due assiomi fondamentali della psicologia sociale:
costruzione sociale della realtà influenza sociale. 19


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