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Il trattato De hebdomadibus [Quomodo substantiae in eo quod sint bonae sint cum non sint substantialia bona]

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Presentazione sul tema: "Il trattato De hebdomadibus [Quomodo substantiae in eo quod sint bonae sint cum non sint substantialia bona]"— Transcript della presentazione:

1 Il trattato De hebdomadibus [Quomodo substantiae in eo quod sint bonae sint cum non sint substantialia bona]

2 Argomento del trattato:
«il modo in cui le sostanze siano buone in ciò che sono, pur non essendo beni sostanziali» Trad. Obertello

3 Assiomatica ontologica
Primo Assioma «una concezione comune della mente è una enunciazione che si accetta non appena la si ode». Ne esistono due tipi: la prima è propria di tutti gli uomini, la seconda dei dotti, e deriva dalla prima. Trad. Obertello

4 Primo Assioma Primo tipo di concezione comune: comune a tutti gli uomini (ex. aritmetica) Secondo tipo: si basa sul primo tipo, è proprio dei “dotti”.

5 Secondo Assioma «l’essere (esse) e ciò che è (id quod est) sono diversi: l’essere stesso infatti non è ancora (nondum est), ma ciò che è, ricevuta la forma dell’essere (forma essendi), è e sussiste». Trad. Obertello

6 Secondo Assioma Differenza ontologica tra l’essere e la cosa che è (“sostanza non ancora individuata”) Concezione predicativa dell’essere Precedenza logica ma non temporale dell’essere sull’id quod est

7 Terzo Assioma «Ciò che è (id quod est) può partecipare a qualche cosa; ma l’essere in sé (ipsum esse) non partecipa in alcun modo a nulla. La partecipazione si ha infatti quando qualche cosa già è». Trad. Obertello

8 Terzo Assioma L’essere non ancora sostanzializzato dalla ricezione della forma dell’essere non può partecipare di qualcosa Solo la sostanza (non ancora individuata) può partecipare di qualcosa, i.e. esserne determinata ontologicamente (essenzialmente)

9 Quarto Assioma «Ciò che è (id quod est) può possedere qualche cosa al di fuori di quel che esso stesso è: ma l’essere in se (ipsum esse) non ha altro a sé unito, tranne se stesso». Trad. Obertello

10 Quarto Assioma Autoidentità dell’essere come proprietà generalissima
Unità concetto metafisico forte per il Neoplatonismo: implica essere, semplicità, potenza causale («omne quod est, id est, quia unum est»)

11 Quinto Assioma «E’ diverso l’essere soltanto qualche cosa ed essere qualche cosa in ciò che è; là si intende l’accidente, qui la sostanza». Trad. Obertello

12 Quinto Assioma Differenza tra sostanza e accidente, ossia tra caratteristiche essenziali e accidentali della cosa che è

13 Sesto Assioma «Tutto quel che partecipa di ciò che è essere, al fine di essere, partecipa ad altro per essere qualche cosa. E perciò ciò quel che è partecipa di ciò che è essere, per essere; ed è per partecipare ad altro, quale che sia». Trad. Obertello

14 Sesto Assioma La partecipazione all’essere coincide con la concretizzazione della sostanza non ancora specificata (quindi ancora non è qualcosa) Tale partecipazione è logicamente precedente e nec. alla partecipazione “ad altro” (forme seguenti quella dell’essere) per individuare la cosa quale cosa particolare

15 Settimo Assioma «Ogni realtà semplice possiede come unità il proprio essere e ciò che è». Ottavo Assioma «In ogni realtà composita, una cosa è l’essere, un’altra il fatto che sia (aliud est esse, aliud ipsum est)». Trad. Obertello

16 Settimo e Ottavo Assioma
Principio neoplatonico di priorità del semplice Unità/Identità di essere ed essere sostanzializzato (“essenza ed esistenza” con Avicenna) solo nei semplici Duplicità dei composti quale tratto specifico della differenza ontologica

17 Nono Assioma «Ogni diversità è discorde, mentre la somiglianza deve essere ricercata; e quel che desidera qualche cosa, si dimostra esser tale, quale è quello che desidera». Trad. Obertello

18 Nono Assioma Differenza ontologica tra causa e causato
Nesso metafisico della somiglianza

19 La posizione del problema
«Le realtà che sono, sono buone; […] infatti tutto quel che è tende al bene. Ma tutto tende al proprio simile, dunque le realtà che tendono al bene sono beni esse stesse. Ma in qual modo sono buone, per partecipazione o per sostanza?». Trad. Obertello

20 Non possono esserlo per partecipazione
Se è buona per partecipazione, la “cosa” non sarà buona in sé: perciò non potrà tendere al bene dato il principio di somiglianza posto dall’assioma 9, ma ciò contravviene alle premesse

21 Non possono esserlo per sostanza
Se la “cosa” fosse buona sostanzialmente, ossia se il suo essere stesso fosse il bene, essa sarebbe identica al Bene e all’Essere di Dio, cosa inammissibile (panteismo).

22 E’ necessaria una “via mediana” tra la totale alterità ontologica della partecipazione e la totale identità ontologica con Dio implicita nel possesso sostanziale del bene

23 Esperimento mentale Sospendiamo la nostra conoscenza sulla derivazione da Dio della bontà ed espungiamolo dalla nostra analisi. Ne deriva che l’essere e la bontà sono due cose diverse, e che la bontà sia una qualità secondaria. Ciò è tuttavia inaccettabile: le cose in loro stesse non sarebbero buone.

24 Soluzione delle aporie
La bontà delle cose è strutturalmente legata al loro stesso essere, secondo la differenza ontologica tra causa e causato (Dio e creazione). Essere=Bene ma in modo diverso: in Dio sono termini assoluti (dottrina dei trascendentali) nelle creature sono termini relativi e acquisiti

25 Contro-esempio dell’esser bianco
La bontà è un aspetto essenziale dell’essere divino, che viene trasmetto causalmente alle creature: la bianchezza ovviamente non è un siffatto aspetto divino…

26 Contro-esempio della giustizia
Nei semplici (ex. Uno neoplatonico) la permanenza corrisponde all’azione Nei composti non si ha una corrispondenza tra permanenza e azione (differenza ontologica) L’attualizzazione di un’azione non deriva ontologicamente da Dio

27 Punti fondamentali: Differenza ontologica Dottrina della causalità
Dottrina della somiglianza Coincidenza di essere, bontà e unità

28 Grazie


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