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A.O. “Card.G. Panico “ Tricase
Neoplasia della Prostata Diploma Universitario in Scienze Infermieristiche – Corso di Oncologia U.O C. di Oncologia A.O. “Card.G. Panico “ Tricase Responsabile E. Durini 1
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La prostata è una ghiandola presente solo negli uomini, posizionata di fronte al retto e che produce una parte del liquido seminale rilasciato durante l'eiaculazione. In condizioni normali, ha le dimensioni di una noce, ma con il passare degli anni o a causa di alcune patologie può ingrossarsi fino a dare disturbi soprattutto di tipo urinario. Questa ghiandola è molto sensibile all'azione degli ormoni, in particolare di quelli maschili, come il testosterone, che ne influenzano la crescita. Il tumore della prostata ha origine proprio dalle cellule presenti all'interno della ghiandola che cominciano a crescere in maniera incontrollata. 2
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Epidemiologia Il carcinoma della prostata attualmente rappresenta il tumore piú frequente nel sesso maschile (> 70 anni di età) in molti Paesi occidentali Maggiore incidenza in USA e Nord Europa Come per la maggior parte dei tumori solidi, l’eziologia del carcinoma prostatico é multifattoriale, rappresentando il risultato di una complessa interazione di fattori genetici e ambientali con l’età e lo stato ormonale dei soggetti a rischio
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Epidemiologia 2 Nei paesi della Comunità Europea il tasso d’incidenza del CaP è > 200 casi per e quello di mortalità di 22,6 decessi per individui La tendenza al costante incremento nell’incidenza del carcinoma prostatico è correlabile a diversi fattori, tra cui l’aumento dell’età media della popolazione maschile ed il miglioramento delle tecniche diagnostiche In Italia la proporzione di decessi per carcinoma prostatico è salita, tra il 1955 e il 1994, dal 5.5% al 7.2% di tutte le morti per tumore nei maschi. Tuttavia nell' ultima decade si è assistito ad un incremento delle percentuali di sopravvivenza a 5 anni dal 73,4% ( ) al 83,4%( )
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Tipologie Nella prostata sono presenti diversi tipi di cellule, ciascuna delle quali può trasformarsi e diventare cancerosa, ma quasi tutti i tumori prostatici diagnosticati originano dalle cellule della ghiandola e sono di conseguenza chiamati adenocarcinomi (come tutti i tumori che hanno origine dalle cellule di una ghiandola). Oltre all'adenocarcinoma, nella prostata si possono trovare in rari casi anche sarcomi, carcinomi a piccole cellule e carcinomi a cellule di transizione. Molto più comuni sono invece le patologie benigne che colpiscono la prostata, soprattutto dopo i 50 anni, e che talvolta provocano sintomi che potrebbero essere confusi con quelli del tumore. Nell'iperplasia prostatica benigna la porzione centrale della prostata si ingrossa e la crescita eccessiva di questo tessuto comprime l'uretra - canale che trasporta l'urina dalla vescica all'esterno attraversando la prostata che, compressa, crea problemi nel passaggio dell'urina. 7
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Quanto è diffuso Il tumore della prostata è uno dei tumori più diffusi nella popolazione maschile e rappresenta circa il 15% di tutti i tumori diagnosticati nell'uomo: le stime, relative all'anno 2012, parlano di nuovi casi l'anno in Italia, ma il rischio che la malattia abbia un esito nefasto non è particolarmente elevato, soprattutto se si interviene in tempo. Lo dimostrano anche i dati relativi al numero di persone ancora vive dopo cinque anni dalla diagnosi - in media oltre il 70% - una percentuale tra le più elevate tra i tumori, soprattutto se si tiene conto dell'età avanzata dei pazienti e quindi delle altre possibili cause di morte. Stando ai dati più recenti, nel corso della propria vita un uomo su 16 nel nostro Paese sviluppa un tumore della prostata. L'incidenza, cioè il numero di nuovi casi registrati in un dato periodo di tempo, è in continua crescita, con un raddoppio negli ultimi 10 anni, dovuto all'aumento dell'età media della popolazione e all'introduzione dell'esame del PSA (Antigene prostatico specifico, in inglese Prostate Specific Antigene). Misurare attraverso un semplice prelievo di sangue i livelli di questa molecola prodotta solo dalle cellule della prostata permette, in molti casi, di capire se nella ghiandola c'è qualcosa che non va, anche se non necessariamente si tratta di tumore, poiché il PSA aumenta anche in presenza di semplici infiammazioni, infezioni o ingrossamenti benigni della ghiandola stessa. 8
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Prevenzione Non esiste una prevenzione primaria specifica per il tumore della prostata anche se sono note alcune utili regole comportamentali che possono essere incluse nella vita di tutti i giorni: aumentare il consumo di frutta, verdura e cereali integrali e ridurre quello di carne rossa, soprattutto se grassa o troppo cotta, e di cibi ricchi di grassi insaturi. È buona regola inoltre mantenere il proprio peso nella norma e mantenersi in forma facendo ogni giorno attività fisica - senza esagerare, è sufficiente mezz'ora al giorno, anche solo una camminata. La prevenzione secondaria consiste nel rivolgersi al medico ed eventualmente nel sottoporsi ogni anno a una visita urologica, se si ha familiarità per la malattia o se sono presenti fastidi urinari. 9
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Chi è a rischio Uno dei principali fattori di rischio per il tumore della prostata è l'età : le possibilità di ammalarsi sono molto scarse prima dei 40 anni, ma aumentano sensibilmente dopo i 50 anni e circa due tumori su tre vengono diagnosticati in persone con più di 65 anni. I ricercatori hanno dimostrato che moltissimi (tra il 70% e il 90%) uomini oltre gli 80 anni hanno un tumore della prostata, anche se nella maggior parte dei casi la malattia non dà segni e ci si accorge della sua presenza solo in caso di autopsia dopo la morte. Quando si parla di tumore della prostata un altro fattore non trascurabile è senza dubbio la familiarità , il rischio di ammalarsi è pari al doppio per chi ha un parente consanguineo (padre, fratello eccetera) con la malattia rispetto a chi non ha nessun caso in famiglia. Anche la presenza di mutazioni in alcuni geni come BRCA1 e BRCA2, già coinvolti nel favorire l'insorgenza di tumori di seno e ovaio, o del gene HPC1, può aumentare il rischio di sviluppare un cancro alla prostata. La probabilità di ammalarsi potrebbe essere legata anche ad alti livelli di ormoni come il testosterone, che favorisce la crescita delle cellule prostatiche, e l'ormone IGF1, simile all'insulina, ma che lavora sulla crescita delle cellule e non sul metabolismo degli zuccheri. Non meno importanti sono i fattori di rischio legati allo stile di vita: dieta ricca di grassi saturi, obesità, mancanza di esercizio fisico sono solo alcune delle caratteristiche e delle abitudini negative sempre più diffuse nel mondo occidentale che possono favorire lo sviluppo e la crescita del tumore della prostata. 10
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Fattori di rischio Il carcinoma prostatico è divenuto, nell’ultimo decennio, il tumore più frequente nella popolazione maschile dei Paesi occidentali. Alla base di questo fenomeno, più che la presenza di fattori di rischio, c’è la maggiore probabilità di diagnosticare tale malattia, che è presente in forma latente nel 15-30% dei soggetti oltre i 50 anni e in circa il 70% degli ottantenni. La diffusione del dosaggio dell’antigene prostatico specifico (PSA) nell’ultimo decennio ha profondamente modificato l’epidemiologia di questo tumore, anche in senso qualitativo. L’emergere di forme clinicamente silenti e biologicamente non aggressive ha infatti reso più difficile l’interpretazione degli studi eziologici e la valutazione della diversa distribuzione dei fattori di rischio in passato correlati all’insorgenza di questa malattia, tra i quali il consumo elevato di carne e latticini, dieta ricca di calcio (con conseguente elevata concentrazione di IGF-I ematico) e alti livelli di androgeni nel sangue. La malattia appare peraltro legata a fattori ereditari in una minoranza dei casi (<15%)2, 3. Allo stato attuale, mentre è in discussione l’attuazione dello screening organizzato, esistono evidenze sufficienti che attribuiscono a questa pratica un’elevata quantità di sovradiagnosi. 11
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Fattori di Rischio Età Razza (la razza nera è a maggior rischio)
Fattori genetici (25% dei pazienti presentano storia familiare di tumore della prostata) Presenza di androgeni biologicamente attivi nel sangue circolante e nel tessuto prostatico Stile di vita - dieta
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Fattori predisponenti l’insorgenza di un carcinoma prostatico clinico
GENETICO : Familiarità autosomica dominante in alcuni casi (9%) RAZZA : Più frequente nei Neri, negli Scandinavi, nei Caucasici residenti negli Stati Uniti e nell’Europa Occidentale ETA' : Più comune con l’aumentare dell’età ORMONI : Il testosterone ed il deidrotestosterone sembrano essere essenziali per lo sviluppo della neoplasia DIETA : Grassi animali – Scarso apporto di verdura giallo/verde INQUINAMENTO : Residenti in aree urbane – Esposizione al cadmio – Esposizione ad agenti radioattivi: Tritio, 51Cr, 59Fe, 60Co, 65Zn VASECTOMIA . AUMENTA IL RISCHIO?
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Epidemiologia AD OGGI NON E' ANCORA POSSIBILE FORNIRE DELLE MISURE ATTENDIBILI DI PREVENZIONE PER LO SVILUPPO DEL CaP, PER LA SOSTANZIALE ESIGUITA' DI DATI CONCLUSIVI SUPPORTATI DA EVIDENZE CLINICHE EAU Guidelines 2015
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SCREENING ARGOMENTO ANCORA OGGI CONTROVERSO
NON CI SONO PROVE SUFFICIENTI PER UNA RACCOMANDAZIONE A FAVORE O CONTRO LO SCREENING DI ROUTINE DEL CARCINOMA DELLA PROSTATA MEDIANTE DOSAGGIO DELL’ANTIGENE PROSTATICO SPECIFICO (PSA) O L' ESPLORAZIONE RETTALE CI SONO PROVE DI BUONA QUALITÀ CHE IL PSA POSSA INDIVIDUARE IL CARCINOMA DELLA PROSTATA IN UNO STADIO PRECOCE MA PROVE CONTROVERSE E NON CONCLUSIVE CHE LA DIAGNOSI PRECOCE MIGLIORI GLI ESITI CLINICI E, IN CONCLUSIONE, LA SOPRAVVIVENZA
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SCREENING LO SCREENING È ASSOCIATO A IMPORTANTI EFFETTI AVVERSI, FRA CUI FREQUENTI FALSI POSITIVI, ANSIA, BIOPSIE INUTILI, SPESA SANITARIA, E POTENZIALI COMPLICANZE DEL TRATTAMENTO DI ALCUNI TUMORI CLINICAMENTE SILENTI CHE, SE NON DIAGNOSTICATI, NON AVREBBERO MAI MINACCIATO LA SALUTE DEL PAZIENTE NON CI SONO ANCORA PROVE SUFFICIENTI PER STABILIRE SE IN UNA POPOLAZIONE SOTTOPOSTA A SCREENING I BENEFICI SUPERINO GLI EFFETTI AVVERSI.
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Incidenza Il tumore della prostata è attualmente la neoplasia più frequente tra i soggetti di sesso maschileTabella 4 e rappresenta oltre il 20% di tutti i tumori diagnosticati a partire dai 50 anni di etàTabella 11. L’incidenza del carcinoma prostatico ha mostrato un trend in crescita fino al 2003Tabella 21, Figura 17, in concomitanza della maggiore diffusione del test del PSA quale strumento per la diagnosi precoce dei casi prevalenti, e successivamente un andamento in diminuzione. Per il 2015 sono attesi circa nuovi casi. Come per altre neoplasie è presente un gradiente Nord-Sud tra le diverse regioni italiane: rispetto ai 99,8 casi/anno tra residenti del Nord-Italia, le regioni del Centro registrano un meno 20% (79,8/ ) e quelle del Sud meno 33% (66,8/ )Tabelle 22-23, dato anch’esso riferibile alla diversa distribuzione geografica di molteplici fattori, in primis la diffusione del test PSA. 17
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Mortalità Nel 2012 si sono osservati decessi per cancro prostatico (ISTAT), pur considerando che le comorbidità generalmente presenti nelle persone anziane possono rendere complesso separare i decessi avvenuti per tumore della prostata da quelli con tumore della prostata. In considerazione della diversa aggressività delle differenti forme tumorali, il carcinoma prostatico, pur trovandosi al primo posto per incidenza, occupa il terzo posto nella scala della mortalità (8% sul totale dei decessi oncologici), nella quasi totalità dei casi riguardanti maschi al di sopra dei 70 anniTabella 7. Si tratta comunque di una causa di morte in costante diminuzione (–2,3% per anno) da oltre un ventennioTabella 21, Figura 17. A conferma del diverso ruolo giocato dall’anticipazione diagnostica, legata ad una consistente quota di sovradiagnosi nell’Italia settentrionale, rispetto al Centro e al Meridione, non si osservano sostanziali differenze di mortalità per questa neoplasia fra le varie aree del Paese, con livelli assestati sui 17 decessi ogni abitanti/annoTabelle 20
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Sopravvivenza La sopravvivenza dei pazienti con carcinoma prostatico, non considerando la mortalità per altre cause, è attestata al 91% a 5 anni dalla diagnosi, in costante e sensibile crescita Tabella 13a. Per i pazienti in vita dopo 1 e 5 anni l’aspettativa di vita si mantiene stabileTabella 14. Il principale fattore correlato a questa tendenza temporale è dato dall’anticipazione diagnostica e dalla progressiva diffusione dello screening “spontaneo”, comportante evidentemente una quota di sovradiagnosi, peraltro con distribuzione disomogenea sul territorio nazionale. A ciò è ascrivibile per la sopravvivenza il gradiente Nord-Sud presente nel Paese (intorno al 90% al Nord, all’85% al Centro e 78% al Sud, dati standardizzati per età)Tabella 26. 22
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Diagnosi precoce 1 La maggior parte dei carcinomi della prostata è diagnosticata prima dello sviluppo dei sintomi attraverso lo screening spontaneo con il dosaggio del PSA e l’esame digito-rettale, l’ecografia prostatica e biopsia sotto guida ecografica. Nella fase iniziale il carcinoma della prostata è in genere asintomatico. Con il progredire della malattia loco-regionale i sintomi più frequenti sono la diminuzione della potenza del getto urinario, pollachiuria, ematuria, disuria e dolore perineale. Nelle fasi più avanzate della malattia, essendo lo scheletro la prima sede di metastatizzazione, è caratteristico lo sviluppo di dolore osseo, localizzato principalmente a livello del rachide. 23
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Diagnosi
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PSA PSA (Prostate Specific Antigen)
È UNA GLICOPROTEINA DI 237 AMINOACIDI CON UN PESO MOLECOLARE DI 28.5 KDA APPARTENENTE ALLA FAMIGLIA DELLE CALLICREINE, SERINPROTEASI CHE CLIVANO PEPTIDI VASOATTIVI (CHININE) DA PRECURSORI INATTIVI (CHININOGENI) SI RISCONTRA NEI LIQUIDI BIOLOGICI SIA IN FORMA LIBERA CHE COMPLESSATO CON INIBITORI ENZIMATICI (A1-ANTICHIMOTRIPSINA, A2-MACROGLOBULINA) LA SUA FUNZIONE FISIOLOGICA È QUELLA DI MANTENERE FLUIDO IL LIQUIDO SEMINALE DOPO L'EIACULAZIONE, PERMETTENDO AGLI SPERMATOZOI DI MUOVERSI PIÙ FACILMENTE ATTRAVERSO LA CERVICE UTERINA.
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PSA MARCATORE ORGANO SPECIFICO E NON CANCRO-SPECIFICO PUO' AUMENTARE IN CONDIZIONI FLOGISTICHE (PROSTATITI) E IN CASO DI IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA COME VARIABILE INDIPENDENTE E' UN PREDITTORE DI CaP PIU' ATTENDIBILE RISPETTO ALL' ESPLORAZIONE RETTALE E ALL' ECOGRAFIA TRANSRETTALE VALORE CORRELATO ALL' ETA' RISCHIO CRESCENTE ALL' AUMENTARE DEL VALORE AD OGGI NON ESISITE UN CUT OFF CERTO AL DI SOTTO DEL QUALE IL RISCHIO DI SVILUPPARE UN CaP RISULTA IRRILEVANTE. TUTTAVIA VALORI < 4 NG/ML, SONO CORRELATI AD UN RISCHIO RIDOTTO (< 26%) EAU Guidelines 2015
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Diagnosi Precoce 2 Lo screening con il PSA può
identificare tumori della prostata iniziali, anche anni prima che siano apprezzabili all’esplorazione digitale o che si associno sintomi. Tuttavia, data la scarsa specificità del dosaggio del PSA, valori elevati di tali marcatore posso essere ascrivibili a condizioni diverse rispetto alla neoplasia (ad esempio prostatiti, recente agobiopsia) così come può anche verificarsi, se pur in una percentuale minore dei casi, che pazienti affetti da carcinoma prostatico non presentino valori di PSA elevati. Inoltre, data la natura indolente ed il lento accrescimento nel corso della vita del paziente di molti tumori prostatici, una terapia specifica non sempre sarebbe indicata: in conseguenza di ciò esiste il pericolo di sovratrattamento e di esposizione al rischio degli effetti collaterali delle terapie stesse. 27
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DIAGNOSI ESPLORAZIONE RETTALE
Rappresenta il primo approccio diagnostico ad un paziente che riferisca sintomi attribuibili ad una patologia prostatica (LUTS ostruttivi e/o irritativi del basso tratto urinario) Nel 70% dei casi l’insorgenza della patologia è a carico della parte periferica posterolaterale della ghiandola
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ESPLORAZIONE RETTALE ESPLORAZIONE RETTALE - QUADRI CLINICI:
Area nodulare di aumentata consistenza : QUADRO CLASSICO (NODULO DURO-LIGNEO) QUADRI SFUMATI - Lieve aumento di consistenza in Assenza di aree nodulari ben defi- nite - Asimmetria della ghiandola UNA ESPLORAZIONE RETTALE POSITIVA IMPONE IL RICORSO ALLA BIOPSIA, INDIPENDENTEMENTE DAI VALORI DEL PSA
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ESPLORAZIONE RETTALE BIOPSIA PROSTATICA EDAR NEGATIVA O DUBBIA
SE PSA > 10 NG/ML, IN ASSENZA DI SINTOMATOLOGIA RIFERIBILE A FLOGOSI PROSTATICA E/ O URINOCOLTURA NEGATIVA BIOPSIA PROSTATICA
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ECOGRAFIA PROSTATICA TRANSRETTALE
Consente una completa esplorazione e una caratterizzazione volumetrica e morfologica dettagliata della prostata ma è condizionata da due variabili: - Livello tecnologico dello strumento - Esperienza dell’operatore Cristalli per : 1.Scansione longitudinale 2. Scansione radiale
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ECOGRAFIA PROSTATICA TRANSRETTALE
Limiti della TRUS Il 25-30% dei cancri sono isoecogeni rispetto al parenchima ghiandolare sano Solo 1/3 dei noduli ipoecogeni della zona periferica sono in realtà positivi per CaP Spesso risultano positive per CaP biopsie eseguite a random e non su noduli sospetti RUOLO DI GUIDA STRUMENTALE PER IL CAMPIONAMENTO BIOPTICO
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Diagnosi - ECOGRAFIA PROSTATICA TRANSRETTALE
QUADRI PATOLOGICI: ADRI PATOLOGICI: Scansione Longitudinale Nodulo ipoecogeno Craniale
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Diagnosi - ECOGRAFIA PROSTATICA TRANSRETTALE
NODULO IPOECOGENO CON DEFORMAZIONE ED INIZIALE INFILTRAZIONE DELLA CAPSULA PROSTATICA 1.Scansione longitudinale 2. Scansione radiale
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Diagnosi - ECOGRAFIA PROSTATICA TRANSRETTALE
SOVVERTIMENTO DELLA STRUTTURA GHIANDOLARE DA INFILTRAZIONE NEOPLASTICA Scansione Radiale
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BIOPSIA PROSTATICA PREPARAZIONE DEL PAZIENTE
• Sospensione temporanea di farmaci antiaggreganti e anticoagulanti • Determinazione di PT e INR • Profilassi antibiotica • Clisma evacuativo • Consenso informato (rettorragia, ematuria, emospermia, prostatite, sepsi talvolta anche grave)
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BIOPSIA PROSTATICA NON ESISTONO DIFFERENZE SIGNIFICATIVE FRA L' APPROCCIO TRANSRETTALE E QUELLO TRANSPERINEALE NELLA CANCER DETECTION RATE IN ENTRAMBI GLI APPROCCI I PRELIEVI BIOPTICI VENGONO EFFETTUATI BILATERALMENTE (LOBO PROSTATICO DESTRO E SINISTRO) A CARICO DELLE PORZIONI PIU' PERIFERICHE DELLA GHIANDOLA, DALL' APICE ALLA BASE PROSTATICA IL NUMERO COMPLESSIVO DI PRELIEVI RACCOMANDATI E' COMPRESO FRA 10 E 12. PRELIEVI AGGIUNTIVI ANDREBBERO EFFETTUATI SU AREE SOSPETTE ALL' EDAR O ALLA TRUS IN PRIMA ISTANZA NON ANDREBBERO EFFETTUATI PRELIEVI SULLA ZONA DI TRANSIZIONE (LOW DETECTION RATE) EAU GUIDELINES 2015
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BIOPSIA PROSTATICA LA METODICA PIÙ DIFFUSA È QUELLA CHE PREVEDE L’USO DI UN AGO TRANCIANTE (TRU-CUT)- AGO DA 18 GAUGE DI LUNGHEZZA 20 CM L’AGO È COMPOSTO DA UN MANDRINO CON UN AVVALLAMENTO NELLA SUA PARTE DISTALE E DA UNA CAMICIA ESTERNA È MONTATO SU APPOSITA “PISTOLA” CHE INDUCE UN RAPIDO MOVIMENTO IN AVANTI, PRIMA DEL MANDRINO E POI DELLA CAMICIA TRANCIANTE CHE SEZIONA IL TESSUTO APPOGGIATO ALL’AVVALLAMENTO DEL MANDRINO, OTTENENDO IN TAL MODO DELLE “CAROTE” DI TESSUTO PROSTATICO DI CIRCA MM
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BIOPSIA PROSTATICA La scelta dell' uno o dell' altro approccio dipende il più delle volte della preferenza dell' operatore TRANSRETTALE TRANSPERINEALE
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BIOPSIA PROSTATICA TRANSRETTALE
VIENE ESEGUITA UTILIZZANDO APPOSITE GUIDE APPLICABILI ALLA SONDA ECOGRAFICA, ALL' INTERNO DELLE QUALI SI INTRODUCE L' AGO DA BIOPSIA COMPLICANZE EMATURIA EMOSPERMIA INFEZIONI PROSTATICHE LESIONI DEL RETTO
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Diagnosi : Grading Istopatologico
- IL SISTEMA DI GRADING CHE HA TROVATO MAGGIORE APPLICAZIONE È QUELLO DI GLEASON - IN QUESTO SISTEMA I PATTERN ISTOLOGICI VENGONO CLASSIFICATI A PICCOLO INGRANDIMENTO DA 1 A 5 IN ACCORDO CON IL GRADO DI DIFFERENZIAZIONE GHIANDOLARE
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GRADO 1 Cellule di forma regolare, rotonde od ovali, separate da uno stroma sottilissimo. Gli elementi cellulari sono disposti a blocchi ben delimitati
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Grado 5 La neoplasia è composta da cellule riunite in aggregati nastriformi o laminari o da cellule isolate con marcata infiltrazione dello stroma. La produzione di parenchima ghiandolare è ridotta al minimo
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Gleason Score MOLTI CARCINOMI CONTENGONO PIÙ DI UN PATTERN ISTOLOGICAMENTE RICONOSCIBILE. SI ASSEGNA QUINDI UN GRADO PRIMARIO AL PATTERN DOMINANTE E UN GRADO SECONDARIO A QUELLO IMMEDIATAMENTE PIÙ FREQUENTE QUESTI GRADI VENGONO SOMMATI PER OTTENERE IL GLEASON SCORE, UNO DEI PIÙ IMPORTANTI FATTORI PREDITTIVI DEL DECORSO BIOLOGICO DEL CARCINOMA PROSTATICO
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Terapia I La valutazione dei fattori prognostici legati alla neoplasia (stadio, grado di Gleason e livelli di PSA), l’età, le comorbidità e l’aspettativa di vita rappresentano fattori fondamentali nella scelta del miglior trattamento per il carcinoma prostatico. 45
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Terapia II Nei pazienti con tumore della prostata localizzato esistono diverse opzioni Terapeutiche : sorveglianza attiva, chirurgia o radioterapia. La sorveglianza attiva comporta il semplice monitoraggio del decorso della malattia, con la possibilità di intervenire in caso di progressione tumorale. Si tratta di un approccio spesso proposto a pazienti che hanno una malattia a basso rischio e/o una limitata aspettativa di vita. Il programma di monitoraggio prevede la valutazione del PSA ogni 3-6 mesi, l’esplorazione digito-rettale ogni 6-12 mesi e comporta anche l’eventuale ricorso a biopsie addizionali 46
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Terapia Chirurgica L’intervento di prostatectomia 91
radicale prevede l’asportazione della prostata, delle vescichette seminali e dei linfonodi regionali, al fine di determinare l’eventuale interessamento metastatico. Sono possibili diversi approcci, che comprendono la chirurgia convenzionale e la chirurgia mini-invasiva laparoscopica. La chirurgia “nerve sparing” viene effettuata quando possibile per aumentare la probabilità di preservare una normale funzione sessuale. 47
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Terapia radiante Il trattamento radioterapico può essere erogato mediante due differenti modalità: con radioterapia a fasci esterni oppure con brachiterapia. Nel caso di radioterapia a fasci esterni il paziente riceve le radiazioni da una sorgente esterna in 8-9 settimane. La radioterapia conformazionale e la radioterapia ad intensità modulata, permettendo una distribuzione di dose limitata al volume bersaglio con conseguente risparmio dei tessuti sani circostanti, rendono possibile un incremento della dose somministrata, e quindi un miglior controllo locale insieme ad una riduzione della tossicità. Nei carcinomi della prostata a prognosi favorevole la radioterapia a fasci esterni consente un controllo locale sovrapponibile alla chirurgia. I pazienti con carcinoma a prognosi intermedia sono quelli che possono maggiormente beneficiare della somministrazione di alte dosi di radioterapia. Nei pazienti a rischio intermedio o alto può inoltre essere raccomandata l’irradiazione dei linfonodi pelvici e/o la terapia di deprivazione androgenica insieme all’irradiazione a fasci esterni della prostata 48
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Radioterapia Locale La brachiterapia in molti centri prevede il posizionamento di piccoli “pellets” (a volte indicati come semi) nel tessuto prostatico: tali impianti permanenti a basse dosi gradualmente rilasciano radiazioni nel corso del tempo. Il trattamento con sola brachiterapia può essere indicato per i carcinomi a basso rischio mentre può essere combinato con la radioterapia esterna, ed eventualmente a terapia ormonale di deprivazione androgenica, per i carcinomi a rischio intermedio. Nei pazienti a rischio intermedio-alto (rischio di recidiva locale superiore al 40%) può essere indicato un trattamento radioterapico esterno e/o una terapia di deprivazione androgenica oppure l’intervento di prostatectomia seguito da ormonoterapia adiuvante. 49
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Terapia Ormonale La terapia di deprivazione androgenica (o ormonoterapia) modifica gli effetti degli ormoni maschili sul tessuto prostatico e può essere effettuata mediante la castrazione chirurgica o la somministrazione di farmaci anti-androgeni. 50
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Malattia Metastatica Nei pazienti con malattia metastatica la terapia di deprivazione androgenica (o ormonoterapia) rappresenta il trattamento di scelta in prima linea. La soppressione della produzione degli androgeni viene attuata attraverso inibizione della sintesi o del rilascio di gonadotropine ipofisarie (utilizzando analoghi LH-RH) e antiandrogeni non-steroidei. Il blocco androgenico totale può essere ottenuto chirurgicamente, mediante orchiectomia bilaterale, oppure attraverso un trattamento di combinazione con agonisti dell’LH-RH e antiandrogeni non steroidei. Tuttavia, in caso di malattia sintomatica, rapidamente progressiva o viscerale la prima linea raccomandata è il trattamento chemioterapico con regimi a base di docetaxel. In questo sottogruppo di pazienti, il ricorso al docetaxel in prima linea si è dimostrato associato ad un beneficio in termini di sopravvivenza in due studi clinici di fase III9. Un recente ampio studio di fase III (Studio CHAARTED), presentato all’ASCO 2014, ha evidenziato in neoplasie per singole sedi prostata pazienti con malattia metastatica estesa (metastasi viscerali e/o quattro o più metastasi ossee) in prima linea un significativo vantaggio in sopravvivenza della chemioterapia con docetaxel per 6 cicli combinata con la deprivazione androgenica rispetto alla sola ormonoterapia (57,6 vs 44,0 mesi)10. 51
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Il ricorso all’ormonoterapia in prima linea consente solitamente di ottenere
un controllo della malattia per un tempo compreso tra i 18 ed i 24 mesi. Per i pazienti in progressione dopo deprivazione androgenica, le opzioni terapeutiche attualmente disponibili comprendono l’ormonoterapia di seconda linea o la chemioterapia con docetaxel. Il docetaxel trisettimanale in combinazione con corticosteroidi rappresenta ad oggi lo standard nella malattia ormonorefrattaria determinando un aumento in sopravvivenza. Fino a poco tempo fa, le opzioni terapeutiche per i pazienti con malattia metastatica in progressione con docetaxel erano piuttosto limitate. Il mitoxantrone, gli steroidi o farmaci chemioterapici alternativi (extramustina, navelbina, paclitaxel, ecc) rappresentavano tentativi di palliazione, in assenza tuttavia di studi randomizzati che dimostrassero un impatto sulla sopravvivenza. Recenti studi clinici hanno consentito di ampliare notevolmente lo spettro di trattamenti disponibili nei pazienti con malattia metastatica. 52
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