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PubblicatoRomano Berardino Modificato 6 anni fa
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DOLORE Il dolore è un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno. Esso non può essere descritto meramente come un fenomeno sensoriale, bensì deve essere visto come la composizione di una parte percettiva (la nocicezione) che costituisce la modalita’ sensoriale che permette la ricezione ed il trasporto al sistema nervoso centrale di stimoli potenzialmente lesivi per l’organismo, e di una parte esperienziale (quindi del tutto privata, la vera e propria esperienza del dolore) che è lo stato psichico collegato alla percezione di una sensazione spiacevole. L'esperienza del dolore è quindi determinata dalla dimensione affettiva e cognitiva, dalle esperienze passate, dalla struttura psichica e da fattori socio-culturali. Il dolore è fisiologico, un sintomo vitale/esistenziale, un sistema di difesa, quando rappresenta un segnale d’allarme per una lesione tissutale, essenziale per evitare un danno. Diventa patologico quando si automantiene, perdendo il significato iniziale e diventando a sua volta una malattia (sindrome dolorosa)
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Il dolore ti dice che qualche cosa sta funzionando male in qualche area del tuo corpo o vi sta avvenendo un danno: è dunque un avvertimento del corpo al cervello affinchè questo, in modo istintivo o mediato, possa porre in atto comportamenti adeguati: o sottraendosi al dolore-danno o affrontandolo e, se possibile, neutralizzandolo. E' dunque una situazione di allarme finalizzata alla conservazione o al ripristino dell'integrità organica - anatomica o funzionale - ma poi, se persiste, procura sofferenza e disagio e diventa, essa stessa, causa di disequilibrio organico o psichico.
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Nella pelle (e, meno numerosi e meno selettivi, nei muscoli, nelle articolazioni, nelle ossa e in alcuni organi interni) esistono migliaia di strutture specializzate che sono i "recettori" per il caldo, per il freddo, per la pressione, la trazione, la distensione, per il tatto e per il dolore. Lo stimolo "nocivo", dalle varie aree del corpo, seguendo percorsi determinati nel sistema nervoso "periferico" (percorsi che costituiscono la "via della sensibilità dolorosa") raggiunge il cervello (sistema nervoso "centrale") dove viene riconosciuto ed elaborato (diventa cioè senso e coscienza di dolore). Tale elaborazione centrale è molto complessa, per cui l'intensità del dolore e le sue caratteristiche non dipendono solo dall'entità dello stimolo, dalla sede, dallo stato fisico generale, ma anche dallo stato emotivo del soggetto, dalle condizioni ambientali e dall'esperienza: individuale e sociale ("cultura").
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Quali sono i tipi di dolore
Quali sono i tipi di dolore? Considerando il dolore in base alla sua durata possiamo definirlo: dolore acuto e dolore cronico Il dolore acuto è il dolore che insorge inaspettatamente ed è di durata limitata perché generalmente cessa con la guarigione della causa che lo ha provocato. Il dolore acuto svolge una duplice funzione: può essere un segnale d’allarme per evitare all’organismo un danno maggiore (come ad esempio quando lo obbliga a tenere a riposo la parte traumatizzata) oppure essere un sintomo precoce di richiamo per giungere ad una diagnosi. Quando però il dolore persiste oltre il processo di guarigione assume le caratteristiche del dolore cronico.
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Quali sono i tipi di dolore?
E’ stato definito dolore cronico quel dolore che persiste oltre il consueto decorso della malattia che lo ha generato oppure supera il ragionevole tempo di guarigione di una lesione, o ancora è associato a malattie croniche dove si manifesta in modo continuo, o periodico ad intervalli più o meno lunghi. Il persistere del dolore trasforma il dolore da “sintomo” a “malattia” invadendo il nostro equilibrio psicofisico determinando spesso modificazioni della nostra personalità. Le malattie ad andamento cronico che si accompagnano a questo tipo di dolore sono, ad esempio: artrosi, arteriopatie (cattiva circolazione agli arti), diabete, alcune malattie reumatiche e neurologiche e le neoplasie. Considerando il dolore in base alla sua origine può essere definito:
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Quali sono i tipi di dolore?
nocicettivo: quando particolari terminazioni nervose periferiche (nocicettori) vengono stimolate da stimoli nocivi di natura meccanica, chimica o termica neuropatico: il dolore origina da alterazione del sistema nervoso sia centrale che periferico (nervi, midollo spinale, cervello). Queste alterazioni possono essere provocate da traumi diretti, difetti di circolazione, infezioni, malattie del metabolismo, invasione da parte di tumori una combinazione di nocicettivo e neuropatico
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Esistono esami specifici per capire la natura del dolore cronico?
Il dolore cronico rappresenta una percezione sgradevole causata da stimoli complessi. Trattandosi di una sensazione questo il dolore non può essere "reso visibile" in modo diretto dalle apparecchiature che servono per le comuni indagini cliniche. Però indirettamente attraverso queste si può capire dove sia l'origine del sintomo e quali strutture nervose siano interessate. Pertanto al fine di chiarire la cause del dolore sono utili tutte le indagini cliniche eseguite per la malattia di base come quelle radiologiche (radiografie, scintigrafie, ecotografie, T.A.C., Risonanza Magnetica Nucleare, ecc) e gli esami di laboratorio. Inoltre, in alcuni casi, sono utili anche indagini di tipo neurofisiologico, che studiano sia la funzionalità dei nervi che dei muscoli come l'elettromiografia, i potenziali evocati, ecc.
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Come si valuta il dolore?
Il dolore è un'esperienza assolutamente soggettiva. La difficoltà della sua misurazione sta nel fatto che manca uno strumento specifico per misurarlo, com'è il termometro per la temperatura corporea, lo sfigmomanometro per la pressione arteriosa. La sua valutazione viene fatta ponendo attenzione alla descrizione che il paziente fornisce al medico del proprio dolore. L'intensità viene valutata in base ad aggettivi che la qualificano come: lieve, moderato, forte, atroce, il più forte dolore mai provato, ecc. La qualità mediante aggettivi come: pulsante, bruciante, lancinante, noioso, gravativo, ecc. Esiste comunque un sistema detto analogico, molto utile, dove il dolore viene rappresentato da una linea retta di 10 cm che unisce due punti numerati -0 all'inizio e 10 alla fine- che simboleggiano rispettivamente l'assenza di dolore e il massimo dolore immaginabile.
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Come si valuta il dolore
Come si valuta il dolore? Il paziente è invitato a sbarrare la retta nel punto che ritiene corrisponda l'intensità del suo dolore. Il segno indicato dal malato può essere tradotto in un valore numerico. Questo tipo di valutazione serve sia all'inizio della comparsa del dolore sia nei controlli successivi per valutare l'efficacia del trattamento antidolorifico. Lato per il paziente
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Combattere il dolore I mezzi che abbiamo per combattere il dolore sono molteplici, ma devono tener conto del tipo di dolore di fronte al quale ci troviamo. Il dolore deve essere alleviato, senza ritardo, senza posa e senza tregua e qualunque sia la malattia. Esistono dolori che cessano quando è possibile curare bene la causa che li provoca. Negli altri casi le molteplici modalità terapeutiche antidolorifiche, non possono eliminare la causa del dolore, ma si prefiggono di ridurre o abolire il dolore stesso. Il dolore può essere combattuto con: terapie con farmaci; 2. tecniche di analgesia e anestesia loco-regionale; 3. tecniche chirurgiche specifiche per il dolore; 4. trattamenti di terapia fisica; 5. agopuntura; 6. tecniche di stimolazione elettrica; 7. approcci psicologici-psicosociali; 8. approcci multidisciplinari e multimodali nei casi di dolore cronico molto complesso.
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Le terapie antidolorifiche chirurgiche La chirurgia del dolore ha subito nel tempo molte evoluzioni, ma oggi grazie alla sofisticata strumentazione per le indagini e all'evoluzione della microchirurgia esiste la possibilità di selezionare sempre più accuratamente le strutture nervose sulle quali intervenire. Inoltre l'approfondimento delle conoscenze farmacologiche ha consentito di abbandonare sempre più frequentemente alcune tecniche chirurgiche a vantaggio di una corretta introduzione di farmaci antidolorifici attraverso sistemi di aghi o di cateterini ben posizionati. Tali tecniche vengono applicate per l'interruzione delle vie nervose in modo da impedire che gli stimoli dolorosi provenienti dalla periferia dell'organismo giungano al cervello e vengano così percepiti. Le principali tecniche chirurgiche utilizzate sono: 1. la cordotomia che consiste nell'interrompere, in modo estremamente selettiva 2. gli interventi neurochirurgici effetuati sui nervi periferici che pur avendo lo stesso obiettivo, agiscono esclusivamente a livello periferico sul nervo interessato. 3. la decompressione microvascolare e la termorizotomia eseguiti in alcuni casi di nevralgia del trigemino.
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MORFINA Nonostante i falsi miti, i condizionamenti, i pregiudizi, che nel corso degli anni si sono diffusi nella popolazione e l’oppiofobia che non risparmia neanche gli operatori sanitari, la morfina resta il farmaco di scelta nel trattamento del dolore acuto e cronico di una certa intensità. La morfina e tutti i derivati dell’oppio usati nella terapia del dolore sono chiamati anche oppioidi, oppiacei, narcotici o analgesici stupefacenti. La particolarità di queste sostanze è che esse a dosi terapeutiche, generalmente molto piccole, sono in grado di ridurre o abolire la percezione del dolore, senza interferire sulle altre funzioni del sistema nervoso centrale ( coscienza, attenzione, memoria).
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TIPI DI DOLORE Il dolore può risultare pungente, tirante, bruciante, pruriginoso, ... . Solitamente crea disagio fisico e psichico e compassione (o gioia maligna) sociale. Prima di giungere alla corteccia cerebrale lo stimolo muta in tre eventi: trasduzione, trasmissione e modulazione. Dal punto di vista della durata temporale, il dolore è classificabile come: Transitorio: vi è attivazione dei nocicettori, corpuscoli responsabili della trasmissione degli stimoli dolorosi, senza danno tissutale. Scompare con la cessazione dello stimolo; Acuto: è un dolore nocicettivo, di breve durata in cui solitamente il rapporto di causa/effetto è evidente: nel dolore acuto, per effetto di una causa esterna o interna, si ha una fisiologica attivazione dei nocicettori. Si ha, in genere, un danno tissutale; il dolore scompare con la riparazione del danno. Recidivo: come spesso in cefalgie Persistente: la permanenza dello stimolo nocicettivo o della nocicezione rendono il dolore "persistente". E’ "cronico" il dolore associato a profonde modificazioni della personalità e dello stile di vita del paziente che costituiscono fattori di mantenimento indipendenti dall'azione dei nocicettori.
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Forme ed eziologia dolore nocicettivo basato primordialmente sull'irritazione dei sensori di dolore (nocicettori) e trasmissione degli impulsi (tramissione di dolore) al sistema nervoso centrale dolore neuropatico in seguito a lesioni del sistema nervoso periferico o del sistema nervoso centrale (p.es. dopo amputazione, paraplegia, infezioni da herpes, polineuropatia diabetica). dolore funzionale in seguito a disturbi funzionali come: mal di schiena causato da impostura e movimenti abitudinali disfunzionali. Meccanismi psicosomatici e riflessivi vegetativi come: Attivazione del sistema neurovegetativo simpatico in stati di ansia Attivazione del sistema neurovegetativo parasimpatico in stati di depressione Aumento di tono muscolare in situazioni di stress emotivo Alcuni fattori psicosociali possono amplificare e/o cronificare dei dolori. Sono da prendere in considerazione nella terapia del dolore.
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