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PubblicatoCorinna Bellucci Modificato 6 anni fa
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LA VIRGOLA In quali casi una virgola non si mette in quali invece si può, o si deve, mettere immediatamente prima della congiunzione e? Non si mette la virgola quando in un elenco la congiunzione e collega un membro ai precedenti senza creare discontinuità Ecco Mario, Paolo, Luca e Giovanni Entrano Mario, Paolo, poi Luca e Giovanni
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Non si mette nemmeno quando troviamo disposte e concatenate in serie continua espressioni di significato opposto «le parole rare e quelle dell’uso e del disuso» «ragione e sentimento, istinto e razionalità, lucidità e passione costituiscono l’identità umana»
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Invece la lingua compare davanti alla e quando serve come strumento di separazione per sciogliere ambiguità di senso Vedi la seguente frase. «dividiamo la torta: Mario, Giovanni, Elena e Marta» ambiguità: in quante parti viene divisa la torta: tre o quattro? «dividiamo la torta: Mario, Giovanni, Elena, e Marta» in questo caso viene tolta l’ambiguità
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A volte è bene inserire la virgola perché l’ultimo membro dell’elenco ha una costruzione sintattica più complessa. «Arrivano Francesco, Daniele, Giovanna, e Luisa che come al solito è in ritardo» Ovviamente la virgola va inserita prima di e quando questa introduce una parentetica «La poesia di Montale, e specificamente quella riconducibile agli anni , è fortemente legata alla tradizione simbolista»
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Rari, ma esistenti, i casi in cui la congiunzione e ha valore avversativo
«Chiamavo, chiamavo, e nessuno rispondeva» In questo caso la virgola ha valore demarcativo
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Il ma e la virgola Regola generale. Prima del ma avversativo ci vuole sempre la virgola «Andare a correre è bello, ma è faticoso» «Andrea è simpatico, ma un po’ troppo invadente» Tuttavia si può omettere nei casi di sintagmi brevi «Poveri ma belli» «Guarda ma non vede» Ma anche in questo caso si può decidere per «Guarda, ma non vede» al fine di dare maggiore enfasi alla prima parte [leggere mimesi del parlato]
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Altri casi in cui è utile la virgola
Quando c’è un cambio di soggetto «Montale è stato molto ispirato dalla poesia di Gozzano, ma la sua successiva produzione predilige altri modelli» «Svevo fu un attento lettore di Schopenhauer, e tutta la cultura italiana di primo Novecento trovò nella filosofia tedesca un modello teorico»
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Sia … sia né…né o Per le correlative «sia … sia» «né … né» e per la disgiuntiva «o» è importante il grado di integrazione che gli elementi introdotti da tali congiunzioni presentano nelle strutture sintattiche in cui si trovano «Montale fu apprezzato sia in Italia sia in Francia» MA: «Svevo non ebbe molto successo, anche a causa delle sua innovazioni formali, né in Italia né altrove»
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Diverso è il caso di o che può avere sia valore disgiuntivo [«bianco o nero] o inclusivo [«per me mare o montagna vanno bene entrambi». In genere qui la virgola si può omettere Si tende a evitare a virgola quando o ha valore esplicativo (con valore di «cioè») «I dieci comandamenti di Dio o decalogo» Si tende invece a metterla quando o in unione con meglio ha valore correttivo «è ora di sbrigarsi, o meglio, di non perdere ulteriore tempo»
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L’uso della virgola con determinazioni di tempo e di luogo
Si mette la virgola quando cambia il soggetto o quando muta il significato «Quando mancano pochi minuti al fischio d’inizio, i giocatori si mettono in fila per entrare in campo» Si evita invece quando il soggetto è il medesimo e la frase è breve «Sarò contento quando arriverò a casa» Ma non è scorretto «sarò contento, quando arriverò a casa»: in questo caso si vuole dare enfasi all’essere contento (maggiore mimesi del parlato)
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Virgola tra soggetto e verbo
MAI «Maria mangia la mela»; ma anche «I quattro figli maschi di Giovanni e Claudia sono ormai maggiorenni. E lo stesso vale per le proposizione soggettive: «Che l’Europa sia un’unione di popoli e non solo di amministrazioni è un fine che ci siamo posti»
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Virgola davanti a un pronome relativo
Si omette quando il che ha un valore restrittivo o determina una restrizione (relativa determinativa o restrittiva) «Gli studenti che non ottengono 18/30 non possono sostenere l’orale» Si mette invece la virgola quando la relativa ha valore appositivo «La poesia di Montale affronta il tema del tempo, che prima di Bergson era percepito diversamente»
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Nei casi di parentetica
«Sono arrivato all’Università, che si trova in via Sant’Ottavio, alle 13.30» Ma: «Svevo si dedicò molto alla lettura di Schopenhauer che, secondo le abitudini culturali dell’epoca, costituiva una lettura obbligata per tutti gli intellettuali» [Ma poteva anche funzionare Schopenhauer, che, ]
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Il punto Se ne è andato troppo presto.
Se ne è andato via; troppo presto. Se ne è andato via, troppo presto. Se ne è andato via. Troppo presto. Se ne è andato via: troppo presto.
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Uso giornalistico del punto
«Di quell’articolo mi era piaciuto tutto. Ma una cosa mi aveva disturbato. Anzi, una parola. La parola «bottegaio». Usata talvolta come sostantivo, talvolta come aggettivo. Sempre comunque per qualificare in senso negativo quello spirito «bottegaio conservatore» che si contrappone alla altezza aristocratica del pensiero di Toqueville» [B. Placido, «La Repubblica», 16 aprile 1995]
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«Venezia dopo Genova. Città di mare. Con una storia lunga. E importante. Di autonomia. Potere. Oggi divise. Non solo perché alla testa di due diversi mari. Ma perché diverso è il loro destino» [I. Diamanti, Conflitto e democrazia debole, «Il Sole 24 ore», 12 agosto 2001]
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Punto e virgola «Mai, mai amato, neanche quando scrivevo i temi a scuola e introdurre un po’ di varietà era d’obbligo. Ora non lo uso quasi più, neanche quando sccrivo testi lunghi, destinati ad essere stampati. Preferisco sempre il punto. Ma forse la colpa è mia: non sono mai riuscita a darmi una regola decedente per usare il punto e virgola» [Luisa Carrada, Il mestiere di scrivere]
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USO DEMARCATIVO «Montale pubblicò Ossi di seppia nel 1925, cercando di recuperare la più recente lezione di Sbarbaro e di Govoni; in seguito stampò anche una seconda edizione, più in linea con le nuove tendenze della poesia europea (Eliot ad esempio)»
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Il punto e virgola più avere, come la virgola, carattere seriale
«Inteso come convinzione, da parte di un gruppo, della propria superiorità su un altro gruppo, il razzismo non può che produrre mali: l’equivoco della razza pura; la volontà di dominio; il genocidio»
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LA BETTOLA ERA PIENA DI FUMO CHE ORMAI RESTAVA IMMOBILE ATTORNO AL LUME A PETROLIO ED ENTRANDO SI SENTIVA UN ODORE DI VINO CHE FACEVA VENIRE LE FORZE DI STOMACO NON C’ERA PIÙ UN POSTO VUOTO DI QUATTRO TAVOLINI TUTTI EGUALI ED ALCUNI DOVEVANO BEVERE IN PIEDI PER RICONOSCERE IL VISO DEL VINAIO BISOGNAVA ANDARE PROPRIO VICINO AL BANCO TANTO IL FUMO ERA FITTO SUL BANCO ERANO DUE QUARTALONI PIENI DI VINO QUELLO DA SEI SOLDI E QUELLO DA DIECI IL LITRO I QUARTALONI DI COCCIO BIANCO CON STRISCIE VERDI DA UNA PARTE AVEVANO IL MANICO E DA UN’ALTRA IL BECCUCCIO PER MESCERE IL PADRONE LI PIEGAVA SENZA MUOVERLI DI POSTO MENTRE SUA FIGLIA STAVA DINANZI REGGENDO LE BOCCE CHE POI ANDAVA A PORTARE AGLI AVVENTORI [F. TOZZI, La vinaia, 1918]
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La bettola era piena di fumo, che ormai restava immobile attorno al lume a petrolio; ed entrando si sentiva un odore di vino, che faceva venire le forze di stomaco. Non c’era più un posto vuoto di quattro tavolini tutti eguali; ed alcuni dovevano bevere in piedi. Per riconoscere il viso del vinaio bisognava andare proprio vicino al banco; tanto il fumo era fitto. Sul banco erano due quartaloni pieni di vino, quello da sei soldi e quello da dieci il litro. I quartaloni, di coccio bianco con striscie verdi, da una parte avevano il manico e da un’altra il beccuccio per mescere. Il padrone li piegava, senza muoverli di posto, mentre sua figlia stava dinanzi reggendo le bocce; che poi andava a portare agli avventori. [TESTO ORIGINALE]
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