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PubblicatoRachele Amato Modificato 6 anni fa
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Le Elezioni Politiche 1948 – Dalla I legislatura alla fase transitoria verso la cosiddetta Seconda Repubblica Prof. Pasquale Iuso A. A Corso di laurea in Studi politici e internazionali Storia del Secondo Novecento
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Le Elezioni Politiche Obbiettivi di questa lezione
Analizzare i risultati elettorali Valutarli in base all’andamento del consenso ai partiti Collocarli nei processi di trasformazione, ricostruzione e crisi della società italiana nello stesso arco temporale
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Dall’Assemblea Costituente alla fine della Prima Repubblica ( ): il sistema proporzionale puro Nel corso del dibattito maturato in sede di Assemblea Costituente in materia di legge elettorale si evidenzia la tendenza della maggioranza a non attribuire alla Carta Costituzionale una valenza prescrittiva in merito alle tecniche di traduzione dei voti in seggi. In particolare, durante la discussione sul sistema elettorale per la Camera dei deputati ci si orienta al semplice rimando alla legge ordinaria, sostenendo l’inopportunità di legare possibili opzioni politiche future alla messa in discussione di tutta la Costituzione. Non si è voluto pertanto costituzionalizzare alcun sistema elettorale, l’unica disposizione in materia nella Costituzione la si trova nell’art. 57 secondo il quale: “Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale”.
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Dall’Assemblea Costituente alla fine della Prima Repubblica ( ): il sistema proporzionale puro Proprio per dare significato alla formula dell’elezione “a base regionale” prevista per il Senato, la Costituente si era impegnata a diversificare i sistemi elettorali dei due rami del Parlamento: In realtà si trattava di un meccanismo molto difficile da far scattare (come l’esperienza avrebbe dimostrato in seguito) per cui nella pratica i due sistemi hanno finito per funzionare in modo molto simile e l’articolo 57 Cost. ha comportato solo che la Regione divenisse una circoscrizione elettorale per l’attribuzione dei seggi Tale sistema elettorale era stato costruito sulla base di un impianto costituzionale che inizialmente prevedeva una diversa durata delle due Assemblee, fissando a cinque anni quella della Camera e a sei quella del Senato.
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Dall’Assemblea Costituente alla fine della Prima Repubblica ( ): il sistema proporzionale puro L’adozione di un sistema di elezione ispirato al principio proporzionale fu accettata positivamente da quasi tutti i partiti rappresentati in Assemblea Costituente. La finalità era quella di assicurare una fedele e completa trasposizione negli organismi elettivi della rappresentanza delle diverse correnti politiche allora presenti nel Paese: il proporzionalismo, più che una tecnica elettorale, divenne un dato storico per il nuovo sistema democratico che aveva nei partiti politici il proprio centro di propulsione. Fin dalla I legislatura ( ) emersero difficoltà a garantire la stabilità del governo Nonostante il grande risultato ottenuto dalla DC – dovette ricorrere a tre esecutivi di coalizione. Gli scenari della guerra fredda e l’instabilità dei governi spinsero ben presto a riflettere su una riforma elettorale in grado di rafforzare l’esecutivo.
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Dall’Assemblea Costituente alla fine della Prima Repubblica ( ): il sistema proporzionale puro Questa riforma fu approvata alla fine della legislatura ed è nota come “legge truffa” (legge 31 marzo 1953, n. 148), proposta dall’allora Ministro dell’interno Mario Scelba. La disciplina in essa contenuta prevedeva una correzione maggioritaria alla legge elettorale della Camera, assegnando ai partiti “apparentati” che avessero ottenuto la metà più uno dei voti validi un premio di maggioranza consistente nell’attribuzione del 64 per cento dei seggi alla Camera dei deputati. Nelle elezioni del luglio del 1953, i quattro partiti “apparentati” per pochi voti non superarono la soglia del 50 per cento più uno, il premio non scattò. Questo fallimento segna la conclusione del primo tentativo di dare vita ad una democrazia maggioritaria. La legge fu abrogata ed il sistema proporzionale fu ristabilito. Per un lungo periodo di tempo ogni ipotesi di riforma del sistema elettorale.
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Dall’Assemblea Costituente alla fine della Prima Repubblica ( ): il sistema proporzionale puro Il dibattito sul sistema elettorale si riaprì a metà degli anni ´70 nel pieno della stagione del terrorismo e della solidarietà nazionale Solo con l’istituzione della Commissione bicamerale per la riforma delle istituzioni (Commissione Bozzi), all’inizio della IX legislatura ( ), trova i primi riscontri a livello parlamentare. La Commissione, pur non riuscendo ad esprimere alcun progetto univoco. Riuscì ad individuare un’area di convergenza su alcuni punti necessità di rendere più immediato il rapporto tra elettori ed eletti rafforzare il ruolo degli elettori nella scelta della maggioranza e del programma di governo contribuire per questa via ad una maggior stabilità degli esecutivi.
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Dall’Assemblea Costituente alla fine della Prima Repubblica ( ): il sistema proporzionale puro Una nuova ripresa si ebbe con l’ inizio della XI legislatura ( ) Nasce la Commissione bicamerale per le riforme istituzionali (Commissione De Mita-Iotti) che si orienta verso un sistema misto in grado di trovare un punto di equilibrio tra criterio maggioritario e principio proporzionale. Il sistema politico e quello dei partiti erano tuttavia bloccati dalla crisi di tangentopoli. In tale contesto la riforma delle leggi elettorali era vista come il primo passo verso una riforma della forma di governo.
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La seconda repubblica e la svolta maggioritaria: 1993-2005
Il primo impulso riformatore è derivato dal movimento referendario che partì dall’assunto che l’applicazione del sistema elettorale vigente aveva provocato un eccesso di proporzionalismo, favorendo di fatto una frammentazione delle forze politiche, causa delle degenerazioni del sistema dei partiti (non risultò poi un punto di partenza storicamente valido) Questo movimento referendario (il cui leader era Mario Segni) trasversale agli schieramenti politici, promosse due referendum abrogativi, finalizzati l’uno all’introduzione della preferenza unica (1991) e l’altro a rendere effettivamente maggioritaria la legge elettorale del Senato, eliminando l’obbligo del raggiungimento del 65 per cento dei voti nel collegio. Ciò fece riprendere in Parlamento il tema delle riforme elettorali che approdò nell’agosto del 1993 alle nuove leggi elettorali per Camera e Senato, c.d. riforma Mattarellum dal nome del relatore (in particolare per il Senato: legge 4 agosto 1993, n. 276, poi confluita nel D.Lgs. 20 dicembre 1993, n. 533; per la Camera: legge 4 agosto 1993, n. 277, di modifica al T.U. del 1957.
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La seconda repubblica e la svolta maggioritaria: 1993-2005
Con tali norme venne introdotto un sistema misto che prevedeva un meccanismo di votazione a turno unico l’attribuzione di tre quarti dei seggi (ovvero 475 deputati e 232 senatori) in collegi uninominali con sistema maggioritario il restante quarto veniva attribuito con metodo proporzionale: alla Camera, con sistema proporzionale puro all’interno di “liste bloccate” presentate dai diversi movimenti politici e una soglia di sbarramento al 4 per cento; al Senato l’assegnazione dei seggi proporzionali avveniva in favore dei candidati che avessero ottenuto, nei collegi, la maggior percentuale di voti, senza però essere stati eletti. Era prevista una correzione in senso proporzionale, per favorire i partiti più piccoli, nota con il nome di scorporo.
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Referendum e Assemblea Costituente
REFERENDUM ISTITUZIONALE Repubblica ,3 Monarchia ,7 TOTALE Composizione Assemblea Costituente
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Le Elezioni Politiche Seguiremo l’andamento delle elezioni prendendo a riferimento la Camera de Deputati in quanto rappresentativa delle maggiori oscillazioni del consenso ai partiti Solo nel primo caso prenderemo a riferimento anche il Senato, tradizionalmente più stabile anche per l’età più elevata degli elettori, ma solo per offrire un quadro completo della prima legislatura E’ una semplificazione e i dati sono arrotondati (la fonte unica per i dati certi è Archivio storico Ministero degli Interni)
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della 'Domenica del Corriere' (6 giugno 1948)
Le donne parlamentari della prima legislatura repubblicana nell'articolo ''39 donne alla Camera'' della 'Domenica del Corriere' (6 giugno 1948)
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Senato della Repubblica I Legislatura
Democrazia Cristiana 148 Fronte Democratico Popolare 117 Indipendenti 24 Unità Socialista 23 Blocco Nazionale 13 Partito Repubblicano Italiano 11 Partito Nazionale Monarchico 3 Edelweiss2 Movimento Soc.iale It.1 Partito Sardo d'Azione 1 Totale 343
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Comizio Elettorale – Alfredo Covelli – aprile 1948
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Errore 22,6%
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La campagna elettorale
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Pietro Ingrao nuovo Presidente della Camera;
L’elezione del nuovo Presidente della Repubblica: sarà Sandro Pertini (8 luglio 1978)
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Nilde Jotti nuovo Presidente della Camera
Radicali manifestano davanti a Montecitorio
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