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PubblicatoAgnese Marra Modificato 5 anni fa
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POLITICA SOCIALE 1° cap Politica: Dal greco politikḗ ("che attiene alla pόlis", alla città-stato), con sottinteso téchnē ("arte" o "tecnica"); quindi: "arte che attiene alla città-stato". Dalla stessa radice (pόlis) derivano il sostantivo polī́tēs ("cittadino") e l'aggettivo polītikós ("politico"). Quindi: Perché, Come e con quali Effetti si governano (cioè si agisce consapevolmente e volontariamente) fenomeni di interesse collettivo: la Res-pubblica, il bene comune. Sociale: perché, pur colpendo individui singoli o famiglie, questi fenomeni hanno natura «sociologica». Perché sono necessarie le Politiche Sociali? Qual è il loro fondamento? Aristotele definì l’essere umano, l’antropos, “zoon politikon”. Ognuno di noi nasce immerso in un contesto sociale e culturale definito: siamo animali (componente biologica: sopravvivenza fisica), siamo socialmente orientati (componente culturale: sopravvivenza sociale) Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Nella quotidianità agiamo i nostri ruoli e dobbiamo soddisfare le Aspettative Sociali. In cambio riceviamo riconoscimenti di status: potere, prestigio ricchezza. Chiediamo che la distribuzione di status sia fatta con Giustizia. Esistono 2 dimensioni della Giustizia: Distributiva: impone che gli eguali siano trattati in modo eguale e gli ineguali in modo ineguale, cosicché la polis dovrà distribuire oneri e benefici in modo proporzionale: a ciascuno secondo il suo merito. Correttiva: impone il dovere di compensare coloro cui è stato fatto un torto, reintegrando la posizione in cui si trovava immediatamente prima di subire il torto Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Nella quotidianità agiamo in un’arena sociale in cui sono presenti gli altri per realizzare i nostri obiettivi di ben-essere, utilizzando i benefici del vivere collettivo e i beni collettivi messi a nostra disposizione. C’è un postulato di fondo: noi fruiamo del “ben-essere sociale”, ma, al tempo stesso, perseguendo i nostri obiettivi di felicità contribuiamo a costruire il ben-essere collettivo: lavorando e consumando. Quindi chiediamo che il ben-essere collettivo vada re-distribuito “giustamente”: ciò significa tener conto del contributo di ciascuno, valutando gli ostacoli che impediscono ad alcuni di dare un contributo. La Politica Sociale fa questo, rientra nel campo della “Giustizia Distributiva” come supporto alle Politiche Economiche quale correttivo del mercato per dare ad ognuno quanto merita. Vogliamo: Giustizia Economico-Sociale Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap I problemi e gli obiettivi che caratterizzano le Politiche Sociali riguardano, quindi, le condizioni quotidiane di vita degli individui. In particolare, si tratta di analizzare e intervenire su tutti gli ostacoli psicologici e sociologici che impediscono ad una persona di agire per costruire il ben-essere, proprio e della collettività, e di conseguenza di fruirne Poiché il Mercato da solo non fa “Giustizia Economica” (le economie negli Stati Democratici sono miste), si ritiene opportuno intervenire Politicamente (quindi volontariamente) per fare “Giustizia Sociale”, nella distribuzione cioè delle risorse (conoscenze, competenze, beni) e delle opportunità (non discriminazioni, non emarginazione, cioè eliminazione dei vincoli) messe a disposizione delle persone nelle varie fasi della loro esistenza (o «ciclo di vita»). Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Il concetto di Ben-essere è molto problematico: è conciliabile con eguaglianza? con adeguatezza? con felicità? Ben-essere, nella accezione diffusa, ci rimanderà a standard, a norme e a regole in merito alla distribuzione di alcune risorse e opportunità tra gli appartenenti ad una comunità, cioè a “valori”. I Valori sono “le cose o i processi che danno significato alla vita”: famiglia, ricchezza, successo, amicizia, onore, etc… I “valori socialmente riconosciuti” sono tutelati da norme e si sono trasformati ,da concessioni, in “diritti-spettanze” . Cosa significa diritto-spettanza? Significa riconosciuto da una Legge dello Stato, al punto tale che se viene violato si può ricorrere al diritto, cioè ad un giudice, per costringere, chi ne è responsabile, a soddisfarlo. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Chi sono gli attori delle Politiche Sociali?
lo Stato (il Primo Settore); il mercato, fatto di privati (il Secondo Settore); il “Privato sociale” o “Terzo Settore” (cioè le realtà che stanno tra Stato e Mercato, ma non sono riconducibili ne all’uno ne all’altro); le famiglie; gli utenti. Prof. Carmelo Bruni
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Il «diamante» del welfare
POLITICA SOCIALE 1° cap Il «diamante» del welfare Prof. Carmelo Bruni
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Modello del Mercato-Privato
Prof. Carmelo Bruni
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Modello del Mercato-Pubblico
POLITICA SOCIALE Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Chi è l’utente delle Politiche Sociali? È una persona che merita di essere aiutato, oppure è uno sfruttatore della bontà degli altri? Possiamo cominciare con il dire che l’utente è una persona povera, o che rischia di diventarlo senza il Welfare Prof. Carmelo Bruni
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Può essere relativa, se paragonata alla ricchezza degli altri.
CHI È IL POVERO? Il povero è una persona, o una famiglia, priva delle risorse necessarie per vivere un’esistenza integrata nella propria comunità. Può essere assoluta, se riguarda i beni primari: mangiare, bere, mantenere la temperatura del corpo, curarsi. Può essere relativa, se paragonata alla ricchezza degli altri. Prof. Carmelo Bruni
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LA POVERTÀ NON È… Un singolo inciampo improvviso né Debolezza
o Fragilità Prof. Carmelo Bruni
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LA POVERTÀ È UNA CONDIZIONE…
Prof. Carmelo Bruni
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Oppure un percorso di… Impoverimento. Prof. Carmelo Bruni
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O si può diventare poveri
Si può nascere poveri O si può diventare poveri Prof. Carmelo Bruni
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Oppure alternare povertà e ben-essere
Povertà Oscillante Prof. Carmelo Bruni
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PERCHE’ SIAMO IN PRESENZA DI UNA ASSENZA
ASSENZA DI CAPITALE SOCIALE ECONOMICO UMANO Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Ferrera distingue tra: Assistenza sociale,
Assicurazione sociale, Sicurezza/protezione sociale. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Assistenza (pubblica o sociale), laica dal 1600 (poor laws inglesi): comprende tutti quegli interventi a carattere condizionale e spesso discrezionale (residuali e selettivi), volti a rispondere in modo mirato a specifici bisogni individuali o a categorie circoscritte di bisognosi (repressive e volte a difendere l’ordine sociale). Per aver diritto sono necessari: a) uno specifico bisogno (categoriale); b) la dimostrazione dell’assenza di mezzi (means test; Isee). Oggetto dell’assistenza: la debolezza e il bisogno. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Assicurazione Sociale: nasce a fine 1800 in forma volontaria e poi diviene obbligatoria; imperniata sull'erogazione di prestazioni semi-standardizzate (vecchiaia e maternità sono eguali per tutti, la malattia è specifica) in forma tendenzialmente automatica e imparziale, sulla base di precisi diritti/doveri individuali (come il pagamento di contributi) e secondo modalità istituzionali altamente specializzate e centralizzate (Inps, SSN...). Caratteristiche: obbligatorietà dell’adesione e finanziamenti tramite contributi (diversi dai premi: questi si fondano sui profili di rischio individuali, quelli sono proporzionali al reddito). Oggetto dell’assistenza: rischio (malattia, invalidità, maternità, disoccupazione e così via). Affronta “rischi sociali” e crea solidarietà/redistribuzione verticale (dai più ricchi ai più poveri) e orizzontale (tra categorie diverse). Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Sicurezza sociale (XX secolo): schema di protezione obbligatorio esteso a tutta la popolazione attiva per quanto riguarda il reddito e caratterizzato da copertura universale (estesa a tutti i cittadini) e prestazioni uguali per tutti (senza differenziazioni di accesso e di trattamento e a somma fissa per quanto riguarda i trasferimenti monetari): tipicamente il sistema sanitario (pronto soccorso per codici dal verde in su; medico di base) e il sistema pensionistico (assegno sociale, ex-pensione sociale). Manca un collegamento fra la fruizione dei benefici e la partecipazione specifica al loro finanziamento da parte dei beneficiari. Oggetto dell’assistenza: esclusione (discriminazione ed emarginazione (malattia, invalidità, maternità, immigrazione, essere donna e così via). Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Storicamente i diritti seguono un percorso definito nel processo di modernizzazione: civili, politici, sociali (Marshall, 1950). Ferrera identifica 5 momenti evolutivi del welfare: Instaurazione Consolidamento Espansione Crisi Riforma Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Instaurazione: Il decollo del moderno stato sociale avvenne nel XIX secolo mediante le prime forme assicurative di natura privatistica e volontaria. La nascita avvenne nell’ultimo ventennio del XIX secolo con l'introduzione dell'assicurazione obbligatoria ( ): da elargizione occasionale, paternalistica e discrezionale a diritto. Il primo passo fu generalmente l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Germania 1884; Austria 1887; Norvegia 1894; Finlandia 1895; Italia 1898). Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Il secondo passo fu l’estensione dell’assicurazione alle malattie o alla vecchiaia/invalidità (p. es. Germania 1883 per le malattie; Italia 1919 per la vecchiaia). Poi seguirono gli interventi assicurativi contro la disoccupazione: Regno Unito 1911; Italia 1919; Austria 1920). Due fattori esplicativi: Cornice: sviluppo industriale e amministrativo Specifici: sviluppo movimenti operai Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Consolidamento: Nel periodo tra le due guerre mondiali ( ) si ebbe la fase di consolidamento, che consistette essenzialmente nell’allargamento dei diritti a fasce diverse di popolazione o nell’introduzione di nuovi schemi: gli assegni familiari (Belgio 1930; Francia 1932; Italia etc.). Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Espansione: Nel periodo cosiddetto dei “trenta gloriosi” ( ) si ebbe la fase di espansione delle protezioni. Si affermò e diffuse il modello Beveridgiano-universalistico, nato dal rapporto pubblicato da Lord Beveridge nel 1942. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Crisi: La crisi petrolifera del 1973 conseguente alla guerra arabo-israeliana e poi quella successiva del 1979 in Iran portarono ad un rallentamento della crescita economica, della produttività e ad un aumento della disoccupazione. Cambiò completamente la prospettiva Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap VECCHIE PREMESSE Economia in rapida crescita
Società Industriale Stabilità familiare e divisione di genere del lavoro Strutture demografiche in relativo equilibrio Aspettative morigerate e stabili Solidità e centralità dello Stato-nazione Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap TRASFORMAZIONI Sviluppo lento o nullo
Società post-industriale Ridefinizione dei rapporti di genere Invecchiamento della popolazione e nuove migrazioni Aspettative crescenti Internazionalizzazione economica, globalizzazione, integrazione europea Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap SFIDE Contenimento dei costi
Conciliazione tra vita professionale e riproduzione sociale Contenimento dei costi pensionistici e sanitari; inclusione degli immigrati Ridefinizione degli standard di prestazione Adattamento alle nuove condizioni di «apertura» del sistema Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap A fronte della crisi e delle esigenze di riforma del welfare si è parlato di “tagli”, “ridimensionamento”, “modernizzazione”. Ferrera parla di ricalibratura, distinguendola in: funzionale: quali rischi/bisogni è giusto tutelare (vecchiaia o infanzia? Immigrati o cittadini?) distributiva: a chi estendere la copertura distinguendo tra categorie ipergarantite (come ad esempio i dipendenti pubblici) e quelle sottogarantite (come le persone in cerca di occupazione). normativa: norme per trasformare lo status quo giudicato inefficiente, inefficace o iniquo Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap La crisi del Welfare è legata alla crisi delle 2 fonti di finanziamento: occupazionale e fiscale. Alla fase di espansione economica del trentennio glorioso (1945-’75), cui è corrisposta una fase di consolidamento/espansione del welfare (occultamento dei costi) e di estensione delle garanzie (partiti categoriali e pigliatutto, gruppi di interesse speciale) non è seguita immediatamente una fase di revisione della spesa (al contrario deficit spending) per evitare il biasimo. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap TIPOLOGIE DI WELFARE
Una prima differenziazione proposta da Ferrera è fondata sulla “forma” della copertura (quanti hanno diritto) e distingue tra: modelli universalistici (o beveridgeani), estesi a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro posizione lavorativa; modelli occupazionali (o bismarckiani) i cui schemi di protezione sociale sono invece rivolti agli occupati. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap TIPOLOGIE DI WELFARE
Una seconda differenziazione (Esping-Andersen, 1990) è fondata sul regime di welfare dominante, cioè all’interazione tra politiche statali, mercato del lavoro e interventi della famiglia viste sotto 2 dimensioni: demercificazione (grado in cui gli individui possono godere di certi servizi anche senza lavorare per poterle pagare, oppure subendo perdite significative di reddito o in generale di benessere) destratificazione (grado in cui lo Stato attutisce i differenziali di status occupazionale o di classe sociale). Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap TIPOLOGIE DI WELFARE
Il primo regime è quello liberale, caratterizzato da: predominanza di misure di assistenza basate sulla prova dei mezzi (means-test) schemi di assicurazione sociale relativamente circoscritti e con formule di prestazioni poco generose: residuale demercificazione bassa: forte dipendenza degli individui/lavoratori dal mercato destratificazione bassa: dualismo fra il «welfare dei poveri» e il «welfare dei ricchi» casi emblematici: Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap TIPOLOGIE DI WELFARE
Il secondo regime è quello conservatore corporativo, caratterizzato da: predominanza di schemi assicurativi pubblici collegati alla posizione occupazionale formule di computo collegate ai contributi e/o alle retribuzioni demercificazione media: la dipendenza dal mercato è attenuata ma non annullata destratificazione medio-bassa: il welfare tende a preservare le differenze di status e classe, nonché la segregazione di genere casi emblematici: Germania, Austria, Francia, Olanda. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap TIPOLOGIE DI WELFARE
Il terzo regime è quello socialdemocratico, caratterizzato da: predominanza di schemi universalistici con alti standard di prestazione formule di computo: generose, ma prevalentemente a somma fissa, con finanziamento fiscale destinatari: tutti i cittadini demercificazione alta: la dipendenza dal mercato è molto attenuata destratificazione alta: eguaglianza di trattamento per tutti i cittadini; «tutti beneficiano, tutti dipendono, tutti si sentono in dovere di contribuire» casi emblematici: Svezia, Danimarca, Norvegia. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap TIPOLOGIE DI WELFARE
Il quarto regime è quello dell’Europa meridionale, caratterizzato da: Particolarismo elevato: forte categorialità Familismo: centralità della famiglia=donna demercificazione sbilanciata: molto ad alcuni nulla ad altri destratificazione bassa: non produce uguaglianza, al contrario (ne beneficia chi ha già il lavoro, i non occupati, le donne, sono esclusi) casi emblematici: Italia, Spagna, Portogallo, Grecia. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap TIPOLOGIE DI WELFARE
Il quinto regime è quello dell’Europa orientale, dei paesi entrati recentemente nell’UE. Durante l’esperienza socialista, caratterizzati da: Universalimo Particolarismo: accessi filtrati dalla stratificazione nel partito Oggi caratterizzati da: Safety net: rete di protezione di base, selettiva; Assicurazioni sociali a base contributiva Assicurazioni private casi emblematici: Polonia, Slovenia, R. Ceca, Slovacchia. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap IL WELFARE IN ITALIA
Il carattere peculiare è la distribuzione della spesa: Famiglia/minori Disoccup. Sanità Previdenza Abitazioni/ esclusione UE 7,8 5,7 35,6 43,7 3,3 Germania 10,5 6,8 36,3 40,6 2,1 Spagna 5,4 10,6 37,8 42,1 1,8 Francia 8,2 6,7 33,5 41,9 4,1 Italia 4,2 30,7 59,1 0,3 Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap IL WELFARE IN ITALIA Emergono sostanzialmente 2 tipi di distorsione: funzionale: di cui alla figura precedente; distributiva: che distingue tra garantiti (in tutti i rischi: dipendenti pubblici e grandi aziende); semi-garantititi (da previdenza ma poco negli altri rischi: dipendenti delle piccole aziende e autonomi); non garantiti (quasi nulla in previdenza e nulla negli altri rischi: giovani, donne, precari) Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap Le cause:
IL WELFARE IN ITALIA Le cause: partitocrazia distributiva (conventio ad excludendum); Familismo: la famiglia rischia di diventare una trappola; Invecchiamento, denatalità, disoccupazione, lavoro femminile. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap IL WELFARE IN ITALIA Per Ugo Ascoli il Welfare italiano soffre di 5 specificità: Particolarismo (le prestazioni appaiono fortemente differenziate a seconda del soggetto cui si riferiscono); Clientelare (alla base delle sue prestazioni ci sono meccanismi di “scambio politico”: nel 1974 l’Italia aveva più pensionati per invalidità che per vecchiaia); Profondamente dualistico (Centro-Nord vs Sud); Basato prevalentemente su trasferimenti di reddito, piuttosto che su servizi; Largamente basato su una cultura familistica, paternalistica e patriarcale. Prof. Carmelo Bruni
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IL WELFARE: CONCLUSIONI
POLITICA SOCIALE 1° cap IL WELFARE: CONCLUSIONI In sintesi, possiamo dire che il Welfare consiste in un sistema d’azione, fatto cioè di processi e strutture normati, volto a contrastare l’esclusione: preventivamente: garantendo ai “poveri di capitali” adeguate opportunità, riducendo l’influenza della stratificazione sociale (minori poveri) e del mercato (disoccupati, ex-detenuti, ex-TD); e per chi è discriminato eliminando l’influenza dei pregiudizi (donne e disabili) e della cittadinanza (stranieri); a contrasto: accompagnando chi è divenuto socio-economicamente debole (anziani, malati cronici/invalidi, senza tetto, disoccupati vicini alla pensione e così via), e se possibile aiutandolo a rafforzare i suoi “capitali” per tornare ad essere competitivo e incluso. Prof. Carmelo Bruni
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IL WELFARE: CONCLUSIONI
POLITICA SOCIALE 1° cap IL WELFARE: CONCLUSIONI Il Welfare è un sistema complesso frutto di azioni combinate che afferiscono a politiche diverse: Formative: per quanto riguarda il capitale umano; Educative/giuridiche: per quanto riguarda il capitale relazionale Produttive: per quanto riguarda le opportunità occupazionali Economiche: per la re-distribuzione della ricchezza Occupazionali: per quanto riguarda l’attivazione dei lavoratori Sociali: per quanto riguarda il contrasto all’esclusione sociale Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap IL WELFARE: DIRITTI Questo sistema d’azione è garantito normativamente come diritto dalla Costituzione: Art. 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale; Art. 3: … È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap IL WELFARE: DIRITTI
Art. 4: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società; Art. 30: ... Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti [Affido e Adozione]. La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap IL WELFARE: DIRITTI
Art. 31: La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose [assegni familiari]. Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo [L. 285/97]; Art. 32: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti [S.S.N.]. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap IL WELFARE: DIRITTI
Art. 34: La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap IL WELFARE: DIRITTI
Art. 35: La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori… Art. 37: La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione. Prof. Carmelo Bruni
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POLITICA SOCIALE 1° cap IL WELFARE: DIRITTI
Art. 38: Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L'assistenza privata è libera. Prof. Carmelo Bruni
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