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Umore ed Emozione U M O R E EMOZIONE.

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Presentazione sul tema: "Umore ed Emozione U M O R E EMOZIONE."— Transcript della presentazione:

1 Umore ed Emozione U M O R E EMOZIONE

2 L’umore: timia cenestesica
L’umore è il sentimento di base che segnala lo stato dell’omeostasi attraverso la cenestesia.

3 L’umore: timia cenestesica
Fra i sentimenti è sicuramente quello a tasso di presenza più alto e di liminalità più basso: non porta a cambiamenti, per lo più segnala una condizione positiva o negativa (binarietà) discretamente resistente al mutamento.

4 L’umore: timia cenestesica
Gli input sono prevalentemente di origine omeostatica (specificità), ma anche la memoria e l’ambiente fanno la loro parte. INPUT

5 L’umore: timia cenestesica
La sequenza di flusso dell’umore può esser descritta nel modo seguente: I. input cenestesici  V. valutazione inconsapevole  A. attivazione propensiva  O. output abitudinari  .

6 L’umore: timia cenestesica
Dai circuiti dell’omeostasi afferiscono al campo e al continuum timici gli input cenestesici edonici, i quali - valutati secondo istinto o scripts, quindi in modo poco consapevole – determinano l’attivazione propensiva che sta alla fonte del “sentire umorale”, quindi delle abitudini e degli atteggiamenti consuetudinari.

7 L’umore: timia cenestesica
Non va inoltre dimenticato che la timia cenestesica ha radici profonde nella genetica e nel vissuto. Quindi concorrono alla formazione dello stato umorale l’ereditarietà, i tratti temperamentali e la formazione del carattere.

8 L’umore: timia cenestesica
Quando la pensabilità timica è carente o addirittura assente, allora si è in presenza dell’inerzia timica. .

9 L’umore: timia cenestesica
L’umore è sottocorticale e sottolimbico: prevalgono le valutazioni istintuali, gli apprendimenti e le abitudini. La persona non ha consapevolezza, quindi è trascinata dentro un agire umorale. Anche le motivazioni sono fuori dalla soglia del pensiero e perpetuano un agire abitudinario, ripetitivo e irriflesso.

10 L’umore: timia cenestesica
La vera e propria inerzia timica si avvera quando è solo l’umoralità a guidare l’interazione senza avvalersi della pensabilità. Nei casi più gravi si parla di sequestro umorale o patologico: la persona si sente risucchiata da un sentire incontrollabile che la trascinerà nella malattia mentale.

11 L’umore: timia cenestesica
Esistono soluzioni? Solo attraverso la pensabilità, cioè consapevolezza e analisi del sentimento: è la presa di contatto con il sentire che trasforma l’inerzia sequestrante in un sentimento passibile di cambiamento.

12 L’emozione: timia adattiva contingente
Lo stato emotivo di base, l’umore, muta quando un input supera la soglia di reazione, oltre la quale scatta l’emozione. emozione input umore

13 L’emozione: timia adattiva contingente
L’emozione è la risposta contingente e puntuale ad uno stimolo: ha una fase di rapido caricamento, ma anche un’altrettanta veloce fase di raffreddamento dell’eccitazione. emozione input umore ?

14 L’emozione: timia adattiva contingente
Gli input sono prevalentemente di origine ambientale o corporea (specificità), ma fa la sua parte anche la memoria attraverso i ricordi. AMBIENTE MEMORIA CORPO BISOGNI

15 L’emozione: timia adattiva contingente
La diversa valutazione degli input genera emozioni contrarie (binarietà) e reazioni diverse (dinamicità). Ogni emozione è segnalata da una precisa espressione riconoscibile dai cospecifici.

16 L’emozione: timia adattiva contingente
Lo schema di flusso è il seguente: I. input specifico  V. valutazione specifica  A. attivazione stereotipata  output stereotipato ….. Script…. Esperienze…

17 L’emozione: timia adattiva contingente
Il pericolo è l’input specifico della paura, riconosciuto dalla valutazione. Subito il corpo va in attivazione e risponde (output) con la fuga in modo stereotipato e rapido. “La funzione dell’emozione è rispondere in modo rapido alle contingenze immediate che si presentano”.

18 L’emozione: timia adattiva contingente
A differenza dell’umore l’emozione è per lo più cosciente, genera azioni o reazioni stereotipate, è temporanea, cioè di breve durata, ma fortemente invasiva del campo timico.

19 L’emozione: timia adattiva contingente
Il dinamismo propensivo dell’emozione può essere protropico (tendenza all’avvicinamento) o antitropico (tendenza all’allontanamento), mentre il sentire timico piacevole o spiacevole, cioè proedonico o antiedonico. TROPISMO EDONIA

20 L’emozione: timia adattiva contingente
Le emozioni non godono di una netta distinzione fra loro. Piuttosto si annidano con andamento frattale. Il senso di colpa annida la tristezza, la paura, ma anche la rabbia o il rifiuto: tutte queste emozioni sono antitropiche ed antiedoniche.

21 L’emozione: timia adattiva contingente
Quando un’emozione è forte da inibire l’interazione logonica, genera il sequestro emotivo. In condizioni-limite, il sistema arcaico limbico (rapido) prende il sopravvento sul lento e raffinato sistema corticale, poiché stare a valutare potrebbe essere perdente.

22 L’emozione: timia adattiva contingente
Tali strategie, efficaci nelle situazioni estreme, sono disadattive nella quotidianità. Aggredire i pericoli va bene nella savana, ma nella vita quotidiana le situazioni di emergenza sono sempre più rare, mentre sono sempre più adattive le doti di mediazione, di elaborazione corticale e di autocontrollo.

23 L’emozione: timia adattiva contingente
In situazioni in cui si è attaccati o trattati ingiustamente, rabbia o indignazione sono tropismi fortissimi. Tutti siamo soggetti a tali risposte, anche i più emotivamente competenti. L’incompetenza produce l’analfabetismo emotivo, che è l’incapacità di comprendere i propri e gli altrui atteggiamenti ed emozioni.

24 L’emozione: timia adattiva contingente
Nell’inerzia e nel sequestro emotivi saliente è la mancanza di pensabilità emotiva, di riflessione e di autocontrollo. La conseguenza è un agire fatto di risposte disadattive o aspecifiche, reazioni inutili che causano più problemi che soluzioni.

25 L’emozione: timia adattiva contingente
In timologia si “consiglia” d’usare il “cervello lungo” in contrapposizione al ricorso del “cervello corto”. Gli zoologi hanno verificato che il cervello piatto dei rettili predatori è più lungo di quello dei rettili erbivori. Tali rettili, per sopravvivere, devono stare alla larga dai predatori o fuggire, mentre il predatore deve mettere in campo strategie più complesse.

26 cervello corto – cervello lungo

27 L’emozione: timia adattiva contingente
Nell’uomo sono presenti ambedue: ma quando il cervello lungo viene estromesso dal controllo delle strutture sottocorticali, il cervello corto, l’uomo finisce per comportarsi come un rettile erbivoro...

28 L’emozione: timia adattiva contingente
Mettere in campo le strategie on/off, escludendo la riflessione ed il dubbio come strategie dell’interazione, equivale ad eliminare il logos dal comportamento con conseguenze disadattive spesso tragiche: violenze, conflitti endemici, delitti relazionali. L’educazione emozionale è la risposta!

29 Umore ed Emozione GRAZIE

30 Laboratorio Descrivete la risoluzione con la modalità ‘cervello corto’
Scegliete una situazione emotiva conflittuale. Descrivete la risoluzione con la modalità ‘cervello corto’ e la risoluzione con la modalità ‘cervello lungo’. DISCUSSIONE


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